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Viva Piñata - Recensione

Rare ha deciso di sposare la causa animalista e che vi piaccia o meno (ma noi scommettiamo che vi piacerà), dovrete allevare arroganti Piñata. É un'idea folle che nasconde però un sistema gestionale profondo e intrigante, perfetto per i bambini tanto quanto per gli adulti, meglio ancora se possono giocarci insieme.

RECENSIONE di Andrea Rubbini   —   29/11/2007
Viva Piñata
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Viva Piñata - Recensione
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Le Piñate del vicino sono sempre più belle

Parlavamo di giardini, ed è proprio con un fazzoletto di terreno da bonificare che si apre la stagione del “dolce allevare”. Da qui in poi vi sentirete un dirigente chiamato a risanare una coltivazioni di limoni in Alaska. Infatti, lasciate al loro destino le Piñate si ammalano, litigano e dopo un po’ se ne vanno. Per attirarle e farle restare dovrete accontentare i loro capricci da eccentriche. Hanno la puzza sotto al naso queste fetentelle. Alcune specie litigano tra loro, e allora via con la costruzione del recinto, mentre altre ad esempio mangiano solo certi vegetali. La cosa migliore è appaltare un po’ di compiti ai vostri aiutanti, delle divinità che gestiscono anche negozi utili per vendere Piñate, comprare utensili e arredi da giardino. Sì è vero, Viva Piñata assomiglia a una comunità di hippy, ma la Bohème si deve essere fermata poche staccionate prima, perché pure qui il denaro compra la felicità. Finirete infatti per vendere e comprare nuove specie, semi da piantare ma soprattutto elementi decorativi. Con il progredire del gioco e dei punti esperienza sarete anche in grado di aprire nel terreno frizzanti specchi d’acqua e seminare coltivazioni ogm. Considerate che i negozi del villaggio vendono ogni sorta di amenità, dai confetti speciali alla flora esotica. Per simpatico e divertente che sia, alla lunga comunque stanca. Dover tenere conto se una Piñata mangia frutta o altre bestiole e rimodernare il nostro Eden con lampade colorate per la notte appaga, ma difetta di veri incentivi a lungo termine. É un lavoro precario insomma.

massimo rispetto per l’idea di Rare, che sotto il profilo gestionale è ampiamente diversificata, spalleggiata inoltre da un gameplay ingenuo solo all’apparenza

Le Piñate del vicino sono sempre più belle

Sessanta razze non sono poche si capisce, e quelle malefiche versano un po’ di pepe sulla giornata, ma una volta capito il meccanismo di fondo, il massimo sacrificio sarà dover vendere docili mini-pony per fare posto alle nuove bizzarrie genetiche che Rare ha in serbo per noi. In definitiva dipende tutto da come decidete di affrontare quest’avventura. Se volete mettervi davvero nell’intento di ottenere terreni più ampi e un ecosistema da presentare a Piero Angela, allora potreste trovarvi notti intere a seguire con amore il diario personale di ogni singola Piñata. In caso contrario, non dovete comunque abbattervi perché un approccio spensierato e disimpegnato vi ripaga se non altro con tanto sano relax. É inoltre un peccato che il mini-gioco dell’accoppiamento tra Piñate sia una banalità assoluta dove ci si limita a seguire un percorso senza urtare contro le bombette infiammate poste ai bordi. Per fortuna la danza d’amore che segue tra le bestioline compensa un po’ la perdita di tempo. Massimo rispetto per l’idea di Rare intendiamoci, che sotto il profilo gestionale è ampiamente diversificata, spalleggiata inoltre da un gameplay ingenuo solo all’apparenza. Tutto questo però finisce moderatamente presto, perché il titolo si gioca le sue carte migliori troppo presto e nel giro di qualche intensa sessione lascia intravedere che le sorprese tendono a dissiparsi. Peccato, si poteva pensare all’incrocio tra Piñate diverse o all’allevamento delle specie malvagie, magari rinchiuse in aree protette, mentre così com’è si possono solo rendere mansuete. La carenza di obiettivi lungimiranti finisce per intrappolare quindi il giocatore in una routine deliziosa e soave, lo concediamo, ma a lungo andare povera di mordente.

