Il viale dei ricordi
Splinter Cell Essentials, sfortunatamente, non è un reale nuovo capitolo della serie. Al contrario, Ubisoft ha preferito creare una specie di “best of”, riunendo in un unico titolo alcune missioni tratte dai precedenti capitoli e aggiungendone una manciata di nuove. Nella timeline della serie, Essentials si colloca successivamente al prossimo Double Agent, a un anno dalla morte della figlia di Sam, investita da un automobilista ubriaco. La trama di questo episodio per PSP non è altro che una banale collante per giustificare il passaggio attraverso le differenti missioni; in sintesi, sconvolto per il lutto, l’ex agente ha abbandonato il suo ruolo andando incredibilmente a far parte di una organizzazione di terroristi. Arrestato dagli stessi servizi segreti per cui fino a qualche mese prima lavorava, viene quindi interrogato e costretto a ricordare alcuni fatti chiave del suo passato. Si passa quindi da una ambientazione all’altra, senza particolari collegamenti tra di esse. La meccanica di gioco è quella di sempre, senza differenze; si tratta di un gioco spesso basato sul trial and error, ovvero sulla necessità di ripetere determinati passaggi diverse volte prima di avere la meglio. Come sempre, l’approccio stealth è assolutamente da preferire, cercando così di nascondersi nelle tenebre, aggirando i nemici o cogliendoli di sorpresa alle spalle senza fare il minimo rumore. In realtà, rispetto ai capitoli precedenti, Essentials sembra voler spingere maggiormente il giocatore all’utilizzo delle armi, che appaiono in determinati casi come l’unica soluzione applicabile per poter proseguire. Ovviamente non mancano tutta una serie di gadget tecnologici a disposizione del protagonista, già di per sé più che temibile grazie ad un numero di mosse ed evoluzioni davvero da atleta. Fino a questo punto, il quadro che ci si è fatti è quello di un normale episodio della serie Splinter Cell, quindi promettente. Purtroppo a compromettere irrimediabilmente la situazione concorrono diversi fattori, su cui davvero anche il fan più sfegatato di Sam Fisher faticherebbe a sorvolare. Sicuramente il più irritante è legato al sistema di controllo; la mancanza di una seconda levetta analogica e di 2 tasti dorsali non è cosa da poco, ma una attenta pianificazione avrebbe potuto permettere di scendere a un compromesso accettabile. Sfortunatamente i programmatori hanno invece fatto le scelte peggiori, soprattutto relativamente alla assurda gestione della telecamera. In sintesi, quest’ultima è completamente manuale, lasciando quindi al giocatore il compito di modificarne l’angolazione per poter seguire nel modo migliore l’azione. Ma non è tutto: la gestione della stessa deve essere attivata tramite la pressione di un tasto, e non può avvenire contemporaneamente al movimento del protagonista. Il risultato è un continuo, irritante (per usare un eufemismo) intervallarsi tra controllo della visuale e di Sam, con risultati assolutamente disastrosi sulla godibilità del gioco. In alternativa è possibile assegnare i movimenti della camera ai tasti frontali, permettendo così di muoversi contemporaneamente; ma il risultato non cambia, perchè bisogna poi disattivare il camera-mode per poter usare i suddetti tasti al fine di compiere le azioni. E purtroppo tale problema non è l’unico; per esempio, l’intelligenza artificiale dei nemici è assolutamente risibile, con comportamenti fuori da ogni logica e che rendono il progresso nei livelli molto più semplice di quanto in realtà dovrebbe essere.
Il buio è mio amico
La componente grafica è sempre stata una delle punte di diamante della serie su home console. Altrettanto non si può purtroppo dire per questa edizione PSP, davvero debole anche sotto questo aspetto. Ovviamente nessuno si sarebbe aspettato il livello estetico della edizione Xbox su un portatile non di pari capacità tecniche; ma la pessima qualità di alcune texture, l’utilizzo dei colori insoddisfacente, il frame rate ballerino, le frequenti compenetrazioni e l’eccessiva oscurità che pervade praticamente ogni livello rendono un colpo d’occhio complessivo piuttosto sconfortante. Specialmente quest’ultimo aspetto, ovvero la scarsissima luminosità delle ambientazioni, si rivela estremamente fastidiosa all’atto pratico. Si salvano le animazioni, fedeli a quelle che hanno sempre caratterizzato il caro Sam, e quindi di ottimo livello. Buono invece il sonoro, soprattutto per quanto riguarda gli effetti; ovviamente il meglio si ottiene giocando con le cuffie. Per finire, vale la pena citare la modalità multiplayer, agli antipodi rispetto alle più che incoraggianti esperienze su Xbox Live. In Essentials tutto si risolve in assurdi deathmatch uno contro uno, che snaturano la meccanica che ha da sempre contraddistinto la serie risolvendosi quindi in un risultato davvero sotto la sufficienza.
Commento
Splinter Cell Essentials non è, purtroppo, un buon gioco. In realtà l’impressione che si ha affrontando l’avventura su PSP di Sam Fisher, è che ogni singolo aspetto della produzione Ubisoft non sia altro che una blanda e insufficiente trasposizione di quanto apprezzato su home console. Soprattutto le enormi lacune nel sistema di controllo e nella intelligenza artificiale degli avversari rappresentano difetti francamente impossibili da accettare. Un vero peccato quindi; il vecchio Sam avrebbe meritato certamente qualcosa di meglio.
Pro
- Buona varietà di missioni.
- Sotto sotto è ancora Splinter Cell.
- Sonoro più che sufficiente.
- Sistema di controllo assolutamente non adeguato.
- Intelligenza artificiale insufficiente.
- Grafica sottotono.
Splinter Cell è senza dubbio una serie di ottima qualità; lontana dalla funzione di semplice copia di Metal Gear Solid, ha invece seguito un personale e proprio percorso nel genere degli stealth game, risultando per alcuni giocatori addirittura superiore alla fatica di Kojima. Ma accanto ad una carriera su home console assolutamente invidiabile, la serie Ubisoft ne ha sviluppato un’altra su portatili assolutamente non allo stesso livello, tra pallide versioni in 2 dimensioni e imbarazzanti tentativi tridimensionali su macchine non particolarmente inclini a macinare poligoni. Ora, con PSP, la softco transalpina ha finalmente per le mani un hardware decisamente più avvezzo a supportare le fatiche di Sam Fisher; sarà quindi la volta buona per redimere le avventura dell’agente segreto in versione handheld?