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I giochi di Tomb Raider non potevano parlare dei disturbi post-trauma di Lara Croft, svela l'autrice

Una delle sceneggiatrici dell'ultima trilogia di Tomb Raider, Rihanna Prachett, ha spiegato di non aver potuto indagare nella psiche di Lara Croft, ma apprezza che la serie TV Netflix lo faccia.

NOTIZIA di Giorgio Melani   —   23/10/2024
Un'illustrazione di Tomb Raider

La principale sceneggiatrice del reboot di Tomb Raider, ovvero Rihanna Pratchett, ha svelato che l'argomento dei disturbi da stress post-trauma di Lara Croft non poteva essere molto trattato nei videogiochi, ma l'autrice è contenta che questo argomento sembra sia invece riemerso nella serie TV di Netflix.

Le sceneggiature scritte da Pratchett per il capitolo del 2013 e i due successivi sono comunque piuttosto innovative per la serie, dipingendo una protagonista molto diversa dalla Lara Croft classica, tuttavia evidentemente l'autrice avrebbe voluto spingersi più oltre nella rappresentazione della psicologia della protagonista, con tutti i disturbi che potevano emergere dalle terribili esperienze vissute.

Sembra però che questi argomenti non potessero essere esplorati a fondo nei videogiochi, su richiesta di sviluppatori e publisher, e i risvolti psicologici più oscuri non sono dunque stati messi in scena.

L'autrice apprezza che questi elementi siano ripresi nella serie animata

Pratchett ha riferito di non aver ancora visto per intero la nuova serie animata di Tomb Raider su Netflix, ma di aver saputo e letto che dedica comunque alcuni momenti a indagare sulla psiche della protagonista, colpita dagli eventi a cui ha assistito.

Questa, a quanto pare, era "un'area che non avevamo il permesso di esplorare nei giochi", ha spiegato l'autrice.

Pratchett sembra riferirsi in particolare ai capitoli successivi a quello del 2013, visto che parla dei disturbi che Lara avrebbe avuto in seguito agli eventi dell'isola Yamatai nel reboot, e in effetti qualcosa di quest'idea degli autori può essere intravista in Rise of the Tomb Raider.

Anche il primo trailer pubblicato per il capitolo in questione sembrava indagare più a fondo nei risvolti psicologici di Lara, così come in parte la cosa è emersa anche nei DLC, ma evidentemente non nella maniera più approfondita e organica che avrebbe voluto la sceneggiatrice.

In effetti, la questione era stata riferita anche in un'intervista precedente: "Avevo l'idea che lei potesse avere delle visioni degli scenari del primo gioco ma un po' contorti", aveva già riferito Pratchett l'anno scorso. "Si trovava nella metropolitana di Londra, o in una strada di notte, e poi succedeva qualcosa che nella sua testa era una sorta di fusione tra la vita reale e quello che aveva passato sull'isola. In un certo senso riviveva le esperienze traumatiche che aveva vissuto su un nuovo sfondo".

Questi elementi non poterono essere inseriti nei giochi, ma qualcosa di questa idea è stata recuperata e utilizzata nella nuova serie TV, se non altro.