Ne ha fatta di strada la serie SteamWorld, nata con un tower defense su Nintendo DS nel 2010 e poi allargatasi a vari generi, con una concretezza davvero invidiabile e una visione di fondo coerente, nonostante i molti filoni imboccati. Ad aver avuto successo è stato in particolare quello Dig, una coppia di platform dalla trama abbastanza articolata in cui bisogna passare il tempo a scavare sottoterra in cerca di tesori, facendo attenzione a trappole e macigni, ma non sono mancati un gioco di ruolo con mazzo di carte da formare e gestire e un simil Worms. Insomma, la serie di Image & Form di fossilizzarsi non ne ha proprio voglia e ora è approdata a un altro genere ancora, quello dei city builder, cambiando radicalmente la sua formula ma mantenendo lo spirito che l'ha sempre caratterizzata. Anche perché l'obiettivo è sempre quello di scavare per trovare pezzi con cui creare un razzo per abbandonare il pianeta morente su cui vivono i robot protagonisti.
La recensione di Steamworld Build tenterà di capire se valga la pena o meno di vivere il mondo di Steamworld anche da questa nuova prospettiva.
Un city builder?
In effetti qualcuno potrebbe essere rimasto deluso dalla scelta di Image & Form di sviluppare un city builder. All'inizio, ambientazione a parte, il gioco non sembra avere molto a che fare con il resto della serie. La classica inquadratura isometrica ci consente infatti di posizionare edifici abitativi, costruire strade per collegarli alla stazione ferroviaria, uno dei fulcri dell'esperienza, e di dotare la nostra città di lavoratori robot, di alcune strutture essenziali per il sostentamento, come negozi e officine. Quindi bisogna raccogliere legname e lavorarlo, rendere le strade piacevoli per il lavoratori, creare edifici di supporto e quant'altro, con l'interfaccia utente che svolge un ottimo lavoro nel comunicare al giocatore tutte le informazioni che gli servono per gestire al meglio la situazione. Ad esempio cliccando su di un edificio abitativo possiamo scoprire se c'è del malcontento tra gli inquilini e cosa lo causa, oppure cliccando su di un negozio possiamo sapere se dispone del giusto numero di lavoratori e quale area della città copre. Insomma, niente che non si sia visto in altri giochi del genere, tanto che per qualche minuto c'era quasi venuto il dubbio che fosse tutto lì e che il filmato iniziale, una sorta di introduzione alla trama principale, avesse una funzione solo di cornice per quella che, in ultima istanza, si presentava come un'esperienza molto classica.
Una sorta di Dungeon Keeper
Quindi abbiamo iniziato a chiederci dove fosse il gameplay ispirato a Dungeon Keeper promesso in fase di anteprima. Nel frattempo abbiamo continuato a lavorare per raggiungere gli obiettivi richiesti, come far crescere la popolazione, costruire certi edifici e riparare la stazione ferroviaria. Va detto che costruire è facile e intuitivo, tanto che per chi ha una certa esperienza nel genere il tutorial iniziale potrà apparire quasi ridondante. Nel frattempo che meditavamo sul tutto si sono sbloccati nuovi edifici da costruire e gli obiettivi hanno iniziato ad allargarsi. L'aumento della densità urbana ci ha anche spinto a fare qualche sortita a terra, per così dire, ossia a osservare quanto la simulazione della vita cittadina fosse accurata e viva. Ci siamo quindi ritrovati con tanti robot impegnati nelle loro faccende, qualche simpatica animazione da guardare, alcune strade particolarmente affollate e un bel po' di rumore. Lo stile visivo è quello tipico della serie Steamworld, quindi abbiamo grafica cartoon e una paletta dei colori che sottolinea in ogni modo l'ambientazione desertica, pur essendoci diversi scenari, che variano soprattutto per le risorse disponibili.
