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Spellbreak, la recensione

Un altro battle royale si affaccia sul mercato: ha qualche possibilità di successo? Scopritelo nella nostra recensione di Spellbreak

RECENSIONE di Tommaso Valentini   —   06/09/2020
Spellbreak
Spellbreak
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Alzi la mano chi sentiva il bisogno di un nuovo battle royale. Ben pochi, come immaginavamo, e d'altra parte il problema della saturazione del mercato l'avevamo già affrontata qualche settimana fa con la recensione di Hyper Scape. Nemmeno Ubisoft, puntando tutto sulla stretta collaborazione con Twitch e mettendo in palio centinaia di migliaia di euro è riuscita a spostare i giocatori da Warzone e Fortnite, pur implementando tante e diverse novità in un gioco che, nonostante tutto, risultava fresco e piuttosto originale. Viene da chiedersi allora come faranno i ragazzi di Proletariat a compiere il miracolo, anche a fronte di una beta che non è riuscita né a lasciare il segno né a richiamare orde di giocatori sui propri server, tassello unico e fondamentale per sancire il successo di un gioco di massa come questo. Spellbreak ci prova comunque, approdando su tutte le piattaforme con un sistema di cross platform più cross save che potrebbe inizialmente rinfoltire la community e una tipologia di monetizzazione da free to play classica pronta ad attirare, si spera, più di qualche curioso. Non mancano comunque pacchetti da acquistare per avere un boost iniziale di gold ed oggetti estetici, con un esborso che va dai 50 euro per il Mage DLC fino ai 120 del bundle più completo. Spellbreak vale dunque il nostro tempo?

Dove nasce la magia

Spellbreak è un battle royale atipico e questa diversità la si denota immediatamente non appena si entra in partita. Al posto dei 100 giocatori consueti i server ne ospitano la metà, mantenendo tuttavia una mappa dalle dimensioni generose. Il tutto si traduce dunque in un sistema di gioco che raramente mette sotto pressione costante, cercando invece di distinguere bene i momenti di ricerca e potenziamento da quelli dove i combattimenti a suon di incantesimi e magia la fanno da padrone. Come il titolo lascia facilmente supporre, infatti, in Spellbreak le bocche da fuoco vengono sostituite da guanti magici, che tanto ci ricordano quello di Gully di Battle Chasers, e che ci permettono di lanciare fino a quattro incantesimi una volta indossati.

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In tutto abbiamo sei classi, legate ovviamente agli elementi dell'immaginario fantastico con abilità legate al ghiaccio, ai fulmini, al veleno, al fuoco e così via. Nel complesso quindi il gioco risulta vario anche se lascia piuttosto a desiderare sul bilanciamento, nonostante i tantissimi mesi di closed beta svoltisi prima del lancio. Se infatti le abilità da Piromante e Sangue freddo possano incutere timore, i danni che si riescono a generare con combinazioni di Geomanzia e Folgore sono di tutt'altra pasta. Prima di venir catapultati nel mondo di Spellbreak tuttavia, avrete la possibilità di scegliere il vostro guanto sinistro che, badate bene, non potrete più modificare per l'intera durata del match. Scegliere un guanto piuttosto che un'altro non è poi una scelta così banale perché oltre a darvi due incantesimi di partenza specifici vi permetterà altresì di acquisire dei bonus passivi una volta che salirete di livello in battaglia, fornendo vantaggi a seconda dello stile di gioco scelto.

