C'è stato un tempo lontano, ben prima del discusso esordio di Cyberpunk 2077, in cui CD Projekt RED era uno fra i publisher più amati dai videogiocatori di tutto il mondo. Una specie di unicorno dorato che metteva la figura dell'appassionato al centro del palcoscenico, viziandola con titoli di grande fattura e sommergendola di contenuti a costo zero. Una società per videogiocatori fondata e gestita da videogiocatori, che all'apparenza viveva del solo scopo di soddisfare i loro desideri. Quella vecchia CD Projekt è tornata a fare capolino nel corso degli ultimi giorni attraverso i maestosi panorami di The Witcher 3: Wild Hunt, limati attraverso una corposa patch next-gen volta a trasformare l'esperienza su PlayStation 5, su Xbox Series X|S e anche su PC. Un grande aggiornamento gratuito pensato per rifare il look alla più celebre avventura di Geralt di Rivia, traghettando le paludi di Velen e le vette di Skellige fino alle sponde della nona generazione di console, spremendo ogni circuito delle macchine al fine di avvicinarsi alle migliori versioni disponibili: non quelle appena uscite dalla fabbrica, ma quelle ulteriormente rifinite grazie all'apporto di appendici come le mod grafiche.
Dimenticatevi di Una Poltrona per Due: quest'anno il Natale bisogna passarlo in compagnia di Geralt, Ciri e Dandelion, facendo una bevuta col Barone Sanguinario e riposando sotto i caldi spioventi di Novigrad. La versione next-gen di The Witcher 3: Wild Hunt è infatti una lettera d'amore indirizzata ai fan, uno scrigno volenteroso di dischiudersi su uno dei migliori videogiochi della scorsa generazione. Ma ad impressionare è il fatto che ancora oggi - a quasi otto anni di distanza dal lancio originale - l'epopea dello strigo riesca ancora a brillare fra i giochi di ruolo ambientati in un mondo aperto. Ciò significa semplicemente che era un titolo straordinario, o che l'intera produzione del genere si è adagiata sugli allori? Sappiate che è molto difficile fornire una risposta univoca, anche se ci proveremo in questa analisi della versione next-gen di The Witcher 3 Wild Hunt.
The Witcher 3 sette anni dopo
La nostra vecchia recensione di The Witcher 3: Wild Hunt aveva inquadrato il capitolo finale della trilogia di CD Projekt come il miglior videogioco di ruolo per l'ottava generazione di console. La sorpresa, in questo senso, è che se avesse fatto il suo esordio assoluto nei primi anni di PlayStation 5 e delle Xbox Series, l'opera tratta dai racconti di Andrzej Sapkowski avrebbe rischiato di aggiudicarsi lo stesso primato, insediata probabilmente dal solo Elden Ring.
Un'odissea, quella di Geralt di Rivia, che conduce lo strigo fino ai quattro angoli di un mondo medievale dalle tinte fantasy e oscure, mentre gli zoccoli della fedele cavalla Rutilia pestano paludi traboccanti di cadaveri e colorati campi in fiore. Sono centinaia le ore di gioco messe a disposizione da CD Projekt RED, che danza agile fra il racconto della ricerca della giovane Cirilla e tonnellate di attività secondarie, dipingendo un quadro che scava senza sosta nei tratti più cupi dell'animo umano. Insomma, è un'esperienza che è vietato lasciarsi sfuggire, anche se solitamente si è distanti dalla classica tradizione degli RPG occidentali.
Gli sviluppatori hanno scelto come tela una serie di vaste mappe open-world che diventano teatro di una componente narrativa unica nel suo genere, fatta di totale libertà e di grandi ponti interrotti. Sta al giocatore decidere quale traccia inseguire svolgendo indagini che talvolta terminano con un vicolo cieco, spingendolo a battere sentieri inesplorati e ad incontrare dozzine di straordinari comprimari. Senza contare che, parlando con un semplice sconosciuto o consultando la bacheca di un villaggio, si corre il rischio concreto di perdersi per ore in storie parallele dalla forte carica emotiva.
