Dopo le prime due ore in compagnia di The First Descendant, è evidente quanto solide siano le sue premesse, tra un sistema di sparatutto in terza persona rapido e reattivo e una grafica veramente rifinita. Passato lo stupore iniziale, però, iniziano a emergere la ripetitività del design delle missioni, la bruttezza mista a irrilevanza della storia, la progressione volutamente ostacolata per spillare soldi a chi gioca e una completa mancanza di originalità.
Quasi come su una montagna russa, all'apice di questa insoddisfazione, il gioco "regala" un secondo personaggio che è un capolavoro di game design grazie al suo sapiente mix di facilità di utilizzo e forza in combattimento. Neanche un'ora dopo, ecco che torna l'abisso di noia, irrilevanza narrativa e ripetitività che caratterizza questo videogioco.
Gli sviluppatori di Nexon si sono imbarcati nell'impresa di creare uno sparatutto multigiocatore che piacesse a quante più persone possibile ma sono finite per copiare spudoratamente il sistema di progressione di Warframe e quello di looting di Destiny 2, condendoli con una monetizzazione predatoria e dei livelli di grinding che minacciano la salute mentale di chi gioca.
In tutto questo c'è un singolo raggio di luce: i discendenti. I protagonisti di questo gioco non sono solo ben fatti (waifu incluse) e meccanicamente coerenti, ma sono proprio divertenti da usare. C'è chi riempie di fulmini il campo di battaglia, chi congela i nemici, chi usa il magnetismo per erigere degli scudi, chi lancia bombe a non finire e chi avvelena ogni cosa che si muove. Tutto il potenziale di questi personaggi, però, è imprigionato in un'architettura con il chiaro obiettivo di far spendere quanti più soldi possibile ai giocatori.
Grinding in grande
Durante le prime quattro ore di gioco, The First Descendant vi regala due personaggi: uno a scelta tra Ajax (un tank specializzato nella difesa), Viessa (una combattente che controlla il potere del ghiaccio) e Lepic, un soldato amante delle granate.
Dovrete scegliere con cura perché chi non prenderete all'inizio non vi verrà dato dal gioco più tardi, per averlo dovrete grindarlo o comprarlo. Poi, riceverete come naturale progressione della campagna anche Bunny, l'icona di questo titolo (anche grazie alla sua skin ultimate) e il personaggio meccanicamente più riuscito.
Dopodiché inizia un grinding sfibrante in grado di far perdere a chi gioca ogni voglia di andare avanti. Per avere qualsiasi personaggio, materiale pregiato o arma ultimate al di fuori del bottino standard che si ottiene durante ogni missione, è necessario grindare i suoi quattro componenti principali, ciascuno che richiede a sua volta un processo di ricerca a base di materiali e altre risorse rare per essere ottenuto. Per chi lo conosce, il processo è identico a quello di Warframe: bisogna fare e rifare e rifare alcune missioni specifiche che hanno tra le ricompense probabili lo schema necessario.
Poi è tempo di accumulare i materiali e pregare che il singolo componente a bassissima probabilità di ottenimento arrivi nell'inventario. Per sbloccare un nuovo discendente abbiamo impiegato circa sei ore di puro grinding, senza progressione della campagna, a cui vanno aggiunte le 16 ore di tempo richieste per il crafting dal personaggio specializzato che, per fortuna, sono conteggiate in tempo reale e non in quello di gioco. In altre parole il conteggio va avanti anche a gioco spento.
Se queste sei ore fossero state un viaggio verso la nostra meta, le avremmo potute giustificare di più, quello che è successo, invece, è che in due ore avevamo quasi tutto quello che serviva tranne un singolo componente. Per ottenerlo abbiamo dovuto trascorrere quattro ore filate a ripetere la stessa missione così da poter, finalmente, avere un nuovo personaggio. Alla fine di questo periodo infernale, l'idea di spendere 20 euro per sbloccare un nuovo discendente senza fatica ci è sembrata più allettante che mai.
