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Recensione di The Elder Scrolls III: Bloodmoon

Lasciamoci guidare dalle osservazioni del nostro redattore, che ci porta per mano ad approfondire la conoscenza dell'ultima espansione di Morrowind, Bloodmoon

RECENSIONE di La Redazione   —   26/06/2003
The Elder Scrolls III: Morrowind
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Recensione di The Elder Scrolls III: Bloodmoon
Recensione di The Elder Scrolls III: Bloodmoon

Una seconda espansione anomala

Alzi la mano chi non ha mai sentito parlare di Morrowind.
E’ passato un anno da quando la Bethesda ha prodotto il terzo capitolo della sua gloriosa serie: “The Elder Scrolls” per PC e Xbox. Inutile negare che Morrowind fu per la comunità dei giocatori di RPG un autentico pilastro, un gioco da avere, giocare e apprezzare per la sua moltitudine di qualità.
Una di queste è la sua incredibile modularità che permette a chiunque di modificare o aggiungere qualsiasi cosa al mondo di Morrowind grazie all’editor incluso nel gioco: “The Elder Scrolls Construction Set”, TES per gli amici.
Più o meno 6 mesi fa usci la prima espansione ufficiale: Tribunal, questa fu un’espansione anomala poiché in pratica non era altro che un gigantesco modulo che si andava a innestare nel mondo di Morrowind, apportando però ben poche modifiche all’interfaccia e soprattutto al motore grafico e sonoro che regolava il gioco.

Recensione di The Elder Scrolls III: Bloodmoon
Recensione di The Elder Scrolls III: Bloodmoon

Una seconda espansione anomala

Ora, a 6 mesi da Tribunal e ad un’anno da Morrowind, la Bethesda ha deciso di proporre agli appassionati del titolo originale la seconda espansione ufficiale: “The Elder Scroll III: Bloodmoon”; tecnicamente è come installare un enorme modulo d’espansione (*.esm) di circa 120Mb.
Bloodmoon inoltre porterà la versione del gioco alla 1.5.1629 che comprende tutte le innovazioni aggiunte in Tribunal, che quindi saranno presenti nel gioco anche senza l’installazione di quest’ultimo.
Come dicevamo, all’inizio il sistema rileva Bloodmoon come un modulo di espansione e lo carica esattamente come qualsiasi altro modulo. Caricando un vecchio save-game, il gioco automaticamente convertirà le vecchie quest adattandole al nuovo mega modulo installato. Purtroppo ho rilevato alcuni problemi di compatibilità dei vecchi moduli utilizzati precedentemente a Bloodmoon, questa incompatibilità è sistemica, tanto che nel forum ufficiale di Bloodmoon sono comparsi numerosi thread che chiedevano una lista di compatibilità fra i moduli amatoriali già presenti e Bloodmoon.

Recensione di The Elder Scrolls III: Bloodmoon
Recensione di The Elder Scrolls III: Bloodmoon

Una seconda espansione anomala

Per evitare problemi di sorta ho deciso di giocare Bloodmoon utilizzando una configurazione liscia: Morrowind, Bloodmoon e naturalmente l’immancabile “Morrowind ITP – Versione Finale.esp”.
Con questa configurazione non ho avuto problemi di sorta, anzi, il modulo di localizzazione dell’ITP si è adattato perfettamente alla nuova espansione, presentando tradotto tutto quello che è proprio di Morrowind (interfaccia, descrizioni degli oggetti, dialoghi ecc.), lasciando in inglese solo i dialoghi e i nomi degli oggetti e luoghi propri di Bloodmoon, in una sinergia che mi ha piacevolmente stupito.

Recensione di The Elder Scrolls III: Bloodmoon
Recensione di The Elder Scrolls III: Bloodmoon

Alieno in terra straniera

Bloodmoon fortunatamente non presenta una modalità di accesso alla nuova area machiavellica e astrusa come Tribunal.
L’espansione si svolge esclusivamente in una nuova gigantesca isola chiamata Solstheim, a Nord-Ovest dell’isola di Morrowind, accessibile tranquillamente in qualsiasi momento dal porto di una nota cittadina costiera di Morrowind.
Ovviamente, essendo pensata come un’espansione per giocatori di un certo livello, vi consiglio caldamente di accedervi unicamente con un personaggio già forte, con un sacco di punti energia e in grado di picchiare molto duro.
Arrivati a Solstheim, il primo segno di civiltà sarà Fort Frostmoth, un avamposto della legione Imperiale nella ghiacciata e inospitale terra di Solstheim. Da qui partiranno le vostre nuove avventure in tre filoni narrativi differenti, senza contare le decine di quest occasionali che vi capiteranno per le mani.
La quest principale (main quest) si snoderà lungo tutti i luoghi di Solstheim, portandovi lungo un esaltante percorso narrativo a conoscere la religione, gli usi e i costumi delle genti del nord, oltre che incontrare il proprio destino narrato in un’antica profezia della luna rossa. Lo stato culturale delle genti del nord pesca a piene mani nella mitologia nordica classica, riproponendo in chiave nuova concetti già noti leggendo libri di mitologia o semplicemente leggendo oppure affittando il “13th guerriero”.
A volte vi sentirete proprio come il personaggio di quel romanzo/film, un alieno in una terra aliena di incontenibile bellezza, ma di letale pericolosità.

