Tanti editori di videogiochi hanno ormai capito che il mercato della nostalgia è molto più fertile di quanto si pensasse un tempo. Non ci si fanno numeri da capogiro, ma consente di fare soldi senza grossi sforzi economici, sfruttando proprietà intellettuali dal valore relativamente basso perché da anni fuori mercato. Del resto produrre nuovi giochi tripla A è diventato costosissimo, quindi non tutti possono permettersi di aggredire quel settore... anzi, tanti non vogliono nemmeno farlo, per i rischi che comporta e per il fatto che anche molti editori "ricchi" ne stanno fuggendo a gambe levate, buttandosi su modelli economici predatori che consentono di fare molti più soldi con sforzi minori.
Così con il passare degli anni stiamo avendo sempre più riedizioni, remake e remaster, che se vogliamo sono indicative anch'esse della stagnazione creativa che sta vivendo il settore (ma questa, come si suol dire, è un'altra storia). In un quadro del genere non stupisce il dover scrivere la recensione di Zool Redimensioned nel 2021, edizione rimasterizzata di un vecchio platform che fece furore su Amiga, che giaceva nel cimitero dei franchise dimenticati.
Un po' di storia
Zool: Ninja of the "Nth" Dimension fu pubblicato nel 1992 da Gremlin Graphics. Racconta George Allan, il programmatore del gioco, nel libro "Commodore Amiga: A Visual Compendium", che "Zool nacque quando Ian (Stewart, uno dei fondatori di Gremlin Graphics ndr) vide la demo dello scrolling cui stavo lavorando dopo Switchblade II. Mi mise a lavorare in coppia con il grafico Ade Carless e non ci volle molto per avere il game design preliminare. È semplicemente un gioco in cui si raccolgono cose ispirato da Mario e Sonic, anche se ormai non ricordo nemmeno più se all'epoca avessi giocato o meno Sonic."
Nonostante fossero già gli anni '90, non era raro che i videogiochi, soprattutto in occidente, nascessero da una sperimentazione tecnica. Gli amighisti avevano fame di un platform veloce che richiamasse il titolo di Sega e Allan aveva lo scrolling giusto per realizzarlo al momento giusto.
Chi scrive giocò Zool all'epoca e lo amò tantissimo, nonostante tutti i suoi difetti. Complessivamente era un platform di buona fattura, realizzato da un programmatore conosciuto e apprezzato sulla scena europea, che aveva nel portfolio dei titoli d'azione molto amati come Venus: The Flytrap e il già citato Switchblade II (l'originale non era suo). Per questo la prima avventura del ninja della dimensione N non faticò a entrare nell'immaginario di noi amighisti convinti, che lo cantammo subito come il capolavoro che non era e gli regalammo un pezzetto della nostra memoria, sospinti anche dalle riviste di settore, che lo incensarono non poco.
Il gameplay di Zool, oggi
Zool Redimensioned è come una grossa patch uscita con quasi trent'anni di ritardo. È l'opera di qualcuno che si è letto tutti i forum di retrogaming in cui si parla del gioco e, dopo aver stilato un elenco di desiderata dei vecchi fan, ha messo mano al codice per realizzare la versione perfetta. Di fatto basterebbe elencare tutte le novità per scrivere la recensione, perché ognuna di esse è la risposta a una qualche richiesta rinvenibile nelle discussioni tra appassionati.
Il gameplay in sé rimane quella di un platform 2D classico, dal ritmo abbastanza veloce, con livelli e nemici dalle ambientazioni surreali (un modo di dolciumi, uno di strumenti musicali, uno pieno di giocattoli e così via) ma ora l'inquadratura è molto più larga e mostra da subito una parte più consistente dell'area in cui ci si trova; Zool può spiccare un doppio salto, che aiuta non poco in certe situazioni; la fisica è stata rivista per rendere i controlli meno scivolosi e la grafica dei livelli parallattici è stata rifatta per evitare la perdita di leggibilità, che fu un'altra croce di alcune versioni del gioco.
Da sottolineare che la base di partenza non è la versione Amiga, ma quella Megadrive, fatto che farà storcere il naso a più di qualcuno.
Oltre a quelle elencate, tutte le altre modifiche sono state mirate a migliorare l'accessibilità, ossia a rendere la vita più semplice ai nuovi giocatori (che probabilmente lo ignoreranno, ma fa sempre effetto darsi un tono contemporaneo anche quando si sta compiendo un'operazione smaccatamente nostalgica). Ad esempio i livelli sono stati rivisti per rendere l'azione più fluida; sono stati aggiunti dei collezionabili legati a degli obiettivi e ora è possibile ripartire dal livello raggiunto, anche dopo essere usciti dal gioco, invece di dover sempre ricominciare da zero. Volendo c'è anche una modalità hardcore, che ricalca quella dello Zool originale, pensata per i giocatori che non vogliono cedere alle comodità della vita moderna (ma dovranno farlo comunque perché alcune modifiche sono ineliminabili).
Cosa non funziona
Complessivamente Zool Redimensioned funziona, e questo è il suo problema maggiore. Spogliato del suo tempo e del desiderio originario di una generazione ormai invecchiata, ciò che rimane, nonostante le modifiche, è un platform di buona fattura, con dei livelli ben fatti, dei boss poco entusiasmanti e una direzione generale senza guizzi particolari.
Ciò che gli manca più di tutto è il "fatto tecnico" che l'ha generato: quella volontà di evolvere la tecnologia, rendendo possibile ciò che era considerato impossibile, costruendoci intorno un gioco con allegria, sfacciataggine e una grande ingenuità di fondo. Era una formula che consentiva di creare prodotti miracolosi, ma anche immani schifezze. La sostanza è che Zool era un buon gioco e Zool Redimensioned rimane un buon gioco.
Il problema è che nel frattempo tutti i suoi modelli si sono evoluti, magari sono anche peggiorati, ma hanno reso vuoto lo sguardo verso l'esterno che lo aveva generato, denudandolo. Ciò che rimane è un vecchio grammofono a tromba spolverato e riparato per gli appassionati di oggetti vintage, un'opera di antiquariato videoludico che smette di dire qualcosa non appena lo si inizia a considerare per quello che dovrebbe essere e non sarà mai.
In ultima istanza, Zool Redimensioned è sicuramente un platform godibile e ben concepito, che piacerà agli amanti del retrogaming e della storia dei videogiochi dimenticata o ignorata dalle masse. Le sue qualità sono innegabili e l'operazione di rimasterizzazione fatta da Sumo Digital Academy è sostanzialmente riuscita, per quel che può significare.
Conclusioni
Zool Redimensioned non è brutto o mal fatto. Anzi, volendo è uno Zool in piena forma e con tutti i miglioramenti chiesti negli ultimi trent'anni dai fan, perfettamente godibile per il tempo che dura. Però è anche un'opera meno interessante e meno emozionante rispetto a ciò che fu l'originale, perché ha valore solo come modello del modo di concepire certe operazioni oggi, invece di essere un sistema per tornare a parlare il linguaggio di quei tempi, magari mostrando l'allegria anarchica che li caratterizzava.
PRO
- Le novità risolvono i difetti storici di Zool
- I livelli funzionano, il gioco funziona
CONTRO
- Gli manca l'entusiasmo di un tempo
- Senza il fatto tecnico che lo ha generato e l'esaltazione mediatica, è nudo