Uno è portato a pensare che se lanci un'edizione rimasterizzata di un gioco uscito più di tre anni fa, questa sarà migliore dell'originale quantomeno dal punto di vista tecnico. In fondo è questo il senso di operazioni del genere: fornire le versioni più avanzate possibili di titoli di successo, così che arrivino a nuovi giocatori e ingolosiscano anche i fan disperati, che non vedono l'ora di rivivere certe esperienze con la grafica aggiornata e qualche piccolo extra a giustificare il tutto. A motivare economicamente la The Outer Worlds: Spacer's Choice Edition ci ha pensato l'ultima generazione di console. Il titolo di Obsidian Entertainment per l'editore Private Division è stata una delle sorprese della generazione precedente, uno di quei giochi che sono riusciti ad affermarsi, vendendo milioni di copie, nonostante i valori produttivi non proprio stellari, solo per qualità proprie e per la fortunata coincidenza della mancanza di concorrenza, in un momento in cui questo genere di titoli era particolarmente desiderato.
Per questi motivi ha avuto senso lanciare una versione aggiornata invece che una semplice patch, almeno dal punto di vista commerciale. Parliamoci chiaro, The Outer Worlds non è mai stato un benchmark tecnologico, quindi non bisognava aspettarsi miracoli da un'edizione rimasterizzata ma, visti i presupposti di cui sopra, era lecito attendersi quantomeno un'esperienza simile. Invece ci siamo ritrovati a provare un titolo problematico, pieno di difetti che non aveva, in particolare proprio dal punto di vista tecnico. La cosa ci ha fatto pensare, ironicamente, che la The Outer Worlds: Spacer's Choice Edition avrebbe davvero bisogno di essere rimasterizzata a sua volta, per rendere giustizia al titolo che porta.
Stesso gioco, problemi nuovi
La storia di The Outer Worlds: Spacer's Choice Edition è sempre quella: il protagonista si risveglia da un sonno criogenico e si trova invischiato nelle vicissitudini politiche della colonia spaziale di Alcione. Niente è cambiato: l'esposizione narrativa è sempre quella diretta e brutale che era, le missioni si trovano negli stessi posti e riguardano gli stessi personaggi, i temi affrontati sono gli stessi e i nemici sono quelli, solo più belli graficamente. L'unica novità dal punto di vista del gameplay riguarda l'aumento del livello massimo, di cui sinceramente sentivano il bisogno in pochi, considerando che parliamo di un titolo in cui i personaggi tendono a super potenziarsi e che, in ultima analisi, può diventare davvero molto facile nelle fasi finali, in particolare con le due espansioni installate, Assassinio su Eridano e Pericolo su Gorgone, qui parte da subito del pacchetto.
Il punto però non è questo, nel senso che il gameplay del gioco è rimasto sostanzialmente invariato, se non fosse che il ritmo viene continuamente spezzato dalle più grosse novità introdotte da Obsidian e Virtuos, che si sono occupate insieme della rimasterizzazione: la scarsa fluidità, gli scatti continui e i ritorni al desktop. Selezionando la qualità grafica massima, con una 3070, 32GBdi RAM e un Intel Core i7-10700k ci siamo ritrovati a veder ballare il framerate tra i 30/35 e i 20 fps nelle sezioni all'aperto a 1440p, con miglioramenti della fluidità solo negli interni (senza però mai raggiungere i 60fps). Inoltre siamo tornati al desktop diverse volte in poche ore di gioco. Abbassando il dettaglio la situazione è migliorata ma perché farlo? Il sistema che abbiamo usato per la prova ha delle specifiche che vanno ben oltre quelle consigliate, che sono una GeForce RTX 2070, 16GB di RAM e un Intel Core i7-8700, quindi non dovrebbe avere problemi a gestire la qualità Ultra. Inoltre, qual è il senso di abbassare i dettagli, rendendo l'esperienza praticamente identica (o quasi) alla versione di vecchia generazione? A quel punto saremmo rimasti a quella.
Considerate che The Outer Worlds: Spacer's Choice Edition non offre una rivoluzione grafica rispetto alla versione base, ma solo qualche miglioramento nella resa complessiva, con elementi più definiti, più dettagli negli ambienti, luci e ombre avanzate, texture di risoluzione più elevata e quant'altro. Il lavoro dietro c'è stato e si vede, soprattutto negli esterni, in cui la vegetazione è più rigogliosa, le rocce sono più ruvide e il mondo è in generale molto meno piatto ma, appunto, per godere di tutto questo bisogna poter selezionare la qualità grafica massima o, quantomeno, alta senza doversene pentire amaramente. Peraltro mancano le classiche novità ammazza risorse, come il ray tracing, a rendere ancora meno giustificabile la situazione. Come controprova abbiamo reinstallato il The Outer Worlds originale ottenendo con lo stesso sistema più di 100fps selezionando la qualità massima, oltretutto senza alcuno scatto.
Cos'è andato storto?
Qualcosa deve essere andato terribilmente storto in fase di rimasterizzazione. Che gli sviluppatori non abbiano avuto abbastanza tempo per l'ottimizzazione è tristemente chiaro, così come non ne hanno avuto per rifinire e ripulire il lavoro svolto, visti i numerosi glitch grafici che infestano Alcione. A questo punto, però, sarebbe stato meglio lanciare una semplice patch di aggiornamento dell'originale e rivenderlo solo su PS5 e Xbox Series X/S (dove comunque ci sono problemi analoghi alla versione PC, al netto dei ritorni al desktop), invece che tentare la carta del potenziamento grafico per rivenderlo su tutte le piattaforme, finendo per seppellire il gioco sotto a un oceano di problemi. Vero è che patch dopo patch sicuramente The Outer Worlds: Spacer's Choice Edition sarà sistemato o, quantomeno, migliorerà tantissimo. Possibile però che chi acquista al lancio, cioè quello che danno massima fiducia a un progetto, debbano sempre più spesso finire per pagarne lo scotto?