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VirtuaVerse, la recensione dell’avventura grafica per PC

La recensione di VirtuaVerse, omaggio alla vecchia scuola dell'avventura grafica a cura di Theta Division già disponibile per PC

RECENSIONE di Rosario Salatiello   —   26/05/2020
VirtuaVerse
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La recensione di VirtuaVerse ci permette di tornare volentieri ancora una volta nell'immaginario cyberpunk, poche settimane dopo aver fatto conoscenza con Cloudpunk. Come dicevamo allora, anche se gli occhi di tutti sono puntati a Cyberpunk 2077 di spazio per soddisfare gli amanti dei neon e delle città perennemente bagnate dalla pioggia ce n'è sempre tanto. Soprattutto se a occuparlo arriva un'avventura grafica di quelle intenzionate a omaggiare i tempi d'oro di questo genere passato di moda. La fatica di Theta Division si presenta infatti come un'avventura punta e clicca interamente ispirata a quelle dell'epoca in cui Monkey Island e i suoi simili andavano per la maggiore.

Il fatto che ormai questo genere appartenga ai tempi che furono non vuol dire che sia stato dimenticato, anzi sono tanti i nostalgici che farebbero carte false per vedere tornare in auge titoli come quelli sfornati oltre due decenni fa da LucasArts. È proprio la spinta della nostalgia unita a una evidente passione per l'informatica a caratterizzare l'ambientazione di VirtuaVerse, condita con una dose di salsa cyberpunk. Dopo aver trascorso più di dieci ore tra AVR e mondo reale, ecco il nostro verdetto.

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La trama: un uomo disconnesso e piantato in asso

VirtuaVerse ci porta in un futuro non lontano da adesso, in cui un'intelligenza artificiale chiamata Xenon è riuscita ad avere la meglio su tutte le altre sue simili, legando a sé l'esistenza dell'intera società. Grazie a un chip impiantato sotto pelle, le persone possono infatti vivere perennemente connesse alla realtà virtuale come in una specie di Matrix, dalla quale sono ormai pochi gli individui che scelgono di emarginarsi per continuare a vivere nel mondo reale.

Uno di questi è Nathan, il protagonista del gioco che conosciamo in occasione di un brusco risveglio. Oltre a rendersi conto che la sua fidanzata Jay sembra essere scomparsa nel nulla, nell'alzarsi dal letto Nathan rompe gli occhiali AVR necessari per collegarsi alla realtà virtuale di cui sopra, rimanendo così confinato all'esterno della rete. I suoi primi passi da sveglio saranno quindi dettati dalla necessità di riparare l'apparecchio tecnologico, tentando successivamente di capire che fine abbia fatto Jay e perché si sia dileguata di nascosto.

Insieme a Nathan ci renderemo conto che dietro a tutto ciò si nasconde più di quanto potessimo immaginare, portandoci fino ai confini del mondo per tentare di salvare gli altri esseri umani dopo avere avuto a che fare con sanguinosi gruppi hacker rivali, esseri virtuali simili a divinità e tantissimi elementi legati al mondo dell'informatica e alla sua cultura. Un mix che in termini di ambientazione funziona soprattutto nelle fasi iniziali, grazie al lavoro svolto da Vittorio D'Amore (aka Master Boot Record), Alessio Cosenza (Elder0010) e Ralph Meidl (Valenberg), le tre persone che si celano dietro il nome Theta Division.

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Dopo qualche ora dobbiamo dire che la spinta di VirtuaVerse va un po' ad affievolirsi, in particolare dopo aver messo il giocatore di fronte ad alcuni gravi avvenimenti causati da Nathan, ai quali però le persone che lo circondano sembrano inspiegabilmente non dare particolare peso. Col passare del tempo inoltre il cambio di ambientazione porta il cyberpunk a essere messo un po' da parte, anche se tecnologia e informatica continuano a fare da traino tra cimiteri hardware e attacchi DDoS da lanciare. Da amanti di Amiga il nostro momento preferito è stato quello in cui Nathan si ritrova a far funzionare un "Lorraine 500", ma i riferimenti al passato con cui potersi gingillare sono davvero tanti, compresi alcuni enigmi da risolvere a suon di caratteri ASCII.

Prima di passare al gameplay, una piccola nota sui personaggi. Partiamo dal protagonista, nel quale dobbiamo dire di avere fatto fatica a immedesimarci completamente, forse per via della scelta di ritrarlo sempre con un cappuccio alzato in testa senza mai mostrarci il suo volto. In generale la sensazione è che a livello di caratterizzazione si sarebbe forse potuto fare qualcosina in più. Alternandosi tra toni seri e scherzosi, VirtuaVerse funziona soprattutto nel secondo caso, quando cioè si prende meno sul serio: possiamo dire di aver riso di gusto in occasione di alcuni scambi tra Nathan e gli altri individui con cui egli è costretto ad avere a che fare.

