Redigere la recensione di Nioh 2 dovrebbe apparire un compito semplice. D'altronde nei passati mesi ne abbiamo parlato tanto, grazie sia alle demo messe a disposizione sul PlayStation Store, sia a seguito dei tanti hands on che abbiamo avuto modo di fare a porte chiuse. Quando una decina di giorni fa abbiamo iniziato a giocare Nioh 2 eravamo quindi abbastanza convinti di conoscere a grandi linee quel che ci aspettava. La realtà però si è rivelata ben più amara e punitiva, mettendoci in più di un'occasione di fronte al dubbio di avere a che fare con un gioco "sbagliato" dal punto di vista della cattiveria.
Dopo una sessantina di ore e un numero indefinibile di morti (la maggior parte nel corso delle primissime missioni) siamo però "cresciuti" al punto da capire quale direzione il titolo abbia preso e quale futuro può eventualmente dare a sé stesso e al genere di riferimento. Se è vero che per mesi vi abbiamo raccontato di un gioco simile al capostipite solo all'apparenza, in realtà Nioh 2 col tempo torna all'ovile, ricorda chi era ed evita di perdersi, trovando la giusta strada ad un passo dalla dannazione eterna, un po' come il Giappone feudale che tenta di raccontare.
Una storia inutilmente importante
L'aspetto narrativo non è mai stato alla base di Nioh. Anche il primo capitolo, tralasciando riferimenti alla storia reale del Giappone, metteva in scena un mondo totalmente rivisitato, nel quale prendeva piede una storia inventata di sana pianta e che si sviluppava nel corso di qualche anno. Il secondo capitolo inizia una cinquantina di anni prima rispetto all'originale e si sviluppa in arco di tempo estremamente lungo, mettendo sul piatto un paese devastato dalla presenza dei demoni Yokai.
Messo più o meno da parte William, Nioh 2 dà al giocatore la possibilità di creare il proprio personaggio con un editor vastissimo e stracolmo di opzioni, che in alcuni casi ci ha ricordato MMO sulla falsariga di Black Desert Online. Una volta scelto il sesso e l'aspetto del nostro alter ego, veniamo automaticamente catapultati nel mezzo di una guerra già in atto, all'interno della quale noi saremo in grado di spostare l'asticella della vittoria. Dopo aver scoperto di essere dei mezzosangue, nati da padre umano e madre yokai, decidiamo di unire le forze con Tokichiro: un mercante di pietre dell'anima.
Da questo momento in avanti si apre una lunghissima campagna che, per i veterani della serie, ricorderà anche troppo quella dell'originale. La storia viene divisa in missioni che è possibile scegliere dalla mappa generale del paese, che è a sua volta divisa in regioni. Non possiamo (e non vogliamo) rivelarvi ne' il numero di regioni, ne' quello delle missioni principali, ma confidiamo nel fatto che la sola campagna di Nioh possa portarvi via tranquillamente trentacinque-quaranta ore di gioco, senza perdersi in troppi fronzoli. Questa stima non tiene conto ovviamente della capacità dei giocatori, del tempo passato a gestire la propria build o alla conclusione dell'infinità di missioni secondarie presenti. È per questo che, seppure già consapevoli dei tanti contenuti, Nioh 2 riesce addirittura a superare il suo predecessore e, dal punto di vista dell'endgame, ci riserviamo di poter tornare a parlarne tra qualche giorno.
Ribadiamo come sia inutile e pretestuoso aspettarsi una trama dalla scrittura sopraffina e dalla regia ispirata. Al netto di qualche scena certamente interessante, non si può negare una scollatura abbastanza evidente di alcuni avvenimenti, con la particolare mancanza di giustificazione in diversi ambiti, sia strettamente logici che anche solo per la lettura del passaggio del tempo sui visi di alcuni protagonisti.
Nonostante questo, la campagna rimane piacevole ed ispirata e nell'insieme resta uno dei punti a favore di questo Nioh 2 rispetto al suo passato. Difficile infine provare a pensare al suo futuro, consapevoli anche della sua natura di prequel e di come i DLC in arrivo saranno a loro volta precedenti alla trama del gioco.
