Avete mai fantasticato riguardo a cosa si prova nel governare la prima superpotenza mondiale? Probabilmente no, ma This Is The President, nuovo gestionale dalla marcata componente narrativa, edito da THQ Nordic e in uscita il prossimo 6 dicembre su PC, è intenzionato a proporre un punto di vista leggermente distorto rispetto a quanto titoli similari ci hanno abituato in passato.
Proponendo una storia folle, ma non tanto da risultare improbabile, vediamo la strada intrapresa dal gioco in questa recensione di This Is The President.
La nostra storia americana?
This Is The President mette subito in chiaro le sue intenzioni: la narrazione è tanto importante quanto la sua natura gestionale. Infatti, a differenza di molti altri titoli superficialmente accostabili, il gioco sviluppato da SuperPAC propone già dall'inizio una trama fortemente impostata, con tanto di scene d'intermezzo ed eventi passati non modificabili. Noi impersoniamo il nuovo Presidente degli Stati Uniti, un uomo che appare distinto e onesto, ma che in realtà nasconde un passato oscuro, tanto da essersi candidato (sotto consiglio della moglie) solo per la possibilità di far approvare dal Congresso una ratifica del 28° Emendamento, così da fornire immunità a vita a qualsiasi presidente eletto e scampare a un misterioso capo d'accusa, che lo farebbe altrimenti marcire in galera per il resto della vita.
Il nostro obiettivo è riuscire, nei quattro anni di mandato presidenziale, a convincere non solo il Congresso della legittimità delle nostre intenzioni, ma anche il popolo americano, così da impedire che, in futuro, tale sforzo venga vanificato da un'ulteriore revisione.
Seppur avete intenzione di seguire la linea del buon senso, va sempre tenuto in considerazione l'obiettivo assolutamente e incondizionatamente egocentrico che il gioco prefigge. Insomma, non è uno di quei gestionali dove potete costruire da cima a fondo la vostra storia. Dei paletti ci sono e risultano anche abbastanza inamovibili, ma avrete comunque modo di scolpire la vostra strada verso la libertà.
Un gameplay privo di controllo
Mentre ci siamo trovati a dover scegliere il male minore durante i nostri anni di mandato, abbiamo spesso avuto la sensazione che le nostre scelte fossero, in realtà, "pilotate" dalla narrazione. Il gioco è diviso in sezioni mensili: ogni mese abbiamo la possibilità di svolgere delle azioni e delegarne altre al nostro staff personale, che possiamo espandere o sfoltire a nostro piacimento, tenendo in considerazione sia il budget a disposizione, sia l'affidabilità o l'utilità dei singoli collaboratori.
Gli incarichi che portiamo a termine ci ricompensano o penalizzano a seconda della strada che decidiamo di percorrere: qualcosa di più vicino all'opinione pubblica incrementerà il consenso del popolo americano, ma potrebbe incrinare rapporti diplomatici o intaccare le nostre risorse personali, mentre decisioni che fanno comodo solo al nostro tornaconto ci metteranno sotto una cattiva luce, facendoci perdere popolarità e sostenitori. In altre parole, troviamo l'immancabile ricerca dell'equilibrio che caratterizza il genere gestionale.
Tuttavia, abbiamo notato una certa aleatorietà nelle conseguenze delle scelte fatte. Spesso, abbiamo preso una decisione pensando di raggiungere un determinato risultato, ma ottenendo l'esatto opposto solo perché la narrazione doveva seguire una determinata strada. Comprendiamo la voglia di esaltare come anche le azioni più nobili possano essere viste in malo modo dall'opinione pubblica, ma in questo caso si è forse spinto un po' troppo su tale retorica. Anche perché il pressante incasellamento narrativo si ritrova pure quando si devono impiegare i propri collaboratori per completare un determinato incarico. In breve, alcune "missioni" possono essere svolte solo con l'ausilio di specifiche figure del proprio staff, adeguate ovviamente a portare a termine il lavoro. Attraverso queste, si possono selezionare vari modi per raggiungere lo scopo finale, cosa che non assicura la vittoria incondizionata. Infatti, la scelta iniziale di chi mettere a disposizione per l'incarico è fondamentale e bisogna essere molto attenti a scegliere le persone adatte.
