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The Regiment - Recensione

Konami si lancia nel mercato degli FPS tattici, ma deve spendere ancora molte ore nella Killing House del S.A.S. per eguagliarne gli standard. Noi sì che ci siamo sudati le medaglie e vi presentiamo The Regiment: veloce, crudele ma fuori forma.

RECENSIONE di Andrea Rubbini   —   26/05/2006
The Regiment
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Bravi si diventa, è sufficiente riavviare

Dunque anche il tutorial è ora sede di interminabili sedute dove ripetere ogni gesto infinite volte, come precise macchine da guerra. Vecchio e datato, potevano per lo meno risparmiarci i bug della CPU, che fa partire il timer quando non siete sulla linea di fuoco o che non si accorge in tempo che avete già controllato tutti i bersagli. Non fa nulla, ve lo consigliamo comunque di cuore per apprendere la terribile tecnica del double-tap, ossia la neutralizzazione di un bersaglio con due proiettili sparati al torso. Quanto al resto ve la dovrete vedere con le azioni in assenza di luce e l'uso delle granate. Per dovere di cronaca non possiamo dimenticare che questa Killing House è una fedele riproduzione dell'originale, dentro la quale si addestrano i veri membri del S.A.S., grazie alla collaborazione dell'ex istruttore Rhett Butler.
Superato dunque l'addestramento sputate sugli stivali dell'istruttore e preparatevi alla prima vera missione. Si torna indietro nel lontano 1980, quando l'ambasciata iraniana con sede a Londra è stata presa in ostaggio da un gruppo di terroristi, perciò assumetevi le vostre responsabilità, che qui si vive la storia.

Il tramonto della diplomazia

Ognuno dei quattro scenari, tra il Parlamento britannico e una rete della metropolitana, è composto da tre missioni, per un totale dunque di dodici mappe. Vi sembrano poche? Infatti lo sono ma Konami ha pensato a tutto. Perchè consentirvi di salvare quando nella realtà questo non è di certo possibile? Un concetto accettabile se non fosse che mina il fattore divertimento riducendolo ai minimi termini. Non stiamo esagerando e ora capirete il perché: ogni missione dev'essere portata a termine entro i 3-5 minuti, completando tutti gli obiettivi senza la minima sbavatura e con una valutazione almeno pari a quella di Caporale, la stessa che vi costringeva nel tutorial a ripetere il vostro siparietto decine di volte. Purtroppo questo meccanismo genera solo frustrazione e noia, una noia mortale.
Ripetere la stessa carneficina per poi scoprire che il vostro puntatore non rileva il bersaglio o che un compagno di squadra si è fatto uccidere mentre guardava in aria non è coinvolgente e non vi regala alcuna soddisfazione. Il bello è che il gioco non si ferma se le condizioni per la buona riuscita della missione vengono meno, ma dovrete attendere la fine e scoprire che no, non si sa perchè non siete ancora Caporali. Forse quella volta che per ammanettare un terrorista ci avete messo un secondo di troppo, o quando non siete riusciti a farvi strada nel corridoio perchè il resto della squadra faceva mobilia contro le pareti. Difficile dirlo, riprovate e andrà meglio. Forse.

The Regiment - Recensione
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Il tramonto della diplomazia

Tenendo questo bene a mente veniamo alla brutalità della guerriglia. Un'aspetto interessante di The Regiment, che gli consente di prendere le distanze dalla saga di Tom Clancy, è la componente d'azione frenetica e sanguinaria. Riporto dal sito ufficiale una frase che mi ha galvanizzato prima di scoprire la cruda realtà del titolo Konami: "Non sono necessarie noiose pianificazioni delle missioni, perché nel mondo reale quando entra in azione il S.A.S., i negoziati sono finiti!". Non aspettatevi dunque lunghe sezioni seduti ad un tavolo per studiare la mappa, qui si tirano giù le porte a fucilate e si entra sparando come cow-boy. Ogni soldato è equipaggiato con una maschera anti-gas, illuminazione secondaria per l'arma e un visore notturno, con il bello e il cattivo tempo non avrete di che preoccuparvi, perchè il timer scorre. E il sangue pure. Prima di entrare in azione è comunque possibile scegliere se giocare in modalità arcade o simulazione; nella prima qualche colpo riuscirete a sopportarlo, potendo inoltre contare sugli indicatori, mentre nella seconda non saprete quanti colpi vi restano nel caricatore e un proiettile sparato bene può mettervi a terra per sempre. Ancora una volta, date le difficoltà tecniche del gioco, si rischia solo di ripetere ogni mappa una decina di volte in più, ma per lo meno siete liberi di scegliere.