Gameplay diverso ma uguale
Nei passati mesi ci siamo soffermati più volte su quanto il feeling di Nioh 2 apparisse diverso rispetto all'originale. Nonostante l'essere la sua copia carbone dal punto di vista strutturale e dell'interfaccia, pad alla mano l'esperienza appariva profondamente differente, con una grossa enfasi sul tecnicismo del contrattacco e del tempismo. Dopo le tante ore di gioco siamo pronti a rivedere quanto detto in precedenza e ad assumerci la responsabilità di affermare che non è esattamente così.
Partiamo da una consapevolezza: Nioh 2 è brutale, più del primo e più della media dei giochi del suo genere. Nonostante questo presupposto sia quello sul quale si è basato il giudizio anche tre anni fa, questa volta l'affermazione raggiunge picchi precedentemente inesplorati. I dieci giorni in compagnia di Nioh 2 ci hanno portati a confrontarci con tanti colleghi, soprattutto nel corso delle prime ore, tutti dubbiosi sulla natura del bilanciamento del gioco, apparentemente incomprensibile. Vorremmo che fosse quanto più chiaro a chiunque approccerà il titolo, che la prima regione di Nioh 2 è assolutamente anche la più insidiosa. Questo è dipeso da diversi aspetti, che rappresentano poi il fulcro del gioco e anche alcuni dei suoi maggiori pregi e difetti.
Come sappiamo Nioh sceglie di mettere il giocatore di fronte a diverse missioni separate, piuttosto che ad un singolo mondo aperto. È possibile scegliere quale affrontare, tra principali e secondarie, da una comoda mappa del paese. Ogni avventura risponde ad un determinato obiettivo e gli sviluppatori hanno ben pensato di inserire un livello consigliato ad ognuna di esse. Nelle prime fasi del gioco questo consiglio appare totalmente inverosimile, portando anche il giocatore più esperto a credere di aver totalmente dimenticato come si affronta un titolo di questo genere.
La collocazione storica della campagna ha spinto il Team Ninja a disseminare il mondo di gioco di demoni yokai, piazzati qua e là come fossero normalissimi esseri umani, dimenticandosi però di agevolare il giocatore con una serie di strumenti che vengono sbloccati nel corso del gioco, quando oltretutto si ha ormai la giusta esperienza per provare a cavarsela al meglio. Per quanto sembri assurda la nostra affermazione, ciò che proprio risulta incomprensibile è il muro di difficoltà che il gioco presenta nella sua prima fase. A dirla tutta è come se il team si fosse dimenticato di bilanciare il gioco sulla base dell'esperienza del giocatore e che la classica crescita della difficoltà in relazione anche all'esperienza e alla maggiore quantità di oggetti a disposizione sia stata totalmente dimenticata, portando a credere di trovarsi di fronte ad un gioco impossibile. Teniamo molto a chiarire questo aspetto perché non vorremmo che tanti si sentissero abbattuti al tal punto da abbandonare la barca, nonostante comprendiamo che in talune situazioni ci si chiederà davvero se la frustrazione non stia raggiungendo quella mancanza di divertimento che trasforma la sfida da appagante ad ingiustificata.
Superato questo grosso limite, ciò che resta è invece un titolo profondamente simile al suo predecessore, che fonde il sistema tanto caro ai souls-like ad una dinamica di reperimento del loot avvicinabile agli action rpg alla Diablo. Scorrazzare per il Giappone significa uccidere una quantità spropositata di samurai e demoni, raccogliendo un quantitativo smodato di equipaggiamento ed oggetti, dando vita ad un loop in grado di creare assuefazione, che si scontra solo ed unicamente con lo stesso problema dell'originale: il bilanciamento dell'esperienza.
La crescita infatti in Nioh 2 avviene secondo due criteri principali: il primo è legato al reperimento dell'amrita, utile a salire di livello presso i vari santuari disseminati in per le mappe. Ognuna delle caratteristiche che è possibile aumentare corrisponde ad un parametro delle statistiche del nostro alter ego, nonché al miglioramento nell'utilizzo di una determinata tipologia di arma o di abilità. Se è vero che questo aspetto resta invariato, lo stesso non lo si può affermare per quel che concerne l'utilizzo delle armi, dei ninjutsu e delle magie.
