Shenmue I & II rappresenta la concretizzazione di un desiderio a lungo accarezzato da tanti videogiocatori della vecchia guardia, quelli che hanno avuto modo di provare l'esperienza creata da Yu Suzuki su Dreamcast, diciotto anni or sono, e ne conservano ancora uno splendido ricordo. Allo stesso tempo, tuttavia, non è affatto un prodotto facile da valutare, se consideriamo che ha rappresentato il punto di partenza per un'evoluzione degli action adventure che da allora non si è mai fermata, trasformando letteralmente il genere e ridefinendone le meccaniche. Shenmue è stato un progetto estremamente ambizioso per l'epoca, un gioco capace di introdurre concetti, elementi strutturali e soluzioni tecniche all'avanguardia, spremendo al massimo l'hardware della console SEGA: un vero e proprio prototipo per gli open world moderni, con uno scenario liberamente esplorabile ma soprattutto vivo e pulsante, con i suoi personaggi, i negozi, i ristoranti e le attività collaterali.
Alcune di queste idee risulteranno senz'altro familiari ai fan di Yakuza, vedi le sale giochi con la possibilità di provare classici come Hang-On, Space Harrier e Out-Run; ma l'opera di Toshihiro Nagoshi è caratterizzata da intenzioni diverse rispetto alla filosofia di Suzuki, che intendeva impiegare le migliori tecnologie per dar vita a un'avventura piena di sfaccettature realistiche e concrete, volutamente lenta e riflessiva nelle fasi iniziali. Nell'originale Shenmue bisognava infatti fare a meno della mappa, guardando cartelli stradali e chiedendo informazioni ai passanti per sapere come raggiungere determinati luoghi; oppure impiegare il tempo andando in giro, scoprendo segreti o allenandosi nell'attesa che si facesse una certa ora per poter accedere a specifiche situazioni. Caratteristiche che nel 2000 potevano contare sul solido supporto di un comparto tecnico e artistico di straordinaria fattura, ma che oggi risultano oltremodo antiquate e non vantano il medesimo fascino.
Storia e struttura
Il protagonista di Shenmue I , Ryo Hazuki, è un giovane esperto di jujitsu che assiste suo malgrado all'uccisione del padre per mano di un letale combattente cinese, Lan Di. Impossessatosi di un misterioso specchio, l'assassino fugge senza lasciare traccia, ma Ryo promette a se stesso di ritrovarlo e di fargliela pagare. Per portare a termine questa missione il ragazzo dovrà condurre una serie di indagini nei vari distretti della sua città, Yokosuka, fino a trovare una traccia che lo conduca a Lan Di e procurarsi dunque un biglietto per Hong Kong, scenario in cui si svolge il secondo capitolo. Yu Suzuki, del resto, ha sempre concepito la sua opera come un tutt'uno: è per questo motivo che i fan del franchise hanno reagito con tanto entusiasmo all'annuncio di Shenmue III, che finalmente darà un seguito alla storia.
C'è insomma un filo che lega in maniera indissolubile i due titoli inclusi in questa remaster, separati originariamente da una lavorazione lunga circa due anni e inevitabilmente diversi sotto alcuni aspetti, con Shenmue II a recitare la parte della produzione più rifinita, smussata in alcuni spigoli (vedi le mappe e la possibilità, pur limitata a determinate circostanze, di far scorrere velocemente il tempo), dotata di un ritmo più sostenuto e di un fascino diverso. Rispetto al primo capitolo la mappa è infatti più ampia, gli scenari urbani aggiungono dettaglio e possibilità all'esplorazione, alcune inquadrature risultano molto evocative e anche sul piano narrativo c'è spazio per sottotrame di valore. La formula rimane praticamente inalterata, così come il blocchetto degli appunti che Ryo porta sempre con sé e su cui annota ogni nuovo evento: un aiuto prezioso per ricordare in qualsiasi momento chi stiamo cercando e dove trovarlo. E se proprio non abbiamo i soldi per una mappa del quartiere, potremo sempre chiedere indicazioni ai passanti e fare attenzione ai cartelli, come già detto.
Gameplay e missioni
L'accuratezza storica di Shenmue viene ancora oggi ricordata come un qualcosa di maniacale, basti considerare che Yu Suzuki ha utilizzato un registro meteorologico per riprodurre in maniera fedele le condizioni climatiche dei giorni in cui si svolgeva l'avventura. Dal punto di vista del gameplay, tuttavia, ci troviamo di fronte a meccanismi discretamente lineari, in cui bisogna trovare determinati luoghi o persone, interagire con essi e passare alla traccia successiva. Chiaramente non è tanto il raggiungimento della meta quanto il viaggio a rappresentare la parte più affascinante dell'esperienza, ed è in quest'ottica che si colloca l'ampia libertà d'azione che entrambi gli episodi concedono, invitandoci a curiosare ovunque alla ricerca di segreti e collezionabili, oppure a cimentarci con le attività collaterali disponibili nel corso della campagna.
