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Praey for the Gods, la recensione di un omaggio a Shadow of the Colossus

L'omaggio a Shadow of the Colossus creato da un team di appena tre persone è stato lanciato a sorpresa su PC, PlayStation e Xbox: la recensione di Praey for the Gods.

RECENSIONE di Tommaso Pugliese   —   27/12/2021
Praey for the Gods
Praey for the Gods
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Cosa spinge un team composto da appena tre persone a imbarcarsi in un'impresa complessa e piena di incognite come la realizzazione di un omaggio a Shadow of the Colossus? Ce lo siamo chiesti già all'epoca dell'annuncio del gioco di No Matter Studios, avvenuto nell'ormai lontano 2015, quando si chiamava ancora Prey for the Gods, senza la vocale aggiunta sotto richiesta di Bethesda.

Finanziato con successo su Kickstarter l'anno dopo, il titolo è entrato in Accesso Anticipato su Steam nel 2019 e abbiamo avuto modo di provarlo due volte nel corso del tempo, andando finalmente a verificare le meccaniche di questo peculiare action survival e la sua eventuale capacità di offrire un'esperienza in linea con le grandi ambizioni degli autori, determinati a portare anche su PC atmosfere simili a quelle del capolavoro diretto da Fumito Ueda.

Insomma, di acqua sotto i ponti ne è passata parecchia e siamo finalmente arrivati al dunque: ci troviamo di fronte un clone strampalato e zoppicante oppure un'opera che non solo omaggia un grande classico ma riesce anche a far emergere una propria personalità? Ve lo raccontiamo nella recensione di Praey for the Gods.

Storia

Praey for the Gods, la luce che indica il prossimo colosso
Praey for the Gods, la luce che indica il prossimo colosso

Appena accennata, la storia di Praey for the Gods narra di un mondo ricoperto dai ghiacci e destinato all'estinzione, a meno che qualcuno non raggiunga un luogo ai limiti delle terre conosciute: un'isola su cui si muovono enormi creature divine, che sembrano in qualche modo collegate a questa calamità e vanno dunque trovate ed eliminate.

L'abile cacciatrice che controlliamo nel gioco porta il peso di un incarico non facile: dopo un viaggio disperato, dovrà esplorare l'isola e trovare sette colossi, cercando di ucciderli arrampicandosi sul loro gigantesco corpo e attivando una serie di sigilli. Saranno battaglie sfiancanti, al cui termine la guerriera si ritroverà trascinata da un misterioso lupo ai piedi di una fontana rigenerante, mentre nel cielo una colonna di luce indicherà il prossimo obiettivo.

Gameplay

Praey for the Gods, una sequenza di planata
Praey for the Gods, una sequenza di planata

Praey for the Gods è uno di quei giochi che non si perdono in chiacchiere, come del resto faceva proprio Shadow of the Colossus (qui la recensione del remake), e che dunque vanno compresi con la pratica più che con i tutorial. Il nostro personaggio può muoversi liberamente all'interno dello scenario, pur dovendo sottostare ai limiti di un indicatore della stamina che le impedisce di correre o planare all'infinito e che va a caratterizzare in maniera decisa le fasi di arrampicata sulla pelliccia dei giganti.

Lo scontro con il primo titano, che avviene praticamente subito, ci introduce alle meccaniche di un sistema di combattimento chiaramente derivativo, in cui come detto bisogna arrampicarsi sui mostri e attivare dei sigilli per ucciderli, cercando di resistere quando le creature provano a scagliarci via. Si tratta di boss fight peculiari in quanto incorporano una componente puzzle talvolta non banale: individuare i punti deboli del nemico di turno non è sempre facile, e allo stesso modo bisogna memorizzare i loro pattern d'attacco perché determinati colpi possono eliminarci all'istante.

Praey for the Gods, il primo colosso
Praey for the Gods, il primo colosso

Ci sono alcune buone idee, vedi la possibilità di utilizzare il rampino nell'ambito di un bullet time che permette di recuperare situazioni apparentemente disperate - specie quando si sta per precipitare nel vuoto - ma anche diverse incertezze sul fronte dei controlli e delle interazioni, che danno purtroppo vita a episodi di grande frustrazione nel momento in cui si viene uccisi perché magari il nostro personaggio non si è aggrappato quando gli abbiamo chiesto di farlo.

Lo scontro con le divinità nascoste all'interno dello scenario rappresenta chiaramente il fulcro di Prey for the Gods ed è infatti la parte meglio realizzata del gioco, che tuttavia prova a inventarsi anche un open world con qualche fastidiosa minaccia da eliminare e dei segreti da scoprire. Il risultato è però abbozzato e poco interessante, anche per via dell'inevitabile ripetitività degli asset che vanno a caratterizzare l'ambientazione innevata.

Elementi survival

Praey for the Gods, una parte della mappa e l'interfaccia
Praey for the Gods, una parte della mappa e l'interfaccia

Le differenze con Shadow of the Colossus emergono più che altro negli elementi survival, che tuttavia si rivelano un po' debolucce: le sezioni di caccia, utili a procurarsi carne e altre risorse, vengono rese sullo schermo in maniera molto approssimativa, e in generale l'obbligo di nutrirsi, riposare e ripararsi dal freddo rappresenta il più delle volte una complicazione extra di cui si farebbe anche a meno.

