E così è venuto il momento di salutare She-Hulk ed entrare in una pausa medio-lunga da serie TV Marvel: se escludiamo i due episodi speciali (Licantropus, che è già uscito, e il Christmas Special dei Guardiani della Galassia in arrivo a Natale) dovremo aspettare la prossima primavera per tornare nel Marvel Cinematic Universe con la miniserie Secret Invasion. Negli ultimi mesi le serie Marvel Studios si sono susseguite su Disney+ praticamente una dopo l'altra, ma la qualità è stata incostante e il ramo televisivo ha cominciato a mostrare il fianco soprattutto a una certa ripetitività: in questo, senso la serie in nove episodi creata da Jessica Gao ha saputo intrattenerci, settimana dopo settimana, dimostrando che i supereroi in TV hanno ancora qualcosa da dire.
Vi avevamo parlato dei primi quattro episodi quando abbiamo avuto occasione di vederli in anteprima, ma adesso è il momento di tirare le somme sulla stagione. Questo significa che la nostra recensione del finale di stagione di She-Hulk: Attorney at Law potrebbe contenere alcuni spoiler per chi non l'ha ancora vista, dunque continuate a leggere a vostro rischio e pericolo.
Il finale di stagione
Partiamo dalla fine, che ci aiuterà a capire meglio quello che abbiamo visto in queste nove settimane. L'ottavo episodio - quello di Daredevil, per intenderci, ma ci torneremo dopo - ci era sembrato prendere la solita strada del climax quando Intelligencia scagliava il suo... attacco finale, diciamo così, ai danni di Jennifer, umiliandola davanti a tutti, fino a farle perdere il controllo sotto forma di She-Hulk. E infatti il finale di stagione si apre con un recap degli eventi - girato alla maniera dell'introduzione dello storico telefilm L'incredibile Hulk del '77 con tanto di filtro vintage - e una crisi che colpisce Jen a tutti i livelli. La storia sembrerebbe prendere quindi una piega abbastanza tradizionale, con gli amici di Jen che cercano di aiutarla a modo loro, mentre le sottotrame convergono tutte nello stesso luogo per l'inevitabile scazzottata finale da storia di supereroi...
...ma poi è tutto talmente banale, scontato e forzato che se ne rende conto persino Jen, la quale sfonda la quarta parete come non aveva mai fatto prima d'ora, spostandosi attraverso il menù di Disney+ nel nostro universo per confrontarsi direttamente col capoccia dei Marvel Studios.
Inutile dire che questa soluzione narrativa ci ha fatto sganasciare dalle risate. She-Hulk: Attorney at Law è stata davvero la serie TV più vicina all'opera originale di John Byrne - e alle interpretazioni più moderne di Dan Slott e Rainbow Rowell - rappresentando il personaggio nei suoi risvolti più assurdi ma anche più umani. Un fumetto sul piccolo schermo, in tutto e per tutto, che nel finale addirittura strafà, sferrando un colpo basso non solo alla cultura incel internettiana che ha tormentato questa produzione fin da prima che arrivasse in streaming, ma anche ai Marvel Studios stessi, rei di perseguire troppo spesso le stesse strade e gli stessi canovacci, e che in questo modo stanno finendo per banalizzare le proprie produzioni.
Il K.E.V.I.N. che appare in scena è letteralmente un'intelligenza artificiale, un algoritmo che scimmiotta il produttore esecutivo Kevin Feige e scrive le storie televisive e cinematografiche prendendo in considerazione le regole di mercato, i costi di produzione e il business in generale, ma è in questo modo si tarpano le ali agli autori, e la Jennifer Walters che riacquista la sua indipendenza come protagonista nel finale rappresenta le menti dietro la sua stessa serie.
È tutto molto meta e ce n'è per tutti, dai misogini che ce l'hanno con She-Hulk solo perché è una donna forte e indipendente - e la nostra società sfortunatamente ne è ancora piena, basti pensare al cyberbullismo e al revenge porn additati anche nella serie - agli showrunner senza scrupoli che riciclano idee banali usando il genere supereroistico come scusa. Poi si torna alla "realtà" con un finale frettoloso che chiede agli spettatori di sospendere l'incredulità ancora una volta per giustificare il cambio di passo, i cammeo dell'ultimo momento - tra cui uno davvero importantissimo che confermerebbe la lavorazione di un film ispirato a World War Hulk o Planet Hulk - e il lieto fine che richiama le commedie romantiche all'americana.
È un finale divertentissimo, che sposa alla perfezione l'atmosfera scanzonata che le registe Kat Coiro e Anu Valia sono riuscite a imporre fin dal primo episodio. Il fatto che la serie non sia passata per più mani oltre alle loro ha sicuramente contribuito a sostenere una certa coerenza di fondo in termini stilistici, visivi e narrativi, che il finale rispetta in tutto e per tutto.
Cosa ci è piaciuto e cosa no
Tirando le somme, abbiamo adorato She-Hulk: Attorney at Law per il modo in cui i Marvel Studios sono riusciti a portare sul grande schermo un'eroina tanto insolita, restando fedeli al personaggio, alle sue storie e alle caratteristiche che l'hanno diversificata da tanti altri personaggi, ma soprattutto dal cugino Hulk e dall'altro supereroe Marvel che sfonda la quarta parete, Deadpool. Le scazzottate si contano sulle dita di una mano in tutta la serie, e anche la rivalità con Titania, pur essendo stata adattata in modo molto fantasioso rispetto ai fumetti, ha tenuto botta per una manciata di episodi: era un rapporto difficile da costruire in pochi episodi - nelle storie a fumetti, è maturato nel corso di tanti anni e collane diverse - e la Gao ha preferito usare la rivale interpretata da Jameela Jamil per prendere in giro gli influencer.
