Dopo aver chiuso una storia lunga ben dieci giochi con Trails into Reverie, a Nihon Falcom si devono essere chiusi in una stanzetta a ragionare sul prossimo passo da fare, su come portare avanti The Legend of Heroes cambiandolo senza tradire la sua natura, rispettando i fan, ma al contempo trovando una nuova interpretazione degli aspetti che hanno meglio rappresentato la serie per oltre quindici anni. Il problema è che tutti questi ragionamenti a Nihon Falcom li hanno fatti parecchio tempo fa perché Trails through Daybreak è l'ennesimo titolo ad arrivare sulle nostre sponde con anni di ritardo: è uscito in Giappone per PlayStation 4 nel 2021 e ora che da noi arriva localizzato, sempre nel Sol Levante è già uscito il secondo episodio di questo nuovo arco narrativo ed è in procinto di uscirne anche un terzo.
Questa recensione di The Legend of Heroes: Trails through Daybreak dovrà rispondere soprattutto a due domande. Primo, è ancora il grande GDR che ci si aspetterebbe da un The Legend of Heroes dopo tutto questo tempo? Secondo, cosa fa per rivolgersi a tutti quelli che non conoscono la serie Nihon Falcom?
Un punto d'inizio ideale
Quando abbiamo recensito la versione PlayStation 5 di Trails of Cold Steel IV abbiamo rimarcato quanto fosse importante avere una conoscenza pregressa della serie Nihon Falcom. Sul finale dell'arco narrativo di Erebonia tutti i nodi (o quasi) venivano al pettine, andando a coinvolgere persino i protagonisti del primo arco narrativo di The Legend of Heroes: insomma, con buona pace dei riassunti offerti all'interno stesso del gioco, per capire tutta la storia, ma proprio tutta, una volta bisognava aver giocato tutti i Trails, ma proprio tutti.
In questo senso, Trails through Daybreak è un cosiddetto colpo di spugna. Si svolge nello stesso mondo di Erebonia e Crossbell, ma nella repubblica di Calvard, che nei giochi precedenti era stata soltanto menzionata. È un arco narrativo completamente nuovo, che comincia qualche tempo dopo il finale di Trails into Reverie, e coinvolge soltanto in minima parte pochi personaggi comparsi nei titoli precedenti, senza costringere il giocatore a conoscerne vita, morte e miracoli.
Soprattutto si concentra su un cast inedito e su una star decisamente diversa dal solito: Van Arkride è un protagonista molto meno stereotipato rispetto ai precedenti, anche perché è più adulto e non solo anagraficamente. È una specie di investigatore privato che ha visto il meglio e il peggio della città di Edith e non lavora gratis: la storia inizia quando la giovane Agnès Claudel gli affida un piccolo incarico destinato a diventare un problema molto più grande per tutti. Van fa praticamente da wikia per il giocatore, conoscendo il mondo di The Legend of Heroes e gran parte di quello che è accaduto nei titoli precedenti, invece di farsi cogliere continuamente di sorpresa come spesso accade in questi GDR.
È un personaggio moralmente grigio che dà senso a una dinamica di gioco chiamata Law Grey Chaos che dà al giocatore un minimo di scelta su come completare alcune missioni secondarie, conducendo a esiti o dialoghi molto diversi. Queste scelte non influiscono in maniera particolare sulla narrativa centrale, che resta quindi coerente e dritta fino alla fine: Trails Through Daybreak è un gioco lunghissimo che ha il merito di apparire anche autoconclusivo.
Ma che gli scrittori di The Legend of Heroes siano sopra la media della concorrenza lo sapevamo già e il cast di Trails through Daybreak lo riconferma: è uno di quei pochi titoli d'ispirazione decisamente anime che riesce ad avere un cast convincente a tutto tondo, peraltro introdotto in maniera graduale e sensata in una campagna che si divide in capitoli. In questo senso, Daybreak ripropone la struttura dei Trails of Cold Steel, garantendo al giocatore uno spazio di tempo libero in cui completare missioni secondarie, fare rifornimento ed esplorare gli scenari in cerca di oggetti e collezionabili, anche se questi ultimi sono veramente pochi: mancano infatti i soliti minigiochi come la pesca o le carte.
Può sembrare una carenza ma è chiaro che a Nihon Falcom erano più interessati a stabilire una base narrativa solida su cui costruire il nuovo arco narrativo, cercando di coinvolgere il giocatore nel gameplay senza distrarlo troppo. La rigidità della progressione è quindi giustificata da una scrittura incalzante, sebbene ancorata alle caratteristiche di un GDR principalmente per ragazzi. Come diciamo spesso, non aspettatevi Shakespeare, ma nemmeno Star Ocean.
