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Yakuza

"Finchè tu tieni questa tazza, dovrai essere leale alla ikka e servire il tuo oyabun con pietà filiale. Considera il tuo oyabun come il tuo padreterno. Non temere l'acqua o il fuoco e offriti spontaneamente per assumerti ogni compito difficile”.

RECENSIONE di Massimo Reina   —   11/10/2006
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Shenmue? Non proprio…

In Yakuza il videogiocatore veste i panni di Kazuma Kiryu, un giovane appartenente alla famiglia Tojo che all’apice della sua “carriera” (è in procinto di costituire la sua personale gang), nel 1995, viene arrestato per un omicidio mai commesso, di cui si assume le colpe per proteggere la sua fidanzata, la bella Yumi, ed il suo caro amico Nishiki, vero autore del delitto. Uscito dal carcere dieci anni dopo, Kiryu si ritrova al centro di una lotta senza esclusione di colpi all’interno dell’organizzazione, per il ritrovamento di 10 milioni di yen spariti nel nulla e il controllo delle famiglie… Il gameplay di Yakuza ruota principalmente attorno a due semplici elementi: una fase semi-esplorativa, che si svolge attraverso lo spostamento a piedi per le vie del quartiere di Tokyo dove è ambientata la vicenda, per raggiungere un determinato obiettivo indicato nell’apposita mappa, e una fase “picchiaduro” caratterizzata da continue risse da strada con delinquenti di ogni risma o affiliati alla mafia locale. Nel primo caso, purtroppo, scordatevi la libertà di azione offerta da giochi come il citato Shenmue, visto che, escludendo i mini-giochi o la vostra eventuale volontà di ignorare momentaneamente la trama per girovagare senza meta, Yakuza si rivela abbastanza lineare, costringendovi di fatto a muovervi di volta in volta da un punto A ad un punto B. Una volta ottenuto un indizio, infatti, scatterà la missione da compiere, e, a quel punto non resta altro da fare che intraprendere la strada più breve per raggiungere la zona segnata in rosso sulla mappa. Appena arrivati in loco parte di solito una cut-scene inerente la storia, quasi sempre seguita da un pestaggio, oppure si ottiene una dritta per spostarsi ancora e raggiungere l’obiettivo seguente. Dunque, come potete vedere, rispetto al capolavoro di Yu Suzuki sarete guidati quasi per mano nell’avventura.

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Risse da strada

Per quanto riguarda l’aspetto prettamente “picchiaduro”, invece, le cose appaiono un tantino migliori. Anche se nelle fasi più concitate è difficile “lockare” un avversario per l’assenza di un tasto del Pad adibito a questo compito, gli scontri con i nemici sono ottimamente realizzati. Soprattutto violenti. Per le vie di Kamura-cho è facile imbattersi in qualche spacciatore o semplice teppistello, o ancora in qualche uomo della mafia o fidanzati gelosi, tutti desiderosi di rompervi le scatole. In questi casi c’è un’unica legge che vale: quella della strada. Kiryu Kazuma non è certo l’ultimo arrivato e sa come difendersi potendo vantare un campionario di mosse notevoli. Calci, pugni, testate, con i tre tasti principali assegnati da SEGA ai colpi realizzabili dal Pg si può fare veramente di tutto al malcapitato che ha osato sfidarci. Questa fase è probabilmente la meglio riuscita dell’intero gioco ed offre all’utente un gran divertimento. Specie quando ci si arma di un vaso, di un tubo o di un qualsiasi oggetto contundente per scaraventarlo in faccia ad un aggressore, o ancora, con la pressione del tasto Triangolo al momento opportuno (apparizione di una determinata icona sullo schermo quando la barra di tensione giunge al massimo) si fracassa la testa dello sfortunato di turno contro un muro o un tavolo. Come in un Rpg il nostro personaggio può acquisire esperienza al termine di ogni combattimento (e non solo qui come vedremo più avanti), i cui punti possono essere utilizzati per incrementarne le abilità “tecniche”, come la capacità di infliggere più danno agli avversari o “caricare” più rapidamente lo spirito del drago, “fonte” delle mosse più terrificanti eseguibili da Kazuma.

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Spazi limitati

L’ambiente di gioco non è molto grande, si tratta, come detto, di un quartiere, costituito da una decina di strade e qualche edificio di discrete proporzioni, dal quale non è possibile uscire o interagire con ogni singolo elemento presente sullo schermo, comprese le persone, con le quali, contrariamente a quanto ci si aspettava, non è possibile parlare se non con qualcuna di esse (quelle “disponibili” al dialogo sono indicate da frecce colorate sulla testa). Fortuna che graficamente il tutto è realizzato abbastanza bene, anche se non raggiunge il livello qualitativo del capolavoro di Suzuki su Dreamcast (dove potevamo ammirare decine di personaggi unici, caratterizzati da voci e aspetto univoco, texture molto dettagliate, etc), con le insegne al neon luminose che si stagliano sulla gente che affolla le strade, i locali pieni di vita e la pioggia che talvolta si abbatte sull’asfalto. Se proprio vogliamo trovare un difetto nel comparto grafico dobbiamo evidenziare il numero limitato di poligoni che costituiscono i modelli “umani” utilizzati per gli Npg, abbastanza ripetitivi, e alcune animazioni da rivedere. Ovvio che di tutto questo ne risente la longevità, che teoricamente non è elevata. Teoricamente, se si segue solo la trama principale. Se ci si vuole godere fino in fondo l’avventura e renderla pià lunga e interessante, la cosa migliore da fare è andare alla ricerca dei vari mini-giochi che infarciscono il titolo, e dedicare loro del tempo. Cosa che, tra l’altro, non è affatto noioso o inutile, anzi. La maggior parte delle missioni secondarie, ad esempio, risultano divertenti e appaganti, e offrono al loro compimento il più delle volte ottime ricompense, come corsi di arti marziali per apprendere nuove tecniche o biglietti speciali per poter ammirare gratuitamente tutti gli strip-tease della città...