Recensione di The Elder Scrolls III: Bloodmoon
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Alieno in terra straniera

Le quest sono molto ben strutturate, avviandosi in maniera abbastanza classica vi sorprenderanno per colpi di scena e continui ribaltamenti nelle situazioni. Alcune quest mi hanno ricordato molto Ultima IX, mentre altre sembrano prendere spunto dai romanzi della Rowling e soprattutto dall’ultimo “Harry Potter e il calice di fuoco”.
Le quest vi porteranno ad avere una propria abitazione o a condurre una propria attività commerciale, ma di più non vi dico per non rovinarvi la sorpresa.
Uno dei filoni narrativi più ricorrenti in Bloodmoon è quello dei lupi mannari (werevolves), vero filo conduttore dell’espansione a cui si deve il titolo e la meravigliosa luna rossa che si staglierà nelle notti serene sopra di voi.
La Bethesda vi darà la possibilità di diventare voi stessi un lupo mannaro, con tutto ciò che questo comporterà per voi. Diventare un lupo mannaro infatti dipende dall’infezione di un virus che, preso durante il combattimento con un lupo mannaro, comporta la graduale ma inesorabile trasformazione in bestia.
Non vi dirò se è previsto un rimedio all’infezione, starà a voi decidere in una delle scelte forse più sofferte e meditate dell’intera saga di Morrowind.

Recensione di The Elder Scrolls III: Bloodmoon
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Una nuova terra piena di opportunità…

Parlando di ambientazione, essa può piacere o meno, personalmente adoro le ambientazioni nordiche alla Icewind Dale e ho trovato Bloodmoon stupendo per come è stata disegnata l’isola di Solstheim.
Si passa senza soluzione di continuità da lande ghiacciate a profonde foreste innevate, da picchi inaccessibili bianchi e pericolosi a banchine di ghiaccio puro. Camminando su un lago ghiacciato si potrete sentire il sottile strato di ghiaccio sotto di voi scricchiolare in maniera sinistra, scivolerete se vi inerpicherete su un iceberg, sarete assolutamente accecati dalle bufere di neve che vi si scateneranno intorno.
La fauna sarà decisamente numerosa e incattivita. Sembrerà che ogni centimetro quadrato di Solstheim sia zeppo di nemici agguerriti. Si può letteralmente dire che vi dovrete sudare ogni metro di strada e quando sarete avanti nel gioco, l’intera isola sarà costellata dai cadaveri che vi lascerete alle spalle.

Recensione di The Elder Scrolls III: Bloodmoon
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Una nuova terra piena di opportunità…

In Bloodmoon non vi è (fortunatamente!) il respawn dei mostri e, anche se irrealistico, i vostri trofei di caccia rimarranno a terra a imperitura memoria dei vostri combattimenti.
Vi dovrete confrontare con lupi, orsi, spriggan (una specie di creatura antropomorfa dei boschi) oltre che con mercenari, berseker e quant’altro.
Dal punto di vista della varietà degli avversari non c’è sicuramente da lamentarsi.
Parlando invece degli NPC, essi saranno relativamente pochi ma dotati di una caratterizzazione molto alta.
Gli NPC vi riconosceranno quando gli avrete dato modo di farvi conoscere e vi saranno riconoscenti nel caso gli farete un favore.
I dialoghi con gli NPC saranno quindi dinamici, sia quelli passivi (le parole che vi diranno quando gli passate vicino) che quelli attivi, durante una sessione di dialogo.

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Tutto bene?

Se non si fosse ancora capito ho molto apprezzato Bloodmoon, ma ahimè non è esente da difetti che potrebbero addirittura minarne la giocabilità.
Partiamo dalle quest, alcuni trigger nella loro struttura non scattano, impedendovi di andare avanti. Emblematico è il caso di una quest che vi chiede di liberare una missionaria, dopo averla trovata e liberata non scatta il trigger che vi permetterà di concludere positivamente l’avventura.
Poco male in fondo è solo una quest secondaria, peccato che questo mi è successo anche con una quest del filone principale, costringendomi a ricaricare un vecchio save e rifare tutto da capo.
Per fortuna poi è andato tutto bene, ma comunque questo denota una certa superficialità nella fase di beta testing.
Dal punto di vista grafico, ci troviamo di fronte ad un ambientazione disegnata con assoluta maestria e dall’incantevole bellezza, a tratti rovinata da un rallentamento del motore grafico per il caricamento delle aree, che a volte dura interi secondi.
Questo alla lunga finisce per trasformare una sessione di gioco in un continuo tormento, considerato che a Solstheim non esiste alcun sistema di trasporto e dovrete correre parecchio, sia per raggiungere un luogo che per sfuggire a una schiere di belve arrabbiate.