Su questi fondali, quando il dialogo lascia il posto alla spada, il gameplay incarna l'anima del classico videogioco d'azione, mettendo in scena vortici di fendenti ed esplosivi segni magici per annientare mostri terrificanti e umani spesso più malvagi di qualsiasi belva. Fra abilità passive, potentissimi decotti, armature uniche e lame d'argento, ciascun giocatore può cucirsi addosso un sistema di combattimento su misura, anche se tale segmento è emerso spesso e volentieri come il più criticato dagli appassionati.
Dalle vette dell'arcipelago di Skellige fino alle più remote foreste che circondano Novigrad, The Witcher 3: Wild Hunt è ancora oggi una miniera di interazioni che affresca con panorami mozzafiato dozzine di grandi e piccoli racconti. A questo proposito, non bisogna dimenticare Hearts of Stone e Blood and Wine, ovvero le due grandi espansioni che hanno segnato il periodo post lancio, spesso considerate fra le migliori iniezioni di contenuti aggiuntivi in circolazione. Ma se già nel 2015 il titolo si presentava come un monumento del genere, l'esordio fu segnato da una lunga serie di imperfezioni che, all'epoca, ci si sentiva ancora di poter perdonare alla piccola e amata CD Projekt RED.
Solo qualità della vita?
Il primo intervento chirurgico della patch ha come scopo quello di migliorare l'esperienza di gioco, apportando gli ultimi ritocchi a una formula già perfezionata nel corso degli anni. Ciò non significa solamente potenziare il comparto grafico ma introdurre nuove meccaniche volte a rendere più godibili tante sfaccettature del viaggio di Geralt di Rivia. Come se stessimo esplorando un iceberg, partiremo dalla superficie per scendere via via verso le profondità più esoteriche.
La modifica che per prima salta all'occhio è la nuova impostazione predefinita legata alla telecamera, che sceglie di posizionarla decisamente più vicino alla spalla di Geralt eliminando completamente l'effetto zoom-out che caratterizzava i combattimenti. CD Projekt ha affermato che questo tipo di visuale è "nato quasi per caso", ma è indubbio che contribuisca a conferire un look più giovane alle gesta dello strigo, avvicinando pericolosamente la messa in scena a quella incontrata nei recenti capitoli di God of War. Non si tratta di un'imposizione: si può attivare e disattivare nelle opzioni a seconda delle diverse fasi di gioco, ma conferisce un'aura d'imponenza alla scenografia medievale e cambia radicalmente - spesso in positivo - l'approccio alle fasi di combattimento.
Se la fitta interfaccia dell'originale rischiava troppo spesso di mettere a repentaglio l'immersione, ora è possibile selezionare un'opzione che consente di ridurre ai minimi termini l'HUD facendolo scomparire interamente nelle fasi di esplorazione, al fine di rendere ancor più cinematografiche le scorribande di Geralt. Se ciò non bastasse, si può sempre far conto sulla modalità fotografica attivabile tramite la pressione di entrambi gli stick analogici, per immortalare le gesta e le grandi vittorie del Lupo Bianco. Si tratta di una funzionalità quasi stilizzata, che permette sì di giocare con i classici slider dei programmi di fotoritocco, senza però aggiungere nient'altro alla messa in scena, come ad esempio espressioni facciali o pose particolari.
Restando vicini alla superficie, CD Projekt RED ha voluto svecchiare la mappa del mondo, sfoltendo il numero di icone visibili per favorire la lettura della cartina, nascondendo ad esempio le tonnellate di punti interrogativi che la sporcavano. Secondo la medesima filosofia, non è più necessario sfruttare menù aggiuntivi per raccogliere le erbe e gli ingredienti per le pozioni, che vengono direttamente trasferiti nella borsa in seguito a una singola pressione del rispettivo input. Le rifiniture di questo genere sono troppe per raccontarle tutte: è finalmente consentito assegnare lo scatto alla pressione dell'analogico sinistro, mentre si può contare su tre diversi livelli d'intensità per la camminata di Geralt.