In questo secondo capitolo si accumuleranno punti da spendere nelle diverse categorie solo ed unicamente utilizzando quegli stessi oggetti. Ciò significa che, se nel corso della vostra avventura avrete deciso di dedicarvi ai Kusarigama, puntualmente sbloccherete punto relativi a quella specifica categoria di arma, lasciando totalmente da parte le altre. Una volta ottenuto un punto sarà possibile aprire una schermata molto simile alla sferografia del vecchio Final Fantasy X o, per meglio dire, a quella semplificata del quindicesimo capitolo e assegnare il punto appreso ad una specifica abilità. Questa scelta ci ha convinti per quanto concerne la specializzazione, portando ad evitate lo spreco e ad incanalare le nostre forze nella direzione più indicata, ma ci ha lasciati profondamente interdetti sotto altri aspetti. Uno tra tutti è la totale mancanza di un indicatore visivo che dia un'idea dell'avvicinamento o meno dello sblocco di un nuovo punto da spendere. Questo è un problema soprattutto considerata la quantità di abilità disponibili. Per darvi un'idea, noi abbiamo passato un buon 90% dell'esperienza ad utilizzare una singola categoria di armi, acquisendo forse la metà delle abilità disponibili. Questo aspetto si amplifica ancor di più quando si tratta di magia e ninjutsu, che tendono ad avere abilità sulle quali spendere ulteriori punti per aumentare di grado. Tantissima carne al fuoco e una quantità di ore per crescere al massimo che non riusciamo neanche a quantificare.
Proprio riguardo le armi è giusto mettere in chiaro che le impressioni avute nei mesi precedenti si sono confermate esatte. Nonostante le tante categorie differenti, non vi è dubbio che kusarigama da una parte - per chi propende per una build veloce e magica - e odachi dall'altra - per chi invece vuole andare di potenza bruta - restino ancora oggi le due soluzioni più congeniali. A queste si affianca solo la classica katana, che permette di trovare un discreto bilanciamento tra le due.
Per il resto ci sembra quasi superfluo rimarcare le solite caratteristiche classiche del genere, nonché del primo Nioh. Da una parte la possibilità di morire e tornare in vita al santuario più vicino - mantenendo l'equipaggiamento accumulato ma perdendo amrita e potere demoniaco; dall'altra la possibilità di evocare sia NPC costruiti ad hoc dal team di sviluppo che passare dal menù dedicato al santuario, potendo così organizzarsi con i propri amici. Tornano anche le spedizioni, ovvero delle vere e proprie missioni lanciate in cooperativa che, se da una parte permettono di riposare ed utilizzare i santuari senza resettare i nemici nella zona, dall'altra richiedono la gestione di una barra dell'assistenza. Questa viene svuotata man mano che i giocatori muoiono nel corso della missione, fino al totale gameover che richiederà sempre di ricominciare da capo la spedizione. Uccidendo i nemici più forti o compiendo specifiche azioni sarà possibile riempire nuovamente la barra, aumentando così le proprie chance di sopravvivenza.
Per quanto questa meccanica, già rodata nell'originale, trovi una logica nella volontà di evitare di abbassare troppo il grado di sfida, tende a mettere una pressione psicologica nei giocatori che non sempre sfocia nel divertimento. Questo accade soprattutto quando si tratta di affrontare le cosiddette missioni crepuscolo: versioni modificate dei normali incarichi che diventano ancor più difficili quando si tratta di endgame e si va a modificare totalmente l'intera progressione, ricominciando sostanzialmente l'intero gioco. Di questo aspetto, come detto, torneremo a parlarne più avanti.
