La storia di Momotarō (il "ragazzo della pesca") è tra le leggende più famose del folklore giapponese. Nato da una gigantesca pesca dopo le preghiere di una coppia di anziani, desiderosi di avere un figlio, Momotarō era presto diventato un giovane forte e battagliero, e insieme a un curioso gruppo di alleati - un fagiano, un cane e una scimmia - si era recato a Onigashima, l'isola degli Oni, per sconfiggere gli orchi e rubarne il prezioso bottino.
ONI: Road to be the Mightiest Oni si propone di raccontare l'altra faccia della storia: il protagonista, Kuuta, è l'unico Oni sopravvissuto al massacro di Momotarō, e alla ricerca di vendetta si reca sull'isola di Kisejima, piena di prove che potranno dargli la forza necessaria per sconfiggere lo sterminatore di orchi. Il videogioco prodotto da KENEI DESIGN con la collaborazione di SHUEISHA GAMES, pubblicato da Clouded Leopard Entertainment, parte da buone idee di base - anche a livello di gameplay - ma presenta numerose magagne su più livelli, e il risultato complessivo viene pregiudicato da una ripetitività che non lascia spazio a guizzi e sorprese.
Ve ne parliamo approfonditamente nella nostra recensione di ONI: Road to be the Mightiest Oni.
Una strada in salita
Il breve - e decisamente poco ispirato - video iniziale di ONI: Road to be the Mightiest Oni presenta alcune scene della battaglia tra gli orchi e Momotarō, che si conclude con la vittoria di quest'ultimo e lo sterminio degli Oni. Dopo questa feroce lotta, l'orchetto Kuuta riesce a fuggire e a recarsi a Kisejima, un'isola a cavallo tra il mondo dei vivi e l'aldilà in cui vengono esaminate le anime dei defunti: quelle traboccanti di passioni terrene si reincarneranno sulla terra come Oni. Non solo: Kisejima è anche un luogo di allenamento e perfezionamento di sé. La presenza delle anime dei morti rende possibile il loro assorbimento, a patto di sconfiggerle in battaglia: è proprio questo l'obiettivo di Kuuta, che userà gli spiriti degli orchi sconfitti da Momotarō per ritorcere la loro forza contro l'eroe assassino.
Sparsi per la piccola isola si trovano appunti che narrano retroscena su Kisejima e gli Oni, approfondendo la semplice, ma interessante trama di gioco. In lontananza campeggia la sagoma di Onigashima con le sue caratteristiche corna, identica a come l'abbiamo vista nell'indimenticabile Ōkami. Sono presenti anche alcuni comprimari, innanzitutto Kazemaru, spirito del vento ("kaze" vuol dire proprio "vento" in giapponese, e probabilmente avete già visto questa parola nel composto "kamikaze" ossia "vento divino") che fungerà anche da alleato di Kuuta nel corso delle sue numerose battaglie. C'è anche il mercante Zenisuke, che usa i funghi - presenti in abbondanza ai piedi degli alberi dell'isola - come valuta per gli scambi: da lui possiamo acquistare cibo per ripristinare la salute di Kuuta ed equipaggiamenti utili per aumentarne i parametri. Abbiamo poi Kanna, una ragazza misteriosa che vive a Kisejima. Peccato che ogni personaggio sia introdotto in maniera povera, e gli sviluppatori diano per scontati i legami che si vengono a creare tra il protagonista e i comprimari: Kazemaru segue Kuuta nella sua avventura senza una ragione apparente, mentre nella primissima scena d'intermezzo che vede protagonisti Kuuta e Kanna si specifica che tra i due si è venuto subito a creare un "legame particolare". Il che non funziona e non convince, dato che a schermo vediamo semplicemente degli incontri tra personaggi slegati fra loro e che solo in parte verranno "amalgamati" dalla storia che seguirà.
Mazzate da orchi
Cuore di ONI: Road to be the Mightiest Oni sono certamente le prove che Kuuta deve affrontare per diventare forte abbastanza da sfidare il crudele Momotarō. È necessario superare tutte le battaglie di ciascuna parte dell'isola (in tutto tre) per sbloccare l'accesso alla porzione successiva; questo sistema si rivela male implementato, con una divisione del territorio basata su triviali muri invisibili che limitano l'esplorazione. I combattimenti iniziano incontrando gli spiriti degli Oni: le forme base dei nemici sono identici a Kuuta, con un cambiamento esclusivamente cromatico, ma fortunatamente non mancano design più originali, specialmente nelle boss fight, basate su mostri pescati dal ricco folklore giapponese (tra l'altro, il nome "Komainu" dovrebbe dire qualcosa agli appassionati di Final Fantasy X).
