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The Last Case of Benedict Fox, la recensione di un metroidvania horror al di sotto delle aspettative

Affascinante sulla carta, la recensione di The Last Case of Benedict Fox ci dice che il gioco di Plot Twist avrebbe avuto bisogno di una maggiore rifinitura.

RECENSIONE di Giulia Martino   —   02/05/2023
The Last Case of Benedict Fox, la recensione di un metroidvania horror al di sotto delle aspettative
The Last Case of Benedict Fox
The Last Case of Benedict Fox
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Scomparso prematuramente nel 1937 in condizioni di povertà, lo scrittore statunitense H.P. Lovecraft non avrebbe mai potuto immaginare la chiara fama che lo attendeva in qualsiasi medium: adattamenti delle sue opere letterarie sono giunti nei cinema e in splendidi fumetti, e la sua influenza si è estesa anche all'ambito videoludico. È celebre il caso di Bloodborne, mentre più fedele ai materiali originari è Call of Cthulhu; recentemente abbiamo potuto apprezzare l'eccellente simulatore di pesca Dredge, in cui l'esplorazione dei mari ben si sposava con il senso di mistero che si respira nei racconti dello scrittore di Providence.

Certo, a questo punto è lecito chiedersi se il nome di H.P. Lovecraft, impiegato a più non posso nel marketing di molti prodotti videoludici, sia ormai diventato un vuoto slogan pubblicitario dal significato ormai vago, non chiaro, indecifrabile al pari degli esseri misteriosi che popolano i suoi scritti, entità che l'occhio umano non può intuire, né tantomeno compiutamente descrivere. Dopo aver concluso le avventure del detective di Plot Twist, possiamo dire che The Last Case of Benedict Fox - il cui marketing ha a più riprese fatto riferimento proprio al celebre scrittore - ha ben poco delle atmosfere e delle tematiche che hanno caratterizzato la produzione dell'illustre autore cui si fa riferimento: non bastano i tentacoli dell'essere mostruoso che accompagna Benedict a valere un aggancio che, in questo caso, sembra del tutto remoto, tanto sul fronte narrativo, quanto su quello del gameplay.

Vi raccontiamo della nostra esperienza nella Boston occulta del 1925 nella recensione di The Last Case of Benedict Fox.

Nel nome del padre

La villa del padre di Benedict Fox fa da hub centrale per le avventure del detective dell'occulto
La villa del padre di Benedict Fox fa da hub centrale per le avventure del detective dell'occulto

Boston, Massacchussets, 1925. È una notte buia e tempestosa, e il detective Benedict Fox si introduce in una villa per scoprire di più sul suo passato. La sua investigazione riguarda la figura del padre, individuo associato all'occulto che, a quanto pare, nasconde ben più di un segreto. Senza troppi preamboli - tanto che l'introduzione risulta piuttosto frettolosa, se non confusionaria per il giocatore - scopriamo che Benedict è affiancato da un'entità mostruosa, oscura e tentacolare, magnificamente caratterizzata con un doppiaggio da brividi: questo compagno, come vedremo, ha un forte rilievo anche dal punto di vista del gameplay, risultando un supporto essenziale nelle fasi di combattimento e di esplorazione.

La trama di The Last Case of Benedict Fox procede, con qualche interessante colpo di scena, mano a mano che Benedict si addentra nell'esplorazione del Limbo, uno spazio oltremondano dominato da demoni e magia, alla scoperta del passato del detective e di quello del suo enigmatico padre.

Abbiamo apprezzato l'avviso sui contenuti sensibili dell'opera, che può essere mostrato o meno con la semplice pressione di un tasto, con buona pace di chi ritiene che simili avvertimenti costituiscano intollerabili spoiler per il giocatore: si tratta di una soluzione che auspichiamo di vedere più spesso in futuro.

Disvelando i misteri legati al destino degli abitanti della magione - che funge da hub centrale per il protagonista e i suoi comprimari - ci si addentra sempre di più in un intreccio che, nonostante alcune premesse senz'altro interessanti, fallisce nel mantenere un buon ritmo e, soprattutto, scade in un finale tutt'altro che entusiasmante. Nell'economia complessiva dell'opera risulta particolarmente problematica la gestione della progressione, spesso ostacolata da un backtracking eccessivo e dall'assenza di indizi su come far avanzare le vicende che interessano Benedict e soci.