Tuttavia, pur avendo selezionato scrupolosamente i collaboratori, spesso ci siamo ritrovati con esiti non voluti, lontani dalle descrizioni riportate. Cosa che penalizza il giocatore, dato che ogni membro dello staff ha un livello di stress che non va superato, pena il possibile abbandono della causa presidenziale. Ciò rende leggermente più frustrante la partita, visto che magari si era costruita una strategia vincente e, per una singola parola male interpretata, si vede crollare in men che non si dica il proprio castello di carte.
In generale, ci siamo sentiti un po' troppo indirizzati durante le scelte, tanto che siamo perfino arrivati a capire quali iniziative sostenere e quali boicottare per raggiungere il nostro scopo. Il che è un vero peccato, dato che le attività, gli imprevisti e i dialoghi sono costruiti molto bene, tanto da spingere comunque a voler continuare la propria partita per svelare i retroscena e gli intrighi incasellati nel grande disegno di questa visione dell'America abbastanza stereotipata, ma con criterio e conoscenza dell'attuale situazione globale.
Requisiti di Sistema PC
Configurazione di Prova
- Sistema operativo: Windows 11
- Processore: Intel Core i7-10700
- Memoria: 16 GB di RAM
- Scheda video: NVIDIA GeForce RTX 3070
Requisiti minimi
- Sistema operativo: Windows 7 o superiore
- Processore: AMD / Intel CPU 2.6 GHz o superiore
- Memoria: 4 GB di RAM
- Scheda video: NVIDIA/AMD con almeno 1GB VRAM dedicata
- DirectX: Versione 11
- Memoria: 6 GB di spazio disponibile
Requisiti consigliati
- Sistema operativo: Windows 10 o superiore
- Processore: AMD / Intel CPU 2.6 GHz o superiore
- Memoria: 8 GB di RAM
- Scheda video: AMD/NVIDIA con almeno 1GB di VRAM dedicata
- DirectX: Versione 11
- Memoria: 6 GB di spazio disponibile
Più attuale dell’attuale
La cosa che stupisce principalmente di This Is The President è la sua accuratezza geopolitica e socioculturale. Le menti dietro al gioco, pur avendo estremizzato i tratti più grotteschi dell'istituzione governativa americana, hanno sicuramente ben chiaro il panorama mondiale contemporaneo.
Il gioco parte proprio dalle elezioni presidenziali del 2020, dove troviamo un presidente uscente rozzo e prepotente che, in quattro anni, è riuscito solo a danneggiare l'immagine della grande potenza cesellata da Franklin Delano Roosevelt durante il secondo dopoguerra. Tra battibecchi pubblici e capricci bambineschi, il passaggio del testimone si rivela più duro del previsto, con tanto di rivolte durante l'insediamento del nuovo presidente alla Casa Bianca. Poi abbiamo movimenti sociali e culturali, disordini nelle grandi capitali, flussi migratori, sparatorie di massa, dissidi internazionali che sfociano dal campo militare a quello dei social media.
A volte, il gioco assume perfino dei tratti profetici, come quando si fa riferimento a una sparatoria in una scuola in Michigan per mano di un quindicenne (evento accaduto realmente solo qualche giorno fa). Probabilmente è una pura coincidenza (o, magari, un aggiornamento furbetto, anche se un po' troppo fulmineo e sicuramente poco elegante), ma il gioco è pregno di tutti questi piccoli rimandi a eventi reali o quantomeno plausibili che, se da un lato stupiscono, dall'altro portano anche a un processo riflessivo, che spinge ad approcciarsi al titolo con un tono leggermente diverso, meno giocoso e più serioso, come se le sorti mondiali pesassero effettivamente sulle nostre spalle.
Un minestrone di stili
Fuoriuscendo da tutto ciò che concerne il lato narrativo e interattivo, This Is The President è sicuramente capace di colpire al primo colpo d'occhio. Tuttavia, proprio come molte figure governative, nasconde dei lati oscuri non appena si guarda con un po' più d'attenzione. La parola d'ordine sembra essere "miscellanea".