Vecchio e nuovo, turni e azione
Spiegare nel dettaglio il sistema di combattimento di un Trails a questo punto sta diventando un'impresa titanica: è uno dei più sofisticati in circolazione e i vecchi giocatori possono stare tranquilli perché è cambiato pochissimo, se non fosse per un piccolissimo dettaglio che potrebbe spaventarli, e cioè l'introduzione di una componente action in tempo reale. Fermi lì, non stracciatevi le vesti, perché è davvero poca cosa nel bene e nel male. Ispirato all'altro cavallo di battaglia Nihon Falcom, Ys, il combattimento in tempo reale di Daybreak ne è una pallida ombra: realisticamente possiamo solo attaccare con una combo, schivare con una capriola e lanciare un attacco speciale.
Quindi a che serve? Fondamentalmente a spezzare la monotonia, specialmente contro i nemici minori che muoiono in pochi colpi e non interrompono l'esplorazione; più pragmaticamente, a indebolire i mostri prima di continuare il combattimento a turni premendo un tasto, senza transizione in una schermata a parte e relativo caricamento. E visto che i nemici picchiano duro, poterli stordire prima in tempo reale aiuta tantissimo a farli fuori in uno scontro vero e proprio.
È una novità così così che quantomeno svecchia la tradizione senza snaturarla e che incredibilmente funziona, sebbene avremmo preferito una componente action un po' più sofisticata e soddisfacente. Per la strategia e la profondità c'è un sistema di combattimento a turni enormemente stratificato, in cui il posizionamento dei personaggi - che non spreca più turni preziosi - ora ha un'importanza decisamente superiore così come il controllo dell'ordine delle azioni e il collegamento tra i combattenti, che ora devono essere vicini e, quindi, un bersaglio ideale per gli attacchi ad area dei nemici. Le dinamiche, insomma, sono sempre quelle degli ultimi Cold Steel, solo ulteriormente rifinite e tra tutte queste variabili, i punti deboli e così via, un nuovo giocatore potrebbe sentirsi inizialmente disorientato nonostante gli esaurienti tutorial.
Ma quello è solo l'inizio, perché il colpo di grazia arriva al momento di giocare con lo Xipha, il battle orbment di Calvard, praticamente una versione riveduta e corretta del sistema di personalizzazione nei titoli precedenti: l'idea è sempre quella di combinare diverse componenti per ottimizzare i personaggi, conferire loro nuove abilità e sbloccare le inedite Shard, bonus passivi che hanno un impatto enorme sugli scontri e possono fare letteralmente la differenza. È un livello di personalizzazione pazzesco e molto appagante che i giocatori più navigati possono "rompere" con una certa facilità per avere la meglio contro i boss a suon di S-Craft.
Sul fronte della narrativa e del gameplay Trails through Daybreak è, insomma, un Trails abbastanza innovativo sebbene non rompa completamente col passato. Il problema è che i contenuti si appoggiano a un comparto tecnico che stride con l'anno in cui lo stiamo giocando localizzato. Bisogna venire quindi a patti non solo con un budget limitato rispetto ai JRPG più famosi ma anche con un'età tecnologica che neppure il nuovo engine riesce a camuffare: il gioco è piacevole alla vista, sicuramente, e l'immagine su PlayStation 5 è molto pulita e vivace, ma la rigidità delle animazioni non passa inosservata.
Fortunatamente una buona colonna sonora, il doppiaggio più che discreto, il character design apprezzabile e la regia intelligente pesano sull'altro piatto della bilancia ma ormai serve un vero salto generazionale e sappiamo già che dovremo aspettare almeno altri due titoli.
Conclusioni
The Legend of Heroes: Trails through Daybreak non è solo un altro ottimo capitolo nell'ormai lunghissima serie di The Legend of Heroes ma anche e soprattutto il momento migliore per salire a bordo se non si sono mai giocati i precedenti titoli Nihon Falcom. Bisogna venire però a patti con un comparto tecnico obsoleto e tutti i cliché dei JRPG in stile anime, sebbene Daybreak faccia del suo meglio per rinnovare un po' sia la narrativa che il gameplay con alcune aggiunte efficaci e altre meno. Se avete amato i precedenti, però, è il solito acquisto obbligato, e se vi piacciono i GDR giapponesi non avete proprio scuse.
PRO
- È un ottimo punto d'inizio per i neofiti di Trails
- Gameplay svecchiato al punto giusto
CONTRO
- Comparto tecnico obsoleto
- La componente action è un po' troppo scarna