Il momento in cui SteamWorld Build svela la sua natura ibrida, per così dire, arriva quando si riesce a riparare la miniera. A quel punto il gameplay si arricchisce letteralmente di un nuovo livello, nel senso che bisogna iniziare a preoccuparsi di ciò che accade in superficie e allo stesso tempo gestire gli scavi sotterranei, decisamente più pericolosi. Le miniere hanno alcune meccaniche dedicate che finalmente svelano la natura da Dungeon Keeper di cui parlavamo sopra. Di base bisogna quindi occuparsi di creare delle stanze per i minatori, dopo averle scavate, e di indicare le aree rocciose che vanno eliminate, piazzando dei pilastri per non far crollare tutto. Qui è necessario anche approntare delle difese, delle torrette in particolare, perché il sottosuolo è densamente popolato e più si scende più i pericoli e gli attacchi da parte di creature grosse e non proprio gentili si moltiplicano. Di fatto solo il primo strato di terreno è sicuro (serve come rifugio per il giocatore in caso di problemi, che così ha modo di riorganizzarsi).
Gestione duale
Nel frattempo il gameplay si è in un certo senso sdoppiato: da una parte c'è la necessità di continuare a gestire la città di superficie, costruendo nuovi edifici, rinnovando i vecchi e ricavando nuovi spazi da occupare, così da avere più forza lavoro e più risorse, dall'altra bisogna gestire le miniere per scavare sempre più a fondo e trovare gli oggetti che servono per l'obiettivo finale, ossia le parti del razzo. Nel mentre dobbiamo gestire anche le importazioni e le esportazioni tramite la ferrovia, che di suo ci dà accesso anche a degli oggetti acquistabili con cui migliorare le prestazioni degli edifici, e seguire la flebile linea narrativa, che prende forza verso la parte finale del gioco. Le cose da fare diventano abbastanza, tanto che in alcuni momenti c'è parecchia pressione sul giocatore. Per evitare di farla esplodere gli sviluppatori hanno optato per non rendere mai la gestione della città particolarmente problematica o cogente, così da consentire al giocatore di concentrarsi sulla parte sotterranea alla bisogna.
Si tratta di una scelta che paga, soprattutto dal medio gioco in poi, visto che non ci si trova mai davvero soverchiati dagli eventi e si riesce a gestire più o meno tutto senza dover correre in continuazione da una parte all'altra, perdendosi magari per strada qualcosa. Anzi, in qualche modo SteamWorld Build finisce per essere un'esperienza abbastanza rilassante, per via di una simulazione economica molto permissiva (selezionate da subito il livello di difficoltà più alto se non volete andare avanti troppo in scioltezza) e per la presenza di dinamiche sociali necessariamente semplificate. E questo è l'unico grande problema del gioco: ne vuole fare troppe, ma non va mai davvero a fondo. Non stiamo dicendo che sia brutto, anzi, è molto piacevole giocarci e far crescere la citta, vedendone via via l'evoluzione, ma per ibridare più generi è stato scelto scientemente di limitare alcuni aspetti su entrambi i fronti, così da rendere un po' insapore l'intera formula nei momenti in cui avrebbe potuto dare di più.
Conclusioni
Steamworld Build è un gioco che da una parte appare come riuscito, considerando il nucleo della serie Steamworld. Dall'altra non convince pienamente se confrontato con i concorrenti diretti. È un buon city builder, ma non fa niente per dire qualcosa di suo nel genere. È un buon clone di Dungeon Keeper, ma paga di fronte a un più strutturato Dungeons 4, per citare un titolo molto recente dello stesso genere. Insomma, ha i suoi spunti, ma a volte le sue parti creano un certo attrito che ne frena la corsa. Sicuramente è un titolo valido e molto curato, ma allo stesso tempo lascia con l'amaro in bocca per la presenza di qualcosa di non detto.
PRO
- Molto curato
- Funziona come city builder
- Valido come clone di Dungeon Keeper
CONTRO
- Non va mai troppo a fondo
- Sembra sempre che potrebbe fare di più