Chi è Zodiac? Bella domanda, visto che sono passati cinquant'anni dal suo ultimo messaggio (inde)cifrato e nessuno è ancora riuscito a risalire all'identità di uno dei più inquietanti serial killer che ha terrorizzato la California a cavallo tra gli anni Sessanta e Settanta. L'omonimo film di David Fincher, forte di un cast di prim'ordine (tra cui brillano le stelle di Mark Ruffalo, Robert Downey Jr e Jake Gyllenhaal) ne traccia i contorni usando tutte le informazioni disponibili sino al 2007, anno dell'uscita; da allora non se n'è saputo molto di più, nonostante in tempi recenti i progressi tecnologici abbiano fatto riprendere in mano il caso. Riuscirà This is the Zodiac Speaking ad aggiungere qualche dettaglio alle intricate vicende? Scopriamolo nella nostra recensione.
Un giornalista sulle orme dell'assassino
Per farla breve, il nostro omicida non solo aveva la passione per le giovani donne, su cui infieriva con sadica efferatezza (cinque le vittime attribuitegli con certezza, anche se egli stesso sostiene di averne mandate al camposanto molte di più), ma anche per il giornalismo e l'enigmistica: dopo le spietate esecuzioni inviava ai quotidiani locali sia i dettagli degli omicidi (di cui solo l'autore poteva essere a conoscenza), sia soprattutto dei messaggi crittografati. Dei quattro pubblicati a piena pagina, solo il primo è stato completamente tradotto: quello in cui il killer dello Zodiaco spiegava le ragioni dei suoi gesti e minacciava di far saltare in aria uno scuolabus in modo da portare dolore a quante più famiglie americane possibili (fortunatamente alle parole non sono seguiti i fatti). È proprio questo l'episodio che da l'incipit alla seconda fatica dello studio polacco Punch Punk Games (la prima era stata Apocalipsis). Nei panni del giornalista Robert Hartnell (probabile alter ego di Paul Avery, reporter che per anni si dedicò a svelare l'identità dell'uomo dietro alla maschera) dovremmo recarci a Mount Diablo, località collinare nei pressi di San Francisco, dove Zodiac ci ha dato appuntamento: l'obbiettivo è quello di sventare il piano allo scuolabus e consegnarlo alle forze dell'ordine, ma le cose non andranno come pianificato...
Anatomia di un omicidio
In un intreccio tra i fantasmi del passato di Robert, caratterizzato da un'infanzia difficile e dalla misteriosa scomparsa di una bambina, e l'ossessione per risolvere i messaggi cifrati, il giocatore viene trasportato sulle scene di due dei crimini commessi da Zodiac, con l'obbiettivo di ricostruire l'ordine cronologico degli accadimenti e salvare, almeno spiritualmente, le anime delle povere vittime. Il primo caso da risolvere è quello di Riverside, teatro nel 1966 dell'omicidio di Cherri Jo Bates, studentessa diciottenne prima avvicinata e poi accoltellata con inaudita violenza. Per quanto non ci siano certezze sull'autore, molti indizi portano proprio a Zodiac, su tutti uno sconclusionato poema inciso su un banco dell'università frequentata dalla giovane. La seconda indagine, a sua volta divisa in tre atti, ruota attorno all'aggressione di Lago Berryessa (proprio quello del Glory Hole), dove il serial killer pugnalò, nel 1969, Bryan Calvin Hartnell e Cecelia Ann Shepard. Il ragazzo riuscì a salvarsi dalle sei coltellate infertegli sulla schiena, mentre la povera Cecelia perse la battaglia con la morte dopo due giorni di agonia.
Compito del giocatore è, molto semplicemente, quello di esplorare le zone dell'aggressione, risolvendo banali enigmi ambientali e raccogliendo tutti gli indizi al fine di avere un quadro generale su quanto accaduto; poi, una volta messi in ordine gli eventi, recuperare il cifrario e passare al livello successivo, dove c'è da indagare sulla seconda parte dell'omicidio e così via. Il tutto viene complicato (se si vuole: il livello di difficoltà più basso elimina il problema alla radice) dalla presenza indiscreta dell'assassino che ovviamente non può essere affrontato. Per evitare di essere individuati bisogna quindi muoversi lentamente nell'ombra, approfittando dello scatto limitato solo per allontanarsi quando si comincia a sentire puzza di bruciato. Qualora si venga "beccati" bisogna ripartire dall'inizio del livello, fortunatamente mantenendo i progressi ottenuti sino a quel momento.
