I primi due episodi di Ahsoka sono serviti a stabilire i rapporti tra personaggi che per alcuni spettatori erano completamente nuovi, mentre per altri erano amici che non si vedevano da tanto tempo. "Tempo di volare", invece, è un episodio che giustifica meglio il titolo della nuova serie TV sulla piattaforma Disney, amichevolmente ribattezzata Star Wars Rebels 5 o più maliziosamente Star Wars: Sabine. È indubbio che la giovane mandaloriana giochi un ruolo di primaria importanza in questa storia, ma come vedremo nelle prossime righe ci sono alcune dinamiche meno scontate di quello che i primi due episodi volevano far credere.
Nella nostra analisi di Star Wars: Ahsoka 1x03 approfondiremo alcuni aspetti dell'episodio che meritano una riflessione, cercando di contenere gli spoiler. Tuttavia, vi consigliamo di ripassare dopo la visione per evitare le inevitabili anticipazioni sulla storia.
Addestramento Jedi
Il nuovo episodio comincia dove finiva il precedente, con Ahsoka, Sabine e Huyang in viaggio sull'astronave della protagonista, uno shuttle T-6 che dovrebbe rientrare nella categoria degli incrociatori leggeri, e questo ne spiegherebbe la maggiore resistenza degli scudi deflettori, casomai vi steste chiedendo come sia possibile che riesca ad assorbire tanti colpi mentre ne bastino un paio dei suoi per abbattere un caccia. In ogni caso, l'addestramento di Sabine è un omaggio alla cultura nipponica che ha ispirato l'immaginario di George Lucas.
L'arma d'addestramento che impugna Sabine si chiama ufficialmente bokken, come quella che si usa nel Kendo, e Huyang pronuncia diverse parole giapponesi riconducibili alle arti marziali. Ahsoka, poi, nomina un esercizio chiamato Zatoichi, che prende il nome da uno spadaccino della letteratura giapponese, rimasto cieco da piccolo, che è diventato poi il protagonista di una lunga serie di film.
A parte questo, la sequenza dell'addestramento di Sabine, ma soprattutto le conversazioni successive tra i vari personaggi, ci hanno aiutato a delineare meglio il mistero della mandaloriana e del suo presunto legame con la Forza, a quanto pare debolissimo. Lo stesso Huyang afferma con decisione che Sabine non soddisfa gli standard dell'Ordine e che sarebbe impossibile fare di lei una Jedi. Ahsoka, tuttavia, è adamantina: lei non vuole che Sabine diventi una Jedi, ma che sia sé stessa. Okay, ma che significa? Perché la sta addestrando?
Le motivazioni di Ahsoka sono radicate sia nella sua storia personale - così come la conosciamo dalle serie animate - sia in quella di Sabine come l'abbiamo scoperta in Star Wars Rebels. Sabine Wren è una mandaloriana, addestrata fin dall'infanzia nell'uso delle armi e della tecnologia. Ha un carattere belligerante e creativo, e nonostante non avesse alcun addestramento Jedi, è riuscita a prevalere combinando le sue tecniche di combattimento con quelle di scherma insegnategli da Kanan Jarrus quando Sabine impugnava la Spada Oscura.
Come Sabine, anche Ahsoka è una Jedi non convenzionale. Per quanto ne sappiamo, non è mai diventata Cavaliere - a differenza di quanto afferma l'introduzione testuale al primo episodio della serie, forse uno scivolone di sceneggiatura oppure una storia ancora da raccontare - e Anakin Skywalker l'ha addestrata più nel combattimento che nella religione. Ahsoka, soprattutto, non crede nell'Ordine, come fa capire in maniera ben poco velata allo stesso Huyang. Dal punto di vista di Ahsoka, le rigide convinzioni dell'Ordine hanno portato alla sua rovina, e quindi avrebbe perfettamente senso abbandonare l'idea di addestrare solo i più talentuosi utilizzatori della Forza, specie se essa pervade davvero ogni cosa.
Questo aspetto della nuova serie TV è davvero interessante, perché rovescia in qualche modo la tradizionale figura del mentore e dell'apprendista: quest'ultima, in particolare, non è la solita predestinata. Allo stesso tempo, il rapporto tra Ahsoka e Sabine fa crescere anche la prima, che nel terzo episodio finalmente getta la maschera e, abbandonato l'atteggiamento stoico da maestra, tenta un approccio più alla pari che si rivela determinante nella battaglia sopra il pianeta Seatos. Inutile dire che le dinamiche sopra descritte funzionano perfettamente grazie anche all'alchimia sul piccolo schermo di Rosario Dawson e Natasha Liu Bordizzo.
L'inseguimento
La parte più lunga e avvincente dell'episodio è sicuramente l'inseguimento sopra il pianeta Seatos, dove Morgan Elsbeth ha fatto costruire l'Occhio di Sion che, oltre a essere una deliziosa citazione del videogioco Knights of the Old Republic II: The Sith Lords, in cui c'era un Sith chiamato Darth Sion, è anche un anello iperspaziale. Se questo significhi che Lucasfilm e Disney stiano pian piano assorbendo le storie fuori canone (anche dette Legends) dei videogiochi ambientati all'epoca della Vecchia Repubblica, è difficile dirlo, ma una cosa è sicura: le corsie iperspaziali, cui si riferisce Huyang dopo aver scansionato la struttura sospesa nello spazio, fanno riferimento alle storie dell'Alta Repubblica, un'epoca che stiamo imparando a conoscere attraverso fumetti, romanzi e, prossimamente, serie televisive come The Acolyte.
