Se è lecito parlare in qualche modo di una sorta di "Sudaverse", un universo narrativo condiviso creato da Goichi Suda, si può certamente affermare che il sicario professionista Travis Touchdown ne rappresenti la figura centrale, essendo il personaggio che più spesso compare nelle opere del visionario game designer giapponese.
Opere non sempre supportate da investimenti importanti, e in cui il buon Suda51 ha dovuto fare di necessità virtù, trasformando debacle tecniche e limitazioni strutturali in qualcosa di quanto più possibile simile a uno stile personale, una firma che in un mondo ideale dovrebbe farci chiudere un occhio, talvolta entrambi, di fronte alla rozza approssimazione di determinate soluzioni.
Ecco, nella recensione di No More Heroes 3 parleremo inevitabilmente di questo concetto, di come il gioco si presenti fin dalle prime battute come il bizzarro mix di due anime contrapposte: da una parte l'elemento più giocoso dei combattimenti e la folle narrazione di un autore coi controfiocchi; dall'altra un contorno fatto di scenari che sono un pugno nell'occhio, praticamente abbozzati, da esplorare a piedi o a bordo della moto Schpeltiger in un fiorire di pop-up, pixel giganteschi, cali di frame rate, mura invisibili e un grado di interazione prossimo allo zero.
Storia: e se E.T. diventasse cattivo?
La storia di No More Heroes 3 si apre in maniera inaspettata e originale, con una sorta di flashback che richiama immediatamente l'immaginario arcade della fine degli anni '80, creando un collegamento fra un misterioso coin-op in cui il personaggio principale non fa che morire e gli eventi successivi, che ricalcano in maniera più o meno fedele la trama del film E.T. L'extra-terrestre.
Assistiamo infatti alle peripezie di un ragazzino, Damon Riccitiello, che trova un piccolo alieno, tale Jess Baptiste VI, per gli amici FU, e lo aiuta a tornare sul suo pianeta. I due diventano amici per la pelle, tanto che la buffa creatura fa dono a Damon di una capacità speciale prima di partire. È probabilmente grazie a questo potere che, crescendo, il ragazzo riesce a creare un vero e proprio impero tecnologico, diventando uno degli uomini più potenti del mondo.
C'è solo un problema: quando il piccolo, dolce FU torna sulla Terra, diversi anni dopo, è totalmente cambiato non solo nell'aspetto ma anche nell'indole, divenuta quella di un folle sterminatore di intere civiltà. Dopo aver devastato numerosi pianeti, l'alieno vuole sottomettere anche il nostro con l'aiuto di una squadra composta da nove spietati combattenti galattici. Indovinate chi dovrà provare a fermarlo?
Le sequenze che segnano l'arrivo di FU nei cieli di Santa Destroy sono drammatiche: Travis e i suoi amici si lanciano immediatamente all'attacco, ma vengono sbaragliati dalla devastante potenza del principe alieno, che come un Cell qualunque, dietro il suggerimento dell'immancabile Sylvia Christel e della United Asassins Association, decide di dar vita a una sorta di torneo per stabilire chi sia il sicario più forte dell'universo.
Struttura: un mondo poco open e molto brutto
Esaurita l'adrenalina per le prime sequenze di No More Heroes 3, la struttura del gioco viene descritta con spietata semplicità: al comando di Travis, il nostro compito è quello di visitare cinque differenti scenari, più la location dello scontro finale, alla ricerca dei cosiddetti "scontri designati", ovverosia combattimenti man mano più complessi che ci consentiranno di sfidare i dieci guerrieri extraterrestri in altrettanti boss fight.
Ogni scontro frutta crediti che è possibile utilizzare in primo luogo per acquistare i biglietti necessari per accedere alla sfida con uno dei sottoposti di FU, in secondo luogo per passare al chiosco del sushi e procurarsi qualche manicaretto da mangiare in battaglia per recuperare energia. Con ogni vittoria si ottengono inoltre punti esperienza da spendere, tornati al quartier generale, per aumentare la salute, la stamina e la capacità di attacco del protagonista, velocizzare la ricarica delle quattro mosse speciali e sbloccarne di nuove.
