È tondo, è giallo e sembra una pizza della quale qualcuno abbia già mangiato un singolo spicchio. Parliamo ovviamente di Pac-Man, celeberrima icona dell'intero mondo videoludico, a prescindere da latitudine geografica, tempo storico, persino dei gusti individuali. Era il 1980 - molti di voi non erano ancora nati - quando lo storico arcade prodotto da Namco arrivava in sala giochi; personaggio e videogiochi erano stati inventati, invece, da Tōru Iwatani. In questi giorni la palletta gialla torna a far parlare di sé, perché Pac-Man Museum+, annunciato qualche mese fa, è finalmente in dirittura d'arrivo praticamente dovunque: potrete recuperarlo su PC, su PlayStation 4, su Xbox One, su next gen tramite retrocompatibilità, e infine su PC.
Quale modo migliore di spegnere le quarantadue candeline del personaggio, se non quello di pubblicare un'altra ricchissima antologia? Perché Pac-Man Museum+ è in effetti proprio questo, una collezione di quattordici videogiochi storici, alcuni più recenti, altri vecchissimi, anche con alcuni nomi a oggi introvabili e semisconosciuti nel nostro paese. Ebbene, la recensione di Pac-Man Museum+ che segue vi permetterà di capire se sia il caso o meno di unirsi ai festeggiamenti. I pac-dot li offriamo noi.
I contenuti: la collezione definitiva
Non dobbiamo spiegarvi come si gioca a Pac-Man, vero? Probabilmente solo gli alieni non sanno che la formula del gioco consiste nella raccolta di palline gialle all'interno di un labirinto, evitando ovviamente di farsi mangiare dai quattro fantasmini colorati che lo abitano, vale a dire Blinky (rosso), Pinky (rosa), Inky (azzurro) e Clyde (arancione). Ogni labirinto contiene inoltre quattro pac-dot più grossi e luminosi degli altri, i quali consentono a Pac-Man di diventare invincibile per pochi secondi, permettendogli tra l'altro di mangiare gli sventurati fantasmi lungo la via (ma si rigenereranno di lì a poco).
Questa è la formula standard, onnipresente e variata all'infinito in Pac-Man Museum+. Il quale non è altro che una corposa, imprescindibile antologia per tutti i fan della mascotte Bandai Namco. I contenuti della stessa, infatti, vantano la presenza - tra le altre cose - di un totale di quattordici videogiochi differenti, tutti prelevati a piene mani e cronologicamente dalla storia del franchise. C'è il primo, vero, insostituibile Pac-Man del 1980, e con lui le iniziali, timide variazioni del gameplay di base: Super Pac-Man, a base di frutta da liberare e raccogliere; Pac & Pal, con la difficoltà aggiuntiva di una nemesi verde ruba frutta; Pac-Land, che di colpo ha trasformato il videogioco in un platform; Pac-Mania, sperimentazione in 3D del 1987. E tanti altri.
Di questi "altri", alcuni probabilmente non li avete mai visti, fosse anche soltanto perché erano assenti nel precedente Pac-Man Museum; vanno quindi considerati come giochi inediti. Pac-In-Time, per esempio, in cui l'eroe si ritrova trasportato in varie epoche del passato, con l'obiettivo di sconfiggere una strega malvagia e tornare così nel presente; praticamente un gioco d'azione, d'avventura, che nulla condivide con la formula standard della serie, se non la presenza di alcuni personaggi fondamentali.
Torna alla ribalta anche Pac-Man Arrangement, deliziosa iterazione in 3D arricchita da una direzione artistica e sonora ancora oggi estremamente accattivante. E "nuovi" sono pure Pac-Motos, gradita riscoperta risalente nientemeno che all'epoca di Nintendo Wii (2007); Pac 'n Roll Remix, quest'ultimo nato su Nintendo DS e cresciuto su Nintendo Wii (ricorda tanto Super Monkey Ball); infine il più recente Pac-Man 256, i cui pixel e poteri strampalati, come tornado annienta fantasmi e bombe, probabilmente vi hanno già segnato su console tra il 2015 e il 2016.