Realizzazione tecnica insoddisfacente
Il tutto, come anticipato, si mescola con il vissuto Robert Hartnell, nel cui passato si intrecciano violenze domestiche e la figura di una ragazzina chiamata Goose. Per scacciare i fantasmi che lo stanno portando alla follia, il protagonista si affida alle cure di uno psicologo che, tra un'indagine e l'altra, gli pone delle domande le cui risposte non sono affatto scontate (come la scelta di una tra tre fotografie che non hanno alcuna apparente attinenza con le vicende) e le cui scelte andranno ad influire anche il finale, che si raggiunge per la prima volta dopo circa cinque ore. Le mappe sono piuttosto piccole, per cui il backtracking a cui spesso costringe il gioco non è poi così fastidioso; tuttavia bisogna ammettere che le fasi stealth sono raramente efficaci nel trasmettere ansia e paura e più di una volta si sarà tentati di (ri)iniziare l'avventura eliminando in toto la presenza di Zodiac per godersi con più calma (e meno frustrazione) la ricostruzione degli eventi, interessanti soprattutto per chi non è ferratissimo sul caso.
Tecnicamente il progetto di Punch Punk Games è davvero poca cosa. La grafica minimalista si adatta all'atmosfera noir (l'abbiamo apprezzata in altri polizieschi come This is the Police), ma le ambientazioni avrebbero avuto bisogno di un maggior respiro e soprattutto di più cura nei dettagli. La risoluzione massima, FullHD, è un po' limitata per gli standard moderni; inoltre ci sono alcuni fastidiosi bug, come le impostazioni che non vengono salvate e il blocco del puntatore del mouse nelle schermate dell'inventario, che andrebbero rapidamente corretti. Letteralmente insostenibile il doppiaggio inglese (manca completamente l'italiano): chi ha prestato la voce a Zodiac, palesemente inadatto al ruolo, non ha trovato nulla di meglio che spalancare le vocali per restituire l'idea del killer schizofrenico; e le cose non migliorano molto con gli alter ego di Robert e del dottore che lo cura. Non male invece la colonna sonora dinamica che si adatta a seconda di quanto il nemico sia vicino e riesce ad innalzare il livello di allerta del giocatore. Qualche urletto inaspettato aiuta poi a mantenere alta la tensione.
Requisiti di Sistema PC
Configurazione di Prova
- Sistema operativo: Windows 10 64bit
- Processore: AMD Ryzen 9 3950X
- Scheda video: NVIDIA GeForce RTX 2080
- Memoria: 32 GB di RAM
Requisiti minimi
- Sistema operativo: Windows 7/8/10 64bit
- Processore: Intel Core i3 3.0 GHz
- Memoria: 4 GB di RAM
- Scheda video: NVIDIA GeForce GTX 660 2GB VRAM
- DirectX: Versione 11
- Memoria: 1 GB di spazio disponibile
Conclusioni
This is the Zodiac Speaking è un progetto potenzialmente interessante penalizzato da una realizzazione tecnica non adeguata. Questo titolo indie pecca anche dal punto di vista contenutistico, e non ci riferiamo solo alla scarsa durata della campagna, ma a una eccessiva ripetitività delle missioni e a degli enigmi ambientali sin troppo telefonati. La figura di uno dei serial killer più indecifrabili fa da volano a una storia che, pur trattando tematiche adulte e violente, non si discosta dai cliché del genere noir. Buona la rappresentazione delle due scene del crimine: piacerà a chi ha divorato il film di Fincher e agli appassionati di casi irrisolti.
PRO
- La figura di Zodiac è a suo modo affascinante
- Ricostruzione storica rigorosa
CONTRO
- Tecnicamente povero
- Meccaniche di gioco ripetitive
- Pochi contenuti