non aspettatevi lunghe sezioni seduti ad un tavolo per studiare la mappa, qui si tirano giù le porte a fucilate

Il tramonto della diplomazia

Sebbene il S.A.S. proceda di corsa da una stanza all'altra questo non è come dicevamo un FPS della vecchia scuola e il gioco di squadra conta moltissimo per la buona riuscita dell'azione. Purtroppo la gamma di comandi disponibili è molto limitata e va dalla richiesta di sfondamento alla richiesta di sfondamento con granata, sostanzialmente. Il resto del team agisce comunque in piena autonomia, con discreta capacità di auto-gestione, salvandovi spesso da una fine poco nobile. In alcuni scenari vi troverete inoltre a cooperare con più squadre autonome e questo accresce grandemente il senso di appartenenza al vostro team. Si tratta però solo di superficie, poichè qualunque azione diversa dallo sparare a chiunque si regga ancora in piedi nella stanza è del tutto superflua. I nemici sono infatti sprovvisti di una I.A. credibile e questo è quanto di peggio si possa dire per un FPS tattico. Cosa serve infatti perdere tanto tempo ad organizzare la copertura o assicurarsi di poter disinnescare le bombe liberando il campo quando spesso i nemici neppure vi sparano? Ci sono scene nella quali mentre voi freddate alcuni terroristi all'interno di una stanza alcuni di loro continuano a importunare gli ostaggi. "Ehm, scusate siamo del S.A.S. Niente? Va bene allora diamo un'occhiata in salotto".

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Il tramonto della diplomazia

Lo stesso vale per i più audaci che adottano tattiche da veri guerriglieri come apparire da un muricciolo e scomparire subito dietro. Niente di più e niente di meno, neppure un sistema per capire se sono ancora vivi senza dover andare ogni volta sopra il corpo e vedere se compare l'icona per ammanettarlo. Va bene voler aggiungere azione frenetica per gente con il sangue freddo, ma tanta precisione nei mezzi bellici non serve a nulla se dobbiamo comportarci come sanguinari per finire in tempo utile così da prendere un buon voto. Manca un qualche equilibrio tra le pretese di realismo e l'azione di gioco, a causa delle lacune atroci che affliggono il comportamento dei nemici. Purtroppo, il peggio deve ancora arrivare.

Dove ci siamo già visti?

Un FPS dovrebbe avvalersi di un motore grafico per lo meno al passo con i tempi, anzi, è suo dovere considerata la grande quantità di giochi dello stesso genere, cercare per lo meno di proporre innovativi effetti grafici. Un titolo che ambisce alla simulazione potrebbe guadagnare così notevole spessore, mentre invece The Regiment appare un'affrettata conversione della controparte console, con un vecchio Unreal Engine scalabile che poteva farsi vedere in giro qualche anno fa. Non solo soffre di frequenti cali nel frame-rate ma si fa notare per alcune delle più brutte animazioni viste di recente in qualche FPS. I nemici sono rigidi e modellati senza cura, spesso riprodotti in serie e poco convincenti nell'abbigliamento, che come ogni altro elemento risente di texture noiose e piatte. Neppure i S.A.S. si salvano da una gamma di movimenti mediocri e finti, impoverendo ulteriormente un comparto grafico che soffre per il calcolo delle luci e delle ombre oramai datato. Pochissimi elementi dello scenario circostante si possono ridurre in pezzi e non immaginatevi oggetti che volano da tutte le parti, perché la fisica è applicata solo dove strettamente necessario, come nel caso delle porte.

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Dove ci siamo già visti?

Le voci doppiate in italiano sono appena sufficienti ma sostenute da un comparto sonoro discreto, che fa un buon uso del Dolby, anche se a questo punto non può certo salvare i difetti che affliggono The Regiment. C'è poco da dire, Konami si è avvalsa della preziosa collaborazione offerta dal S.A.S., apprezzabile nel corso dei filmati, dove le missioni ci vengono introdotte da un ex-veterano quale John MacAleese. Sulla carta c'erano le premesse per un grande gioco, ma neppure la versione PC risolleva le sorti di un titolo che su Playstation 2 amplifica ogni suo difetto. Accresce al contrario il sospetto che nel passare dalla console al personal computer Konami abbia optato per una veloce ed economica conversione. Potreste almeno divertirvi con la modalità multiplayer, che vi mette al fianco di alcuni amici con i quali spartirvi i compiti lungo le diverse mappe, ma vale giusto un'eventuale riproposta a prezzo budget.