Mezzosangue e contrattacco esplosivo
Un paragrafo a parte richiede la nuova meccanica che rappresenta, senza alcun dubbio, l'unico grande cambiamento rispetto al passato. Essere nati dall'unione di un essere umano e di un demone ci ha donato la doppia possibilità di entrare a contatto sia con gli spiriti positivi che con la propria parte demoniaca. La scelta iniziale dello spirito determinerà - fino a che non deciderete di cambiarlo con uno dei tantissimi a disposizione - la natura del demone ad esso collegato e quindi la forma nella quale vi trasformerete una volta attivata. Bruto, feroce e spettro: queste le tre principali tipologie, ognuna gestita con un'estetica, una mobilità ed un'attitudine differente.
Nonostante questo aspetto appaia già sufficientemente importante, sono però i nuclei d'anima e il contrattacco esplosivo a fare davvero la differenza. I primi altro non sono che specifiche tecniche copiate dagli yokai che incontreremo nel corso dell'avventura e che potranno essere applicati allo spirito per aumentarne i parametri e per essere utilizzati come attacchi in battaglia. Ognuno di questi richiederà uno specifico numero di punti armonizzazione, che andranno scalati dal totale che lo spirito equipaggiato è in grado di sostenere. Inoltre ogni attacco richiederà un costo per essere utilizzato, che scaricherà la terza delle barre presenti in gioco: l'anima. Colpire ed uccidere gli avversari, così come effettuare colpi di grazia, darà modo di ricaricare la barra dell'anima, permettendo di riutilizzare le abilità demoniache
Ognuna di queste abilità viene richiamata tramite la combinazione del tasto R2 con uno dei quattro tasti frontali del dualshock. L'unica eccezione riguarda il cerchio, che è invece demandato al contrattacco esplosivo. Quest'ultimo rappresenta il principale compagno di ogni giocatore di Nioh 2 ed è anche la tecnica che entra di diritto tra le prime cose da padroneggiare, a fianco al già conosciuto ritmo ki. Per chi non avesse giocato il primo Nioh e non avesse idea di cosa sia quest'ultima caratteristica citata, può essere semplicemente racchiusa nel concetto del recupero della stamina. Ogni volta che si metterà a segno una serie di colpi, un luccichio sul protagonista e una colorazione brillante riempiranno per breve tempo una parte della barra della stamina utilizzata per attaccare. Premendo R1 al momento giusto sarà quindi possibile recuperare un po' della fatica spesa, permettendo di infliggere più colpi consecutivi prima di essere costretti a ripiegare per riprendersi dallo sforzo.
Il contrattacco esplosivo è invece una tecnica demoniaca anch'essa basata totalmente sul tempismo e utile a cambiare le sorti delle battaglie contro un gran numero di avversari, soprattutto yokai. Ogni volta che un nemico verrà circondato da un alone rosso (con tanto di effetto sonoro) sarà possibile effettuare un contrattacco in grado di stordire qualsiasi avversario, riducendo drasticamente la barra yokai dei demoni e arrecando anche un sostanzioso danno. Questo contrattacco non è legato a nessun nucleo d'anima ma viene gestito solo ed unicamente dalla categoria dello spirito equipaggiato Per quanto questa caratteristica ci abbia convinti dal punto di vista tattico, non si tratta di un elemento totalmente riuscito.
La notevole differenza di tempismo tra una forma e l'altra si scontra con i differenti attacchi degli avversari, a volte in grado di regalare finestre ampissime e altre volte talmente strette da non essere chiaramente state studiate per tutti e tre le forme di contrattacco. Una scelta di design che non ci ha convinti appieno, limitando un po' l'entusiasmo per una caratteristica altrimenti ben implementata.
Fuori tempo massimo
Ci rendiamo conto che avremmo ancora un'infinità di cose da scrivere su Nioh 2, un titolo che, al netto della sua struttura profondamente simile al passato, resta comunque talmente denso da essere annoverato tra i giochi più longevi della generazione. Nonostante si tratti di un'opera solidissima, capace di mettere di fronte ad un endgame sostanzialmente infinito, ci risulta difficile non evidenziare come i tre anni passati dall'originale non giustifichino in alcun modo il massiccio riciclo di asset effettuato. D'altronde come abbiamo già detto, tralasciando quel che riguarda la natura ibrida del protagonista e quel che si porta dietro, Nioh 2 non è altro che lo stesso identico gioco già visto ed apprezzato nel 2017, che purtroppo vive anche uno sbilanciamento della difficoltà ancor più marcato del capostipite. Saremmo ingiusti se non affermassimo di esserci divertiti, elemento sempre importantissimo in un videogioco, ma non possiamo nascondere l'odore di stantio che emana ogni singolo elemento che caratterizza il gameplay del gioco. Alla luce anche dell'evoluzione del mercato e del genere di appartenenza, forse ci saremmo aspettati qualche azzardo in più, piuttosto che la semplice ripetizione di quanto già visto e sviscerato in tutte le salse.