Una sala giochi personale
Nel proporre i suoi quattordici titoli, Bandai Namco ha avuto una buona idea: quella di non accostare semplicemente una serie di nomi all'interno di un anonimo menù principale, ma di permettere invece al giocatore la realizzazione della sua sala giochi personale. Una volta avviato Pac-Man Museum+, ci si ritrova all'interno di un piccolo ambiente ospitante una serie di arcade: sono i cabinati storici, realizzati ovviamente in scala, che a partire dagli anni Ottanta hanno permesso di giocare alle varie versioni di Pac-Man, in Giappone ed Europa.
L'hub principale consiste, appunto, nella sala giochi: e il giocatore - il quale controlla un Pac-Man 3D libero di muoversi negli ambienti! - può arredarla come meglio crede. Inizialmente viene spiegato che l'accesso a ogni singolo titolo costa un gettone, esattamente come avverrebbe nel mondo reale. Ma sbloccare nuove monete è assai semplice, basta dedicarsi un po' ai singoli titoli, guadagnandone così molte di più.
Con queste monete è poi possibile sbloccare oggetti d'arredo e trofei a un distributore nell'angolo, personalizzando così la sala giochi secondo i propri gusti personali. Non è consigliabile, però, dedicarsi sempre e soltanto allo stesso titolo, per due motivi: alcuni sono bloccati, e richiedono l'aver terminato almeno un paio di partite con cabinati specifici; inoltre, più partite di videogiochi diversi verranno completate (anche perdendo nei primi livelli, non è affatto un problema l'essere negati con la serie), maggiori visitatori arriveranno nella sala giochi. E questi visitatori sono i fantasmini colorati!
Ulteriore nota positiva è poi la presenza di sfide specifiche per ognuno dei quattordici titoli della raccolta. Si va dalle missioni più intuitive (completare un certo numero di partite, mangiare un numero preciso di fantasmi) fino ad alcune apparentemente impossibili (ottenere 50.000 punti nel primo Pac-Man senza morire, ad esempio). Ciò stimola a giocare e rigiocare i singoli cabinati, proponendo obiettivi diversi ai vari tipi di acquirente: il nuovo arrivato, o colui che desidera dedicarsi solo al primissimo Pac-Man, potrà farlo senza problemi; i più esigenti si ritroveranno invece alle prese con proposte dalla difficoltà davvero significativa, capaci di tenerli impegnati per parecchio tempo.
Dal punto di vista tecnico non abbiamo infine notato problematicità di sorta su console: i caricamenti sono rapidi, l'accessibilità intuitiva e immediata, l'emulazione dei singoli giochi è praticamente perfetta. È anche possibile modificare la grandezza dello schermo degli arcade e, in parte, i loro colori. Nulla per cui strapparsi i capelli, ma bene che vi siano anche queste possibilità di personalizzazione. Tutti i menù sono infine in lingua italiana e anche i Pac-Man mai usciti dal paese del Sol Levante sono stati arricchiti con sottotitoli nella nostra lingua, rendendo così comprensibile quella minima narrazione pur presente nelle scene d'intermezzo.
Conclusioni
Pac-Man Museum+ è un titolo perfetto per i giocatori occasionali, per gli intenditori e per i semplici curiosi: al suo interno non troverete proprio ogni titolo di Pac-Man mai creato e lanciato sul mercato, ma comunque quattordici interazioni che hanno segnato la storia del personaggio, a partire dai cabinati degli anni '80 fino a nomi più recenti, già adocchiate su Nintendo DS e su Nintendo Wii. Tra l'altro non si tratta neppure di quattordici mere variazioni del primissimo Pac-Man, ma anche di generi differenti, oscillanti tra il puzzle game e il platform, pur mantenendo alla base - è ovvio - quella squisita anima arcade in grado di rendere famosa in tutto il mondo la storica pallina gialla. Il nostro sogno resta quello di vedere ripubblicati i Pac-Man World e siamo sicuri che prima o poi arriverà anche il loro turno. Nel frattempo, certo con Pac-Man Museum+ non mancherà di che trastullarsi.
PRO
- Quattordici titoli storici, più e meno recenti
- Ottima emulazione
- Alcune interessanti variazioni nel genere
CONTRO
- Una manciata di titoli è invecchiata male
- La sala arcade da arredare è un po' piccola...
- ... e la musica preimpostata rischia di far impazzire