Alla fin fine non ci ha pesato neppure l'assenza di un vero antagonista, perché ovviamente né lo squallido Josh né tanto meno l'Abominio di Tim Roth rientrano in quella categoria. She-Hulk: Attorney at Law è riuscita a concludersi senza ricorrere a un conflitto vero e proprio, e questo è solo un altro punto a favore di una serie che ha fatto di tutto per distanziarsi dai cliché.
Per assurdo, pur essendo un incrocio tra una rom-com e un legal drama, She-Hulk: Attorney at Law è stata la serie Fase 4 che più ha fatto world building e che maggiormente ha legato col Marvel Cinematic Universe. Moon Knight e Ms. Marvel, per esempio, fino a questo momento non hanno aggiunto veramente nulla di concreto al multiverso degli Avengers cinematografici. La serie, dal canto suo, ha spiegato una scena molto specifica di Shang Chi e la leggenda dei dieci anelli, ha chiarito che fine hanno fatto i famigerati Accordi di Sokovia dopo il Blip, ha spiegato la dinamica dietro Smart Hulk e introdotto suo figlio Skaar, e ha soprattutto riportato in scena l'amatissimo Daredevil di Netflix.
Spendiamo due parole su Daredevil. A noi è piaciuta parecchio questa incarnazione più leggera del personaggio, che continua a essere interpretato magistralmente da Charlie Cox e che mena ancora di brutto mischiando acrobazie circensi e arti marziali. Non è per nulla distante dai fumetti - in cui Matt Murdock è un po' meno cupo rispetto alla serie TV - e prosegue in maniera sensata il finale della terza stagione su Netflix, in cui Matt si toglieva un po' di pesi dalle spalle e ricominciava la vita con maggior serenità. Se la relazione più o meno seria paventata nel finale di She-Hulk: Attorney at Law proseguirà lo sapremo probabilmente quando Daredevil: Born Again arriverà su Disney+ nel 2024, ma a questo punto almeno un cammeo ci sembra quantomai scontato.
Naturalmente She-Hulk: Attorney at Law non è una serie perfetta - arranca un po' nel mezzo con un paio di episodi meno ispirati - come non lo è la sua protagonista, che forse è irresistitibile proprio per questo e che la bravissima Tatiana Maslany ha letteralmente fatto sua. E infatti non è un caso che i Marvel Studios a un certo punto abbiano investito tantissimo sulla sua espressività in computer grafica: rispetto ai primi trailer si sono fatti passi da gigante, ma non sono bastati a mantenere una qualità costante come nei film cinematografici. In alcune scene si notano i movimenti innaturali e sgraziati del modello in computer grafica, e in generale si capisce a vista quando l'episodio cerca di risparmiare sul budget con qualche accorgimento tecnico o narrativo che costringe Jen a restare sé stessa invece che a trasformarsi. E lo stesso discorso si potrebbe fare per le brevi comparsate di Hulk o Abominio dal secondo episodio in poi, specialmente nel finale dove appaiono molto meno definiti e realistici.
È un po' difficile essere indulgenti su questo piano. Stiamo parlando di una serie in cui la protagonista è letteralmente l'alter ego in computer grafica di un essere umano, e se uno degli escamotage narrativi vuole più spesso She-Hulk di Jen, forse ci si sarebbe aspettata una maggior qualità in questo senso.
Un altro problema che abbiamo riscontrato riguarda il cast, azzeccatissimo ma poco sfruttato. A conti fatti, la Mallory Book di Renée Elise Goldsberry ha fatto pochino, e ci aspettavamo una maggior presenza considerando la piega che prende il suo personaggio nei fumetti. Nell'ultimo episodio, per dire, ha letteralmente una scena soltanto. Più determinanti Pug e Nikki, ma la serie non ha avuto il tempo di approfondirli o caratterizzarli meglio: sebbene siano state apprezzabili le loro sottotrame individuali in alcuni episodi, avremmo preferito forse una narrazione più corale e un maggior numero di casi da tribunale, dove in realtà di tempo non se n'è passato poi così tanto.
Non è chiaro, a questo punto, se ci sarà una stagione 2 di She-Hulk: Attorney at Law. Nel finale, K.E.V.I.N. lascia intendere che non ci siano film all'orizzonte in cui compaia la protagonista della serie, ma potrebbe anche essere una menzogna e onestamente dubitiamo che Jen possa scomparire così silenziosamente dalla scena e non fare capolino in futuro. Sarebbe un vero peccato e significherebbe darla vinta agli hater che hanno inquinato Internet per settimane, gli stessi hater che la serie ha schernito e mortificato per settimane. Che senso avrebbe?
Conclusioni
Multiplayer.it
8.0
Era facilissimo sbagliare un soggetto come She-Hulk: Attorney at Law, ma Jessica Gao e il suo entourage sono riuscite in un piccolo miracolo: la serie non pretende di raccontare chissà quale storia filosofica, e il sottotesto femminista è abbastanza esplicito, ma è TV d'intrattenimento che funziona grazie anche alla durata contenuta di ogni episodio, che racconta un piccolo spaccato del Marvel Cinematic Universe e che più si avvicina all'idea di un fumetto in carne e ossa. Per i fan del personaggio creato da Stan Lee nel lontano 1980 è un sogno che si avvera, e per gli appassionati del Marvel Cinematic Universe è un altro validissimo tassello da aggiungere al mosaico dopo Avengers: Endgame.
PRO
- Il finale di stagione è brillante, originale e spassoso
- È un fumetto in carne e ossa che trabocca di riferimenti, citazioni e comparse
CONTRO
- Computer grafica migliorabile
- I comprimari avrebbero meritato più tempo