Delle sale giochi abbiamo già parlato, ma vale la pena di menzionare anche i lavori che Ryo potrà svolgere per racimolare il denaro necessario per finanziare la propria spedizione, in particolare l'iconico ruolo di addetto alla movimentazione di pesanti casse alla guida di un muletto. Sì, lo stesso muletto che dovremo spingere al massimo per vincere le tradizionali gare di velocità con i colleghi. Ci sono poi i quick time event, che caratterizzano sequenze veloci e coinvolgenti e in cui ci viene chiesto di agire sui pulsanti giusti non appena compaiono sullo schermo, pena il fallimento; e infine i combattimenti, che si pongono quasi come una porzione a sé stante dell'esperienza. Durante gli scontri, Ryo potrà impiegare le tante mosse di jujitsu apprese durante gli allenamenti o insegnategli da qualche amico o maestro di arti marziali, effettuando combinazioni del tutto simili a quelle di Virtua Fighter, picchiaduro a cui Shenmue si ispira in modo chiaro per quanto concerne il combat system.
Trofei PlayStation 4
Shenmue e Shenmue II includono rispettivamente ventinove e ventotto Trofei, nell'ottica di un sistema di achievement che rappresenta una delle novità della remaster. La maggior parte delle sfide è legata alla semplice progressione all'interno della storia, ma non mancano Trofei ottenibili sconfiggendo un certo numero di avversari, raccogliendo determinati collezionabili e dedicando un po' di tempo a situazioni collaterali rispetto alla trama principale.
Una buona remaster?
Veniamo quindi al nocciolo della questione, ovverosia la natura stessa di Shenmue I . Non c'è alcun dubbio che la serie di Yu Suzuki sia stata straordinaria per l'epoca e abbia avuto un ruolo fondamentale nell'evoluzione strutturale e tecnica dei videogame così come li conosciamo oggi, dunque a maggior ragione troviamo fosse necessario valorizzarla in modo differente che con un semplice aumento della risoluzione; perché alla fine dei conti è questo che i ragazzi di d3t hanno fatto. Non mettiamo in dubbio la difficoltà di prendere il codice originale e farlo girare su macchine completamente diverse diciotto anni dopo, con tutti i test del caso, ma ci sono remake brillanti che non hanno nulla a che vedere con gli originali (Crash Bandicoot: N. Sane Trilogy, rifatto da zero) e altri che vantano asset completamente differenti (Yakuza Kiwami), oltre a una serie di ottimizzazioni. Qui, spiace dirlo, si è scelta la strada meno tortuosa, anche a fronte di situazioni francamente impresentabili, come possono essere le cutscene di Shenmue II che, nonostante l'aspect ratio di 16:9, vengono riprodotte con bande nere sopra e ai lati.
È apprezzabile che i dialoghi campionati (a basso bitrate) siano coerenti con le edizioni più complete, e che dunque sia presente il doppiaggio sia in inglese che in giapponese per entrambi gli episodi, ma un semplice texture pack avrebbe potuto rendere più attuale la grafica, al netto di modelli poligonali spigolosi e spesso animati in maniera essenziale. Bene la possibilità di salvare la partita in qualsiasi momento (trasportando eventualmente i progressi da un gioco all'altro) anziché dover attendere ogni volta di rientrare alla base, ma il blocco a 30 frame al secondo, per quanto motivato da ragioni tecniche difficilmente aggirabili, non fa che aggiungere limiti a una grafica che sente tutto il peso dei suoi anni; tanto che, attivando l'opzione per visualizzare la risoluzione originale, non si nota chissà quale differenza in termini di impatto visivo. E i controlli? A quanto pare i fantomatici miglioramenti promessi rispetto allo stile "carro armato" originale non consistevano che nel supporto agli stick analogici, peraltro poco affidabili durante i QTE.
Conclusioni
Shenmue e Shenmue II sono stati titoli rivoluzionari per l'epoca, uno straordinario mix di creatività, talento, ambizione e risorse che ha posto le basi per l'evoluzione di un genere oggi particolarmente popolare. Giocare con la loro remaster, diciotto anni dopo, rappresenta dunque un impegnativo viaggio nel passato: come affrontarlo dipende solo da voi e dalla vostra sensibilità. SEGA avrebbe potuto valutare strade alternative per valorizzare il progetto, la migliore delle quali sarebbe stato un remake alla Yakuza Kiwami, ma forse non c'era il tempo di farlo prima che uscisse Shenmue III, o forse non c'era la voglia di investire più di tanto in quella che a un occhio cinico non potrà che apparire come una mera operazione commerciale, con la consapevolezza di quanto tale definizione sia controversa e spesso abusata.
PRO
- Indubbio valore nostalgico
- Struttura consistente, qualche nuova feature
- Alcune sequenze colpiscono ancora oggi...
CONTRO
- ...ma il gioco sente tutto il peso dei suoi anni
- Remaster svogliata