Torna la mamma di R-Type!
Dopo aver concesso alla mitica Firebird i diritti per convertire R-type su C64, Amiga e tutti i formati che andavano per la maggiore una quindicina d’anni fa e sviluppato, ovviamente in proprio, i sequel (il terzo in esclusiva per Snes e in arrivo la conversione per Game Boy Advance), Irem è piano piano scomparsa dal settore videoludico, se si eccettuano Undercover Cops (bel picchiaduro a scorrimento, mutilato nella conversione per Snes dell’obbligatoria modalità per 2 giocatori) e il difficile sparatutto In The Hunt (apprezzatissimo nelle versioni per Playstation e Saturn).
Anno 2002, Irem fa il suo debutto nel difficile ed ingarbugliato mercato delle console a 128 bit con l’adventure Zettai Zetsumei Toshi (confinato, almeno per ora, al solo mercato nipponico) e l' atipico sparatutto dal nome Sub Rebellion (in Giappone Underwater Unit).
Riuscirà a rinverdire gli illustri fasti di un tempo?
Il background:
Si preparino i fans di In The Hunt (come il redante di detto articolo), visto che sebbene non si possa parlare di sequel ufficiale, il qui presente Sub Rebellion potrebbe benissimo essere lo spin-off del bel sparatutto Irem, prendendo brandelli di trama da Hostile Waters di Rage (guarda caso, anch’esso dotato di un avanzato sottomarino): per colpa di un terribile accadimento, il globo terrestre viene in toto (o quasi) sommerso dalle acque, decretando l’abbattimento della maggioranza delle vite umane della Terra e la perdita (sebbene non completa) del livello tecnologico, sino ad allora faticosamente raggiunto.
Una quindicina d’anni dopo, oramai il genere umano si sposta da una zona all’altra mediante sottomarini, assimilabili (per intenderci) alle nostra care, vecchie auto, senza sapere che una fazione di loschi individui stava per fare il colpaccio, ovvero autoproclamarsi L’Impero e soggiogare il mondo.
Come da copione, i pochi ribelli s’organizzano di conseguenza per dar vita all’Alleanza, portatrice dell’ideale di liberazione dell’umanità da questa feccia di pazzi.
Nei panni dell’eroe, a bordo del potentissimo sottomarino Chronos, dovrete abbattere l’Impero, attraverso ben 23 missioni di ansia, timore, strategia, riflessione e puro blastaggio (e vai!).
Divertente?
Sub Rebellion è un arcade e non deve certo faticare a dimostrarlo ma abbozza qualche strizzatina d’occhio ai simulatori: oltre a muovere a sinistra e destra (pad analogico sinistro) il Chronos, nonché usare i 2 tipi di sparo a nostra disposizione, è fondamentale gestire la velocità di marcia e tenere d’occhio costantemente la profondità di navigazione con i 4 tasti dorsali del Dual Shock 2 di Sony.
Come i simulatori di aerei, è possibile abbattere le varie tipologie di nemici con un mitragliatore subacqueo, dall’efficienza davvero marcata solo in caso di nemico in posizione frontale rispetto al nostro mezzo e dai classici missili (leggasi torpedini) a ricerca, sebbene ivi leggermente meno efficaci del solito: è davvero arduo, soprattutto agli inizi, abbattere facilmente i nostri oppositori, se si “locka” e spara un nemico troppo lontano o in parvenza di spostarsi repentinamente.
Dopotutto, Sub Rebellion è uno sparatutto, come summenzionato qualche riga fa, molto meno caotico di quanto facciano gli shootem’up per così dire genuini, generando un azione di gioco basata principalmente sulla calma e su una mira perfetta: sebbene sia presente un sonar (capace di mandare a video schermate in wireframe allo scopo d’individuare gli scagnozzi dell’Impero o eventuali tesori nascosti che accrescono il danaro racimolato alla fine di ogni stage), il giocatore, avvolto nell’oscurità del mare, si sente in costante angoscia (manco fossimo nei vari Alien Vs Predator), non sapendo da dove arrivino gli attacchi.
Divertente?
Le missioni, inoltre (come accadeva nel bel Ace Combat 4 di Namco), non rivelano mai completamente (o almeno non tutte) quel che ci si può aspettare sino in fondo, partendo per fare delle ricerche o pattugliare determinate zone, per finire con pesanti blastaggi che farebbero invidia anche al buon vecchio In The Hunt, sempre di casa Irem.
Gameplay, quindi, atipico, sicuramente da testare approfonditamente, sebbene la stramaggioranza dei fan sfegatati di sparatutto, potrebbero sentirsi, come dire, traditi.
Grafica e sonoro
Graficamente, ci troviamo di fronte alla classica medaglia a 2 facce: da una parte abbiamo un affascinante ambientazione subacquea realizzata con cura, dove si stagliano enormi palazzi sommersi, ponti disintegrati, sottomarini che variano dal modesto all’abnorme che freneticamente vomiteranno tutta la loro potenza di fuoco alla vostra volta, effetti speciali (saltuariamente) ben implementati e alcuni boss di fine livello a dir poco impressionanti; l’altra faccia della medaglia racchiude textures mediocri, dalla definizione esageratamente bassa, un numero di poligoni alle volte deludente, una varietà degli stages non proprio accentuata (deludenti anche le, poche, sezioni all’aperto) e, colpo di grazia, un motore grafico incapace di gestire i già inaccettabili (per la qualità grafica, tutt’altro che esaltante) 25 fotogrammi al secondo, come se non bastasse tutt’altro che stabili, in occasione di vere e proprie piogge di fuoco.
Grafica e sonoro
Infine, musiche banali e di qualità non eccelsa, unite ad effetti sonori di pari livello (con pochissime eccezioni), concludono il lato tecnico, tutt’altro che esaltante, di Sub Rebellion.
Conclusioni
Il ritorno di un brand storico come Irem non è stato, purtroppo, come ci si poteva aspettare: come già Zettai Zetsumei Toshi, anche Sub Rebellion manca il bersaglio prefissato, per via di una realizzazione tecnica mediocre ed un gameplay, all’inizio di sicuro interesse, grazie alla sua atipicità, ma tendente, velocemente al ripetitivo ed al poco gratificante, nonostante sia davvero difficile risolvere tutte le missioni accluse nel pacchetto videoludico ivi in esame, per via della rigiocabilità derivante dal voler trovare tutti gli artefatti nascosti nei vari livelli. A patto che, qualcuno, si cimenti, effettivamente in questa impresa…….
- Pro:
- All’inzio avvince
- Molto longevo
- Contro:
- tecnicamente scarso
- Può sfociare nella ripetitività
Torna la mamma di R-Type!
Erano anni che gli appassionati di sparatutto aspettavano questo momento: Irem, la software house sviluppatrice di quel capolavoro chiamato R-Type, torna fra noi.
Per tutti gli under 20, R-Type era uno sparatutto a scorrimento orizzontale che rivoluzionava il genere grazie all’impiego di un pod di supporto, armi per l’epoca originalissime (laser rimbalzante ed il beam caricabile in primis) ed alcuni dei guardiani di fine livello più grossi e cattivi del videoludo.