Adesso che è pronto per uscire in forma definitiva, per Ravenbound è arrivato il momento di dimostrare quanto un mix di generi possa creare qualcosa di diverso nel panorama indipendente, quella scintilla in grado di spiccare tra tante opere omogenee come i roguelike.
L'idea che permea il lavoro di Systemic Reaction, un team appartenente ad Avalanche Studios Group, è riuscita a catturare la nostra attenzione, e proprio per questo ci siamo immersi nelle terre di Ávalt, una mappa contraddistinta da cinque regioni diverse ispirate al folklore scandinavo, con grande interesse.
Nella nostra recensione di Ravenbound vi parleremo del nostro viaggio come prescelti dal Corvo, entità che ci ha guidato tra combattimenti e scoperte per liberare questo mondo, una volta pacifico, dai Traditori e dai loro adepti.
Una terra di barbari, elfi e creature maledette
Nelle fasi iniziali di Ravenbound, dopo un esaustivo tutorial e con il pieno controllo sulla mappa di gioco, abbiamo iniziato a mettere alla prova il sistema di combattimento contro bruti e barbari. Quello che ci ha un po' intimorito durante la spiegazione dei comandi di base si è riproposto prepotentemente una volta liberi dalle catene delle spiegazioni su come attaccare e difendersi. Il modello su cui si poggia Ravenbound è piuttosto datato, lontano dalle meccaniche attuali, anche in produzioni minori e questo, purtroppo, ha inficiato molto sulla fluidità e la progressione del gioco.
Le nostre mosse offensive si limitano, soprattutto nelle prime fasi, al solo attacco leggero, attacco pesante e attacco caricato. La difesa, invece, si basa su uno scudo piuttosto fragile e la schivata. Le ultime due sono state le nostre migliori alleate per poter, pian piano, progredire nell'avventura, soprattutto se eseguite con le giuste tempistiche, dato che consentono di stordire o rallentare i nemici. Il problema più grande, però, è che in Ravenbound non sarete mai attaccati da un solo nemico ma da almeno da tre contemporaneamente.
Riuscire dunque a gestire degli scontri di gruppo dove gli avversari alternano attacchi veloci e quelli rallentati, è stato piuttosto complicato, tanto da ricevere molto spesso così tanti danni da costringerci a dover iniziare tutto da capo a causa della scarsa salute rimastaci. Vorremmo poter dire che questo prolunga la durata del gioco o che ne aumenta la difficoltà, ma in realtà si tratta di una calibrazione dell'IA dei nemici poco curata e di animazioni "sporche" che lasciano inermi di fronte ad un incessante scarica di colpi.
In Ravenbound, una volta che si attiva un'animazione non può essere interrotta; ad esempio, se un nemico sta per colpire con un attacco rallentato e cerchiamo di anticiparlo con un attacco leggero, questo non lo fermerà, con la conseguenza che saremo colpiti duramente. Per avere la meglio nei combattimenti, dunque, ci siamo dovuti armare di enorme pazienza, rinunciando al voler lottare a viso aperto e limitandoci ad aspettare le finestre sicure di attacco per non ricevere danni.
La giusta tattica è dunque separare gli avversari? Ottima pensata, ma purtroppo, oltre ad essere impossibile perché l'IA vi inseguirà senza darvi respiro, i nemici oltrepassando la loro area di influenza ritorneranno alla loro posizione originale ripristinandosi completamente la salute come se niente fosse successo. Dato che la maggior parte del gioco si incentra su scontri con barbari e creature che popolano Ávalt, il non poter concedere un minimo spiraglio è divenuto ben presto frustrante e non stimolante.
Muori e ripeti
Il sistema di combattimento non proprio soddisfacente si lega a stretto giro con le meccaniche roguelike e questo ci porta all'ulteriore criticità di Ravenbound. Seppur ci sentiamo di lodare la scelta di applicare questa meccanica ad un'ambientazione totalmente aperta, la morte perenne, invece, porta a iniziare nuovamente tutto da capo, anche le missioni iniziali, e le uniche cose che potremo tenere saranno le carte sbloccate con i punti esperienza acquisiti durante le partite. Alla morte del nostro personaggio, infatti, tutto viene resettato e dovremo riprendere l'avventura con un altro "vascello" del Corvo, selezionabile tra tre opzioni con tratti casuali.
In questa schermata è anche possibile sbloccare nuovi tratti che potranno appunto definire il personaggio che sceglieremo, spaziando da equipaggiamenti come spada o asce e potenziamenti agli effetti di stato. Per poter attingere a questi miglioramenti permanenti, vitali per poter proseguire a lungo durante l'avventura, dovremo compiere un ottimo lavoro durante le partite sbloccando più obiettivi possibili, dato che la richiesta di punti, in questa versione da noi provata, è decisamente alta. Nelle prime battute è quindi naturale investire del tempo nel combattere i nemici più facili, ovvero i barbari negli accampamenti, i più numerosi presenti sulla mappa.
