La serie Reigns è un ottimo esempio di un'idea stramba in grado di diventare un gioco che funziona bene, e il successo della serie dimostra come la sua semplicità possa declinarsi in maniere diverse, raccontando tante storie e mantenendosi comunque valida. Certo, giunti alla recensione di Reigns: Three Kingdoms, ovvero il quinto capitolo contando i vari spin-off, si comincia forse a sentire un po' di affaticamento strutturale, visto che l'esperienza di gioco è rimasta sostanzialmente la stessa, ma questo non toglie che rimanga un gioco piacevole e brillante anche in questo caso. Il titolo è stato lanciato come esclusiva Netflix, scaricabile gratuitamente dagli abbonati alla piattaforma, cosa che lo rende accessibile facilmente a una grande quantità di utenti. La variazione maggiore qui è costituita dall'ambientazione storica scelta, che reinterpreta in maniera decisamente libera il periodo dei Tre Regni della storia antica della Cina.
Partendo dall'insurrezione dei Turbanti Gialli, la storia di Reigns: Three Kingdoms (tutta scritta in italiano) ripercorre a grandi linee gli eventi principali del periodo, anche se lo fa in maniera totalmente originale, con la sua solita impostazione basata su quesiti secchi e due possibili risposte che determinano esiti diversi nella storia del protagonista, o meglio dei protagonisti.
Il tutto si inserisce su un substrato narrativo quasi fantascientifico, visto che ci troviamo ad interpretare personaggi storici del passato nei quali veniamo "incarnati" attraverso una sorta di simulazione tecnologica, cosa che spiega anche il meccanismo roguelike del gioco. In Reigns infatti si muore spesso, e questo rientra nel sistema di progressione stesso. Partiamo subito dopo da dove eravamo arrivati interpretando un altro personaggio collegato da qualche grado di parentela con il precedente, cercando ogni volta di durare più ma potendo, in questo modo, anche tentare ogni volta strade diverse puntando su atteggiamenti differenti.
Sfogliare la storia
Reigns: Three Kingdoms prosegue con la medesima struttura vista nell'originale, in Reigns: Her Majesty, Reigns: Game of Thrones e Reigns: Beyond. È essenzialmente un gioco di carte, ma questo concetto permea ogni aspetto del gameplay, al di là del sistema di combattimento strategico. La narrazione e gli elementi "gestionali" si sviluppano tutti sfogliando un lungo mazzo di carte che contengono ognuna un frammento di storia e pongono un quesito a cui è possibile rispondere in due maniere diverse: scartando verso destra o verso sinistra effettuiamo la nostra scelta, che porta a uno sviluppo e a conseguenze differenti. Ogni decisione influenza inoltre uno dei quattro parametri fondamentali visibili nella parte alta dello schermo: risorse per il popolo, carisma, capacità militari e intellettuali, i quali devono essere controllati e mantenuti all'interno di certi limiti per non incappare nella morte prematura del personaggio in corso e nella ripartenza con un altro.
Il bello di questo meccanismo roguelike è proprio il fatto di poter continuare a sperimentare approcci diversi tramite le scelte, attraverso le quali possiamo ogni volta costruire un personaggio differente, più impostato sul regime militare o più aperto verso il popolo, che non disdegna i festeggiamenti o maggiormente improntato su un rigore morale e filosofico. Ogni "vita" è un segmento del lungo percorso che ci porta ad attraversare tutto il periodo storico in questione, e ad ogni morte è possibile vedere una veloce sintesi di quanto siamo riusciti a raggiungere tra obiettivi e aree geografiche attraversate.
Un gioco di carte
L'altra fase fondamentale del gameplay è rappresentata dagli scontri, incentrati anch'essi sull'uso di carte. In questo caso, si tratta di selezionare quattro carte-personaggio dal mazzo che via via riusciamo a costruire con gli incontri che facciamo lungo il cammino e schierarle su un campo di battaglia, contrapposte a quelle dell'avversario. Il sistema di combattimento si basa sullo scontro diretto fra due carte contrapposte, ognuna delle quali dotata di punti vita, potenziale d'attacco ed eventuali abilità speciali, per cui diventa strategica non solo la possibilità di contare su carte potenti e varie (cosa che dipende comunque anche dal caso, visto che l'estrazione avviene in maniera random) ma anche la capacità di ruotarle al momento giusto, in modo da contrapporre ogni volta la carta più appropriata contro l'avversario che ci troviamo di fronte.
Il meccanismo è apparentemente semplice ma contiene una certa quantità di variabili, legate soprattutto alle abilità speciali e alle capacità di attacco differenziato di ogni unità: gli scontri si risolvono solitamente nel volgere di pochi minuti, chiedendo al giocatore semplicemente di ruotare la formazione delle quattro carte in modo da rivolgere quella che vogliamo utilizzare direttamente contro il mazzo dell'avversario, vedendo poi l'effetto che causa l'attacco automatico. Sebbene ci sia una certa profondità strategica, lo scontro viene deciso in gran parte dalla qualità delle carte schierate, vista la semplicità del meccanismo di base, cosa che lo rende moderatamente avvincente solo ai livelli più avanzati.
Minimalismo orientale
La caratterizzazione grafica di Reigns: Three Kingdoms è perfettamente in linea con quella dei suoi predecessori, impostata sul minimalismo estremo, o quasi. Il gioco è interamente composto di schermate semi-statiche, trattandosi a tutti gli effetti di una serie di pagine da sfogliare, inframmezzate da qualche breve animazione a presentare le nuove ambientazioni in cui si spostiamo di volta in volta. In linea di massima, si tratta di ritratti geometrici con piccole variazioni a presentare i numerosi personaggi con cui interagiamo: lo stile adottato è ormai diventato iconico per la serie e risulta sempre molto valido, ma in questo capitolo sono apprezzabili gli elementi mutuati dalle tradizioni cinesi, dagli ornamenti tipici agli abiti e le acconciature che richiamano in maniera convincente l'epoca dei Tre Regni, sempre in maniera fortemente stilizzata.
Conclusioni
Giunti tra una cosa e l'altra al quinto capitolo, la freschezza iniziale della serie si è un po' dissolta ma Reigns: Three Kingdoms rimane ancora un gioco molto godibile. Il merito va soprattutto alla sua particolare narrazione minimalista che fa il paio con la rappresentazione grafica e la messa in scena: rimane impressionante la sua capacità di raccontare una lunga storia che snoda anche tra eventi storici reali, semplicemente presentando singole scenette anche apparentemente scollegate tra loro e piuttosto ironiche. Prendere parte costantemente a questa narrazione, attraverso le continue scelte dicotomiche, rende tutto particolarmente coinvolgente e difficile da abbandonare, ed è questa la vera forza del gioco, a fronte di un sistema di combattimento a carte che può invece risultare un po' troppo rigido e meccanico.
PRO
- Ambientazione storica affascinante
- La narrazione con scelte costanti è sempre coinvolgente
- L'elemento roguelike consente di sperimentare nuovi percorsi
CONTRO
- Sistema di combattimento un po' meccanico e poco appassionante
- Dopo 4 giochi, la serie può risultare un po' ripetitiva