Sherlock Holmes ritorna, dopo anni, al centro dell'attenzione del mondo videoludico grazie alle allenate mani di Frogwares, reduce da The Sinking City. La compagnia ucraina ci ha finalmente permesso - dopo due provati che ci avevano incuriosito - di mettere le mani sulla versione completa del proprio gioco investigativo.
Ecco la nostra recensione di Sherlock Holmes Chapter One, che per l'occasione abbiamo giocato in versione PS5.
Cordona
Come molti già sapranno, Frogwares non si è mai troppo preoccupata di creare una continuità tra un capitolo di Sherlock Holmes e il successivo, preferendo spesso dare un colpo di spugna e ripartire da capo con un "nuovo" personaggio, ovviamente sempre basato sul celebre investigatore dei romanzi. In Sherlock Holmes Chapter One, gli sviluppatori hanno deciso di calcare ancora di più la mano con l'originalità, andando nel più remoto passato del (sarà) detective.
Quello che controlleremo è un ragazzo che, pur se abile deduttore, è ben lontano dall'essere l'investigatore privato che tutti conosciamo. Sherlock è solo un giovane uomo che soffre per la perdita della madre, avvenuta dieci anni prima, ma mai superata. Per cercare un senso di conclusione, il nostro ritorna a Cordona, che è stata per qualche tempo la sua casa e dove la madre ha incontrato la propria fine.
Una volta giunto, però, si rende conto che qualcosa non torna. I suoi ricordi parlano di una morte causata da consunzione, ma alcune informazioni che andrà a scoprire sembrano puntare in una direzione molto differente. Il primo grande caso di Sherlock Holmes - secondo la narrativa di Frogwares, chiaramente - diventa quindi il caso della morte di Violet Holmes.
Sherlock e Jon
La ricerca di indizi ci riporterà alla magione degli Holmes a Cordona, da tempo abbandonata ma ancora carica di ricordi che il giovane Sherlock sembra aver chiuso in profondità dentro di sé. L'indagine avverrà quindi nel mondo esterno tanto quanto nella mente del detective. Il viaggio ideato da Frogwares è ovviamente investigativo, ma - a differenza dei precedenti Sherlock Holmes e anche di The Sinking City - la storia di Chapter One ha un taglio molto più emotivo e umano.
L'avventura di Cordona ci mostra uno Sherlock ossessionato dalla verità, dai fatti, dall'astensione alle emozioni. Questi elementi non ci vengono presentati in quanto scontate caratteristiche dell'uomo che sarà, ma come risposta al mistero della madre che - anche se inconsciamente - lo ha chiaramente turbato nel profondo per anni e che il ragazzo cerca di combattere con il proprio giuramento alla ricerca empirica.
Sherry non sarà da solo ad affrontare i traumi, ma avrà al proprio fianco Jon che, come viene confermato sin dall'inizio dell'avventura, è un amico immaginario, "nato" durante l'infanzia. È un compagno di avventure, di misfatti e indagini, ma è anche una sorta di fratello, ruolo che Mycroft non ha mai realmente ricoperto, in quanto costretto a recitare la figura di padre.
È proprio il rapporto tra Sherlock e Jon a essere al centro del gioco. L'amico immaginario è presente in ogni evento, che sia un ricordo del passato o uno dei casi che affronteremo a Cordona. Jon commenta ogni scena, alle volte in modo drammatico ma più spesso con un taglio comico, e fa da secondo a Sherlock nei suoi ragionamenti. Si tratta di una figura ben realizzata e ben sfruttata, sicuramente la migliore idea di Frogwares (tranne quando sbagliamo qualcosa nelle indagini e Jon ripete continuamente la stessa frase per dirci che non stiamo facendo la cosa giusta).
Un ottima idea, però, che rischia di non avere tutto il tempo per rifulgere. La trama principale è alquanto risicata, composta da sole cinque missioni obbligatorie (di cui una è un prologo/tutorial, irrilevante per la trama complessiva) che si spalmeranno su una decina di ore. La storia dietro la morte della madre è inoltre molto più semplice di quanto ci si potrebbe immaginare inizialmente e non sarebbe stato spiacevole vedere qualche svolta aggiuntiva o qualche falsa pista. The Sinking City soffriva del problema opposto, proponendo una trama principale che si allungava un po' troppo, ma Chapter One esagera nella propria operazione di sottrazione, con un finale che arriva fin troppo improvvisamente.
Il grosso del tempo, parlando della pura trama principale, lo passeremo risolvendo casi che hanno poco o nulla a che fare con la morte della madre di Sherlock, ma che alla fine sbloccheranno qualche ricordo all'interno della villa. La storia della madre si evolve quindi in poche scene limitate e, arrivati alla conclusione, ci siamo sorpresi di aver già risolto il tutto e non ne siamo rimasti profondamente emozionati.