Discesa nel Limbo di The Last Case of Benedict Fox

Le varie zone del Limbo sono davvero ben caratterizzate: la direzione artistica è il punto di forza di The Last Case of Benedict Fox
Le varie zone del Limbo sono davvero ben caratterizzate: la direzione artistica è il punto di forza di The Last Case of Benedict Fox

Il nostro compagno demoniaco ha la capacità di condurci nel passato del padre di Benedict e di altri personaggi che incontreremo nel corso dell'avventura, proiettandoci in un Limbo che, come nei più classici metroidvania, si rivela articolato e labirintico da esplorare. Le ambientazioni presenti sono molteplici e dimostrano una cura certosina dal punto di vista della cura dei fondali; peccato per le fase a piattaforme, talvolta legate alla necessità di un'assoluta precisione che si scontra con la scarsa rifinitura dedicata agli input, non sempre responsivi a fronte dei comandi impartiti dal giocatore.

Molto chiara la mappa, bella da vedere e facilmente leggibile, con l'indicazione dei passaggi che Benedict può aprire con l'utilizzo delle abilità che acquisirà man mano nel corso del gioco; peccato per l'assenza di indicatori (un classico segnalino circolare sarebbe stato ideale) per tenere traccia dei luoghi in cui si vuole tornare in un secondo momento. Purtroppo, The Last Case of Benedict Fox risulta soverchiante nel proporre fin da subito al giocatore decine e decine di porte non apribili, di enigmi non risolvibili, di oggetti inutilizzabili e accumulati nell'inventario, dotati del solo, esclusivo scopo di fornire al giocatore particolari (spesso interessanti) sulla trama: ci troviamo, però, all'interno di un'opera interattiva e videogiochi come Dark Souls insegnano che è ben possibile unire informazioni e funzionalità, aggiungendo profondità al gameplay tramite gli oggetti rinvenibili all'interno delle ambientazioni.

L'esplorazione del Limbo è resa spesso difficile dall'assenza di indicazioni su come proseguire e dalla presenza, fin da subito, di un'infinità di porte ed enigmi non approcciabili se non molto più avanti nell'avventura
L'esplorazione del Limbo è resa spesso difficile dall'assenza di indicazioni su come proseguire e dalla presenza, fin da subito, di un'infinità di porte ed enigmi non approcciabili se non molto più avanti nell'avventura

Questa sovrabbondanza di oggetti privi di rilievo nel gameplay, unita alla struttura infelice dell'esplorazione - in più di un'occasione ci siamo trovati a vagare persi nelle ambientazioni, senza alcun indizio su come proseguire - fa pensare che The Last Case of Benedict Fox non abbia potuto beneficiare di un adeguato testing prima del lancio e, a nostro avviso, viste anche le problematiche tecniche di cui parleremo a breve, avrebbe potuto senz'altro godere di un prolungamento del suo periodo di sviluppo. Ed è un peccato, perché le aree attraversate da Benedict sono spesso splendide da vedere, piene di dettagli e di piccole chicche che faranno certamente la gioia degli appassionati di atmosfere horror.

Sotto il profilo degli enigmi - non sempre semplicissimi, e talvolta basati sull'associazione tra simboli e numeri - abbiamo trovato ideale l'approccio adottato da Plot Twist: la difficoltà risulta pienamente personalizzabile e volendo si può scegliere (anche nel corso dell'avventura, magari in un'occasione specifica trovata particolarmente ostica dal giocatore) di avvalersi di un'opzione di risoluzione automatica, tramite la pressione di un tasto dedicato. Possono essere regolate anche la difficoltà di combattimenti ed esplorazione, per un'esperienza ampiamente modulabile e accessibile anche ai neofiti, a patto di tenere in considerazione la scarsa chiarezza nella progressione di cui sopra si è detto.

Pistola, coltello e tentacoli

I combattimenti di The Last Case of Benedict Fox sono pregiudicati da una scarsa leggibilità dei movimenti e degli attacchi dei nemici
I combattimenti di The Last Case of Benedict Fox sono pregiudicati da una scarsa leggibilità dei movimenti e degli attacchi dei nemici

Benedict Fox e il suo compagno si trovano ad affrontare tanto gli esseri demoniaci "base" che popolano il Limbo, quanto veri e propri boss. Relativamente a questi ultimi, segnaliamo la presenza di alcuni scontri pregiudicati dalla necessità di immettere input con precisione assoluta: come per le fasi di esplorazione, anche in questi casi le limitazioni tecniche di The Last Case of Benedict Fox, al momento - speriamo in miglioramenti introdotti con patch successive - rendono alcune battaglie semplicemente esasperanti, anche perché la morte di Benedict costringe a ricominciare dall'ultimo checkpoint, non sempre vicinissimo al boss. Non aiutano alcuni bug, uno stuttering abbastanza frequente (nonostante la nostra macchina da gioco fosse al di sopra dei requisiti minimi indicati sulla pagina Steam del gioco) e degli occasionali crash che ci hanno costretto a ripercorrere fasi talvolta piuttosto estese dell'avventura, la cui durata si attesta intorno alle dieci ore.