Ci si limita dunque a questo tipo di routine, andando in giro a piedi oppure in moto per raggiungere di volta in volta i luoghi di interesse, completare con successo gli scontri e passare all'obiettivo successivo. Non mancano inoltre attività collaterali, come i minigame in cui bisogna sturare gabinetti (anche stavolta i dispositivi preposti al salvataggio della partita), raccogliere immondizia, tagliare l'erba, portare a termine frenetici inseguimenti o sparare a enormi coccodrilli con un cannone.
Il problema è che tutti si aspettavano un'evoluzione di quell'open world abbozzato nei primi due episodi di No More Heroes, ritrovandosi invece di fronte una delle ambientazioni più tristemente desolate, approssimative e problematiche che si siano viste in un videogioco da diversi anni a questa parte. All'interno del Thunder Dome c'è una sezione visivamente carina e lo spiazzo antistante l'hotel in cui abita Travis lascia ben sperare, ma basta fare due passi per rendersi conto che tutta questa parte dell'esperienza è stata tirata via con una superficialità incredibile.
Peraltro al danno si aggiunge la beffa, perché non solo la città di No More Heroes 3 è completamente deserta (fatta salva la presenza di pochissimi passanti identici fra loro e vestiti in maniera improbabile), priva di qualsiasi interazione, con una quantità assurda di mura invisibili e costruzioni poligonali estremamente semplici, ma non viene neppure gestita in maniera dignitosa dall'hardware di Nintendo Switch, che infatti si produce in numerosi cali di frame rate, effetti pop-up evidentissimi e un filtro texture spesso e volentieri fallato.
Questa realizzazione così fortemente approssimativa degli scenari lascia davvero l'amaro in bocca, perché è evidentemente figlia di un budget limitato, probabilmente impiegato nella sua totalità per la realizzazione delle cutscene e dei combattimenti in generale, lasciando letteralmente pochi spiccioli per mettere insieme il resto, con il risultato di ottenere sezioni di esplorazione che sembrano ancora ferme allo stadio di prototipo.
Gameplay: bentornati nel giardino della follia
Dopo aver parlato di ciò che proprio non funziona in No More Heroes 3, passiamo alla seconda anima del titolo diretto da Goichi Suda, quella realizzata in maniera decisamente migliore. Del resto non è un mistero che il sistema di combattimento della serie sappia dispensare spessore, solidità e persino un pizzico di strategia quando il gioco si fa duro, come peraltro abbiamo visto in Travis Strikes Again: No More Heroes.
In questo caso l'azione viene ripresa in maniera molto più ravvicinata, ma le similitudini rimangono parecchie, a cominciare dai quattro poteri che il protagonista può utilizzare durante gli scontri e che sono soggetti a cooldown: un devastante doppio calcio volante, una proiezione telecinetica, un campo di proiettili che colpiscono i nemici al suo interno e infine la capacità di rallentare il tempo in un'area delimitata, così da bloccare gli avversari e renderli vulnerabili per qualche istante.
Le manovre di base sono deputate ai pulsanti principali del controller, con la tradizionale alternanza di colpi veloci o lenti con la spada a energia (da ricaricare "agitandola"), salto e schivata, quest'ultima in grado di creare un bullet time quando eseguita con tempismo perfetto. È possibile agganciare i bersagli con i tasti dorsali e, una volta riempita la relativa barra, richiamare un'armatura ad alta tecnologia che consente a Travis di lanciare missili o potenti raggi laser, e che in alcune situazioni viene impiegata all'interno di veri e propri combattimenti nello spazio.
Sebbene in modalità portatile il gioco dia qualche problema di frame rate in meno durante le già citate fasi esplorative, il modo migliore per cimentarsi con No More Heroes 3 è collegando Nintendo Switch al televisore e impugnando i Joy-Con separatamente, così da poter utilizzare il sistema di rilevazione di movimento quando necessario per eseguire poderose finisher e spettacolari mosse di wrestling: farlo con lo stick analogico destro non restituisce la medesima soddisfazione, poco ma sicuro.