Volendo è possibile esaudire tale desiderio nelle impostazioni iniziali della partita, quando ci si trova a selezionare anche il livello di difficoltà fra i quattro disponibili. Ci sono, infatti, tre differenti preset per regolare la componente survival: nel primo caso tale elemento ha una scarsa incidenza sul gameplay, nel secondo caso i meccanismi sono tutti attivi ma senza eccedere, mentre con il terzo preset si vanno a esasperare un po' tutti gli aspetti sulla base di fame, stanchezza e freddo.

Anche l'equipaggiamento è legato alla componente survival: spade, mazze, asce, archi e persino il fondamentale rampino sono soggetti a usura e dunque possono rompersi quando li utilizziamo troppo. A quel punto ci serviranno determinate risorse, principalmente legno, per ripararli o costruirne di nuovi: un sistema che gli sviluppatori hanno semplificato sotto suggerimento degli utenti, visto che capitava di trovarsi in situazioni chiave senza oggetti fondamentali per la progressione.

Giocando con l'incidenza degli aspetti survival su "medio" abbiamo avuto qualche grattacapo solo nelle zone più fredde e ventose della mappa, nonché ovviamente quando abbiamo dovuto immergerci nell'acqua ghiacciata per qualche rapida nuotata. Trovare tuttavia delle grotte presso cui ripararsi, accendere un fuoco e riposare non è così immediato, e in generale doversi rifornire prima di una battaglia si conferma un incarico noioso.

Colossi

Praey for the Gods, uno dei colossi del gioco
Praey for the Gods, uno dei colossi del gioco

Torniamo però ai colossi, indubbiamente i protagonisti di Praey for the Gods. Anche in questo caso il design è spesso derivativo e poco originale se già conoscete Shadow of the Colossus, ma ciò non significa che non sia stato fatto un buon lavoro nella messa in scena: si tratta di creature gigantesche che si muovono come tali, la loro apparente lentezza si trasforma in velocità e in allungo quando provano a colpirci, e anche sul fronte delle animazioni è stato fatto un buon lavoro.

Rispetto alla versione Early Access, il gioco ha ricevuto due ulteriori giganti e un nuovo, spettacolare finale: una battaglia davvero appassionante che si verifica dopo l'eliminazione del settimo titano e che ci vedrà scalare un'enorme struttura attaccata da nuovi mostri, in questo caso avvolti dalle fiamme, mentre nel cielo si muove minacciosa un'ultima creatura volante da abbattere.

Grafica e sonoro

Praey for the Gods, il settimo colosso
Praey for the Gods, il settimo colosso

Per quanto concerne il comparto tecnico, Praey for the Gods sente per forza di cose il peso dei tanti anni di sviluppo e di una connotazione old-gen, che tuttavia sa regalare in determinati casi delle sequenze visivamente molto interessanti. Pensare che un lavoro del genere sia stato realizzato da sole tre persone è incredibile, ma sono proprio i limiti della produzione a sollevare le maggiori perplessità, specie quando ci si imbatte in qualche glitch.

Purtroppo l'ottimizzazione non è stata migliorata rispetto ai nostri ultimi test, il che significa che bisogna ridurre un po' la densità delle pellicce e la qualità delle ombre per poter far girare il gioco a 4K e 60 fps con tutti gli altri effetti al massimo utilizzando una RTX 3070, nonostante una conta poligonale tutt'altro che straordinaria. Nulla da dire invece per il sonoro, che può contare su effetti convincenti e una colonna sonora davvero evocativa.

Requisiti di Sistema PC

Configurazione di Prova

  • Processore: Intel Core i5 10400
  • Scheda video: NVIDIA RTX 3070
  • Memoria: 16 GB di RAM
  • Sistema operativo: Windows 10 64 bit

Requisiti minimi

  • Processore: Intel Core i5 2500K; AMD Phenom II X4 940
  • Scheda video: NVIDIA GTX 670, AMD HD 7870
  • Memoria: 6 GB di RAM
  • Storage: 8 GB di spazio richiesto
  • Sistema operativo: Windows 7 64 bit

Requisiti consigliati

  • Processore: Intel Core i7 3770, AMD FX 8350
  • Scheda video: NVIDIA GTX 770, AMD R9 290
  • Memoria: 6 GB di RAM
  • Storage: 8 GB di spazio richiesto
  • Sistema operativo: Windows 7, Windows 8, Windows 10 64 bit

Conclusioni

Versione testata PC Windows
Digital Delivery Steam
Prezzo 29,99 €
Multiplayer.it
6.5
Lettori (20)
7.5
Il tuo voto

Praey for the Gods è un omaggio appassionato a Shadow of the Colossus realizzato da un team di sole tre persone. Il commento si potrebbe chiudere qui, perché è facile immaginare il resto: l'esperienza è per forza di cose derivativa ma le boss fight hanno senz'altro il loro perché, sono impegnativi e appassionanti sebbene a volte frustranti per i motivi sbagliati. Ci sono sequenze notevoli nel gioco e altre che rivelano i mezzi limitati a disposizione degli autori: tanto cuore ma non sempre una grande abilità nel portare efficacemente sullo schermo determinate idee, vedi ad esempio la resa degli elementi survival e dell'open world in generale.

PRO

  • Boss fight intense, sfaccettati e spettacolari
  • Alcune sequenze notevoli, ottima colonna sonora
  • Parte finale appassionante

CONTRO

  • Elementi survival e open world poco interessanti
  • Qualche problema con controlli e interazioni
  • Inevitabilmente derivativo