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The Library of Babel, la recensione di uno stealth platformer ispirato a un racconto di Borges

Il robot Ludovik è alla ricerca della mitica biblioteca di Babele nella Mesopotamia del 20.000 a.D.

RECENSIONE di Giulia Martino   —   10/04/2023
The Library of Babel, la recensione di uno stealth platformer ispirato a un racconto di Borges
The Library of Babel
The Library of Babel
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Nell'infinita biblioteca di Babele è presente la Verità e tutto il suo contrario, ma gli uomini sono riusciti a trovare nei suoi libri soltanto poche espressioni dotate di un qualche tipo di senso, tra cui "Tuono pettinato" (che dovrebbe dire qualcosa agli appassionati di fumetti). La biblioteca è nata nel 1941 dalla fervida immaginazione dello scrittore argentino Jorge Luis Borges, ma ora Tanuki Studio ha deciso di usarla come base per un'avventura stealth platformer con una forte vocazione narrativa.

La trama - che fa leva anche su suggestioni provenienti da Apocalypse Now - è senz'altro il punto forte della produzione, che nella sua seconda parte è funestata da un platforming fin troppo "chirurgico" e pervasivo, con un risultato frustrante e poco stimolante per il giocatore. Restano un'eccellente direzione artistica e tante buone idee per un videogioco improntato all'agilità e alla furtività, non alla violenza.

Vi raccontiamo del nostro viaggio verso la biblioteca di Babele nella nostra recensione di The Library of Babel.

Investigazioni in Mesopotamia

La Matriarca ha accesso all'immenso flusso di informazioni della biblioteca di Babele, ma non è ancora riuscita a comprendere a fondo la vera natura di questo luogo misterioso
La Matriarca ha accesso all'immenso flusso di informazioni della biblioteca di Babele, ma non è ancora riuscita a comprendere a fondo la vera natura di questo luogo misterioso

"Gli umani sono morti tutti nella grande estinzione. I gatti no". Questa è una delle frasi che si leggono durante i (lunghi) caricamenti di The Library of Babel, ambientato 20.000 anni dopo l'estinzione della specie umana. Il mondo è ora gestito da una società robotica avanzata che conosce pochissimo dei suoi creatori, ma il Cercatore Ludovik, protagonista dell'avventura, si dirige verso un'antica biblioteca da poco scoperta nella speranza di apprendere di più: sembra che sui suoi scaffali sia contenuto tutto ciò che è stato scritto e tutto ciò che è ancora da scrivere.

Ricevuto dalla Matriarca robotica che si sta occupando della decrittazione dei segnali provenienti dalla biblioteca, Ludovik si trova nel bel mezzo di uno stato di emergenza dichiarato a causa dell'omicidio di un leader religioso, e deve addentrarsi in territori dimenticati e pericolosi per scovare il misterioso assassino. L'esplorazione della giungla e delle montagne di questa Mesopotamia del futuro è reso affascinante da una direzione artistica eccellente, improntata a forti chiaroscuro e con un'ottima gestione della telecamera, che ogni tanto si allontana dal protagonista per offrire viste spettacolari e di ampio respiro. L'uso della bidimensionalità garantisce una gestione precisa di quanto viene presentato al giocatore, con fondali e animazioni davvero molto curati. La stessa attenzione si percepisce anche nelle interfacce di dialogo e nei menu, coerenti con la natura robotica del protagonista e dei suoi comprimari.

No place to hide

Le sezioni platforming degenerano verso una difficoltà eccessiva a partire dalla metà dell'avventura di Ludovik, protagonista di The Library of Babel
Le sezioni platforming degenerano verso una difficoltà eccessiva a partire dalla metà dell'avventura di Ludovik, protagonista di The Library of Babel

The Library of Babel è un platform bidimensionale in cui si avanza nascondendosi dalle guardie che popolano le zone occupate dal culto su cui Ludovik deve indagare. Questo è vero soprattutto nelle prime ore di gioco, mentre nella seconda parte dell'avventura (completabile in dieci ore circa) si assiste a una decisa virata verso un platforming più spinto e, a nostro avviso, inutilmente tecnico e complesso: The Library of Babel non si propone al pubblico come un'esperienza hardcore ma come un titolo a forte vocazione narrativa, e la prosecuzione oltre un certo punto diventerà particolarmente difficoltosa per i giocatori non abituati a prodezze tecniche, considerando anche la mancanza di opzioni di accessibilità.

