La recensione di The Settlers: New Allies inizia con l'amarezza di chi in fondo a questo ritorno ci credeva davvero. La serie ideata da Ubisoft Blue Byte ha sempre avuto un carisma unico e rassicurante, e uno di quei gameplay semplici ma poi mica tanto. Caratteristiche che lasciano il segno e che dal 1993 hanno trasformato milioni di utenti in appassionati del genere: quando hai finito un The Settlers, inevitabilmente ne vuoi ancora e ti ritrovi a cercare giochi simili. È successo anche a chi vi scrive, finito a tredici anni ipnotizzato davanti all'Amiga 500 e ai trotterellanti personaggi del primo The Settlers, intenti a vivere le loro vite così piccoli e minuziose, abitanti di un altrettanto mellifluo villaggio concepito e assemblato dal giocatore.
Uno strategico diverso
Questo The Settlers: New Allies arriva dopo un silenzio che durava dal 2010 e cerca di essere una sorta di ripartenza, quello che comunemente viene chiamato un reboot. In questa sua nuova forma, la serie si pone a metà strada tra Anno e Age of Empires: del primo riprende il concetto di filiere di produzione (per fare il pane ci vuole il grano che poi viene lavorato nel mulino e in seguito spedito al fornaio), dal secondo prova invece a rubare la formula da strategico dinamico ma non sbragato. In tutta sincerità il mix non sarebbe nemmeno male, andrebbe a colmare una variabile ancora poco esplorata, ma queste due anime sono così ridotte all'osso che rimane ben poco da giocare e, francamente, da analizzare.
Campagna e schermaglia
Il gioco è composto da una compagna lunga circa dieci ore e dalla modalità schermaglia con la quale affrontare l'IA e altri giocatori umani. La prima è caratterizzata da un inizio promettente, ma si appiattisce dopo una manciata di missioni sulle solite superficiali meccaniche. Come spesso accade quando non c'è molto impegno, la campagna di The Settlers: New Allies non fa che proporre le stesse schermaglie che avresti nel PVP, solo che legate tra loro da delle sequenze narrate senza troppa cura e né stile. La dinamica di ogni partita è altrettanto scontata: allestisci il tuo villaggio, raccoglie le risorse, espandi i territori e combatti per cancellare il nemico dalla mappa.
Nessuno di questi passaggi però è davvero interessante o particolarmente problematico. Il magazzino è il centro del villaggio, dove ogni risorsa dovrà convergere offrendo agli abitanti strade ben progettate e ben protette; per ciascuna risorsa esistono fonti limitate, che andranno esaurite nel tempo, e altre infinite. Dopo poche partite, imparerete a mettere in piedi un villaggio autosufficiente in men che non si dica, a patto di avere tutte le risorse principali a disposizione nelle vicinanze. Se così non fosse sarà prima necessario esplorare la mappa per trovarne di vostro interesse, successivamente espandere i vostri territori mandando uno o più tuttofare a puntellare ciascuna nuova casella, e infine costruendo miniere o taglialegna all'occorrenza. I settler non hanno necessità, non dovrete preoccuparvi di dare loro del cibo, ma se lo farete questi vi ricompenseranno lavorando e combattendo con più convinzione. Creare un villaggio è un'operazione lineare e ben poco strategica, se non per qualche sistema di difesa rudimentale che richiederà soltanto un minimo di logica per essere costruito nel punto giusto.
Clicca e dimentica
Un buon villaggio serve a sostenere un buon esercito, e per crearne uno servirà carbone e metallo, oltre che una caserma ben lustrata. Produrre soldati è la cosa più lenta e difficile tra quelle che potrete ordinare al gioco: servono tante risorse e, al contrario di quanto accadeva nei precedenti The Settlers, ogni armata richiesta genererà un singolo combattente. Il gioco propone diverse unità a seconda della fazione che sceglierete, ma sono variazioni più di nome che di sostanza: non aspettatevi grandi differenze tra i tre schieramenti perché non ne troverete. Ci sono unità corpo a corpo e capaci di colpire alla distanza, ma durante la battaglia non farà molta differenza visto che queste si svolgono in modo fin troppo caotico, rendendo difficile capire in che modo cambiarne il corso. Ci sono però delle unità speciali che avranno un maggior peso tattico, che danno più gusto ad essere spostate sul campo di battaglia, come per esempio lo sciamano.
Graficone
Volete sapere cosa di The Settlers: New Allies non delude le aspettative? La grafica. Questo gioco è davvero bellissimo da vedere, quasi al pari di Anno 1800 che però è inarrivabile nella cura per il dettaglio. Esplorare le mappe è forse la cosa che ci è piaciuta di più di questo strambo gioco perché ogni volta lo spettacolo è garantito: fortezze su aspri picchi avvolti dalla nebbia, villaggi che si estendono su dolci e ventose colline, la meticolosità di ogni edificio e dislivello. Un lavoro incredibile che continua anche sullo store che troverete all'interno del gioco, dove vengono già vendute con soldi reali varianti grafiche di altissima qualità di ciascun edificio.
Per i più giovani?
Abbiamo quindi un sistema semplicissimo, e una grafica d'amare: non è che questo nuovo The Settlers è in realtà un gioco pensato per i più giovani, per i nuovi tredicenni che non hanno mai visto un RTS da vicino esattamente come me nel 1993? Se così fosse, strano che non lo abbiano mai affermato. Questo però è l'unico punto di vista che fornisce a questo nuovo gioco BlueByte un motivo per esistere, non può però giustificare la penuria di opzioni, la mancanza di verve della campagna, un sistema di combattimento così poco leggibile.
Conclusioni
The Settlers: New Allies offre un'esperienza di gioco superficiale e troppo dilatata nei tempi, che non riesce a soddisfare né gli amanti dei city builder, né degli strategici in tempo reale. Potrebbe però interessare ai più piccoli, o a quelli che vorrebbero iniziare con qualcosa di estremamente leggero e poco impegnativo.
PRO
- Bellissima grafica
- Più di dieci ore di campagna
CONTRO
- Sistemi di gioco superficiali
- Spesso non resta altro da fare che aspettare