The First Descendant è un gioco complicato
Se giostrare quasi quaranta risorse diverse in fase di crafting non fosse sufficiente, The First Descendant ha anche un sistema di modifiche attorno al quale ruota l'intera progressione dei personaggi. Questa struttura è, di nuovo, identica a quella di Warframe, quindi giocando otterrete dei potenziamenti passivi che possono essere equipaggiati dai discendenti, potenziati, combinati e livellati in modo da infliggere più danni, resistere meglio ai cambiamenti di stato, avere abilità più efficaci e molte altre cose.
Ottenere le modifiche più forti è, di nuovo, questione di grinding e potenziarle richiederà montagne di risorse che vanno farmate senza sosta. Dopo aver finito la campagna di circa 40 ore con una narrazione al limite della stupidità (in alcuni dei momenti più tesi siamo scoppiati a ridere tra la goffaggine del cattivone e i vari MacGuffin necessari ad allungare il brodo), infatti, quello che vi resta da fare è solo provare a ottenere i 16 personaggi disponibili al lancio.
Per farlo dovrete aumentare la difficoltà a "difficile", in modo da alzare le probabilità di ottenere le varie risorse. Non aspettatevi miracoli, alcune passano dall'1% della modalità normale al 2% di quella difficile. Ad aggiungere la beffa al danno, infine, c'è un'interfaccia utente impossibile da navigare con opzioni su opzioni, menù e sottosezioni all'interno delle quali andare a cercare quello che vi serve.
L'unico punto a favore di The First Descendant è che ha un database interno che spiega nel dettaglio come ottenere ogni singolo oggetto di gioco, quale missione fare e quale speciale tipo di cassa (non si chiamano così ma funzionano uguale) aprire. Purtroppo, questa chiarezza non fa che sottolineare l'immensa barriera artificiale che gli sviluppatori hanno eretto tra chi gioca e i contenuti migliori, nella speranza di incentivare la spesa di denaro reale.
Microtransazioni da incubo
Una regola non scritta dell'industria dei videogiochi live service dice che 1000 unità della tua valuta di gioco sono quasi equivalenti a 10 euro. In The First Descendant non è così: 10 euro vi daranno accesso a 500 unità di valuta premium: questo vuol dire che un nuovo discendente vi costerà quasi 20 euro, che una sua versione Ultimate ve ne richiederà quasi 60 e che con "solo" 3 euro potrete guadagnare il 30% in più di esperienza mentre giocate.
The First Descendant è un cosiddetto "pay for power" ovvero un gioco dove è possibile acquistare con valuta reale modi per progredire e potenziarsi più in fretta. Non c'è PvP (altrimenti parleremmo direttamente di pay to win), ma questo non rende le pratiche messe in piedi da Nexon meno invasive. Ci sono potenziamenti per qualsiasi cosa e acquistando alcuni pacchetti (alla modica cifra di 100 euro) oltre alla versione ultimate di un personaggio avrete accesso a una sfilza di modifiche fortissime, a materiali di potenziamento che richiedono ore di grind e tante altre belle cose.
L'unica consolazione in arrivo per i giocatori più dediti che amano la progressione fatta in questo modo, è che è in cantiere un sistema di trading, anche in questo caso identico a quello di Warframe, che permetterà di mettere in vendita, in cambio della valuta premium, alcuni oggetti grindati potenzialmente di grande valore. Chiudono il negozio un battle pass, all'interno del quale è possibile ottenere una nuova arma Ultimate (le più forti) a stagione. Pagando la versione premium la si ottiene subito, i giocatori free to play dovranno aspettare il livello 16.
Il programma per il futuro di The First Descendant dice che ci saranno quattro stagioni da tre mesi ciascuna ogni anno con un nuovo battle pass, nuove missioni della storia e, almeno nei primi 12 mesi, un nuovo Discendente ciascuna. Attualmente è in corso una pre-stagione che terminerà ad agosto per permettere a tutti i nuovi arrivati di finire la campagna e arrivare all'endgame, il livello a cui saranno settati tutti i nuovi contenuti. Nascosta sotto (letteralmente) tre sottomenu, poi, c'è anche una traccia di ricompense aggiuntive gratuite ottenibili superando delle sfide a dimostrazione di quanto l'inutile complicazione sia una parte fondamentale dell'esperienza.
