La storia e la mitologia sono Violenza
Spartan: Total Warrior è un inno tecnologico ed estetico alla violenza di massa “classica”, quella fatta di decine e decine di combattenti sul campo da guerra, di carneficina massiva e caotica nella quale furia cieca e tecnica ragionata devono andare a braccetto. La base tecnologica per rendere possibile questi scontri è un motore grafico pluriosannato, capace di muovere qualcosa come centosettanta combattenti su schermo allo stesso tempo, mantenendo sempre fluida l’azione senza rinunciare a un dettaglio e una pulizia delle texture di tutto rispetto. I combattenti, certo, sono abbastanza blocchettosi, e si muovono spesso con scarsissimo realismo, ma nel complesso il motore grafico mette in scena il caos in maniera più che ottima. Lo spirito estetico del gioco, dal canto suo, è peculiare. La tecnologia connota, muove, dona di immagini e suoni ambienti saturi di personaggi, dando vita a carneficine nelle quali il giocatore si muove brandendo spade, affondando lame e spazzando via ed eventualmente mutilando anche una mezza decina di nemici alla volta. Il gioca impersonando Lo Spartano: una sorta di campione eccellente, di idea platonica del combattente resa materiale e vivente, comandata dallo spirito di Ares, dio della guerra, per respingere l’attacco dei romani su Sparta e distruggerne l’Impero.
La storia e la mitologia sono Violenza
Alleato con Castore e Polluce, incarnazione vivente della superiorità bellica degli Spartani sui “cani romani”, Lo Spartano porta il giocatore all’interno di una struttura di gioco quasi interamente hack and slash, all’interno della quale trovano spazio sparute missioni action e qualche variazione sul tema. Così, gli scontri contro i romani si alterneranno alle sezioni in cui sarà necessario azionare dei barili di esplosivo per intrufolarsi negli accampamenti imperiali, liberando dei prigionieri e uccidendo le guardie evitando che queste suonino il gong d’allarme o trucidino gli inermi spartani appena liberati. Non mancano momenti in cui è possibile avere accesso a strumenti offensivi come delle balestre meccanizzate semovibili, sulle quali il giocatore monta per spazzare via orde di nemici con pochi colpi ben mirati. Altre volte, il giocatore dovrà assentarsi dalla lotta di massa per controllare determinate aree calde: proteggere un portone che separa gli assalitori dalla città, aiutare Leonida contro i suoi aggressori, azionare il meccanismo che precipita l’olio bollente sui nemici alle porte, sparare le catapulte contro il colosso meccanico con il quale i romani vogliono abbattere le mura di Sparta. Il tutto in un quadro nel quale una Medusa intrappolata in un congegno che ne incanala il potere pietrificante contro gli spartani convive con l’Idra, orde di non-morti armati di katana, esplosivi e svariati altri elementi figurativi. Il tutto è molto gradevole, ma se non fosse per un doppiaggio abbastanza ridicolo e per una trama fin troppo al grado zero, con i romani nazisti ante litteram e una progressione scontatissima, Spartan divertirebbe ancora di più. Per la commistione di stili e lo stile ludico ricorda God of War, con il quale, tuttavia, Spartan non riesce a condividere l’eleganza negli scontri, sacrificata in favore di una ben maggiore quantità di nemici da abbattere, né la coerenza estetica.
Set di base per carneficine massive
La carneficina rimane sempre il fulcro del gioco. Spartan getta davvero il giocatore nella mischia della lotta a sfondo storico, tra qualcosa come più di centocinquanta combattenti. In alcuni frangenti, come il momento in cui i due eserciti si affrontano sul campo libero correndo l’uno contro l’altro per poi impattare violentemente nello scontro, portano il giocatore a notevoli livelli di godimento videoludico. Nei panni dello Spartano, però, il giocatore rimane privilegiato: osserva gli scontri uno-ad-uno dei suoi commilitoni con sufficienza, perché può permettersi di colpire ben più di un nemico alla volta, muoversi molto più rapidamente e infliggere un livello di danni superiore agli spartani comuni. Solo Castore e Polluce, giganteschi compagni di lotta, possono avvicinarsi alla sua potenza. Il giocatore ha accesso a una vasta serie di colpi a propria disposizione, che includono parate e contrattacchi, capriole difensive e schivate, affondi di varia natura, e una serie di supercolpi accessibili a seconda della quantità di energia presente in una barra speciale, drammatizzati con sapienti ralenti e capaci di stendere nemici molto coriacei in un solo colpo o di abbattersi mortalmente su gruppi interi di nemici facendoli volare a pezzi a destra e a manca. Né lo Spartano si accontenta di una semplice spada: durante il gioco è possibile acquisire numerose altre armi, tra cui arco e frecce e upgrade di potenza come quelli offerti dalle Spade di Atena che verranno recuperate dalle mani dei Romani, rèi di averle sottratte precedentemente da Atene. La trama, punteggiata dagli inni verbali alla violenza di Ares, con la sua voce gutturale e minacciosa, spiegherà a spizzichi e bocconi la natura superomistica del nostro eroe. Tranciare via orde e orde di nemici romani è la missione principale, il fulcro dell’esperienza, una questione di resistenza: non è però questione di semplice button mashing. La componente strategica e tecnica si rivelerà cruciale nell’orientarsi in mezzo alle risse tridimensionali. Già a poche ore dall’inizio di gioco, Spartan: Total Warrior richiede che il giocatore sia capace di puntare e attaccare nemici diversi in modo diverso, spintonando questo con lo scudo e trafiggendo quello con la spada, abbattendo gli arcieri da lontano e aprendo le guardie dei coriacei centurioni, pregando ai pochi tempietti per recuperare l’energia una volta guadagnato il tempo per farlo senza essere attaccato alle spalle, alternandosi tra lotta insieme ai compagni e missioni specifiche.
