Per scrivere la recensione della versione mobile di Teamfight Tactics abbiamo testato il gioco sia su di un tablet Android che su di uno smartphone, sempre Android. È importante specificarlo perché ci sono delle differenze sostanziali tra il giocarlo con l'uno o con l'altro, dettate non tanto dal gioco in sé, che rimane identico per tutte le versioni, quanto dalla leggibilità di ciò che avviene sullo schermo.
Purtroppo Teamfight Tactics su smartphone soffre dello stesso problema di molti altri titoli del genere, ossia la scarsa leggibilità, che si può compensare solo con l'esperienza.
Probabilmente chi ha giocato già per diverse ore la versione PC non si accorgerà nemmeno del problema perché andrà a memoria e dovrà solo adattarsi ai menù spostati e adattati agli schermi touch, ma chi inizia a giocare sappia che utilizzando un telefono dovrà superare questo piccolo scoglio in più. Da notare anche che su mobile Teamfight Tactics è un gioco completamente autonomo, lì dove su PC è scaricabile solo insieme a League of Legends, con cui condivide il client. Per il resto stiamo parlando sostanzialmente di un gioco identico su tutte le piattaforme che lo ospitano, ossia di un autobattler clonato senza troppi misteri da Auto Chess, che però prova ad avere una sua identità più di altri concorrenti.
Meccaniche di gioco
Per chi non conoscere il genere, gli autobattler sono degli strategici free-to-play molto semplici da giocare, in cui bisogna affrontare degli avversari umani acquistando dei campioni in un negozio virtuale e disponendoli su di una scacchiera con tessere esagonali, nella fase di pianificazione. In Teamfight Tactics le partite si giocano in otto. Ogni giocatore parte con cento punti energia: vince l'ultimo a rimanere in vita. Dopo ogni round si ottengono soldi che possono essere spesi per acquistare nuove truppe o per salire di livello. Ogni tre campioni di primo livello dello stesso tipo acquistati si ottiene un campione di secondo livello; sommando tre campioni di secondo livello se ne ottiene uno di terzo. Qui entra in gioco l'elemento caso: il negozio offre cinque truppe per volta, scelte tra le quasi cinquanta disponibili.
Volendo si possono spendere soldi per fare il refresh della vetrina, ma ottenere le unità che servono è sempre una questione di fortuna. Per vincere bisogna quindi imparare ad assecondare il caso, per così dire, ossia provare a sfruttare al meglio ciò che ci viene dato, rafforzando le unità schierate round dopo round.
Fortuna
Quando si scelgono le unità da acquistare c'è un fattore determinante da tenere in considerazione: le sinergie. I campioni entrano in sinergia quando hanno una classe o un origine simile. Queste producono effetti differenti che possono essere più o meno devastanti a seconda del livello dei campioni e del numero di quelli che compongono la sinergia. Non tenere in considerazione questo fattore significa sconfitta certa, soprattutto nei round avanzati.
A differenza di altri autobattler, Teamfight Tactics offre delle piccole varianti. Ad esempio ci sono i round del carosello, in cui usando il proprio avatar si può andare a prendere un campione tra quelli che girano in tondo al centro dell'arena. Sono molto utili per completare le combinazioni o per sottrarre risorse agli avversari. Inoltre ci sono dei round PvE in cui si possono ottenere monete, oggetti o campioni raccogliendo delle sfere lasciate cadere dai cadaveri dei nemici. Rispetto ad altri autobattler, in Teamfight Tactics imparare come funzionano gli oggetti è fondamentale per vincere; soprattutto è necessario capire come combinarli per ottenere oggetti più potenti da dare ai campioni.
Grafica e problemi
Il vantaggio di Teamfight Tactics rispetto agli analoghi del genere è quello di far sentire il giocatore meno vittima del caso. Naturalmente la fortuna rimane importantissima, soprattutto in partite tra giocatori di pari livello, ma la microgestione dell'economia rende un po' meno arbitrarie le fasi avanzate.
Nonostante ciò è innegabile che ci siano alcuni squilibri tra le unità e che alcune configurazioni di campioni siano più efficaci rispetto ad altre, a prescindere dal posizionamento, così com'è vero che alcuni oggetti sono più utili di altri. In un certo senso il dramma degli autobattler viene solo mitigato e anche Riot Games, pur con tutti gli sforzi fatti, non è riuscita a toglierli di dosso quell'aura da slot machine tanto avversata da alcuni giocatori.
Dal punto di vista tecnico, infine, ci troviamo di fronte al miglior autobattler sul mercato: le unità sono varie e ben realizzate, sia nei modelli che nelle animazioni. Anche le arene sono molto belle da vedere e ben caratterizzate, anche se sinceramente ci si fa poco caso mentre si gioca. In generale vi godrete la grafica di gioco solo con uno schermo abbastanza grande. Su smartphone non è brutta, ma si perdono alcuni dettagli e gli manca un po' di chiarezza, fatto che fa crescere ulteriormente la curva di apprendimento del gioco rispetto ad altri esponenti del genere. Un'ultima nota la meritano le microtransazioni: naturalmente ci sono ma consentono di acquistare solo oggetti cosmetici, come gli avatar o le arene, quindi non influiscono in alcun modo sulle meccaniche, che rimangono le stesse per tutti a prescindere da quanto si spende.
Conclusioni
Teamfight Tactics è a nostro giudizio il migliore degli autobattler in circolazione, perché unico a continuare a provare soluzioni davvero differenti rispetto a quanto fatto da Auto Chess. Con questo non stiamo dicendo che sia un gioco originale, assolutamente, ma quantomeno ci prova a staccarsi un po' dal suo modello di riferimento, superandolo anche di diverse lunghezze in alcuni aspetti chiave per il genere come la stabilità. Detto questo nemmeno Riot Games è ancora riuscita a eliminare alcuni dei problemi congeniti degli auto battler, come la percezione del peso del caso sulle partite e gli inevitabili squilibri che l'implementazione di così tante truppe diverse producono.
PRO
- Il migliore tra gli autobattler
- Prova ad avere una sua identità
- Tecnicamente ottimo
- Microtransazioni ininfluenti sul gameplay
CONTRO
- Odore sempre di slot machine
- Curva d'apprendimento iniziale più ripida della concorrenza
- Su smartphone i caratteri sono troppo piccoli