In modo abbastanza unico Spellbreak vi permette di salire di livello sopravvivendo alle varie bolle di chiusura delle zone critiche, garantendovi bonus, potenziando le vostre magie e rendendovi generalmente più pericolosi. Visto che tuttavia il campo di battaglia è comune a tutti i giocatori lo stesso identico vantaggio sarà dato in pari misura a tutti i lancia incantesimi ancora in vita, per una feature che tende ad abbassare rapidamente il time to kill mano a mano che la partita procede. La skill quindi conta fino a un certo punto e la fortuna, come ogni battle royale che si rispetti, ha il suo ruolo fondamentale. Oltre ai guanti nelle casse sparse per il gioco potrete trovare cinture, pozioni e amuleti per gonfiarvi le statistiche di salute, mana e armatura ma anche abilità extra che, esattamente come gli hack di Hyper Scape vi permetteranno di diventare invisibili, individuare i nemici dietro i muri e molto molto altro. Più ci si potenzia e più si accumula agilità e possibilità di spostarsi velocemente per la mappa di gioco fino a diventare dei bersagli difficilissimi da colpire e potendo dare così vita a spettacolari duelli aerei.

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Avada kedavra!

Il sistema di lancio delle magie è senza fronzoli e svolge discretamente bene il suo lavoro se non fosse che le magie stesse vanno a creare una confusione totale a schermo quando più incantatori si scontrano in gioco rendendo complesso scorgere gli altri giocatori e in sostanza riducendo quasi a zero la leggibilità dell'azione, una situazione scomoda e sgradevole quando basteranno davvero due incantesimi di quelli giusti messi a segno per mettervi fuori gioco. Si cerca allora di giocare di astuzia e sfruttare l'ambiente per evitare di creare questo genere di situazioni ma così facendo ci si perde anche gran parte del divertimento per un'alchimia che non ci ha esattamente soddisfatti. È un peccato che il gioco non restituisca un feedback più piacevole perché la particolarità di poter combinare incantesimi tra loro per creare effetti ancor più devastanti o cercare di contrattaccare con l'elemento opposto al momento giusto erano meccaniche che potevano regalare più soddisfazione se curate maggiormente.

Anche con le ricompense e con le modalità di gioco siamo lontani dall'eccellenza a causa di scarsissima originalità, con il rischio di stufare i novelli apprendisti già dopo pochissime sessioni di gioco. Particolarmente piacevole invece lo stile grafico, in un mix riuscito tra Fortnite e Dauntless con un cel-shading non esageratamente marcato ma capace comunque di donare un aspetto cartoon che gratifica la vista. Uno spreco allora legare indissolubilmente le decorazioni e le personalizzazioni ai modelli dei vari maghi, piuttosto che gestirli come skin estetiche consuete; che senso ha farci scegliere il personaggio inizialmente se poi per selezionare gli abiti più rari dobbiamo piegarci a sostituire completamente il nostro eroe? Un pressapochismo che si trascina anche nelle, scarse, ricompense di fine missione, che vi costringeranno a giocare per parecchio tempo prima di potervi comprare qualsivoglia oggetto dal negozio giornaliero. Nel caso in cui vogliate spendere del denaro sonante sappiate poi che su Epic Store i prezzi sono più bassi e visto il cross progress vi suggeriamo di scaricare il client PC nel caso decideste di prendere i bundle iniziali.

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Conclusioni

Versione testata PC Windows
Digital Delivery Epic Games Store, PlayStation Store, Xbox Store, Nintendo eShop
Multiplayer.it
6.5
Lettori (21)
7.4
Il tuo voto

Spellbreak è l'ennesimo battle royale free to play in un mercato saturo da tempo. Le meccaniche di gioco sono piacevole e ben congegnate ma è la mancanza cronica circa l'ossatura di gioco che, oggi, arriva a stancare inesorabilmente dopo una manciata di partite. Il fattore wow del lancio degli incantesimi e della possibilità di combinarne gli effetti svanisce dopo troppo poco tempo, con gli incentivi per continuare a giocare che si riassumono in qualche manciata di gettoni d'oro e qualche misera personalizzazione. Un'occasione sprecata per rinfrescare il genere viste le potenzialità alla base, un peccato che si verifica ormai troppo spesso in questo genere di produzioni.

PRO

  • Bello stile grafico
  • Le magie sono un'aggiunta interessante
  • Crossplay e crossprogress vanno sempre premiati

CONTRO

  • Nessuna modalità originale
  • Sistema di gioco stravisto
  • Pochissimi contenuti