Kuuta combatte con una clava, e una volta uccisi i nemici deve distruggerne e assorbirne l'anima, prima che questa ritorni nel corpo dell'avversario e gli infonda nuova vita. Tenendo premuto il tasto d'attacco fino a quando la punta della clava non si illumina si esegue un attacco rotante, utile per domare le situazioni più concitate; quando la barra apposita è piena, l'Oni può eseguire un attacco speciale dai vari effetti, a seconda di quello selezionato. È essenziale la collaborazione con Kazemaru, controllabile grazie alla pressione di un tasto apposito (cosa che non impedisce di continuare a muovere e attaccare con Kuuta): lo spirito del vento ha il potere di assorbire le anime dei nemici, ma così facendo consuma vigore, altro indicatore da tenere d'occhio nel corso dei combattimenti. Abbiamo trovato non sempre leggibili le situazioni con molti nemici a schermo, senza contare la legnosità delle animazioni di Kuuta, simpaticissimo da vedere - così come il resto del cast, caratterizzato da un design riconoscibile e spiccatamente nipponico - ma non altrettanto piacevole da controllare nei combattimenti nel corso delle circa dodici ore necessarie per completare l'avventura. Inoltre, nei contesti più caotici è difficile mantenere il controllo di entrambi i personaggi, in particolar modo quando la regia adotta una visuale dall'alto (cosa abbastanza frequente quando ci vengono mandate contro orde di spiriti demoniaci infuriati).
Per affrontare le prove è necessario guadagnare cuori, che si guadagnano raccogliendo le anime sparse per tutta l'isola. Sono cinquantasei in tutto e possono essere rintracciate con l'aiuto di Kazemaru, sulla cui testa si accenderà una fiammella quando ci si troverà in prossimità di uno di questi spiriti, nascosti nell'ambiente circostante. Una volta acchiappato lo spiritello, si potrebbe essere inseguiti da Kuron ("pelle scura" in giapponese), un mostro tondo e dai grossi denti da cui bisogna sfuggire a tutti i costi. Il processo si rivela, nel complesso, estremamente ripetitivo e privo di guizzi, e abbiamo trovato la raccolta degli spiriti forse uno dei momenti più noiosi dell'intera produzione.
Un'isola dimenticabile
Sfortunatamente, ONI: Road to be the Mightiest Oni non spicca nemmeno dal punto di vista artistico. Se - come dicevamo - i personaggi sono stati disegnati con grande cura, lo stesso non si può dire di Kisejima, un'isola piccola e poco ispirata a livello cromatico e di ambientazioni. Su PlayStation 5 abbiamo constatato non pochi problemi tecnici, innanzitutto un importante pop in delle texture delle superfici e delle ombre; non mancano scrigni volanti e altri bug assortiti. Si ha l'impressione che ONI: Road to be the Mightiest Oni sia rimasto allo stadio di prototipo: l'isola di Kosejima è spoglia e povera, priva com'è di quegli accorgimenti capaci di nascondere con eleganza eventuali limiti produttivi.
Non aiuta una traduzione in lingua italiana incompleta. Molti testi non sono stati tradotti: è strano raccogliere funghi e leggere a schermo "Got Mushrooms" e poi la descrizione dei funghi in questione in lingua italiana. Stesso discorso per i testi alla fine di ciascuna battaglia, dove leggiamo "Mission Completed" insieme ai tempi di completamento e ad altri parametri della nostra prestazione, rimasti però in lingua inglese. Le cose non vanno meglio a livello musicale: abbiamo trovato completamente fuori luogo la ballata che si ascolta nella prima parte dell'isola, dotata di sonorità smaccatamente occidentali e con una voce maschile che canta in inglese. Il tutto mal si sposa con l'ambientazione scelta da KENEI DESIGN - senza contare che la canzone si interrompe e ricomincia ogni qual volta si intraprende una battaglia o si ha una interazione con elementi dello scenario, finendo per risultare fastidiosamente ripetitiva.
Conclusioni
ONI: Road to be the Mightiest Oni ha diverse buone idee, ma non riesce a portarle avanti in maniera costruttiva, risultando un prodotto funestato da una massiccia ripetitività su qualsiasi livello. Nonostante le ridotte dimensioni di Kisejima, KENEI DESIGN e SUEISHA GAMES non sono riusciti a costruire un'ambientazione viva e convincente, ricorrendo a strumenti abusati come i muri invisibili per guidare un'esperienza che risulta, nel complesso, davvero poco godibile. Resta piacevole il design dei personaggi principali e di alcuni boss e abbiamo apprezzato alcune soluzioni nella regia dei combattimenti, ma nel complesso c'è poco da salvare nel viaggio di Kuuta.
PRO
- Personaggi ben disegnati
- Storia dalle premesse interessanti
CONTRO
- Comparto tecnico decisamente al di sotto della sufficienza
- Combattimenti molto ripetitivi
- Colonna sonora non adeguata al contesto
- Esplorazione monotona e mal guidata da enormi muri invisibili