Raccontami una storia...
La trama che fa da sfondo ad Okami si basa sulle leggende nipponiche, e gode quindi di una atmosfera e di uno stile davvero particolare. Il protagonista è Amaterasu, divinità del sole, scesa sulla terra sottoforma di un lupo dal pelo candido con lo scopo di eliminare il perfido demone Orochi e porre quindi fine alla sua volontà di distruggere il Giappone e tutti i suoi abitanti; tutto ciò grazie anche al supporto di Issun, artista dalle minuscole dimensioni piuttosto invadente ma anche prodigo di consigli e suggerimenti. Una favola dal gusto orientale tanto nella sostanza, quindi, quanto nella forma, dal momento che Okami può contare su uno stile grafico assolutamente unico. La tecnica adottata è quella del cel-shading, tanto di moda qualche anno fa e poi rimessa nel cassetto praticamente da tutti; Clover Studio ha deciso invece di sceglierla per questo progetto, e sinceramente non avremmo potuto immaginare una soluzione migliore. Il risultato è visivamente qualcosa di meraviglioso, grazie ad un tratto del disegno che non fatichiamo a definire sinceramente artistico e, semplicemente, bello. La sensazione, giocando ad Okami, è di essere nel mezzo di un quadro ad acquerello coloratissimo, vivo, in continua evoluzione e pronto a regalare emozioni ad ogni passo. Restare insensibili di fronte alla componente grafica della produzione Capcom è qualcosa che crediamo sia impossibile da fare anche per il giocatore più navigato e smaliziato; gli amanti invece dello stile visivo tipico dell’arte giapponese troveranno probabilmente in Okami il Sacro Graal dei videogiochi. Più in generale, resta comunque sorprendente non solo l’utilizzo da parte dei programmatori dell’hardware ormai sorpassato di Ps2, spinto davvero oltre i suoi limiti, ma anche la cura al dettaglio che traspare da ogni singolo aspetto estetico della fatica Clover Studio. Come definire altrimenti la crescita rigogliosa di erba e fiori che segue il passaggio di Amaterasu, o il turbine di petali rosa che accompagna le azioni più importanti del protagonista, o ancora le animazioni meravigliosamente curate di ogni singolo personaggio o essere vivente su schermo. Ma più di mille parole vale osservare coi propri occhi Okami in azione, per rendersi conto che l’originalità (visiva) nei videogiochi esiste ancora. La storia, dicevamo, segue le linee tipiche della mitologia orientale, con una trama che si dispiega ben oltre la sottile linea di mero collegamento tra gli eventi. Al contrario, la produzione Capcom è un titolo che si poggia fortemente sul testo, con lunghi dialoghi la cui lettura è senza dubbio consigliata. I personaggi “parlano” con un linguaggio a versi simile a quello utilizzato, tanto per fare un paio di esempi, in Banjo-Kazooie o in Ocarina of Time; una soluzione che per alcuni potrebbe sembrare fastidiosa a lungo andare, ma che rappresenta comunque un espediente preferibile, vista l’atmosfera generale, al doppiaggio vero e proprio.