Le creature maledette, come gli scheletri o gli elfi malvagi, sono dei nemici piuttosto ardui se si è all'inizio della progressione, e proprio per questo la prima parte di Ravenbound può risultare piuttosto ripetitiva. A questo si aggiunge il fatto di potersi curare solamente con l'acquisto di pozioni curative o con attacchi messi a segno, il che si sposa perfettamente con la natura punitiva del gioco con la morte definitiva del personaggio all'esaurimento della barra della salute.
Bisogno di mana
Un ulteriore meccanica di gioco in Ravenbound è costituita dalle carte, ottenibili tramite i frammenti che si possono trovare sul corpo dei nemici o tramite casse disseminate sulla mappa. Ognuna di queste carte può essere equipaggiata nello slot Reliquia spendendo mana, una risorsa ricevuta o tramite le carte stesse o con la liberazione di artefatti dalla maledizione che affligge la terra di Ávalt. Il drop è assolutamente casuale e spesso è possibile imbattersi in carte che non abbiamo potuto equipaggiare a causa di un livello di mana troppo basso.
Le carte che richiedono queste risorse sono sostanzialmente dei modificatori delle nostre abilità, come l'incremento dell'attacco o della difesa, mentre le armi e le armature non necessitano di nessun requisito e una volta trovate possono essere liberamente equipaggiate scartando quelle esistenti. Su questo aspetto gioca molto la fortuna, vero e proprio parametro del personaggio, che potrà farci trovare un'armatura in grado di aumentare le nostre statistiche per avere la meglio sugli avversari più forti.
Come avrete intuito, la struttura di gioco su cui poggia il titolo di Systemic Reaction può apparire piuttosto complessa, e il tutorial esaustivo per il combattimento, lascia il giocatore piuttosto spaesato invece sul resto. Trattandosi di un roguelike con morte permanente, le possibilità di approccio sono molteplici, e solo a costo della vita del nostro personaggio si è in grado di carpirle per poter ottenere il meglio da ogni run.
Problemi tecnici
Nonostante la nostra configurazione PC fosse ampiamente superiore ai requisiti richiesti, qualche intoppo tecnico ha fatto capolino più spesso di quanto ci saremmo aspettati. Sul fronte dell'ottimizzazione c'è qualche perplessità che non possiamo trascurare in fase di recensione, evidenziate anche nel nostro provato, e che non hanno trovato una soluzione nella versione finale di Ravenbound. Al di là di un ritardo sporadico del caricamento delle texture nelle zone più dense (che non cambia anche abbassando la risoluzione del gioco), è facile imbattersi in un tremolio e a scatti dell'immagine quando si conversa con gli NPC, o ancor peggio, in alcuni casi la scomparsa di quest'ultimi, ritrovandoci a parlare con un interlocutore invisibile.
Buona parte dei problemi riscontrati durante la nostra avventura sono noti agli sviluppatori e saranno corretti con una patch ma dobbiamo riconoscere che, nonostante ciò, il gioco manca di rifiniture importanti e che minano l'equilibrio di gioco. Al di là dei problemi grafici, le ricompense offerte nella versione di gioco da noi testata risultano piuttosto scarne, il che ci ha costretto a compiere molte partite in modo piuttosto ripetitivo per poter guadagnare abbastanza esperienza per sbloccare dei tratti permanenti. Questo farming forzato, se non si riesce a padroneggiare a dovere un sistema di combattimento che lascia a desiderare in alcuni aspetti, può risultare piuttosto noioso e scoraggiare fin dalle prime battute i giocatori.
Conclusioni
Ravenbound rappresenta un prodotto molto creativo nelle sue meccaniche di gioco, complesse in un primo momento ma, una volta padroneggiate, apprezzabile nella loro originalità, distaccandosi dal consueto roguelike. Seppur l'estro degli sviluppatori sia innegabile, grazie ad un open world ben realizzato e che non ambisce a sfidare giochi più blasonati, il titolo soffre di alcune carenze che impattano notevolmente sull'esperienza generale. Al netto di alcuni problemi di ottimizzazione che creano dei bug grafici poco piacevoli da vedersi, le prime fasi del gioco sono piuttosto sbilanciate a causa di ricompense scarse che obbligano il giocatore a ripetere attività non troppo emozionanti. L'idea alla base è sicuramente brillante ma il sistema di combattimento datato e le animazioni ingessate purtroppo non riescono a far splendere il titolo di Systemic Reaction.
PRO
- Uno dei pochi roguelike con ambientazione aperta
- Vasta area di gioco con regioni diverse tra loro
CONTRO
- Trama lineare e poco emozionante
- Animazioni e IA non all'altezza per un titolo moderno
- Problemi grafici e di ottimizzazione piuttosto evidenti