A confermare questa sensazione ci pensano alcune caratteristiche tornate in questo Nioh 2 che ancora oggi continuano a lasciarci perplessi per quanto concerne la loro utilità. Tutta la gestione del fabbro, della forgiatura e della fusione delle armi resta tuttora una delle grandi occasioni mancate della serie. Non ci nascondiamo dietro un dito e siamo pronti a dirvi che l'unica volta che abbiamo usufruito del fabbro è stata per puro dovere di cronaca, così da convincerci di essere nuovamente di fronte ad una meccanica pressoché inutile, oltre che dal costo in oro spropositato.
Lo stesso si potrebbe dire per tanti degli elementi che nel corso del gioco vengono aggiunti, aumentando a dismisura le possibilità, ma senza mai spingere davvero il giocatore a farne uso, se non per la specifica necessità di tenersi stretta una qualche caratteristica di un'arma che è possibile trasferire ad un'altra È per questi aspetti che il titolo non riesce a raggiungere la votazione dell'originale, pur mantenendo una qualità generale più che positiva.
Quando la grafica non conta
L'aspetto tecnico di Nioh 2 è un qualcosa che difficilmente richiederebbe anche di essere valutato. È evidente che ci troviamo di fronte ad un titolo che non ha alcune velleità da questo punto di vista e che, al contrario, tende a sacrificare qualcosa in termini di pulizia e definizione per spingere quanto più possibile sulla fluidità. Esattamente come il primo capitolo permette infatti di scegliere una modalità di fruizione, dando così priorità alla risoluzione o al frame rate. Noi scegliamo sempre quest'ultimo quando possibile, cosa che ci ha permesso di godere di un gioco solidissimo dal punto di vista della fluidità, che rispetto al passato spinge anche parecchio sull'effettistica e sul post processing. È evidente che, ancor più del 2017, oggi il peso del tempo si inizi a sentire per quanto riguarda la mera conta poligonale o le espressioni facciali, ma d'altronde non stiamo parlando di un gioco che punta specificatamente in questo senso. Anche stilisticamente risulta difficile notare grosse differenze e il confronto con il recente Sekiro risulterebbe impietoso, per questo ci limitiamo a constatare un discreto miglioramento per quanto riguarda il level design, certamente più vario e riconoscibile rispetto a quello anonimo dell'originale.
Chiudiamo con l'ambito sonoro, interessante per quel che riguarda effetti e sonorità delle armi, ma assolutamente senza infamia e senza lode sotto l'aspetto delle musiche.
Conclusioni
Nioh 2 arriva sul mercato con un pizzico di ritardo. Tre anni possono sembrare pochi, ma rappresentano un tempo spropositato in un mercato videoludico velocissimo e arrembante. La formula funziona ancora oggi ed è in grado di regalare lo stesso divertimento e la stessa infinita serie di contenuti a tutti gli appassionati, ma è impossibile non notare la poca voglia di sperimentare e il riciclo di asset ingiustificato. Se proprio non volevate altro che lo stesso gioco ma con nuove missioni, aggiungete tranquillamente mezzo punto al voto, avvicinandolo all'originale. Per tutti gli altri rimane un titolo collaudato e godibile, nonostante qualche solito problema di bilanciamento.
PRO
- Campagna longeva e piacevole
- Boss quasi sempre ispirati e in grande quantità
- Contenuti pressoché infiniti
- Interessante il contrattacco esplosivo...
CONTRO
- ...ma non sempre funziona alla grande
- Troppo riciclo e poche idee originali