Da qualche tempo, parte della scena indipendente si è appassionata a una visione alternativa del videogioco che rende centrali nel gameplay concetti come il relax e la leggerezza narrativa, introdotti per contrastare le forme dominanti della produzione videoludica core, esasperate dalla ricerca dell'adrenalina e dell'emozione facile a tutti i costi. La recensione di TOEM parla di una di quelle avventure che richiedono soltanto di essere vissute, senza risultare arroganti nel loro modo di proporsi come diverse e senza temi adolescenziali di contorno.
Storia e missioni
Il punto di partenza di TOEM è molto semplice: il protagonista riceve in dono una macchina fotografica con cui gli viene chiesto di fotografare la cima d'una montagna, apparentemente luogo di infinita bellezza. Il viaggio che deve intraprendere per raggiungerla, ambientato in una Scandinavia tra il moderno e il fantastico, sarà però diverso dal solito, perché dovrà spostarsi tramite dei pullman di cui otterrà i biglietti gratuitamente aiutando la gente dei luoghi che visiterà. Togliendo la casa del protagonista, in cui si passano pochi minuti, e la cima della montagna, per lo stesso motivo, in totale ci sono quattro luoghi principali da esplorare da capo a piedi, divisi in diversi settori, andando alla ricerca di missioni da ottenere e fotografie da scattare.
Sì, perché nella maggior parte dei casi per risolvere il problema di qualcuno il nostro dovrà fotografare un soggetto specifico, spesso appena suggerito, cercandolo nelle mappe.
Ogni luogo ha delle sue missioni dedicate, anche se non ne mancano di ricorsive, presenti cioè in ogni luogo maggiore, come quelle assegnate del club della fotografia o quelle di un gruppo militare alla ricerca di uno spione. Non mancano anche degli obiettivi spalmati su più luoghi, che richiedono di fare avanti e indietro per essere raggiunti. Ad esempio un personaggio ci chiederà di fotografare quattro mostri, uno per ogni luogo visitabile, tutti ben nascosti negli scenari, mentre un altro personaggio ci chiederà di aiutare alcuni suoi "colleghi", sparsi per tutte le mappe.
La fotografia
Come già accennato più volte, il gameplay di TOEM è incentrato sulla fotografia. Più che altro sull'osservazione del mondo che ci circonda, in cui la fotografia diventa lo strumento per tradurre l'intuizione in azione vera e propria. Il sistema di controllo è davvero semplice: il personaggio è inquadrato in terza persona e si muove per degli ambienti tridimensionali realizzati come se fossero delle illustrazioni in bianco e nero di un libro per bambini.
L'inquadratura è zoomabile a piacimento, con la telecamera che è posizionata per ruotare intorno al protagonista, in modo da costringere sempre a esaminare il mondo di gioco tenendolo come perno. Si tratta di una soluzione necessaria per la natura stessa del gameplay: se la telecamera fosse stata più libera, avremmo presto perso di vista il nostro fotografo, banalizzando moltissimo alcune missioni.
Mentre si esplora si possono trovare anche degli oggetti speciali, alcuni meramente cosmetici, mentre altri utili per risolvere alcune missioni. Ad esempio per vedere i fantasmi c'è bisogno di occhiali specifici, mentre per raggiungere un'area particolarmente fredda e ventosa bisogna vestirsi con abiti molto pesanti. Ci sono anche degli oggetti che aiutano a fotografare, come il cavalletto, perfetto per fotografare i soggetti più timidi, o la trombetta, che spaventa gli animali e consente di farli uscire dalle loro tane. Comunque sia, quando si è trovato il soggetto da fotografare, basta estrarre la macchina fotografia, comporre l'inquadratura e scattare, aggiungendo immediatamente la foto al nostro album. Quando avremo fotografato quello che pensiamo essere un soggetto utile per risolvere una missione, basta tornare da chi ce l'ha assegnata e mostrargli la foto. In caso di successo riceveremo il nostro timbro per il pullman.
TOEM è un gioco tranquillo e amabile, in cui si gira per qualche ora in ambienti popolati da personaggi fantasiosi, come una timidissima ragazza ippopotamo o una famiglia di palloncini, tanto per citarne un paio, osservandone ogni anfratto alla ricerca della foto risolutiva. È proprio in questa sua rilassatezza che risiede il suo maggiore punto di forza. Volendo definirlo, è una specie di uscita fotografica diluita in videogioco: si raggiungono posti sconosciuti, ci si guarda tanto intorno e si scatta solo quando si ha la certezza di poter fare una bella foto.
Sotto non c'è davvero altro, se non l'invito a ricercare per noi stessi una forma di meraviglia elementare e fanciullesca, così come il protagonista cerca di raggiungere la sua montagna. TOEM scorre leggero e allegro come un soffio di brezza d'estate, pieno com'è di canzoni e di allegria. Si arriva alla fine in poche ore, ma si è stranamente soddisfatti. È una passeggiata e come tale va vissuta. I puzzle stessi non sono mai troppo impegnativi, anche se in ogni luogo ce ne sono di più facili e di più difficili. Diciamo che con un po' di impegno non è mai impossibile capire cosa vogliano gli altri personaggi e comunque ci sono sempre abbastanza missioni semplici da consentire di avanzare nel gioco senza grossi problemi a praticamente chiunque.
Conclusioni
Come descritto nella recensione, TOEM è un gioco che conosce i suoi limiti e se ne fa forte, presentandosi sempre nel modo più sincero possibile per quello che è: un'allegra avventura in giro per una Scandinavia fantastica. Se vogliamo il suo maggior pregio, ossia riuscire a essere esattamente ciò che voleva, è anche il suo maggior difetto, perché qualche piccolo extra non gli avrebbe fatto sicuramente male. Comunque dategli una possibilità.
PRO
- Un'avventura rilassante e allegra
- Lidea della fotografia è ben sfruttata
CONTRO
- Qualche contenuto in più non gli avrebbe fatto male