Commento finale

The Regiment manca il bersaglio. Frettoloso nella realizzazione, soffre di molte lacune nell'IA che fanno crollare il tentativo di rendere strategico quello che finisce per essere un FPS dalla forte componente arcade, frustrante fino all'esaurimento e ripetitivo. L'idea di costringere il giocatore a riprovare ogni missione sino al raggiungimento di una valutazione elevata è semplicemente folle, perché non aggiunge alcun fattore reale di sfida. I diversi bug non fanno che sminuire il fascino di una bella idea, intelligente nella scelta di mettere a fuoco l'utilizzo del S.A.S. britannico, del quale Konami ha potuto inoltre godere come fonte privilegiata di informazioni. La situazione diviene ancora più grigia se prendiamo in considerazione il comparto grafico, a dir poco antiquato e privo di stile. Rimane un'ottimo sistema di gioco cooperativo che però non vale un titolo venduto a prezzo pieno. Speriamo di cuore che sia solo un primo tentativo fatto da Konami e che apprenda presto dagli errori, come ci ha costretto a fare con le mappe di The Regiment.

Pro

  • Il S.A.S. è un team affascinante e inesplorato
  • Divertente in modalità multigiocatore...
Contro
  • ...frustrante e ripetitivo se giocato da soli
  • IA patetica
  • Tecnicamente appartiene ad un'era superata

Dio salvi la Regina se no ci pensi il S.A.S.

Si deve al Capitano David Stirling l'idea di sviluppare un corpo scelto che si sarebbe poi evoluto nel S.A.S.. Formalmente esiste dal primo luglio del 1941 ed è ora composto da tre reggimenti. Uno di questi è di stanza in Inghilterra, pronto a intervenire 24 ore su 24 in caso di emergenza terroristica. Sebbene l'episodio dell'ambasciata iraniana sia forse il più famoso, restano comunque molte le missioni emblematiche che hanno visto l'impiego delle truppe speciali britanniche, dalle isole Faulkner alla Guerra del Golfo. Il S.A.S. è uno dei corpi speciali più avanzati del mondo e la sua segretezza è resa ancora più celebre dall'unica risposta possibile per ogni suo membro che dovesse finire nelle mani del nemico: "I'm sorry I can't answer that question sir/ma'am." E pensare che c'è chi si lamenta del settore terziario.

Multipiattaforma

La versione PC è una conversione grossolana di quella per console e si avvale solo in minima parte dei miglioramenti offerti dalle schede grafiche in commercio. Dall'altra parte The Regiment gira sulla console di seconda generazione come un gioco di prima generazione. E se qualcuno non se ne fosse accorto siamo agli albori della terza. Tra le due non c'è alcuna differenza sostanziale; decurtate mezzo punto dal globale se scegliete di giocare in casa Sony.

Bravi si diventa, è sufficiente riavviare

Konami deve aver pensato che Rainbow Six Lockdown lasciava un vuoto incolmabile che solo il team Kuju poteva sanare. Tentativo lodevole, in particolare per la felice scelta di rappresentare un team oscuro e poco approfondito come il S.A.S., naufragato però contro il muro dei bug e della realizzazione mediocre. Peccato davvero, perchè The Regiment non è tutto da buttare, ma quando un prodotto viene sviluppato senza amore si finisce sotto le soglie del 6. Qualche amante del genere potrebbe però gradire un titolo tattico in questi mesi di magra e per questo siamo entrati nella Killing House per documentare la dura vita del soldato speciale inglese.
Solitamente il tutorial dovrebbe guidarci dolcemente nell'apprendimento delle basi ma questo è l'addestramento più duro e frustrante visto fino ad ora. La prima parte consiste nel padroneggiare l'arte del gestire gli spazi da una posizione di dominio, che vi consenta di tenere sotto controllo ogni centimetro visibile della stanza. Niente da eccepire, sono anzi sorretto dall'entusiasmo del principiante e di fatti faccio una figura patetica. Dopo qualche tentativo anche noi soldati in prova superiamo la missione ma è proprio qui che si apprende la spietata legge di Konami: non basta essere Reclute o Soldati Semplici, è necessario portare a termine ogni prova con il Grado di Caporale.