Un gatto randagio che prova a salvare il mondo e poco importa che ne sia consapevole o meno: c'è tanto, tanto cuore in Stray ed è rinfrancante pensare che i ragazzi del team di sviluppo francese BlueTwelve Studio che hanno confezionato questa piccola, ma grande avventura siano riusciti a portare sullo schermo un racconto del genere senza perdersi lungo il tragitto.
In effetti il concetto di perdersi e poi ritrovarsi rappresenta una delle chiavi di lettura del gioco, della sua narrazione brillante, delle sue atmosfere tremendamente affascinanti e di una direzione artistica che passa in rassegna vere e proprie fotografie in movimento quando attraversiamo gli scenari talvolta decadenti, talvolta inquietanti che fanno da sfondo alla campagna.
Com'era dunque la storia del gatto randagio che prova a salvare il mondo? Ve la raccontiamo nella recensione di Stray.
Storia
Il protagonista di Stray non ha ovviamente un nome: si tratta di un gatto dal pelo arancione che vive all'interno di una pacifica colonia felina, nei pressi di un impianto fognario abbandonato. Un giorno però qualcosa va storto, il gatto precipita in un canale di scolo e si ritrova dolorante e isolato, senza la minima idea di come poter tornare dai suoi compagni.
All'improvviso una delle pesanti porte in metallo dei tunnel si apre, il gatto entra nel passaggio e fa così il proprio ingresso nella Città Morta, la prima ambientazione dell'avventura, dove viene attratto da una serie di messaggi sui monitor fino a incontrare B-12, un piccolo drone dotato di una sofisticata intelligenza artificiale.
L'androide è alla disperata ricerca dei propri ricordi perduti, di un indizio che possa riportarlo dal suo padrone, e così stringe un'inedita alleanza con il gatto che, indossata una speciale pettorina, si fa carico di portarlo in giro alla ricerca d'informazioni e di sfruttare le sue capacità per interagire con l'ambiente. Ben presto, tuttavia, appare evidente quale sia il problema della città e cosa sia successo ai suoi abitanti.
Piccole ma pericolose forme di vita, gli Zurk, hanno infatti preso il controllo dei confini di questo luogo perennemente buio e decadente, impedendo a chi vive al suo interno di fuggire. Si può però chiamare vita quella di un gruppo di esseri umani che con il passare del tempo hanno accettato di trasferire la propria coscienza all'interno di corpi robotici?
Sono passati secoli da quando si è verificato questo cambiamento, eppure qualcuno non ha mai smesso di sognare guardando il cielo stellato che sovrasta la Città Morta, e che in realtà è semplicemente il soffitto di un'enorme struttura metallica: si tratta degli Oltreggiosi, un manipolo di androidi determinati a raggiungere l'Oltre, a scoprire cosa si nasconde dietro quella cupa apparenza.
È l'incontro con uno di loro, Momo, a indirizzare il racconto in una certa maniera: il gatto che controlliamo vuole tornare dalla sua colonia e ciò corrisponde alle ambizioni degli Oltreggiosi, il che lo rende un piccolo membro onorario di questo particolare club. Riuscire nell'impresa, tuttavia, non sarà semplice né indolore, come avremo modo di scoprire all'interno dei dodici capitoli che compongono la campagna di Stray, la cui durata si aggira intorno alle cinque ore o più a seconda dei collezionabili raccolti.
Gameplay
Sotto il profilo del gameplay, il titolo di BlueTwelve Studio si pone fin dalle prime battute come un'esperienza focalizzata sulla narrazione, dunque poco impegnativa in senso assoluto, ma allo stesso tempo in grado di mettere in campo meccaniche ben rodate, quasi sempre molto solide; a cominciare dal platforming, che utilizza soluzioni tipiche degli open world per fare in modo che il personaggio rimanga ancorato alle piattaforme finché non si preme il tasto X per saltare verso un altro appiglio.
L'impianto funziona decisamente bene e mette ben presto in evidenza un chiaro potenziale che tuttavia non viene espresso se non fino a un certo punto: come altri aspetti dell'esperienza, la sensazione è che il piccolo team di sviluppo sia ben consapevole dei propri limiti e abbia preferito non osare troppo, mettendo in scena puzzle ambientali molto semplici, qualche inseguimento frenetico ma non troppo, situazioni di creazione e consegna di oggetti relativamente banali, qualche codice da decifrare e poco altro.