Missioni secondarie e open world
Fortunatamente, la trama principale non è l'unico contenuto del gioco, che supera abbondantemente le dieci ore base grazie a una serie di casi secondari e di "Storie di Cordona". Queste ultime sono missioni tendenzialmente molto brevi, piccole avventure in giro per la città durante le quali non dovremo nemmeno investigare, ma semplicemente girovagare alla ricerca di pochi indizi che permettano di scoprire qualcosa di particolare su Cordona, sulle sue tradizioni o su fatti personali dell'infanzia di Sherlock. Si tratta di intriganti frammenti narrativi, che richiedono uno sforzo minimo e ricompensano con piccole storielle piacevoli. I casi secondari, invece, variano enormemente in ampiezza e complessità ma seguono una struttura investigativa classica (che analizziamo poco sotto), con alcuni che riescono quasi a pareggiare con le missioni principali (a nostro parere più un demerito di queste ultime che un merito delle prime).
A chiudere il cerchio dei contenuti vi sono i collezionabili, una serie di oggetti d'arredo - come quadri, mobili, tappeti... - che serviranno a ridare alla varie parti della villa l'antico splendore e a sbloccare ricordi aggiuntivi. La maggior parte si ottengono semplicemente acquistandoli con i soldi guadagnati tramite i casi.
L'avventura di Chapter One è quindi soprattutto un grande viaggio nei ricordi di Sherlock, che fatica però a convincere a livello narrativo, con una trama principale troppo stringata e una serie di elementi secondari che aiutano solo in parte a rimpolpare l'offerta e a raccontare qualche dettaglio aggiuntivo sulla persona che sta dietro al detective. Riteniamo che Frogwares avrebbe potuto usare un po' del minutaggio degli eventi secondari per creare una storia principale più densa e intensa.
Il tutto inoltre è sparso in una struttura da open world/sandbox che - per propria natura - è frammentaria. Il problema è che questa mappa aperta, ancora una volta dopo The Sinking City, non ha uno scopo vero e proprio, se non essere un obbligo dei tempi moderni che pretendono ampi spazi nei quali muoversi liberamente senza però avere molto da fare. L'unico motivo per girare per la città, al di là degli spostamenti per passare da un luogo di indagine all'altro (fortunatamente accorciati dalla presenza di punti di viaggio rapido), è la ricerca delle già citate Storie di Cordona, che si sbloccano solo se si raggiungono i luoghi ad esse dedicati (e non segnalati in alcun modo).
Per il resto, la città è solo uno sfondo piacevole nel suo essere multiculturale. I distretti antichi, quelli portuali, le aree di origine veneziana, quelle ottomane e quelle inglesi si fondono in modo naturale: Cordona, isola fittizia del Mediterraneo, è molto più curata e studiata dal punto di vista storico (si parte sin dall'antica Roma) di quanto ci si potrebbe aspettare, e di quanto in realtà vi sia bisogno.
Indagini
Ovviamente Sherlock Holmes Chapter One non è solo trama ma è prima di tutto indagini. Il gameplay non sorprenderà particolarmente i giocatori che hanno provato le precedenti opere del team di sviluppo, The Sinking City in particolare.
Una sezione investigative classica è composta da varie fasi, a partire dalla ricerca degli indizi. All'interno degli ambienti dovremo controllare ogni elementi interagibile, anche con l'aiuto di un piccolo "sonar" che evidenza gli oggetti (e colora in giallo quelli che dobbiamo ancora analizzare). Potremo impostare vari livelli di difficoltà in totale libertà, scegliendo di avere sulla mappa un'icona che ci indica se abbiamo trovato tutti gli indizi, se abbiamo trovato quelli chiave o se ce ne mancano ancora molti. Al contrario, possiamo anche annullare totalmente le icone d'interazione (scelta che sconsigliamo caldamente) o anche solo impedire al gioco di avvertirci se abbiamo trovato tutti gli indizi. Questa libertà è molto positiva.
Una volta trovato ciò di cui abbiamo bisogno, possiamo fare domande ai sospettati o ai testimoni, presentando loro le nostre "prove" e ottenere informazioni aggiuntive (si può anche andare di forza bruta e selezionare ogni prova, a caso, fino a quando non si trova quella giusta). Si deve alle volte seguire orme o scie di sangue, usando una sorta di vista da detective, oppure fare domande ai passanti. Infine, si deve usare luoghi come il municipio o la stazione di polizia per accedere ad archivi, facendo ricerche secondo varie categorie. Il tutto, però, sempre selezionando la giusta prova (ci sono comunque delle icone che suggeriscono cosa deve essere usato e in che modo, quindi non sarà complesso). Sherlock Holmes Chapter One, in altre parole, prende alcune delle idee di The Sinking City, le amplia e le contestualizza per un gioco molto più investigativo di quello precedente.