È quando si varcano i confini del gameplay che l'aggiornamento inizia a mostrare i muscoli, facendo sfoggio di dettagli che svecchiano l'esperienza classica. Una delle modifiche più impattanti risiede nella possibilità di utilizzare qualsiasi Segno magico senza dover aprire il menù radiale; se questa potrebbe sembrare una cosa da poco, la realtà è che conferisce un ritmo inedito ai combattimenti, trasformandoli in un valzer di fuoco e acciaio nel quale sbizzarrirsi senza soluzione di continuità. Chiunque abbia affrontato l'originale The Witcher 3 ai livelli di difficoltà più elevati ricorderà con amore il Segno difensivo Quen, indispensabile per sopravvivere agli scontri più impegnativi, ma ora sarà un semplice tassello nel mosaico di incantesimi che si possono intrecciare senza pensieri; basta tener premuto il grilletto destro per avere accesso a tutte le doti magiche dello strigo, attivando la più azzeccata con il rispettivo pulsante frontale.
Il medesimo discorso vale per gli strumenti, troppo spesso sottovalutati dagli aspiranti Witcher, che tendevano a ignorarli a causa della costante necessità di accedere all'inventario per equipaggiarli. Ora, grazie a un selettore radiale, basta un attimo per impugnare una bomba e far saltare l'ennesima tana di squallidi Nekker. Tra gli inserti più sottovalutati brilla la riduzione del danno da caduta: in passato l'imbattibile Geralt di Rivia si spezzava le ginocchia con eccessiva facilità, e la nuova soluzione cambia completamente l'approccio al level design. Se nel 2015 bisognava cavalcare a lungo per cavarsi dalla sommità di una collina, ora si può scendere tranquillamente senza temere di perdere ore di giocato.
Merita una menzione l'attenzione dedicata al comportamento della cavalla Rutilia, che è leggermente più responsiva specialmente negli spazi angusti, ad esempio quando si fa manovra all'uscita di una taverna dove si è vinta qualche carta per il Gwent. Dedicata ai giocatori più esigenti, invece, è la nuova interpretazione dello scaling dei nemici, che mira a rendere qualsiasi scontro sempre impegnativo senza trasformare avversari minori come i Drowner in potenze inarrestabili. È importante sottolineare che se alcuni di questi cambiamenti vedranno luce anche su piattaforme old-gen, la maggior parte sarà riservata ai beneficiari dell'intera patch, ovvero i giocatori PC, PlayStation 5 e Xbox Series X|S.
Cross save e compatibilità
Collegando il proprio account Gog.com si può utilizzare la funzionalità di cross-save, trasferendo gli ultimi dati salvati in cloud tra una piattaforma e l'altra: basta scansionare un QR Code richiamabile direttamente nel menù dei salvataggi. Attenzione però: non è chiaro se questa novità sia compatibile solo con la Complete Edition e la GOTY Edition, oppure sia disponibile anche per la variante standard. Nell'orbita del PC, la patch 4.0 renderà incompatibili tutte le mod antecedenti, quindi bisognerà assicurarsi che siano state aggiornate alla versione corrente prima di installarle nuovamente.
Le versioni next-gen
Ci sono frangenti in cui la versione next-gen di The Witcher 3: Wild Hunt si presenta come un titolo piuttosto diverso dall'originale. Se affrontato con la nuova telecamera ravvicinata, l'HUD a scomparsa e tutti gli strumenti per favorire l'immersione in combattimento, il viaggio di Geralt è al limite dall'apparire un gioco pensato appositamente per le macchine moderne. Le uniche ombre risiedono nelle piccole sbavature risalenti all'epoca del lancio, come i dialoghi messi in scena sempre in campo-controcampo, oppure le costanti transizioni al nero che caratterizzano l'inizio delle conversazioni e delle sequenze animate in-engine. Un'eredità, questa, che non sporca assolutamente il lavoro svolto sul comparto estetico.
Prima ancora di analizzare le diverse modalità grafiche, vale la pena soffermarsi sugli interventi diretti che hanno toccato il segmento tecnico. I modelli dei personaggi, ad esempio, sono stati migliorati artigianalmente, spesso eliminando le compenetrazioni con determinati set di armatura; si possono notare anche a occhio nudo delle rifiniture nei corpi e nei volti, senza contare che il medesimo trattamento è stato riservato anche all'estetica di alcuni mostri. Le ombre vengono ora renderizzate in alta risoluzione anche al di fuori delle scene d'intermezzo, le mesh ambientali sono più ricche, anche gli skybox e il meteo sono passati attraverso una fase di potenziamento.
