Parasite Eve nasce dalla fantasia di Hideaki Suzuki, un brillante farmacologo laureato presso l'università di Tohoku, uno dei maggiori istituti universitari del Giappone, nonché uno dei più prestigiosi al mondo. Nel 1995 Suzuki ha infatti pubblicato un romanzo horror fantascientifico sotto lo pseudonimo Hideaki Sena, ottenendo subito un grande successo. La casa editrice Kadokawa ne fiuta il potenziale multimediale e comincia a cedere i diritti per la creazione di numerosi adattamenti. Nel 1997 esce un film, con un finale diverso dal romanzo, mentre nel marzo 1998 un più fedele adattamento manga. Nello stesso periodo, però, la Kadokawa sigla un accordo anche con un'altro importante editore giapponese, stavolta per la pubblicazione di un videogioco per la prima PlayStation: Square Soft.
Le sperimentazioni di Square Soft
Oggi conosciuta come Square Enix, all'epoca Square Soft viveva uno in uno stato di grazia. La compagnia, infatti, si godeva il successo di Final Fantasy e stava cercando un modo per investire in maniera redditizia le montagne di soldi guadagnati con la serie. Anche perché il settimo capitolo si era appena imposto come un successo planetario, mettendo la casa nipponica nell'invidiabile posizione di poter creare alcuni progetti sperimentali per avvicinarsi a un pubblico diverso dal solito. Giochi come Brave Fencer Musashi o l'acclamato Vagrant Story, per esempio, cominciavano a prendere forma proprio in quel periodo. L'impulso per la creazione di un gioco su Parasite Eve, invece, era arrivato da Hironobu Sakaguchi in persona: il papà di Final Fantasy si era infatti subito appassionato al romanzo di Sena, poiché proprio in quel periodo stava cercando l'ispirazione per un titolo dalle atmosfere cupe e con delle dinamiche più adulte. Non a caso Parasite Eve per PlayStation fu il primo titolo firmato Square a essere classificato Mature dall'ente di classificazione americato, l'ESRB.
Un team di astri nascenti
Con Sakaguchi al comando, il team messo in piedi per l'occasione era di tutto rispetto. Alla regia c'era Takashi Tokita, che aveva già diretto, insieme a Yoshinori Kitase e Akihiko Matsui, il famoso Chrono Trigger per SNES. Il character design venne affidato a Tetsuya Nomura, che aveva creato i personaggi in Final Fantasy VII. Per la colonna sonora, infine, venne scelta Yoko Shimomura, che aveva già dimostrato le sue capacità con Super Mario RPG. Tutti nomi, questi, che avevano di fronte a loro una carriera brillante: di lì a poco tempo, Nomura e Shimomura, per esempio, sarebbero diventati due figure di spicco per la serie Kingdom Hearts; Tokita, invece, avrebbe continuato la sua carriera in Square e oggi è il produttore creativo di Oninaki, il nuovo progetto di Tokyo RPG Factory, il team interno di Square che ha creato I am Setsuna e Lost Sphear.
Il gioco prende forma
Senza il coinvolgimento diretto di Hideaki Sena, fu proprio Tokita a scrivere la sceneggiatura di Parasite Eve. La storia venne pensata come un seguito diretto del libro, anche se cambiava alcune importanti caratteristiche dell'opera originale. Il gioco, per esempio, si sarebbe svolto tutto a New York, un'ambientazione che Square aveva già esplorato per Final Fantasy VII e per la quale aveva già raccolto molto materiali. La nuova protagonista sarebbe stata invece Aya Brea, un personaggio creato un po' per caso dallo stesso Sakaguchi. In origine, infatti, Aya doveva essere una donna forte e sexy, con i capelli lunghi come Aerith di Final Fantasy VII. Ma mentre Hironobu stava creando un personaggio per un altro progetto, la sua mente gli giocò un brutto scherzo e lo portò a mescolare i due design. Quella ragazza bionda e dai capelli corti gli piacque però così tanto che divenne la protagonista definitiva.