Viva Piñata - Recensione
Viva Piñata - Recensione
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Buone anche al forno

Il team grafico di Rare deve aver bevuto Fiori di Bach per un mese. Non si spiega altrimenti come siano riusciti a disegnare animaletti così dolci da ispirare coccole e protezione anche se siete reduci da una sessione di F.E.A.R.. Ok lo ammettiamo, alcune volte li abbiamo colpiti con la pala, ma era solo per insegnare loro che possiamo essere dei padroni a tratti severi (per farvi capire a che livello di coinvolgimento si può arrivare dopo ore ininterrotte a zappare fango virtuale). Di sicuro il gioco deve molto alla geniale presentazione di ogni singolo dettaglio, e in particolare alle divertentissime animazioni. La smania di perfezione degli sviluppatori è arrivata al punto da ricreare l’interno di ogni singola abitazione, così che possiate scrutare quello che avviene tra le quattro mura. Nessuna malizia però, questo titolo è innocente e dolcemente infantile.

Viva Piñata è un gestionale sui generis, un visionario, un assassino di stile

Buone anche al forno

Commento

Rare merita un applauso per la folle trovata. Può sembrare da esauriti e probabilmente lo è, ma coltivare un giardino sempre ameno e colorato, dove allevare Piñate stizzose ed esigenti non poteva rivelarsi più divertente. La micro-gestione è profondamente strutturata e allo stesso tempo l’approccio così libero apre le porte ai più piccoli. Ci vuole coraggio per puntare sul gameplay senza facili scorciatoie, e il risultato si lascia apprezzare fin dai primi istanti di gioco. Viva Piñata è un gestionale sui generis, un visionario, un assassino di stile. Peccato solo che si giochi il meglio di sé nelle prime dieci ore, rincorrendo poi gli stessi meccanismi, che saranno pure tanti, ma rimangono comunque sempre i medesimi. Con qualche sorpresa in più e una modalità multiplayer meno superficiale sarebbe stato un centro assoluto. Anche così comunque, un’ora spesa con le Piñate, è un’ora spesa bene.

Pro

  • Ci sono mille cose da fare
  • Gameplay che scava in profondità
  • Vanta una marcata componente artistica
  • Qualunque sia il vostro approccio, vi divertirete
Contro
  • Le mille cose da fare si ripetono all'infinito
  • La routine di gioco sfocia nella monotonia
  • L'assenza del multiplayer accorcia la longevità

PC - Requisiti di Sistema


Requisiti Minimi

  • Processore: 1,8 GHz
  • RAM: 1 GB
  • Scheda Video: GeForce 5900 o Radeon 9600
  • Spazio su disco: 10 GB
Configurazione di Prova
  • Processore: Processore Intel Core 2 Duo 2,40 GHz
  • RAM: 2 GB
  • Scheda Video: GeForce 8800 GTS con 320 MB di memoria

Viva Pinata è disponibile per PC, Xbox 360 e sarà disponibile per Nintendo DS.
La versione testata è quella per PC.

Durante le prime ore di gioco credevamo che Viva Piñata fosse uno stravagante titolo per bambini. Squisitamente disegnato, ma pur sempre per bambini. D’altronde, si comincia con un tutorial ai limiti del pedante per poi ritrovarsi a battezzare dei lombrichi. Ok, sono carini e colorati, ma sono pur sempre dei vermi da pesca. In realtà, Viva Piñata è un simulatore manageriale che si sviluppa sotto il profilo micro-gestionale, un prodotto ambivalente insomma. Punta senza dubbio a due tipi di utenze, ma non riesce a soddisfarle sino in fondo. Se non avete compiuto ancora 6 anni potreste infatti perdervi nel progredire del folle allevamento, ma se già siete i fratelli o le sorelle maggiori, allora rischiate di esaurire troppo in fretta la curiosità con il procedere del gioco. Il vostro ruolo sarà in ogni caso lo stesso, quello di una sorta di mano divina dal pollice verde, ossessionata dal curare giardini sempre più complessi e allevare al loro interno improbabili creature, chiamate appunto Piñata. Sebbene ci siano difficoltà esterne, come furfanti ladri di denaro e animaletti cattivelli, questo gioco resta in definitiva un diversivo intrigante da giocare serenamente, senz’ansie e consci che nessuno ci attaccherà con una flotta di incrociatori dopo pochi minuti.