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Una serata in compagnia

Fra le attività secondarie più divertenti di Yakuza, infatti, c’è quella di poter frequentare i vari locali per adulti che il nostro buon Kazuma può visitare fra una missione e l’altra. Casinò, sale giochi e locali di strip-tease sono luoghi adatti a trascorrere qualche ora in allegria, magari gustandosi qualche spettacolino di spogliarello oppure provando a rimorchiare una bella fanciulla. Il titolo SEGA, infatti, offre la possibilità all’utente, di conoscere delle ragazze come nei classici simulatori di appuntamento. Se, attraverso delle frasi prestabilite, riesce a sedurre la giovane di turno, Kazuma potrà aver diritto ad una notte di passione con lei! Ma prima che la bavetta scivoli fuori dalle vostre bocche assatanate è meglio smorzare subito gli entusiasmi: delle “prestazioni” sessuali di cui sopra non potremo vedere nulla. La pratica viene liquidata in pochi attimi, con una schermata rosa e il sottofondo di un gemito, più una manciata di punti esperienza. Se volete risparmiare i vostri soldi invece, ed investirli in qualcosa di più utile del mero divertimento, potete farlo nei negozi del quartiere di Kamura-cho, dove oltre al cibo potrete acquistare accessori alla moda o armi utilizzabili per i combattimenti. Kazuma ha “base” nel bar dell’amica, Reina (nessuna parentela col sottoscritto). Nel locale il nostro “kyodai” ha la possibilità di recuperare lo status energetico o salvare il progresso della partita in corso, nonché conservare gli oggetti recuperati durante l’avventura. Le prime due azioni possono comunque essere svolte anche esternamente, o nei vari fast-food della zona (mangiando certi cibi si ottengono nuova linfa vitale oppure punti esperienza per potenziare le proprie mosse), oppure in prossimità di telefonici pubblici (salvataggio partita).

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Commento

Non è poetico e accattivante come Shenmue, ne ha la varietà di un GTA, eppure Yakuza di SEGA ha fascino da vendere. Nonostante infatti non sia tecnicamente al pari dei migliori titoli PS2, il gioco riesce ad ammaliare il videogamer, a farsi giocare e apprezzare grazie al suo stile unico, che trae parecchio vantaggio dalla sua caratteristica ambientazione, dall’impronta cinematografica e dai quegli elementi di contorno che affiancano la trama principale, senza parlare di un protagonista decisamente carismatico. Una maggiore calibrazione dei combattimenti, forse presenti in maniera eccessiva e spesso facili, avrebbe permesso al titolo di essere ancora più accattivante, ma già questo punto Yakuza, con il secondo episodio già in sviluppo, si appresta a diventare una saga di grande fascino e qualità.

    Pro:
  • Storia interessante e ambientazione ok, protagonista molto carismatico.
  • Diversi mini-giochi e cose da fare.
  • Testo su schermo in italiano.
    Contro:
  • Combattimenti presenti in maniera eccessiva.
  • Mancanza di alternanza fra giorno e notte.
  • Troppi caricamenti.

Con queste parole, che abbiamo voluto sintetizzare per ovvie ragioni di spazio, attraverso un antico rituale scintoista, un nuovo adepto viene introdotto come membro nell’organizzazione criminale giapponese meglio conosciuta come Yakuza. Nata intorno al 1612 in pieno shogunato della famiglia Tokugawa, come “un’ insieme di bande” (spesso composte da venditori ambulanti o contadini – Ndr) chiamate “machi-yakko", con l’intento di contrastare lo strapotere dei samurai che in quegli anni seminavano paura e morte nei villaggi, la Yakuza è alle origini una “struttura” non propriamente criminale e anzi, vicina al popolo. Proprio da una di queste bande, i Bakuto, e da una delle attività ad essa molto cara, il gioco d’ azzardo, si deve il nome Yakuza. In particolare ad uno dei giochi praticati all’epoca, l’hanafuga, e più precisamente alla combinazione perdente di tre carte, quelle contrassegnate dai numeri 8-9-3 : Ya-Ku-Sa. Sempre a questa banda risale inoltre la tradizione del dito mozzato come espiazione di un errore, e dei tatuaggi su tutto il corpo quale segno di appartenenza alla ikka o gumi, la famiglia mafiosa. A molti anni da quel capolavoro che è stato Shenmue, SEGA ha deciso di riproporre ai suoi fans uno stile di gioco simile a quel gioco, anche se in scala ridotta,e ambientare in questo universo malavitoso il suo nuovo titolo “adventure”, che proprio in questi giorni giunge nel nostro Paese dopo il buon successo riscontrato in terra di origine.