La rifinitura più evidente, quella che si nota per prima avviando il titolo, è quella che ha impattato la vegetazione, che non si presenta solo più nitida e densa nel fogliame, ma decisamente più responsiva agli influssi del vento. Gli sviluppatori si sono infatti soffermati sugli effetti grafici della scenografia, migliorando sia quelli che gestiscono il comportamento delle piante sia quelli che impattano l'acqua, elemento preponderante tanto a Velen quanto tra i fondali di Skellige. Non c'è bisogno di spendere parole, infine, sul fatto che i caricamenti risultino sensibilmente più brevi sui nuovi hardware.
PlayStation 5 e Xbox Series X possono ora contare su due modalità grafiche, ovvero Prestazioni e Ray tracing. La novità, in questo senso, è che entrambe sfruttano la tecnologia AMD FidelityFX Super Resolution 2.1 per produrre un risultato visivo in 4K a prescindere dal framerate grazie all'upscaling, puntando ai 60 fps in Prestazioni e 30 fps in Ray tracing. La differenza, ovviamente, si cela nella caratteristica che dà il nome alla seconda modalità: le versioni console Ray tracing possono infatti contare su illuminazione globale e occlusione ambientale ray traced; ciò significa che fonti di luce e ombreggiature degli oggetti - in particolare negli interni - emergono decisamente più corpose dall'amalgama, andando tuttavia a imporre una pesante tassa sulla frequenza dei fotogrammi e sulla distanza degli effetti volumetrici.
Ancora diversa è la situazione del ray tracing su PC, unica piattaforma che - oltre ad accogliere il supporto al DLSS di Nvidia - offre anche ombre e riflessi ray traced, due funzionalità che per dichiarazione della stessa CD Projekt sarebbero risultate insostenibili per le macchine next-gen. Questa è una differenza che si nota soprattutto nei confini dei riflessi sulle superfici acquatiche, che seppur visivamente eccellenti grazie ai nuovi shader, su console sono lievemente sporcati da un leggero effetto deformante. Vista la natura open-world di The Witcher 3, lo sfruttamento del ray tracing su console si lascia apprezzare fino in fondo in rare situazioni, ad esempio all'ombra dei focolari.
Dal canto nostro, abbiamo preferito godere delle modalità Prestazioni e dei piacevolissimi 60 fps, senza dubbio l'opzione più solida e quella in grado di offrire l'esperienza più fresca, regalando un ritmo inedito ai combattimenti e alle cavalcate di Geralt. L'unica pecca risiede in qualche lievissimo calo di frame nelle aree più popolate della mappa, come ad esempio la sommità della città di Novigrad, ma bisogna tenere a mente che anche le folle di abitanti si sono fatte decisamente più ricche e variegate. Da non sottovalutare è il fatto di poter cambiare modalità grafica in qualsiasi momento, facendo tutti i test del caso per selezionare la preferita direttamente in gioco.
A uscire malconcia dal confronto è la sola Xbox Series S, che può contare su una modalità Prestazioni a 60 fps e una Qualità a 30 fps senza tuttavia riuscire ad ospitare il Ray tracing; nel secondo caso offre infatti una risoluzione nativa più elevata, ma si tratta di un leggerissimo balzo, probabilmente (non abbiamo potuto effettuare misurazioni certe) tra i 1080p e i 1440p; senza contare che nessuna fra le due opzioni è esente da un visibile fenomeno di pop-in, specialmente nei contorni delle nubi volumetriche. Per il momento si tratta dell'unico caso in cui la macchina ancillare di Microsoft deve incassare l'impatto di un lancio next-gen, ma non è assolutamente da escludere che si riveli il primo di una lunga serie.
L'ultima nota riguarda lo sfruttamento delle caratteristiche del DualSense di PS5, che sorprendentemente è uno fra i migliori incontrati in epoca recente, addirittura superiore a quello implementato in God of War: Ragnarok. Il feedback aptico funziona a dovere, trasmettendo i battiti delle galoppate di Rutilia e gli effetti di ciascun Segno magico direttamente nei palmi delle mani. È intelligente anche l'uso dei grilletti adattivi che, proprio come accadeva nel Returnal di Housemarque con i colpi speciali, avvisano il giocatore ogni volta che non è possibile lanciare magie. Peccato solo non poter assegnare i fendenti ai pulsanti dorsali, in modo da riuscire ad assaporare ogni affondo delle lame dello strigo.