La trama, in seguito approvata dallo stesso Sena, avrebbe quindi seguito le vicende di questa carismatica poliziotta, sopravvissuta a un incidente misterioso la vigilia di Natale del 1997: improvvisamente tutti i presenti nella Carnegie Hall di Manhattan avrebbero infatti preso fuoco, eccezion fatta per lei e per una cantante sul palco, Melissa Pierce. Una scena magistralmente riprodotta anche a schermo grazie alle avanzate tecniche di computer grafica di Square, e diventata una delle più memorabili della storia dei videogiochi.
A livello di gameplay, Parasite Eve venne impostato come un'avventura in terza persona con uno spiccato gusto per il body horror, dove si esplorava in cerca di indizi in un modo che ricordava in parte Resident Evil. I combattimenti erano però a turni e regolati da una variante modificata dell'Active Time Battle di Final Fantasy VII che, dopo ogni attacco, permetteva di schivare i colpi nemici in tempo reale. Oltre alle armi tradizionali, Aya aveva poi dei poteri paranormali, da utilizzare spendendo la cosiddetta Parasite Energy e mirando ai bersagli attraverso un apposito reticolo. Nonostante le ottime premesse, Parasite Eve era un titolo breve e lineare che faticava ad assumere un'identità propria. Quando arrivò su PlayStation il 29 marzo 1998, riscosse comunque un buon successo, che gli garantì un seguito già l'anno successivo.
I seguiti: alla ricerca dell'identità perduta
Parasite Eve 2, però, fu un mezzo disastro. Innanzitutto il gioco nasceva come uno spin-off con tanto di protagonista differente, l'investigatore Kyle Madigan, ma il successo di Aya aveva spinto Square a relegare Kyle a un forzato ruolo da comprimario e a confermare l'agente Brea come protagonista. Non male per un'eroina nata per errore. La natura originaria di spin-off si ripercosse tuttavia ancora più pesantemente sul gameplay. Senza il sistema di combattimento a turni, gli scontri casuali e il reticolo di mira, Parasite Eve II perdeva tutti gli elementi di originalità del primo episodio. Nasceva così un titolo che assomigliava fin troppo a Resident Evil e che ebbe uno scarso successo.
Da quel momento la serie è andata incontro a una lunga pausa, interrotta solo nel 2011 con un nuovo spin-off, intitolato semplicemente The 3rd Birthday. Nato come titolo a episodi per dispositivi mobile e poi convertito per PSP, il terzo Parasite Eve aveva l'obiettivo dichiarato di strizzare l'occhio ai vecchi fan mentre ne attirava di nuovi. Inoltre era una concessione bonaria alle pressanti richieste di Nomura, che da anni voleva realizzare un nuovo episodio. Il passaggio su PSP lo allontanò però presto da un progetto divenuto troppo ambizioso e quindi affidato alle cure di Hajime Tabata. Un fatto curioso, visto che questa stessa staffetta si sarebbe ripetuta, con motivi simili, un paio di anni dopo, quando lo stesso Nomura avrebbe lasciato la guida di Final Fantasy XV proprio a Tabata.
Ancora una volta i problemi dello sviluppo non furono indolori. La trama di The 3rd Birthday si rivelò fin troppo contorta e il nuovo gameplay fortemente sparatutto non convinse vecchi e nuovi giocatori. Vendendo meno copie di quanto la società giapponese aveva sperato, sembrava aver posto la parola fine alla serie.
Eppure Square Enix negli ultimi mesi ha registrato un nuovo misterioso marchio legato a Parasite Eve: un nuovo capitolo? Un remake? Oppure un altro spin-off per dispositivi mobile? Al momento non è dato saperlo. Nel frattempo, però, Aya sembra avere ancora dei fan sfegatati, che hanno ripreso in mano il primo capitolo e lo hanno rimasterizzato sfruttando gli strumenti di Deep Learning per migliorare la qualità delle texture. Se vi sentite orfani di mitocondri e gore, potete seguire il loro esempio, oppure aspettare il 29 marzo e scoprire se Square Enix ha in mente qualche sorpresa per il ventunesimo anniversario della serie.
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