Infine, gli indizi vanno collegati per creare una serie di punti chiave che ci permetteranno di accusare uno dei sospettati. A differenza di The Sinking City - dove gli avvenimenti erano sempre molto ovvio e dovevamo "solo" prendere una decisione morale, facendo alle volte anche qualcosa di profondamente illegale -, in Chapter One non sarà sempre ovvio chi sia il colpevole, almeno non fino a quando non l'avremo accusato e questo avrà confessato. Dovremo anche qui decidere se proporre una pena massima (anche la morte) o se suggerire la grazia. Purtroppo, sia risolvendo perfettamente il caso che sbagliando completamente, non vi saranno particolari conseguenze.
Sherlock continuerà il proprio percorso e, oltre a leggere la prima pagina del giornale (che funge da storico delle nostre imprese investigative), non vi saranno conseguenze di alcun tipo. È un peccato, in quanto si ha l'impressione che molto del proprio lavoro sia superfluo e, di nuovo, la struttura non lineare dell'open world non è sfruttata in alcun modo: questa avrebbe permesso d'inserire eventi o scenari differenti a seconda delle nostre scelte (un esempio banale: una folla inferocita davanti alla stazione di polizia in caso di arresto sbagliato era così complessa da inserire?).
Minigiochi
Chapter One propone anche una serie di mini-giochi. Potremo fare il piccolo chimico con alcuni indizi specifici, analizzando sostanze in una sorta di gioco matematico nel quale dovremo sommare, sottrarre e fondere tre diversi reagenti caratterizzati da un numero, per ottenere una formula finale specifica (banalissimo anche a difficoltà massima, ma se proprio non facesse per voi potrete saltarlo). Ci sarà poi un mini-gioco durante il quale dovremo origliare conversazioni e indovinare tra le varie chiacchiere quali sono quelle rilevanti per il caso e quali no: si tratta di un'idea "nuova" ma in realtà poco interessante.
Infine, vi saranno i combattimenti. In The Sinking City la sopravvivenza era un problema serio e spesso si doveva combattere contro mostri di vario tipo. Il sistema di sparo in terza persona era raffazzonato, ma a livello narrativo e in termini di ritmo aveva un proprio perché. In Sherlock Holmes Chapter One è un'aggiunta invece un po' forzata. Dovremo combattere in specifiche fasi di gioco, senza poterlo quasi mai evitare (a meno di non impostare il gioco per saltare completamente gli scontri), e non sarà mai un'esperienza divertente, soprattutto perché gli scontri tendono a durare molto più del necessario.
Al di là del risultato, l'idea è semplice: Sherlock ha una pistola con munizioni infinite e deve mettere fuori gioco tutti i nemici colpendo vari punti deboli non mortali, per poi avvicinarsi e metterli K.O. con un banale QTE. Le fasi di combattimento avvengono in arene colme di oggetti utili per causare stordimenti ai nemici, come tubature da cui far schizzare acqua bollente o lampade a olio da far esplodere. Si può anche uccidere senza remore (vi sono anche due trofei dedicati), ma narrativamente Sherlock è un pacifista e tutti i personaggi, Jon per primo, ci invogliano a non farlo.
Chiudiamo con un veloce commento tecnico. Sherlock Holmes Chapter One è un gioco AA, al pari dei predecessori. La necessità di creare un ampio open world, con un livello tecnico non incredibile ma comunque più che valido, ha causato vari problemi di ottimizzazione che hanno costretto al rimando delle versioni PS4 e Xbox One. La cosa non ci sorprende visto che anche su PS5 il gioco ha un frame a dir poco ballerino, mai fluido. Il 16 novembre dovrebbe arrivare una patch correttiva che limiti il problema, ma al momento della scrittura non è ancora disponibile e non sappiamo quindi che impatto avrà.
Conclusioni
Sherlock Holmes Chapter One raffina la formula di The Sinking City, proponendo un gioco più investigativo e vario, che probabilmente piacerà ai fan incalliti delle opere di Frogwares. La trama principale è però un po' debole e frettolosa, anche se i contenuti totali sono sorretti da varie vicende secondarie piacevoli. Jon è la figura più interessante e meglio realizzata dell'intero pacchetto e riesce a dare al gioco un tono fresco e piacevolmente allegro. Infine, dobbiamo purtroppo sottolineare che ancora una volta l'open world ideato da Frogwares è troppo vuoto e poco utile alla vicenda; causa inoltre vari problemi prestazionali che speriamo saranno corretti dalla prossima patch.
PRO
- Jon è una figura interessante e utile
- Cordona è una bella città
- Più investigativo di The Sinking City
CONTRO
- L'open world è perlopiù inutile
- La trama principale è sbrigativa
- Non ci sono conseguenze per le nostre azioni