Diciamo che il T-6 di Ahsoka non riceve una grande accoglienza, visto che la Strega di Dathomir le sguinzaglia dietro due squadriglie di caccia capitanate da Shin Hati e Marrok. La prima sfoggia finalmente una punta di cinismo, dopo due episodi passati a restare basita, mentre Marrok continua ad essere un enigma: è un cattivo mascherato e ha pure la voce falsata dall'elettronica, a questo punto è ovvio che lì sotto c'è qualcuno di importante. Si apre il totomarrok, signore e signori: Ezra Bridger? Barriss Offee? Darth Maul v3.0?
In realtà, non c'è molto da dire sull'inseguimento, se non che l'episodio dura appena mezzoretta perché probabilmente il budget è andato tutto lì. Al di là del fatto che rimane difficile appenarsi per le protagoniste, mentre abbiamo avuto il timore che Huyang ci restasse veramente, si tratta di una schermaglia spaziale veramente spettacolare e frenetica, con una scena estremamente creativa e originale: ci riferiamo, ovviamente, allo spacewalk di Ahsoka, che frutterà almeno una action figure da vendere alla Hasbro e migliaia di post sui social che criticheranno la fisica delle sue piroette nello spazio o le strategie belliche dei cattivi che sparano contro di lei piuttosto che alla navetta T-6.
Noi che sospendiamo l'incredulità, invece, abbiamo veramente apprezzato questa sequenza al fulmicotone, non solo per gli effetti speciali davvero curatissimi, ma anche per la colonna sonora incalzante. Non possiamo fare a meno di elogiare il sempre ottimo Kevin Kiner, anche e soprattutto per il tema musicale che accompagna i bellissimi titoli di coda della serie.
Detto ciò, dobbiamo necessariamente soffermarci sui purrgil, le gigantesche creature lovecraftiane che emergono in branco dallo spazio in una scena veramente spettacolare. La loro vista sembrerebbe rasserenare Ahsoka e Sabine per un semplice motivo: significa che potrebbero essere sulla buona strada nella ricerca di Ezra. I purrgil sono apparsi per la prima volta nell'episodio 2x15 di Star Wars Rebels: considerati pericolosi dalle astronavi per la loro tendenza a sbucare all'improvviso nello spazio, i purrgil somigliano a gigantesche balene spaziali che si nutrono di Clouzon-36, un gas necessario a viaggiare nell'iperspazio, e potrebbero aver ispirato i primi viaggiatori stellari a esplorare la galassia.
In quell'occasione, Ezra Bridger aveva imparato a legarsi mentalmente ai purrgil attraverso la Forza: un talento che gli sarebbe tornato utile nel finale di serie di Star Wars Rebels, quando ha richiamato il branco per decimare la flotta del Grand'ammiraglio Thrawn, avvinghiare il suo Super Star Destroyer e trascinarlo nell'iperspazio. Per la cronaca, abbiamo intravisto i purrgil anche nell'episodio 1x03 di The Mandalorian: Grogu vede proprio la sagoma di un purrgil mentre viaggia nell'iperspazio a bordo del caccia nubiano di Din Djarin.
La Nuova Repubblica
Tornando ai purrgil, Ezra e Thrawn sono spariti in quell'occasione, ed è per questo che Ahsoka è così decisa a seguire la pista del Grand'ammiraglio: trovarlo non significherebbe soltanto impedire la resurrezione dell'Impero, ma trovare anche Ezra... sempre che sia ancora vivo. Il senatore Hamato Xiono non sembra esserne convinto, e se il nome di questo personaggio, interpretato da Nelson Lee, vi sembra familiare, è perché l'avete già visto in Star Wars Resistance: è proprio il padre del protagonista Kaz Xiono.
In Ahsoka, il senatore Xiono sembrerebbe rivestire il ruolo che aveva Borsk Fey'lya nei romanzi di Tymothy Zahn cui si ispirano queste storie televisive: in quei racconti, Fey'lya - che poi sarebbe riuscito a diventare cancelliere - si rifiutava di credere che l'Impero potesse tornare, più che altro perché questo avrebbe potuto mettere un freno alle sue ambizioni.
Non sappiamo se in Ahsoka il senatore Xiono sarà ulteriormente approfondito, ma l'espressione di Mon Mothma (interpretata, come sempre, dalla brava Genevieve O'Reilly) lascia intuire che sia una spina nel fianco. Un po' tutta la rappresentanza olografica della Nuova Repubblica dà l'impressione di essere a dir poco ottusa, a parte il cancelliere Mothma, e non è la prima volta che le serie TV su Disney+ usano questo escamotage per farci capire come la politica sia corrotta e quanto l'Impero o il Nuovo Ordine abbiano sfruttato la falsa sicurezza della Nuova Repubblica per riprendere il potere.
A questo punto è difficile dire se Hera Syndulla si unirà alla missione di Ahsoka e Sabine nei prossimi cinque episodi della serie, ma il fatto che ci abbiano mostrato per la prima volta Jacen in versione live action potrebbe essere importante: il bambino è il figlio che Hera ha avuto da Kanan Jarrus, prima che questi morisse nell'ultima stagione di Star Wars Rebels, e che compare per la prima volta nel finale di serie del cartoon. Sensibile alla Forza, Jacen è potenzialmente uno dei primissimi Jedi di nuova generazione, ma il suo futuro è incerto e non sappiamo neppure se abbia avuto un vero addestramento. Un altro mistero che questa serie TV potrebbe risolvere.