Trovare la propria aspirazione, qualcosa che spinga un individuo a crearsi un avvenire soddisfacente in grado di indirizzarlo per il resto della vita (o, almeno, per parte di essa), è una tematica che ha sempre preoccupato i giovani sull'orlo della maturità. La sensazione di inadeguatezza e di insicurezza riguardo le proprie capacità è una prerogativa che accompagna questa particolare età dall'avvento della scolarizzazione di massa (se non da prima), che ha formato tali individui in modo da immetterli in un mondo del lavoro sempre più vasto e variegato, sradicando, col tempo, l'idea di collettività in favore di un individualismo estremizzato. Che a sua volta è diventato ovviamente una fonte di preoccupazioni non indifferenti per chi dovrebbe addentrarsi in questa selva che guarda al singolo, più che al gruppo. Proprio da queste problematiche si dipana la breve narrazione di No Longer Home. Sviluppato da Humble Grove, un collettivo videoludico formato da Cel Davison e Hana Lee, il titolo è ispirato alle vere vicende che hanno visto protagonisti i due sviluppatori nelle loro ultime settimane da studenti universitari, prima di essere dati in pasto al fagocitante mondo socio-culturale inglese (ma non solo).
Vediamo insieme se il gioco è riuscito a colpire nel segno in questa recensione di No Longer Home.
Trovare la propria strada
La storia di No Longer Home si articola in due sezioni distinte: un prologo e una macro-sequenza della durata di un paio d'ore che contiene tutto il materiale narrativo del titolo. Le vicende raccontate sono quelle di Bo e Ao, due studenti universitari che stanno per lasciare il loro appartamento a South London, dato che hanno concluso il loro percorso di studi. La relazione tra i due è un misto di intimità e amicizia che non segue canoni binari e comportamenti che molti definirebbero "normativi". Dopo aver passato l'ultimo anno insieme, i due si trovano costretti a separarsi, in quanto Ao non può risiedere in Inghilterra oltre il periodo di studio per via della sua cittadinanza giapponese e per il visto in procinto di scadere.
La particolarità che caratterizza la narrazione e la sua messa in scena è che questo appartamento è come se fosse perso in un universo lontano da qualsivoglia problema, metafora sia del sostanziale periodo di "degenza" della coppia, bloccata in uno spazio praticamente privato di qualsiasi coordinata temporale, sia della lontananza dei due dalla vita che li aspetta, inesplorata e piena di incognite.
Una storia breve
No Longer Home non si distingue certo per la complessità di fatti ed eventi. Il gioco è facilmente completabile nel giro di un paio d'ore, pur esplorando a fondo gli scenari di gioco. Il livello di interazione è quello che siamo soliti trovare nei più vari punta e clicca, con in più la possibilità di ruotare la mappa seguendo le quattro mura dell'appartamento di Bo e Ao, il che rende possibile scoprire nuovi punti d'interesse che contribuiscono ad approfondire leggermente le dinamiche tra i vari personaggi. Nonostante ciò, la storia sembra solo superficialmente abbozzata, "abitata" da personaggi ai quali si fa fatica ad affezionarsi per via del poco tempo che si passa in loro compagnia.
La sensazione di fugace incontro è qualcosa di molto difficile da bilanciare. In questo caso, si è stati troppo poco tempo a contatto con le vicende e le preoccupazioni di questi personaggi per farle diventare anche nostre. Il risultato finale è quello di trovarsi ai titoli di coda troppo presto.
Forse, era proprio questo senso di incompletezza e repentino distacco che interessava esplorare ai due sviluppatori, ma l'esecuzione complessiva non esalta questa caratteristica, quanto più la mancanza di una compattezza narrativa che ne giustifichi la messa in atto in forma videoludica.
Requisiti di Sistema PC
Configurazione di Prova
- Sistema operativo: Windows 10
- Processore: Intel Core i7-10700
- Memoria: 16 GB di RAM
- Scheda video: NVIDIA GeForce RTX 3070
Requisiti minimi
- Sistema operativo: Windows 7
- Processore: Intel i3 o equivalenti
- Memoria: 2 GB di RAM
- Scheda video: GPU compatibile con DirectX 11
- DirectX: Versione 11
- Memoria: 1 GB di spazio disponibile
Stile derivativo o libera ispirazione?
Sin dal menù principale, è evidente l'influenza che titoli come Kentucky Route Zero hanno avuto sulla concettualizzazione di No Longer Home da parte del duo di Humble Grove. Da un lato è più che giusto lasciarsi ispirare e guidare da opere che hanno segnato profondamente la nostra esperienza, ma bisogna fare attenzione a non esagerare. Qui troviamo molti elementi in comune con il titolo di Cardboard Computer, dalla gestione degli elementi testuali all'attualizzazione di alcune sequenze, con carrelli della camera di gioco che portano ad aprire letteralmente lo scenario e a svelare elementi nascosti o poco evidenti in un primo momento, oltre a un'atmosfera onirica e ambigua che segna alcuni momenti cardine (mai esplorati a fondo, in questo caso).
Il risultato finale ha l'aria di essere estremamente derivativo e già visto, anche se comunque cerca di trovare una sua linea stilistica attraverso una ricca palette cromatica e una stilizzazione particolarmente affascinante (nonostante anch'essa sia stata influenzata da altri lavori, sia videoludici che non).
Abbiamo apprezzato tuttavia, la voglia di citare nei riconoscimenti tutte quelle opere e quegli autori che hanno ispirato e aiutato a concepire il titolo e che sono facilmente identificabili nella struttura stessa di No Longer Home, da scritti letterari giapponesi a film di Wong Kar-Wai e dell'ultimo Tarkovskij.
Conclusioni
No Longer Home è evidentemente un titolo creato con molto amore da due individui che hanno condiviso un momento molto importante della loro vita. La storia immette il giocatore in un'intimità che sembra quasi non debba essere esplorata o contaminata da nessun'altro oltre ai diretti interessati. Evidente è anche la passione per diversi mezzi di comunicazione e per le relative opere dell'ingegno che li abitano, ma forse è proprio qui che il titolo si perde, raggiungendo i confini del derivativo. Ciò che rimane è una narrazione troppo fugace per restare impressa nella mente dello spettatore, afflitta, inoltre, da una sensazione di "già visto" che porta a confonderne i tratti e a non riconoscerla per ciò che è, bensì per ciò che vorrebbe essere.
PRO
- Un'esperienza audiovisiva intrigante
- Messa in scena particolarmente efficace
CONTRO
- A tratti eccessivamente derivativo
- Troppo breve per riuscire a colpire nel segno