Le versioni console
Le versioni next-gen puntano a una risoluzione 1800p upscalata a 4K sfruttando il FidelityFX Super Resolution 2.1 di AMD, che consente di aumentare la risoluzione in modo dinamico mantenendo stabile il framerate, oltre a farsi carico dell'anti-aliasing. Il tetto dei 30 fps è la tassa imposta dalla modalità Ray tracing, che applica tale tecnologia a global illumination e ambient occlusion, migliorando le ombreggiature dei modelli e la luce di rimbalzo sulle superfici. Anche se ray traced reflections e shadows sono esclusive PC, le macchine moderne hanno abbastanza risorse per gestire la Screen Space Reflection e migliorare comunque i riflessi, ma solo in modalità Ray tracing. Le modalità Prestazioni sacrificano questi elementi per ancorarsi ai 60fps, restituendo un risultato eccellente; le varianti PS5 e Series X sono pressoché identiche, non fosse che all'ultima patch tutti gli hardware Microsoft soffrono maggiormente gli effetti volumetrici. Discorso diverso per Xbox Series S, che non riesce ad accogliere alcuna forma di ray-tracing ed è per sua stessa natura limitata nella risoluzione: l'unica opzione sensata, nel suo caso, è la modalità Prestazioni.
Non è finita qui: mod e contenuti extra
Gran parte del merito dietro il risultato raggiunto dalla patch next-gen risiede nella scelta di CD Projekt di integrare le mod più amate direttamente nel codice ufficiale, lavorando fianco a fianco con gli autori più affermati di NexusMods. Anche se gli sviluppatori hanno messo mano in prima persona ad alcuni modelli dei mostri, alle armature e alle stesse forme dei protagonisti, l'apporto della comunità di appassionati ha giocato un ruolo che sotto diversi profili è ancor più determinante.
La "The Witcher 3 HD Reworked Project" di Halk Hogan, ad esempio, introduce migliaia di texture ricreate in alta definizione e mesh potenziate, aumentando enormemente il livello di dettaglio delle superfici e rifinendo il tutto con materiali e shader creati ad hoc, arrivando addirittura ad aumentare la draw distance di determinate architetture e a modificare i manti di tutti gli animali. Non meno importante è la "HD Monsters Reworked" di Denroth, modder che ha scelto di migliorare manualmente oltre mille texture e maps relative a ogni singolo mostro, e la differenza si vede fin dal primo Grifone incontrato a Bianco Frutteto. Merita una menzione anche la "FCR3" dell'ex sviluppatore di CD Projekt RED Andrzej Kwiatkowski, un lavoro immenso che lima dozzine di meccaniche, dai comportamenti degli NPC fino al funzionamento di determinate statistiche, con il fine ultimo di favorire l'immersione ad ogni costo.
CD Projekt RED ha selezionato esclusivamente mod che mirassero a migliorare l'esperienza mantenendo intatta la sua impronta artistica, integrando l'offerta con piccoli aggiustamenti contenutistici e i più aggiornati pacchetti di correzione bug. Dal canto suo, ha deciso di fare qualche piccola aggiunta nello stile della patch 1.6 di Cyberpunk 2077, ovvero pescando direttamente dallo scatolone della serie Netflix. Alcune di queste sono disponibili fin dal menù principale, come lo stile alternativo per il personaggio di Dandelion e il vestiario dei soldati di Nilfgaard, mentre il discorso cambia per l'equipaggiamento indossato da Henry Cavill.
L'unico guizzo narrativo inedito è infatti una piccola missione a Velen, oltre i cancelli di una vecchia e misteriosa miniera sigillata nel centro della regione, accanto all'Albero dell'Impiccato. Dura circa trenta minuti, mette in scena due diversi boss e finali multipli, ed è una gradita sorpresa per infiocchettare il mare di migliorie apportate alla quality of life. La ricompensa è proprio lo schema necessario per costruire l'armatura indossata dalla controparte televisiva di Geralt, che non è un semplice vezzo estetico: esiste una variante da Maestro che rivaleggia con i set dedicati alle diverse scuole da Witcher, e il suo aspetto rispecchia tutte le modifiche apportate nella seconda stagione della serie.
