Solitamente si è abituati a salvare le principesse, no? E allora sarà automatico avere un moto d'insofferenza quando la voce narrante ci svelerà la nostra missione, nuda e cruda: "uccidi la principessa". E non fare domande, possibilmente. Solo che di domande ce ne vengono a bizzeffe: ma perché? Cosa ha fatto la principessa? Di che natura è la minaccia che, a quanto pare, potrebbe distruggere il nostro mondo? Che poi, in che mondo ci troviamo? E come mai non dovrei farmi prima una bella chiacchierata con la ragazza misteriosa che dovrei uccidere?
Slay the Princess fa centro fin dal titolo, che si rivela un richiamo irresistibile per la curiosità di chi è abituato a vedere le cose andare in tutt'altro modo, non soltanto nei mondi videoludici. La scrittura di Black Tabby Games riesce a creare un'atmosfera deliziosamente meta, come visto in The Stanley Parable, e a risultare capace di tirar dentro il giocatore in una spirale di gioco da cui è difficile uscire. Sebbene le scelte dell'utente siano limitate alla selezione delle linee di dialogo nell'ambito di una rosa di opzioni disponibili, la natura labirintica ed enigmatica della trama di Slay the Princess fa sì che sia davvero difficile staccarsi dallo schermo, anche quando l'orrore grafico inizia a picchiare duro, tra sbudellamenti, denti che saltano via dal volto della nostra principessa e litri di sangue che macchiano i fondali disegnati a mano.
Scopriamo di più su questo racconto visivo horror fuori dagli schemi nella nostra recensione di Slay the Princess.
Niente domande
Esterno, notte. Ci troviamo in un bosco e udiamo una voce narrante. "Sali su per la collina, entra nel capanno e uccidi la principessa", dice. Ci sono tante opzioni a nostra disposizione: potremmo scegliere di seguire le indicazioni, prendere un pugnale e ammazzare la principessa senza tanti complimenti. Tempo per finire la partita: circa quattro minuti. Oppure potremmo entrare in una spirale infinita di domande ed evasive risposte da parte del narratore, questionando praticamente ogni cosa, dimostrando che siamo dei polemisti esperti e che no, vogliamo prima vederci chiaro nella faccenda, poi del da farsi ne riparliamo. Tempo per finire la partita: quasi tre ore.
Più che di "partite" dovremmo parlare di "capitoli": è questa la denominazione scelta da Black Tabby Games, a testimonianza del fatto che ogni ciclo della nostra avventura è, in realtà, collegato a quelli che lo precedono e a quelli che seguono. Come una ghirlanda. O forse una catena? Entrare nel mondo magistralmente disegnato in bianco e nero dal team - con abbondanti sprazzi (e spruzzi) di sangue, perché siamo pur sempre in un contesto horror - significa accettare di precipitare in una spirale di domande, misteri, e poi altre domande e altri misteri, il tutto talmente tanto intrigante da rendere complessa l'impresa di tornare alla vita reale, di sollevare le mani dal mouse che ci permette di esercitare il nostro potere più grande: quello di scegliere.
La profonda tana del Bianconiglio
Videogiochi come Slay the Princess possono illustrare perfettamente il potere delle scelte di dialogo lasciate al giocatore a coloro che, in maniera scettica, dubitano del reale valore ludico dei racconti visivi. Troppo poco gameplay - si sente dire - mentre l'incisività dell'elemento che connota e distingue i videogiochi rispetto ad altre forme d'arte e di intrattenimento, ossia l'interattività, viene spesso trascurata, non presa in adeguata considerazione.
Ecco, la prossima volta che vi troverete in una conversazione su questo tema potrete presentare come esempio brillante di racconto visivo proprio Slay the Princess. Se il suo schema è certamente tradizionale - dialogo, rosa di risposte, selezione della nostra preferita - il tutto risulta decisamente più conturbante della somma delle sue parti. Prendendo le mosse da questo genere tradizionale, radicato negli albori della storia del videogioco, Black Tabby Games dipana con maestria l'ordito di una trama che non sveleremo, neppure in minima parte, in questa recensione. Perché farlo vorrebbe dire alterare l'esperienza del giocatore, molto più di ciò che accadrebbe in altre occasioni.
Anche le minime variazioni nelle scelte fatte possono portare a svolte inaspettate e clamorose. La principessa è al centro di tutto: essere enigmatico e mutevole, persino le sue parole sono speciali, e vengono rappresentate con un font del tutto diverso rispetto a quello che riporta quanto pronunciato dagli altri personaggi. Siate pronti a tutto, perché tutto accadrà in questa storia apparentemente senza capo né coda, chimera inquietante e misteriosa. E poi, chi siamo noi? E perché il narratore vuole evitare a tutti i costi che riusciamo a guardarci in uno specchio?
Bianco, nero e rosso
La direzione artistica di Slay the Princess punta, a livello visivo, su uno stile tanto semplice quanto efficace: fondali e personaggi sembrano presi da un libro di fiabe disegnato a matita. Solo che il disegnatore ogni tanto impazzisce e butta giù una secchiata di sangue sul disegno. Le intrusioni del rosso indicano l'orrore che spazza via la fiaba, perché siamo qui per uccidere la principessa, mica per salvarla. In ogni caso, scenari e personaggi sono tratteggiati in maniera convincente e riconoscibile, con uno stile a tratti grezzo dotato di una personalità ben distinta.
È un peccato che, dal punto di vista del sonoro e del doppiaggio, non sempre Black Tabby Games sia riuscita a mantenersi all'altezza rispetto agli altri comparti di Slay the Princess. La qualità del doppiaggio varia significativamente a seconda dell'interprete, e alcuni problemi nel missaggio audio possono strappare il giocatore dall'incanto di questa finzione d'orrore. Slay the Princess non è, al momento, dotato di una traduzione dei testi in lingua italiana: lo abbiamo giocato in lingua inglese, e dato che il gioco è interamente basato sulla lettura di testi e sulla scelta di opzioni di dialogo lo consigliamo soltanto a chi ha una buona conoscenza della lingua.
Conclusioni
Uccidi la principessa. Oppure mettiti a fare un sacco di domande. Oppure stai zitto. Oppure guarda nello specchio di cui il narratore nega categoricamente l'esistenza. Slay the Princess si avvicina a The Stanley Parable nella sua capacità di rompere la quarta parete e scatenare riflessioni potenti nel giocatore, introducendolo in una spirale di gioco dalla quale è complicatissimo uscire. E, quando lo si farà, si sarà certamente molto cambiati. Privo di tradizionali spaventi, ma decisamente abbondante dal punto di vista dell'orrore grafico, Slay the Princess non esita a mettere in campo tutti gli strumenti del mestiere di un bravo scrittore: accattivante, brutale, mesmerizzante e talora respingente, ma sempre capace di riprenderci all'amo, la scrittura di Black Tabby Games è una delle migliori che abbiamo potuto apprezzare nel mondo videoludico in questo 2023.
PRO
- Una trama che ti trascina via con sé e non ti molla più
- Stile grafico semplice ma molto azzeccato
- Scrittura sempre stimolante e avvincente
- Sorprese costanti
CONTRO
- Doppiaggio e missaggio audio non sempre all'altezza