Nemici e amici
Considerata la pochezza della mappa di No More Heroes 3 e delle sue attività, alla fine il gioco nella sua essenza non è altro che un boss rush con qualche distrazione che, col senno di poi, sarebbe probabilmente stato il caso di eliminare, rimanendo focalizzati solo su ciò che questo progetto ha saputo concretizzare al meglio: i nemici ma anche gli amici di Travis Touchdown e tutta la narrazione a corredo.
Nel corso della campagna, la cui durata è di circa dodici ore laddove ci si lasci indietro diverse attività secondarie, imparerete a conoscere meglio la follia di Jess Baptiste VI, che in più di un'occasione finisce per sfoltire la lista dei propri alleati, magari in preda a un impeto di rabbia; ma anche la frustrazione e le motivazioni del suo "amico" d'infanzia, Damon Riccitiello, costretto a dover assecondare le manie di conquista del principe alieno.
Allo stesso modo, assisterete a questa folle parata di combattenti extraterrestri: alcuni li affronterete in maniera tradizionale, altri secondo regole bislacche e infrangendo come al solito la quarta parete, altri ancora... be', non vogliamo rovinarvi la sorpresa, perché è proprio in questi frangenti che la direzione di Suda51 esprime al meglio le proprie idee, facendo partire citazioni che non ti aspetti e che ti stampano sulla faccia un gran sorriso.
Non ci sono tuttavia soltanto i boss: anche i nemici standard offrono una buona varietà, sono visivamente un po' anonimi ma vantano pattern differenti e, specie in superiorità numerica, riescono a dare un bel po' di filo da torcere, portandoci addirittura al game over laddove non si ricorra a qualche ricarica estemporanea. Ecco, forse limitare un po' di più questa possibilità avrebbe consentito di rendere la sfida ancora più consistente, sebbene al livello di difficoltà normale il gioco ci sia sembrato ben bilanciato.
Realizzazione tecnica: fra alti e bassissimi
Abbiamo già accennato alla grafica di No More Heroes 3, che di pari passo con la struttura contribuisce a creare due mondi distinti e separati: da una parte i tremendi scenari esplorabili dal protagonista a piedi o in moto, che pur nella loro semplicità sono soggetti a cali di frame rate, effetti di pop-up e includono un'enorme quantità di barriere invisibili. Dall'altra le ottime sequenze d'intermezzo e le sezioni di combattimento, queste ultime capaci di mantenere i 60 fps e garantire dunque la precisione necessaria per mettere a segno colpi e schivate.
Vanno inquadrate nella parte più riuscita della produzione anche le sigle di apertura e di chiusura che accompagnano ogni "episodio" del gioco, ma già in tale frangente il protagonista comincia a essere il comparto sonoro, sempre molto curato nelle opere di Suda51. Abbiamo infatti un'ottima colonna sonora e un doppiaggio in inglese pressoché perfetto rispetto al tono e alle atmosfere della storia che viene raccontata.
Conclusioni
No More Heroes 3 può contare su di una storia divertente, personaggi assurdi, una direzione inappuntabile e combattimenti solidissimi: sotto questi aspetti il nuovo episodio della serie creata da Goichi Suda non delude le aspettative e anzi si pone sicuramente come il migliore del lotto, un concentrato di idee e citazioni che non mancherà di conquistare i fan del game designer giapponese. Al contempo, però, la promessa di un open world degno di questo nome viene a dir poco tradita e la struttura che ci si ritrova fra le mani a tratti è assolutamente carente per la sua pochezza, per quanto è incredibilmente datata e piena di problemi tecnici. Se interpretate queste sezioni esplorative come un dazio da pagare per poter accedere al resto dell'esperienza di No More Heroes 3, allora magari riuscirete a guardare quest'ultima opera di Suda51 con un pizzico di affetto in più.
PRO
- Storia, personaggi, citazioni assolutamente folli
- Sistema di combattimento solido e divertente
- Gran bella colonna sonora, buona la grafica delle sezioni action
CONTRO
- Gli scenari e la loro esplorazione sono il punto più basso
- Attività limitate e poco interessanti