Il gameplay: vecchia scuola, anche troppo?

Il gameplay di VirtuaVerse è esattamente quello che ci si può aspettare da una vecchia avventura grafica punta e clicca, all'interno della quale muovere il protagonista sullo schermo grazie a un cursore del mouse a forma di croce. Gli altri elementi riguardano l'immancabile inventario e una specie di diario elettronico in cui Nathan tiene traccia del suo obiettivo attuale.

Dopo pochi minuti passati a girovagare tra l'appartamento di Nathan e la città, ci si rende conto che VirtuaVerse è davvero molto impegnativo, al punto che chi è meno abituato a sbattere la testa per lunghi minuti su un enigma potrebbe anche mollare sotto i colpi della frustrazione. Pur rientrando tra coloro che apprezzano la natura "dura" della vecchia scuola omaggiata da VirtuaVerse, dobbiamo dire che in alcuni casi la complessità degli enigmi ci ha lasciati un po' perplessi. In primo luogo la logica di alcune soluzioni ci è sembrata a tratti davvero lontana da quello che fino a quel momento eravamo arrivati a pensare, complice una certa libertà di raccolta degli oggetti e di movimento tra luoghi che porta il giocatore a un inevitabile backtracking per riuscire ad andare avanti.

In secondo luogo, ci è capitato al contrario di sapere già come andare avanti, purtroppo prima ancora che Nathan lo sapesse. Il problema era legato a un mancato passaggio di visualizzazione di un oggetto in particolare, in seguito al quale il protagonista "capiva" come usare un elemento dell'ambiente circostante. Peccato che l'oggetto fosse abbastanza nascosto, costringendoci quindi a un pixel hunting ricorrente anche in altre fasi nel corso dell'avventura. Rispetto a una volta ovviamente ora è possibile andare a cercare delle guide già presenti su Internet, ma prima di approcciarsi a questo gioco è comunque bene tenere presente a cosa si va incontro.

L'idea di poter passare dal mondo reale a quello mostrato dal visore AVR ci è piaciuta particolarmente, soprattutto per la sua funzione non fine a sé stessa ma che anzi in alcuni casi si dimostra necessaria per risolvere l'enigma che abbiamo davanti. Il consiglio che vi diamo è quello di stare molto attenti ai passaggi descrittivi di Nathan o a quello che viene detto dai personaggi, visto che spesso e volentieri essi offrono dettagli ai quali fare riferimento per riuscire a proseguire.

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Grafica e sonoro: pixel art e musica al top

Così come il gameplay è legato alla vecchia scuola delle avventure grafiche, anche dal punto di vista tecnico VirtuaVerse si lega al passato di questo genere. Le ambientazioni in pixel art sono davvero zeppe di dettagli da ammirare, rendendo l'intera esperienza di gioco una gioia per gli occhi di chi è rimasto orfano delle avventure targate LucasArts. Stesso discorso per la pulizia con la quale VirtuaVerse si presenta: durante tutta l'avventura non abbiamo riscontrato neanche un bug, confermando anche da questo punto di vista l'impegno profuso da Theta Division per mettere in piedi un gioco rifinito quanto più possibile.

Lo stesso entusiasmo con cui si accoglie la grafica può essere dedicato anche alla colonna sonora realizzata da Master Boot Record, in compagnia della quale ci ritroviamo a trascorrere tutto il tempo passato con VirtuaVerse. Le melodie chiptune contribuiscono perfettamente a riportarci indietro di circa trent'anni, quando le demo (dentro VirtuaVerse troviamo anche loro!) giravano sul nostro Amiga 500 meravigliandoci coi loro effetti speciali.

Segnaliamo infine una perfetta traduzione in italiano, che rende totalmente fruibile l'esperienza di gioco anche a chi non dovesse masticare la lingua inglese.

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Conclusioni

Digital Delivery Steam, GoG
Prezzo 14,99 €
Multiplayer.it
7.8
Lettori (9)
9.3
Il tuo voto

Alla fine della recensione di VirtuaVerse dovreste avere ormai capito di che pasta è fatto questo gioco, potendovi regolare di conseguenza. Se vi sentite ormai da anni orfani di mamma LucasArts e non temete la frustrazione nel dover battere la testa su enigmi che talvolta con la loro logica vi prendono letteralmente a schiaffi, allora siete finiti nel posto giusto. Altrimenti la sola passione per il mondo cyberpunk potrebbe non bastare, considerando anche quanto scritto in merito all'ambientazione.

PRO

  • Una delizia per gli amanti delle vecchie avventure
  • Pixel art tutta da guardare
  • Colonna sonora da ascoltare anche dopo avere finito il gioco

CONTRO

  • I cambi di ambientazione potrebbero non piacere a tutti
  • La logica di alcuni enigmi sembra veramente "oltre"
  • Poca immedesimazione nel protagonista