In conclusione
È difficile trattare una simile iniezione di contenuti come una semplice patch dedicata alla next-gen. Al giorno d'oggi vengono pubblicate a prezzo pieno edizioni rimasterizzate che si limitano ad effettuare un upscaling della risoluzione delle texture, o ancora "Definitive Edition" che inscatolano tutti i contenuti post-lancio dentro un unico pacchetto. Il caso di The Witcher 3: Wild Hunt risveglia ricordi legati alla cara vecchia CD Projekt, che il prossimo 14 dicembre punta a riconquistare l'affetto dei fan.
Al centro dell'offerta rimarrà pure l'adeguamento grafico alla nuova generazione di console, ma questa versione si presenta come un'esperienza che cammina in equilibrio sul filo della novità. Non si limita infatti ad alzare il sipario sulla miglior edizione possibile di The Witcher 3, mirando invece a correggere gli inciampi del passato e a potenziare alcune meccaniche di gameplay, chiamando a raccolta tanto i suoi storici sviluppatori quando alcuni fra i modder più talentuosi in circolazione.
I risultati raggiunti sul fronte grafico non risulteranno certo accecanti per i giocatori PC, da tempo avvezzi ai miracoli delle mod, ma su console la differenza c'è e si sente tutta. È un peccato non poter contare sui 60 fps senza dover sacrificare il ray tracing, ma la realtà è che a svolgere il grosso del lavoro sono mesh, texture, shader e VFX; del resto, la casa ha affermato di aver mantenuto il framerate sempre al primo posto, trovandosi costretta a tagliare determinate novità per non danneggiare la performance generale. In fin dei conti a meritare il centro del palco sono decine di piccoli accorgimenti che se presi singolarmente potrebbero sembrare insignificanti, ma che nell'insieme regalano una nuova calda veste all'odissea del Lupo Bianco.
Nulla da dire sull'esperienza al cuore di Wild Hunt, che a distanza di quasi otto anni dal lancio originale riesce ancora a impressionare, grazie a una componente narrativa senza età e a un mondo tanto ricco da celare costantemente qualche piccolo segreto. Sì, il lungo viaggio dello strigo è ora nella sua forma migliore: sarà sufficiente per convincere anche chi già l'ha spolpato per centinaia di ore a gettarsi di nuovo all'inseguimento di Ciri? Per scoprirlo esiste un modo semplicissimo: scaricate l'aggiornamento gratuito, tirate fuori il piumone, e provate a seguire - stavolta da più vicino - Geralt di Rivia fra i sentieri di Bianco Frutteto.
Conclusioni
Molto più di una semplice patch per la next-gen, molto meno di una riedizione: questa versione di The Witcher 3: Wild Hunt è la risposta di CD Projekt RED all'esigenza di avere a disposizione una "versione finale" del suo capolavoro. Qualcosa che rimanga per anni e anni come testimonianza della più grande avventura di Geralt di Rivia, utile ad esempio per accogliere a braccia aperte tutti coloro che si trovassero a installare il titolo dopo aver conosciuto lo strigo dalla serie tv. Si poteva fare di più? È probabile, ma sarebbe stato necessario intervenire molto a fondo su un codice di gioco risalente al 2015. Forse tra anni vedrà luce un remake, ma fino ad allora questa sarà la migliore versione possibile di The Witcher 3, un'opera che ancora oggi riesce a brillare accecante in mezzo alle sue più dirette concorrenti.
PRO
- La migliore versione possibile di The Witcher 3
- Ancora oggi uno dei più grandi RPG open-world
- Le mod integrate cambiano il volto dell'esperienza
- Tante aggiunte alla qualità della vita
CONTRO
- Xbox Series S esce penalizzata
- L'ennesima prova che i 60 fps con ray tracing non sono possibili su next-gen
- Resta pur sempre un videogioco del 2015