Restano fondamentali i dialoghi, tramite i quali si ottengono missioni principali e secondarie riportate in un'apposita sezione del menu: peccato che le opzioni di dialogo già percorse non vengano evidenziate visivamente, e che alcune missioni secondarie siano in realtà necessarie a tutti gli effetti per proseguire nell'avventura, senza che il giocatore venga informato in questo senso. Esplorazione e backtracking in seguito all'ottenimento di nuove abilità sono essenziali per proseguire e soddisfare le richieste dei robot presenti nella colonia che funge da hub centrale del gioco, prestando attenzione anche alla possibilità di combinare gli oggetti tra loro tramite una apposita opzione all'interno dell'inventario.

La direzione artistica di The Library of Babel è il punto forte della produzione, tanto dal punto di vista visivo quanto da quello sonoro
La direzione artistica di The Library of Babel è il punto forte della produzione, tanto dal punto di vista visivo quanto da quello sonoro

Piacevoli i puzzle per sbloccare le porte, risolvibili creando un equilibrio fra luci rosse e blu tramite il direzionamento del flusso di elettricità. Una volta avuto accesso a una delle zone in cui si articola questa Mesopotamia videoludica del futuro (tutte distinte all'interno della mappa e dotate di opzioni di viaggio rapido), bisogna evitare accuratamente i nemici che pattugliano l'area. Il sistema stealth è molto semplice: Ludovik deve accucciarsi dietro casse e altri oggetti - evidenziati con dei contorni bianchi - e attendere il passaggio del nemico, per poi alzarsi e muoversi al momento giusto. Peccato che le guardie abbiano una IA poco leggibile: l'assenza di un cono di visione si fa sentire, e anche dopo diverse ore si viene sorpresi da un nemico capace di rintracciarci anche a grande distanza, mentre in altre occasioni non si avranno reazioni nemmeno saltando sopra la testa del robot di turno. Ne risulta una certa piattezza di fondo, e il sistema nel complesso si dimostra monotono e poco interessante dopo poco tempo. I checkpoint non sono sempre clementi, e ripetere intere sezioni di platforming impegnativo a causa di errori davvero minimi è, alla lunga, un'esperienza davvero frustrante, considerando anche che si perde una parte delle gemme raccolte.

Dal punto di vista tecnico, The Library of Babel non pone grattacapi su Nintendo Switch, ma è funestato da lunghi tempi di caricamento quando si accede a una zona differente o in occasione dell'utilizzo del viaggio rapido. Discreta, pur con qualche errore di troppo, la traduzione in lingua italiana. Magnifiche le musiche, con sonorità mediorientali che sembrano provenire da un futuro lontano, una felice metafora per una civiltà robotica che cerca di ricordare i suoi "antenati" umani.

Conclusioni

Digital Delivery Nintendo eShop
Multiplayer.it
6.5
Lettori
ND
Il tuo voto

Tanuki Studio ha confezionato una trama stimolante che prende spunto dal racconto di Borges, ma inserisce tanti nuovi elementi che compongono un quadro davvero interessante, al netto di un ritmo non proprio trascinante. La colonna sonora è molto riuscita e offre sonorità non udite di frequente nel mondo videoludico, inserite in un mondo quasi sempre bellissimo da vedere. Peccato per uno scarso senso di progressione nelle meccaniche di gioco, che rimangono ancorate agli stilemi più classici dello stealth e degenerano in un platforming ostico e inutilmente frustrante.

PRO

  • Trama ben congegnata
  • Ottima direzione artistica
  • Colonna sonora dalle sonorità mediorientali proiettate nel futuro

CONTRO

  • Passaggi stealth lenti e con nemici poco leggibili
  • Platforming frustrante a partire dalla metà dell'avventura
  • Gestione poco comprensibile delle quest