Benedict combatte con un pugnale, una pistola (i cui colpi si ricaricano eseguendo attacchi all'arma bianca, un po' come visto recentemente nell'ottimo Hunt the Night) e si avvale anche dei poteri del suo compagno demoniaco, man mano accresciuti dai tatuaggi fatti al detective da una donna misteriosa. Il sistema di tatuaggi costituisce, a tutti gli effetti, l'albero delle abilità del gioco, ma la sua linearità impedisce di inserire elementi che avrebbero fornito originalità e maggiori possibilità di caratterizzazione al personaggio, con il risultato di tracciare un percorso a senso unico, sempre uguale a sé stesso. I potenziamenti si acquistano dalla tatuatrice portandole inchiostro, guadagnato con l'esplorazione e tratto dai corpi dei nemici sconfitti; la morte di Benedict gli fa perdere l'inchiostro raccolto e non "fissato" nei punti di teletrasporto, e lo stesso può essere recuperato tornando nel punto della prematura dipartita del protagonista.

Alcune battaglie contro i boss di The Last Case of Benedict Fox sono ineccepibili, mentre altre portano all'esasperazione a causa di hitbox inaccurate e di mancata responsività del sistema agli input inseriti dal giocatore
Alcune battaglie contro i boss di The Last Case of Benedict Fox sono ineccepibili, mentre altre portano all'esasperazione a causa di hitbox inaccurate e di mancata responsività del sistema agli input inseriti dal giocatore

I combattimenti sono interessanti sulla carta, ma risultano legnosi e infelici a causa - una volta in più - di hitbox imprecise e di effetti visivi particolarmente intrusivi, tali da impedire una chiara lettura di quello che avviene a schermo. Le animazioni dei nemici non risultano sempre distinte, e la postura di Benedict (sempre curvato in avanti) non permette di prevedere facilmente se verrà colpito o meno. Abbiamo trovato talvolta complesso l'utilizzo della parata, più per le limitazioni tecniche di cui sopra che per una difficoltà nella comprensione del sistema, di per sé piuttosto semplice. La speranza è che, nel corso del tempo, Plot Twist riesca a migliorare la situazione; al momento, però, non possiamo considerare The Last Case of Benedict Fox un'esperienza appagante sotto il profilo del sistema di combattimento.

Abbiamo invece apprezzato l'eccellente traduzione in lingua italiana, con testi eccellenti tanto nelle descrizioni degli oggetti, quanto nei sottotitoli dei dialoghi; il doppiaggio in inglese è, in linea generale, di ottimo livello, pur con incomprensibili cali di qualità per alcuni personaggi (la tatuatrice su tutti). Interessante il comparto audio, con un'effettistica ambientale davvero notevole se apprezzata in cuffia, accostata a sonorità che fanno riferimento ai primordi del jazz.

Conclusioni

Versione testata PC Windows
Digital Delivery Steam
Prezzo 24,50 €
Multiplayer.it
6.0
Lettori (32)
7.9
Il tuo voto

The Last Case of Benedict Fox è ben lontano dall'essere un alfiere di H.P. Lovecraft nel mondo videoludico: l'orrore cosmico dello scrittore di Providence è sostituito da una trama a tratti coinvolgente, ma pur sempre ancorata a tematiche ben più classiche, legate alla magia, all'occulto, alla creazione di costrutti governabili dall'uomo. E non c'è nulla di male in questo; solo, spiace notare come il nome dell'illustre autore statunitense venga utilizzato sempre più spesso a fini di marketing, annacquando il suo immaginario e rendendolo sempre meno pregnante. Al di là di queste considerazioni, il videogioco di Plot Twist si presenta sul mercato in uno stato tecnico tutt'altro che eccellente, e con considerevoli limitazioni sotto il profilo della leggibilità della progressione nelle fasi esplorative, oltre che con un sistema di potenziamenti del tutto mediocre. The Last Case of Benedict Fox resta un discreto metroidvania, ma si perde nel vasto mare di produzioni - anche con tematiche similari - ben più curate e rifinite, rivelandosi un'esperienza tutt'altro che indimenticabile.

PRO

  • Trama a tratti intensa
  • Ambientazioni dallo splendido design

CONTRO

  • Combattimenti legnosi e poco leggibili
  • Alcune battaglie con i boss sono assolutamente disastrose
  • Di lovecraftiano vi è poco o nulla
  • Ampiamente migliorabile dal punto di vista tecnico