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Tutto bene?

Mi chiedo se dopo un anno non si poteva fare di più per ottimizzare la gestione della memoria, magari ipotizzando un sistema graduale di caricamento delle texture che non comporti il blocco totale del gioco.
Inoltre Bloodmoon ogni tanto vi sbatterà senza preavviso al desktop, questo capiterà in maniera casuale, magari in tre ore di gioco andrà tutto liscio, poi vi ritroverete al desktop due volte in 20 minuti.
Tutti questi problemi sono stati rilevati da moltissimi utenti del forum ufficiale di Bloodmoon e la Bethesda ha dichiarato che una patch è in preparazione per migliorare la situazione. Purtroppo non si conoscono i tempi di realizzazione e comunque sarebbe bastata una fase di beta testing più precisa e puntuale per risolvere quanto meno il problema nei trigger delle quest.
In definitiva ricordatevi di salvare molto ma molto spesso in Bloodmoon.

Recensione di The Elder Scrolls III: Bloodmoon
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In conclusione

Lo ammetto, ho iniziato Bloodmoon con una certa sufficienza, non mi aspettavo molto ne dalle quest proposte ne dalla nuova ambientazione.
Quanto mi sbagliavo!
Bloodmoon arricchisce Morrowind di una nuova meravigliosa isola e di un notevole numero di quest interessanti, oltre ad un filone narrativo stimolante e appassionante.
Mi sono divertito parecchio giocandoci e la mia opinione più che positiva mi ha permesso di soprassedere ai difetti elencati, il che dimostra quanto gli aspetti positivi siano decisamente maggiori rispetto a quelli negativi.
Un’espansione che non può mancare sullo scaffale di ogni appassionato della saga The Elder Scrolls; per tutti gli altri, Bloodmoon potrebbe essere la scusa buona che vale l’acquisto del gioco originale.

Presentazione: 7
L’espansione è naturalmente in inglese, non sappiamo ancora nulla della confezione italiana o della presenza di una cartina cartacea della nuova isola, la versione USA è come al solito completa.

Grafica: 7,5
La stessa di Morrowind, purtroppo i gravi problemi nella gestione della memoria sono ora inaccettabili a un anno dall’uscita dell’originale. Dopo tutto questo tempo il motore di Morrowind dovrebbe girare liscio come l’olio, non bloccarsi a ogni piè sospinto.

Sonoro: 6
Stesso sonoro di Morrowind, due punti in meno poiché se in Morrowind erano già pochine e in Tribunal non hanno corretto il problema, in Bloodmoon era imperativo aggiungere almeno un paio di temi musicali in più.

Gameplay: 9
L’ambientazione è superlativa, le quest sono interessanti e stimolanti.
Moltissime possibilità vi si presenteranno di fronte, fra cui diventare un lupo mannaro. La giocabilità di Morrowind alla sua ennesima potenza.

Verdetto finale: 82
Peccato per i difetti, se la Bethesda avesse fatto più attenzione il voto sarebbe stato sicuramente più alto. D’altro canto non si può penalizzare un’espansione così ben fatta e strutturata che, per le sue qualità, vale da sola l’acquisto del gioco originale.

Gabriele "AarnaK" Dal Fiume


Silenzio e Ghiaccio

Guardo l’immensa landa ghiacciata che si stende sotto di me, camminare è difficile, non parliamo di correre.
Lo scricchiolio minaccioso del ghiaccio mi suggerisce che qui sotto deve esserci dell’acqua, spero solo di non ritrovarmi a combattere anche con una spaccatura della superfice!
Già, combattere, da quando sbarcai a Solstheim non ho fatto altro, terra inospitale questa: lupi, orsi, spriggan e quant’altro mi hanno sbarrato la strada, per non parlare degli altri orrori che non oso nemmeno pronunciare.
Ma nonostante questo, Solstheim è una terra che non si può evitare d’amare; il paesaggio, la popolazione, qui ho trovato un nome, una reputazione, un luogo da chiamare casa, non penso che lascerò quest’isola tanto presto e se lo farò, sarà con profondo rammarico e tristezza.
Un ululato lontano, non un ululato normale, ormai imparo a riconoscerlo, stanno arrivando, stanno venendo a prendermi, bene sono pronto, è ora di finire questa storia!