Ci sono alcuni giochi che semplicemente ti comunicano un senso di divertimento immediato, da cui si finisce per essere coinvolti senza possibilità di fuga. Non sembrano avere chissà quale pretese, ma alla fine della giornata, è facile che una partita ce l'abbiano rubata e che si finisca per pensarci più che alle grosse produzioni. Il titolo di Poncle è uno di questi, come vedremo nella recensione di Vampire Survivors.
Formula essenziale
Vampire Survivors non si prende mai troppo sul serio. Ha il sapore di una buona pasta all'amatriciana, con pecorino e guanciale a volontà, che non trascende mai verso l'alta cucina, rimanendo fieramente sé stessa. Concettualmente ci piace immaginarlo come il passatempo di Luca Galante, lo sviluppatore, che, dopo essere tornato a casa la sera dal suo lavoro di un tempo, si metteva a implementare tutto ciò che gli veniva in mente in un'opera minuta, che aveva come prima ambizione quella di divertire egli stesso. Così ecco che alcuni oggetti prendono nomi assurdi che gli ricordano l'Italia e che probabilmente lo fanno sorridere sotto ai baffi mentre li scrive, ad esempio Mannajja, Phiera Der Tuphello, Laborra o Gatti Amari, e lo stesso avviene con alcuni dei personaggi selezionabili: Gennaro, Pasqualina, Dommario, Pugnala, Poppea Pecorina, Zi' Assunta e altri ancora. In testa c'è tanto Castlevania, almeno come aroma, ma rimescolato con la trippa cucinata Da Enzo a Trastevere e senza alcuna pretesa di clonare la serie di Konami, che rimane solo sullo sfondo. Tutto è tributo e divertimento, una specie di celebrazione dell'immaginario personale, magari fatta sognando una bella gricia (consiglio spassionato: mai scrivere articoli prima di pranzo Ndr). La formula di gioco stessa è semplice e diretta, molto leggera, ma nondimeno coinvolgente. In fondo era il suo passatempo e non voleva troppe complicazioni, anche perché doveva fare altro e il tempo da dedicare all'implementazione di meccaniche astruse era decisamente poco.
Fiaba a lieto fine
Quindi abbiamo un personaggio principale guidato dal giocatore, un cacciatore di vampiri, che vaga per dei livelli 2D apparentemente infiniti, respingendo o triturando nemici di vario genere (mummie, scheletri, zombi, golem, streghe, fantasmi e quant'altro), che attaccano in ondate enormi con l'unico obiettivo di ucciderlo. Il sistema si basa sulla crescita graduale di intensità e di forza delle ondate, che viene controbilanciata dalla progressione del personaggio. L'obiettivo è quello di sopravvivere per 30 minuti in ogni livello, sbloccando e potenziando nuove armi, che vengono utilizzate in automatico. Il piacere deriva tutto dal rapido accumulo di potenza, che rende le armi e gli oggetti bonus sempre più efficaci, consentendo di combinarli per ottenere degli strumenti di morte ancora più distruttivi e spettacolari. La conta dei mostri uccisi cresce in maniera vertiginosa. Come non rimanere ammirati di fronte a certi sfoggi di onnipotenza videoludica, in cui lo schermo va via via riempendosi di sprite, fino quasi a traboccare, che vengono annichiliti dai nostri attacchi? Un caleidoscopio di puro caos, visivamente soverchiante e appagante, da cui non ci si riesce a staccare fino alla fine, qualsiasi essa sia.
Non tutte le fiabe hanno un lieto fine, ma questa decisamente sì. Galante pubblica il gioco su Steam in Accesso Anticipato, firmandosi poncle, a un prezzo bassissimo, praticamente meno di un cappuccino con cornetto (l'ha aumentato un po' con l'approssimarsi della versione 1.0, sarà per via dell'inflazione galoppante che ha aumentato il costo del caffè e della marmellata, ma è rimasto sempre accessibilissimo). Contro ogni possibile aspettativa, Vampire Survivors inizia a vendere moltissimo, attirando milioni di giocatori. Da progetto passatempo diventa un lavoro a tempo pieno. La pianificazione iniziale salta, aggiornamento dopo aggiornamento vengono aggiunti più contenuti di quelli inizialmente preventivati, la comunità cresce esponenzialmente. Il gioco rimane comunque semplice e diretto e non viene snaturato in alcun modo. Ci sono più oggetti, più personaggi e più segreti, certo, viene aggiunto un sistema di carte e vengono aggiunti alcuni stage bonus. Il sistema roguelike, con potenziamenti sbloccabili permanentemente, acquistabili con la moneta ottenuta giocando (niente microtransazioni) viene ampliato, ma la sostanza rimane la stessa, così come il divertimento immediato e il tono scanzonato.
Divertimento puro
Dopo più di cinquanta ore passate con il gioco, che comprendono ovviamente anche la versione in Accesso Anticipato, è difficile muovere delle critiche vere e proprie a Vampire Surivors, che non siano quantomeno pretestuose. Come ci si può aspettare, sbloccati tutti gli oggetti e provate molte delle tante combinazioni disponibili il senso di stupore viene un po' a mancare, ma considerando che costa davvero pochissimo, che parliamo comunque di decine di ore di gioco e che poncle sta continuando con la sua politica di aggiornamenti, non ci si può davvero lamentare e, nel caso, lo si può abbandonare serenamente. Graficamente non è eccezionale, come avrete notato dagli screenshot, eppure è bello, soprattutto quando a regnare sullo schermo è la confusione estrema. Non piega le GPU, ma fa ciò che deve fare in modo puntuale e creativo, in attesa del già promesso passaggio a un nuovo motore grafico.
Insomma, ci troviamo di fronte a un titolo che non pretende nulla e che funziona benissimo proprio per questo: diverte e basta, senza troppi fronzoli e senza apparire più complesso del dovuto. Non eccelle, tranne nella sua leggerezza esistenziale che lo rende irresistibile. È il frutto di una visione dei videogiochi più vicina ai giocatori di quelli dei titoli proposti tradizionalmente dall'industria, un invito alla condivisione dell'assurdo e del fantasmagorico che lo caratterizza, che paradossalmente va a formare un universo narrativo più forte di quello di tanti progetti scritti a tavolino da orde di creativi professionisti. E poi c'è una cane che spara fiori dalle natiche, cosa volere di più?
Conclusioni
Vampire Survivors è esattamente il gioco che promette di essere: la sua limitatezza è la sua forza, tanto che provandolo vi troverete a giocarci in modo compulsivo per più di qualche ora, provando a sbloccare tutti gli oggetti e i personaggi segreti. Stupisce, pur non avendo niente di stupefacente e, nella sua perfezione imperfetta, è l'antidoto migliore a un modo fin troppo serio, e per questo a volte ridicolo, con cui ormai si intendono i videogiochi.
PRO
- C'è un cane che spara fiori dal...
- Un'altra partita e poi smetto
- Produce degli stupefacenti e lisergici momenti di puro caos
CONTRO
- Tecnicamente è quel che è