La trama, punteggiata dagli inni verbali alla violenza di Ares, con la sua voce gutturale e minacciosa, spiegherà a spizzichi e bocconi la natura superomistica del nostro eroe. Tranciare via orde e orde di nemici romani è la missione principale, il fulcro dell’esperienza, una questione di resistenza
La questione tecnica e strategica è quello che distingue Spartan: Total Warrior da un totale button-smasher game, ma si rivela pure il suo limite. In un certo senso, Spartan vorrebbe avere una complessità di controllo notevole da applicare sulla massa di nemici, ma in realtà il controllo è eccessivamente complesso. Le combinazioni di colpi interessano spesso troppi tasti alla volta, e presentano una cattiva economia delle risorse del controller: sono spalmate sui tasti dorsali, orientate senza un ordine preciso, confondono il giocatore invece di far scomparire il controller dalle mani per pensare a come uscire vivi dagli scontri. Il controllo si rivela in questo senso lacunoso, limitando il potenziale di controllo e di eleganza che il gioco avrebbe potuto offrire e sacrificando la componente strategica a tutto favore di un effetto frustrazione nei livelli più impegnativi. Alcune sezioni, del resto, di corredo alla lotta ma non solo, si rivelano realizzate in maniera abbastanza superficiale, tradendo una certa inesperienza nell’affrontare il genere. Gli sporadici momenti di esplorazione sono lineari e superflui, costruiti solo per dare sostanza alla bella progressione narrativa. E alcuni scontri con i boss di fine livello sono realizzati molto male, lasciando il giocatore in balia di forze nemiche eccessive o non offrendo reali cambiamenti nello stile di gioco. In questo senso, Spartan non riesce a fare un netto salto di qualità, pur rimanendo un’ottima esperienza.
Spartan: Total Warrior è un hack and slash frenetico, violento, tecnicamente ottimo, realizzato con una miscela di ispirazioni storico-mitologiche e influenze fantasy-belliche che piacerà a molti giocatori stufi dei soliti universi visivi a comparti stagni e a tutti quelli ai quali God of War aveva aperto un appetito di grecità ludica senza saziarli del tutto. A questi ultimi dispiacerà però il fatto che Spartan rimane in una sorta di mezza via tra la totale carneficina e il combattimento tecnico ed elegante. Spartan ha un set di colpi disorientante e non perfettamente distribuito sul controller, il che danneggia il potenziale ludico dei combattimenti massivi che riesce a mettere in scena. Non mancano poi sezioni di corredo poco ispirate, e boss le cui meccaniche di sfida si rivelano non esaltanti. Ma chi saprà sorvolare su queste lacune troverà un gioco impegnativo e abbastanza longevo, imbevuto di una divertente vena mitologica e a tratti genuinamente esaltante.
- Pro:
- Realizzazione tecnica ottima
- Decine e decine di personaggi su schermo
- Estetica solenne ma divertente
- Carneficina spesso esaltante
- Contro:
- Controlli complicati
- Alcune sezioni non brillano proprio
- Livello narrativo poco incisivo
- Era meglio non doppiarlo che farlo così
Multipiattaforma
Spartan: Total Warriors è disponibile per PS2, Xbox e GameCube. Le versioni si dimostrano praticamente identiche, fatto salvo qualche caricamento in meno per la versione su GameCube e un livello di dettaglio e fluidità leggermente superiore nella versione che gira su Xbox.
Verrebbe da pensare che Spartan: Total Warrior sia una creatura nata dalla costola di Rome: Total War, il capolavoro strategico di Creative Assembly. Invece, Spartan non è un semplice spin-off della serie Total War, magari semplificato per il mercato console: appartiene a tutt’altro stile videoludico, quello degli hack’n slash. E se la distanza tra il war game strategico e il carnaio in tempo reale è enorme, neanche il tema estetico apparentemente comune accomuna fino in fondo i titoli, e non inganna a lungo. Spartan è infatti più un pastiche di stili, molto ludico e fumettoso, che un’accurata ricostruzione storica in stile Total War. Se Total War è quanto di più vicino esista alla vera storia giocabile, Spartan è piuttosto il libero vagare della fantasia nelle situazioni storiche e mitologiche più adatte a fare da cornice per combattimenti massivi e sanguinolenti. Il tutto all’interno di un filone ludico nel quale Spartan, pur molto godibile, non riesce ad eccellere. Nel suo DNA ci sono porzioni di codice che non eccellono, e a voler fare sul serio come gli spartani potrebbe venire in mente di gettarlo dalla rupe.