La luce in fondo al tunnel
Chi si ricorda i primi mesi o i primi anni di Warframe e di Destiny 2 si ricorderà della partenza non proprio ottimale di ciascuno di loro. Se entrambi sono ancora vivi e pieni di appassionati, però, è perché sotto gli errori, le sviste e la mancanza di cose da fare, i giocatori hanno visto del potenziale che li ha convinti. The First Descendant non è altrettanto promettente ma ci si avvicina. I suoi personaggi sono davvero ben fatti, hanno kit di abilità che funzionano e divertono anche se, anche qui, questo gioco non spicca per originalità, tant'è che due terzi delle icone delle abilità dei discendenti sembrano prese pari pari da quelle di Destiny 2.
Nexon, però, è riuscita a fare un catalogo di armamenti davvero invitante in cui non c'è un'arma che non sia bella da usare. Ci sono strumenti più o meno efficaci, certo, ma hanno tutti il loro perché. Il rampino a disposizione di ogni personaggio, poi, è uno strumento esplorativo eccellente e il movimento (che non raggiunge le vette da ninja spaziale di Warframe) è fluido e dinamico. Nonostante una fazione nemica con davvero poco da dire (degna di nota, però, la varietà delle unità) correre, sparare, esplodere, fulminare, avvelenare e chi più ne ha più ne metta, è divertente, grazie a una combinazione azzeccata di eroi e armi.
Una cosa che The First Descendant fa bene (anche qui con dei ma) sono le battaglie con i boss, delle missioni specifiche in cui, in un'arena banale e poco ispirata, si affrontano grossi nemici davvero ben realizzati. Hanno attacchi a rotazione, meccaniche per il danno e fasi diverse con scudi e immunità che richiedono l'alternarsi di colpi precisi e forza bruta. Peccato solo per l'aumento sproporzionato di difficoltà quando li si affronta in quattro piuttosto che in solitaria.
Questi boss rappresentano il conflitto interno a The First Descendant: presi singolarmente all'interno del flusso della campagna sono un momento di puro godimento perché rappresentano l'arena dove scatenare tutte le abilità del discendente, dando un senso a tutta la fatica fatta per raccogliere le armi. Anche in questo caso, però, l'eccitazione sfuma dopo un paio di tentativi, quando si scopre che per ottenere quasi tutti i discendenti è necessario ripetere allo sfinimento (magari in versione difficile) lo stesso boss per ottenere uno dei materiali necessari.
Conclusioni
A meno che non siate strenui appassionati del grinding, è difficile consigliare The First Descendant in questo momento. I suoi picchi hanno tanto potenziale grazie a un design delle armi riuscito e a un'ottima progettazione (anche se non proprio originale) dei personaggi. Per godervi di tutto questo, però, dovrete affrontare una campagna dalla storia ridicola e irrilevante, una serie di missioni banali e ripetitive (abbiamo perso il conto del numero dei cerchi in cui siamo dovuti rimanere per far progredire una barra in cima allo schermo) e una progressione che vi rema attivamente contro nella speranza di stancarvi a sufficienza da farvi spendere dei soldi. Al momento, il gioco non vale la frustrazione, ma il potenziale (oltre a un bel graficone) c'è: sta a Nexon tirare fuori dal cappello una revisione del sistema di monetizzazione e una chiave di volta narrativa che faccia davvero da catalizzatore per il futuro del gioco.
PRO
- Personaggi ben fatti e divertenti
- Arsenale vario e responsivo
CONTRO
- Grinding demoralizzante
- Storia irrilevante
- Mancanza assoluta di originalità
- Monetizzazione predatoria