C'è stato un momento, quando Andor è stato annunciato ufficialmente quasi due anni fa, che qualcuno si è chiesto: "ma ce n'era veramente bisogno?". Star Wars stava risorgendo su Disney+ con le stagioni di The Mandalorian, ma lo space fantasy di George Lucas annaspava nelle controversie della trilogia sequel, perciò investire su una serie TV ambientata prima dei film originali e incentrata su un comprimario del film Rogue One, non sembrava esattamente un'idea geniale. A chi poteva interessare di Cassian Andor, personaggio che abbiamo accompagnato per giusto un paio d'ore e di cui già conosciamo la tragica fine? Sta di fatto che i nomi coinvolti nel progetto ci sono apparsi fin da subito interessantissimi, soprattutto perché insospettabilmente distanti da Star Wars come marchio in sé e per sé.
E ripensandoci, non è che l'immaginario di Andor avesse poco da dire. Anzi, tutt'altro. Cassian Andor appartiene a quel sottobosco decisamente meno eroico e molto più umano che i film e le serie TV non hanno mai trattato veramente. Promesso fin da subito come uno show più "adulto", grazie anche alla penna di Tony Gilroy - che ha firmato, prima dello stesso Rogue One, thriller del calibro di Michael Clayton, la quadrilogia di Jason Bourne o Duplicity - questa opera col passare del tempo è cominciata a diventare sempre più interessante e, ora che i primi tre episodi di Andor sono arrivati su Disney+, possiamo condividere con noi le nostre prime, positivissime impressioni.
L'altra faccia di Star Wars
La prima cosa che bisogna capire di Andor è che non è stata casuale la scelta di pubblicare ben tre episodi nella prima settimana: il fatto che in totale saranno dodici e che la serie ci accompagnerà fino a fine novembre, non c'entra nulla. Disney e Lucasfilm ci credono tantissimo, al punto che hanno già commissionato una seconda stagione con l'inizio delle riprese previsto per la prossima primavera.
La scelta di esordire con tre episodi dipende dal fatto che, primo, la durata di ciascuno è abbastanza contenuta (tra i trenta e i quarantacinque minuti, riassunto e titoli di coda esclusi) e, secondo, insieme formano un arco narrativo che li fa somigliare più a un lungometraggio cinematografico diviso in tre tempi. E la riconoscibile mano di Toby Haynes fa sembrare Andor un film per davvero, nonostante il regista britannico abbia diretto soprattutto serie televisive, che però contano, tra gli altri, il secondo season finale di Sherlock e uno dei migliori episodi di Black Mirror, "USS Callister".
Haynes tornerà dietro la macchina da presa dall'ottavo al decimo episodio della serie, e Diego Luna, che oltre a interpretare il protagonista fa anche da produttore esecutivo, ha spiegato che si è scelto di raccontare la storia della stagione a "blocchi" per dare maggior respiro agli eventi che porteranno Cassian Andor, un ladro dal passato complicato, a diventare una spia per la Ribellione.
In tal senso, infatti, questo primo arco narrativo serve da introduzione a un personaggio che già conosciamo, ma che ritroviamo in un momento antecedente alla sua vita di Ribelle: la serie TV comincia infatti 5 anni prima di Rogue One e vede Cassian alle prese con la ricerca di una sorella scomparsa, che però lo porterà a schiacciare i piedi, per così dire, alle persone sbagliate. La galassia lontana lontana di Star Wars è estremamente complicata, e Andor esplora un micromondo che pochi conoscono, soprattutto se sono stati lontani dall'Universo Espanso fatto di fumetti e romanzi.
In questi tre episodi non rivediamo ancora nessun personaggio storico - anche se sappiamo già che Genevieve O'Reilly e Forest Whitaker torneranno a indossare i panni di Mon Mothma e Saw Gerrera, rispettivamente - ma ne conosciamo alcuni completamente inediti come la contrabbandiera Bix Caleen (Adria Arjona) e quello che presumibilmente diventerà uno dei principali antagonisti di Cassian, l'ambizioso ispettore Syril Karn (Kyle Soller). Nonostante tutto, la premiere di Andor non ricorre al sotterfugio del cammeo per catturare l'interesse. Non ne ha bisogno.
La furbata sta proprio nello spostare l'attenzione dal protagonista, che già conosciamo, a un cast di comprimari interessanti che offrono diverse prospettive su un contesto malfamato, ma anche più comune e umanamente comprensibile. Per questo motivo, il secondo episodio è forse quello meno appassionante dei tre, soprattutto perché inscena una pletora di dialoghi e conversazioni pacate ma significative, che servono a costruire una narrativa solida e convincente.