Link to the wolf
Okami è stato spesso paragonato, per quanto riguarda la struttura di gioco, a Zelda. In realtà, i punti di contatto sono perlomeno tanti quanti quelli di distacco dal capolavoro Nintendo, rendendo quindi al prodotto di Clover Studio ben più giustizia di quella legata ad un ipotetico “clone di Zelda” ben fatto. Certo, si tratta di vagare all’interno di un grande mondo di gioco (in questo caso il Giappone), eliminare nemici, affrontare dungeon con annessi boss finali, portare a termine quest secondarie e risolvere enigmi più o meno semplici. Senza dubbio non mancano oggetti da utilizzare, tecniche da apprendere e menù in “stile Zelda”. Ma l’utilizzo del magical brush, per esempio, è talmente valido e ben studiato da conferire da solo ad Okami tutta la personalità di cui abbia eventualmente bisogno. Come molti sapranno già, con tale termine si intende la possibilità di utilizzare lo stick analogico sinistro per tracciare disegni e tratti di varia forma, come se si controllasse appunto direttamente un pennello. All’interno del gioco esistono in totale 15 tecniche, che corrispondono ad altrettanti “disegni” da realizzare sullo schermo per ottenere una serie di effetti, sia sullo scenario che in combattimento. Per esempio si può disegnare un ponte per poter proseguire su un percorso altrimenti bloccato, o una bomba per far esplodere pareti di roccia fragili, o tagliare a metà rocce o altri oggetti per ottenere bonus e via dicendo. Durante i già citati combattimenti, che avvengono in tempo reale, il magical brush può fornire un aiuto determinante per andare dove la forza di Amaterasu non è sufficiente. A rafforzare una meccanica già robusta ci pensa poi la facoltà di ottenere nuove armi, principali e secondarie, tecniche aggiuntive e punti esperienza da spendere per migliorare le caratteristiche del protagonista. Pur essendo un gioco dal progresso lineare, Okami fornisce una tale quantità di obiettivi secondari e di quest parallele da rendere il passare delle ore di fronte alla tv davvero un’esperienza piena e gratificante. E le ore sono decisamente numerose, da 30 a 40 per completare l’avventura nella sua interezza al 100%; sia chiaro però, Okami è un prodotto che preferisce accompagnare il giocatore, raccontare la sua storia e mostrare il suo svolgimento. Proprio per questo motivo il livello di difficoltà è piuttosto basso, mai particolarmente impegnativo anche in occasione dei combattimenti coi boss; non un punto negativo a nostra opinione, ma è giusto farlo presente per non illudere chi è alla ricerca di un certo livello di sfida. Un ultima citazione per l’accompagnamento musicale, semplicemente fantastico e perfettamente in tema con l’ambientazione grazie a brani di qualità superiore alla media.
Commento
Okami è un gioco che non dovrebbe mancare nella collezione di nessun videogiocatore degno di questo nome. La produzione Clover Studio è uno di quei titoli che trascende la console di appartenenza, andando a prendere posto invece nella ristretta cerchia di nomi che meritano davvero di essere ricordati a distanza di anni. Oltre ad una componente grafica artisticamente sontuosa e tecnicamente eccellente Okami porta con sé anche un gameplay sopraffino, splendidamente studiato e capace di abbracciare e coinvolgere il giocatore in una storia di quelle che è un dispiacere portare a termine. Di fronte a tali opere d’arte, osservare impotenti la chiusura di Clover Studio rappresenta un lutto videoludico di cui forse capiremo il peso solo tra qualche tempo.
Pro
- Esteticamente uno dei più bei giochi mai realizzati
- Meccanica eccellente e senza reali punti deboli
- Grande longevità e ottimo sonoro
- Lunga attesa per la versione PAL, e niente localizzazione Italiana e formato 16:9...
- Per alcuni forse troppo facile
Versione Italiana
La versione PAL di Okami non porta differenze sostanziali rispetto alla versione USA, almeno per quanto riguarda noi italiani. Il gioco, infatti, ha subito un notevole ritardo su territorio europeo a causa della lunga lavorazione richiesta per la localizzazione nelle principali lingue del Vecchio Continente, fra le quali però l'italiano non figura. Le lingue disponibili fra cui scegliere sono infatti inglese, tedesco e francese, mentre il libretto di istruzioni è solo in inglese. Non ci sono extra per la versione europea, mentre per quanto riguarda le opzioni video c'è la possibilità di visualizzare il gioco nella modalità NTSC a 60Hz ma non è presente il formato panoramico a 16:9. Presente però un'opzione per comunicare al gioco se lo si sta visualizzando su un televisore CRT o LCD, in modo da ottimizzare luminosità e contrasto.
Peccato. E’ un vero peccato che Okami sia uscito sul mercato USA (e solo oggi in quello PAL...) quando l’hype e l’interesse di media e pubblico nei suoi confronti era sfiorito, canalizzato totalmente nella frenetica corsa alla next-gen, la stessa che ha portato molti a considerare la generazione di console ormai conclusa. Ed è un vero peccato che Clover Studio, uno dei pochissimi team capace negli ultimi anni di muoversi con coraggio fuori dagli schemi di un mercato incredibilmente rigido, sia stato prematuramente sciolto da Capcom nel nome di una dubbia e discutibile “riorganizzazione produttiva”. Sì perchè Okami, dal basso (purtroppo) delle sue poche migliaia di copie vendute, è senza dubbio uno dei 5 migliori giochi usciti su Ps2 nonchè l’autentico capolavoro del prematuramente compianto Clover Studio.