Certo, considerando che ci troviamo di fronte al progetto d'esordio del team francese è davvero sorprendente percepire un tale grado di accortezza, tanto che le sequenze in cui il gioco perde un pochino di lucidità, in genere quando ci si trova a correre mentre veniamo inseguiti dagli Zurk, sono ridotte al minimo e non intaccano l'ottima impressione generale.
Collocati all'interno di questo quadro ritroviamo tante piccole chicche per gattari, gesti riprodotti in maniera sorprendentemente realistica e che vedono il protagonista dell'avventura farsi le unghie su tappeti e poltrone, saltare in una scatola (specie durante le fasi stealth, del resto funzionava anche in Metal Gear Solid...), strusciarsi sulle gambe dei vari personaggi, indossare un sacchetto di carta e rannicchiarsi per un pisolino.
Il DualSense fa le fusa!
La versione PS5 di Stray, oggetto di questa recensione, può contare su alcune caratteristiche legate alle peculiari capacità del DualSense. Gli sviluppatori hanno infatti sfruttato i grilletti adattivi del dispositivo per rendere in maniera convincente l'azione di rifarsi le unghie su diverse superfici, ma con la simulazione del respiro durante il sonnellino si sono superati: in tale frangente il controller fa letteralmente le fusa.
Realizzazione tecnica e direzione artistica
Il miglior pregio di Stray risiede senza dubbio nell'eccellente direzione artistica che accompagna ogni singola transizione e ci mette di fronte, come accennato in apertura, a vere e proprie fotografie in movimento, estremamente evocative e affascinanti. Nulla è lasciato al caso, le animazioni sono molto ben fatte e le scelte cromatiche appaiono tanto precise quanto variegate, contribuendo a mantenere una solida atmosfera per tutta la durata del gioco.
Al di là di alcuni temi tipici del filone cyberpunk, abbiamo ritrovato nel titolo di BlueTwelve Studio un bel po' di Alita e dei riferimenti chiari al film A.I. - Intelligenza Artificiale, nonché a giochi come Inside (pur senza arrivare a quel livello di raccapriccio) e il grande classico Flashback. Gli sviluppatori hanno dimostrato un talento notevolissimo e se questo è il debutto non vediamo l'ora di scoprire cosa riusciranno a fare in futuro, magari con maggiori risorse a disposizione.
L'estetica di Stray è la dimostrazione di come sia possibile ottenere risultati straordinari pur restando in un ambito ben distante dalle produzioni tripla A. Tutto sta a trovare degli espedienti che da un lato mascherino eventuali mancanze, dall'altro risultino efficaci o finanche capaci di valorizzare il racconto, e in tal senso il lavoro svolto è davvero encomiabile.
Inoltre su PlayStation 5 la grafica si muove a 60 fps con un'abbondanza di screen space reflection e ben poche incertezze, che sappiamo già verranno sistemate con la patch di lancio.
Per quanto riguarda invece il comparto audio, i miagolii del protagonista non sono che la minima parte di un sound design anche qui stiloso e solido, supportato da una colonna sonora ambient che interpreta davvero molto bene il mood dell'esperienza e contribuisce anch'essa alla creazione di determinate atmosfere.
Conclusioni
Stray è una piccola perla, un'avventura in grado di regalare sequenze davvero suggestive e una storia affascinante, finanche commovente in alcuni frangenti, che poggia sulle solide basi di una lore molto ben scritta. Certo, proprio come un gatto randagio al gioco capita d'impaurirsi per ogni piccolo sussulto, e così il team ha creato una bolla confortevole in cui muoversi senza temere alcuna insidia, con il risultato di evitare svarioni ma al contempo rinunciando a esprimere appieno un potenziale che appare limpido già nei primi minuti. A ogni modo avremo tempo per riflettere su ciò che Stray non riesce a essere: meglio concentrarsi su ciò che è, ovverosia il prossimo titolo che giocherete.
PRO
- Direzione artistica strepitosa
- Storia coinvolgente e ben scritta
- Gameplay piacevole, nel suo piccolo
CONTRO
- Tanto potenziale inespresso
- Alcune meccaniche risultano banali
- Le sequenze più frenetiche appaiono incerte