Perciò, quando si raggiunge il climax dell'arco narrativo nel terzo episodio, ogni comprimario trova il suo spazio e un senso nei piccoli gesti, nelle parole e nelle espressioni. La sceneggiatura caratterizza questo sottobosco con cura, ricorrendo a scene accessorie brevissime - come lo scambio tra il rigattiere e il suo assistente, o il momento d'intimità tra Bix e Timm - che servono semplicemente a delineare meglio i personaggi e le loro azioni, senza ricorrere all'umorismo un po' forzato degli ultimi show.
Quello di Andor è un immaginario molto più cupo anche rispetto a The Mandalorian, che già alzava l'asticella in questo senso, ma più che altro da un'angolazione più fantasy. La nuova serie comincia in un postribolo e ha per protagonista un giovane uomo che non esita ad assassinare a sangue freddo un avversario inerme: siamo decisamente sopra le righe per una produzione Disney+ e questo dovrebbe incoraggiare i fan di Star Wars che speravano in uno show davvero adulto.
Stellan Skarsgård, che interpreta Luthen Rael, ha poco da fare in questa triplice premiere, ma sappiamo già che diventerà una delle colonne portanti nella storia di Cassian, che peraltro ci viene raccontata a cavallo tra passato e presente: i flashback che ci rivelano come Maarva (Fiona Shaw, la zia Petunia di Harry Potter) abbia trovato e adottato il protagonista quando era un bambino, su un pianeta nella morsa dell'Impero, non sono mai stucchevoli, e scattano sempre al momento giusto, disegnando un cerchio che si chiude alla fine del terzo episodio, ma per il momento svelano troppo poco per rappresentare una sottotrama appassionante.
Non è uno show per tutti
La forza di Andor sta anche nella dimensione del tutto terrena di questa storia. Non ci sono spade laser o accenni alla Forza, prescelti o eredi, ma solo comuni mortali - e droidi - che si arrabattano per arrivare vivi al giorno successivo in una galassia nelle grinfie dell'Impero e delle sue corporazioni. Haynes ricorre relativamente alla computer grafica, che ovviamente ci consegna astronavi e panorami fantascientifici a profusione, e si appoggia soprattutto a costumi e set curatissimi. Fin dalle prime battute, si avverte l'attenzione con cui la produzione ha messo in scena ogni ripresa.
Il merito è anche della colonna sonora, che è stata affidata a Nicholas Britell, già compositore per film come il pluripremiato Moonlight, Il re, Crudelia o il più recente Don't Look Up. Non esattamente un musicista di primo pelo, insomma, e si sente nella scelta di strumenti e brani che richiamano la tradizione asciutta dei thriller. Ma è tutto il lavoro che è stato svolto sugli effetti sonori ad averci stupito, con i colpi dei blaster che rimbombano più vigorosamente che in passato, forse per sembrare più letali e pericolosi.
Per quanto ci sia piaciuto questo primo appuntamento, senza se e senza ma, possiamo capire anche chi potrebbe trovare Andor uno show lento e solo moderatamente coinvolgente. Star Wars ci ha abituato per anni soprattutto alla spettacolarità visiva e alle scene d'azione mozzafiato, che Andor sacrifica per lavorare soprattutto sulla messinscena e sulla caratterizzazione dei personaggi, che arricchiscono la narrativa invece di esistere solo in sua funzione.
Che Andor abbia una marcia in più, da un punto di vista squisitamente produttivo, si capisce dai nomi coinvolti e dai loro curricula. Adriano Goldman, per dire, ha vinto un Emmy per la fotografia di The Crown. E Andor sembrerebbe essere questa cosa qui: una combinazione non tanto di nomi importanti, ma di competenze eccellenti. Se manterrà questo livello qualitativo lo scopriremo solo nelle prossime settimane, ma i primi tre episodi fanno pensare al miglior Star Wars degli ultimi anni, con buona pace di chi pensava sarebbe stato inutile.
Conclusioni
Andor sembrerebbe essere lo Star Wars di cui avevamo bisogno: uno show che può dimostrare davvero come l'universo immaginato da George Lucas oltre quarant'anni fa possa raccontare storie nuove, adulte e impegnative anche oggi, senza ricorrere alla facile strada del fanservice e delle spade laser. I primi tre episodi sono stati una sorpresa fantastica e non vediamo l'ora di scoprire come si evolverà la storia nelle prossime settimane: ironico, se consideriamo che sappiamo già come andrà a finire. E forse questo è proprio il più grande merito di questa nuova serie televisiva.
PRO
- È una produzione di una qualità clamorosa a tutto tondo
- Toni molto più adulti rispetto ai precedenti show di Star Wars
CONTRO
- I flashback non ci hanno convinto al 100%
- La narrativa misurata potrebbe annoiare chi cerca molta azione