Il gioco non è particolarmente complesso dal punto di vista tecnico. Ci troviamo, infatti, davanti a una schermata singola con diverse schede e sottocategorie, il tutto caratterizzato da alcuni effetti dinamici che rendono l'insieme un po' meno statico. Sullo sfondo, un planisfero, inizialmente focalizzato sul territorio statunitense, ma espandibile man mano che procediamo nella storia principale. Visivamente ricorda le mappe da esposizione universale postbellica o da parco a tema, con punti d'interesse ingigantiti in modo tale da spiccare all'interno della vasta area mondiale. Questo stile dai tratti caricaturali, però, sembra "morire lì", sullo sfondo. Infatti, le immagini che accompagnano i testi, pur essendo realizzate in modo accattivante, quasi da bozzetto concettuale, cambiano aspetto completamente, proponendo toni più drammatici, quasi da reportage. Cosa che muta nuovamente nelle icone dei personaggi, in pieno stile gestionale, ma anche nelle scene d'intermezzo, più vicine ai lidi del fumetto interattivo; per non parlare degli elementi ornamentali, che vanno a ripescare dalle linee dell'art déco. Ci è sembrata chiara la mancanza di coerenza stilistica. Un vero peccato, anche perché, se presi singolarmente, i vari inserti artistici sono realizzati con cura e cognizione di causa (per la maggior parte).
Cosa che, invece, proprio non ci ha convinto è la colonna sonora. Anche qui abbiamo un misto d'influenze e generi, che vanno dal jazz al rock più becero, in un susseguirsi sostanzialmente senza sosta di sonorità discordanti e dal sapore "economico". Personalmente, siamo arrivati a un punto di usura tale che abbiamo deciso di togliere le musiche (tanto quelle rilevanti ai fini della narrazione vengono comunque riprodotte). Dopo tutto l'impegno posto sul fronte visivo (pur non essendo riusciti a trovare un collante stilistico), ci saremmo aspettati lo stesso occhio di riguardo anche per la colonna sonora, specialmente in un gioco dove l'elemento testuale è così preponderante, con solo alcuni sporadici dialoghi doppiati.
Teniamo a comunicarvi, inoltre, che il gioco è completamente in inglese, il che non è un enorme problema se conoscete la lingua. Tuttavia, può risultare complesso seguire alcune vicende anche per i più allenati, dati i molti termini provenienti dal linguaggio legislativo e burocratico statunitense.
Conclusioni
This Is The President è un gioco ambiguo. Presenta delle ottime intuizioni a livello narrativo, ma risulta troppo inquadrato (considerato che vorrebbe proporre un'esperienza basata sulle scelte del giocatore); visivamente è affascinante, ma pecca di legante stilistico; fa una macchietta dell'ideale americano, ma sembra voler portare a una riflessione più profonda riguardo l'era della globalizzazione, quasi scostandosi dalla sua stessa presa di posizione ironizzante. Se dovessimo riassumere quest'opera con un'unica parola, probabilmente sarebbe "indecisa". Eppure, nonostante la sua incoerenza di fondo, le sue intenzioni fumose e i suoi risultati altalenanti, riesce a farsi giocare con piacere. Ha la natura del classico mandato presidenziale americano: inizialmente le aspettative sono alte, poi cominci a vedere la vera natura di chi hai difronte, preoccupandoti per ogni minimo passo falso fatto da quest'ultimo, ma, alla fine, i quattro anni passano e tutto ciò che rimane è un po' d'indifferenza e un mondo che, tutto sommato, si regge ancora in piedi, sulle solite fondamenta adagiate sopra ai resti di vecchie asce di guerra.
PRO
- Ottima messa in scena del terreno geopolitico attuale
- Contorno narrativo intrigante
- Visivamente gradevole
CONTRO
- Manca una linea stilistica concreta
- Il commento musicale non ci ha convinto
- Dinamiche decisionali poco influenti