Versione testata: Xbox 360
La serie Front Mission affonda le radici negli anni 90, con il primo capitolo uscito su SNES nel 1995, un gioco che riscosse un buon successo e assicurò alla creatura di Toshiro Tsuchida lo spazio e le risorse per ulteriori seguiti. Non è retorico dire che all'epoca erano proprio altri tempi: Squaresoft aveva una propria identità ben definita che portava ad associare il suo marchio a produzioni curate nei minimi particolari e caratterizzate da un gameplay strutturato e profondo, quasi sempre molto riflessivo e concettuale.
Non a caso, nonostante il gioco in questione riguardasse enormi mech da guerra utilizzati da eserciti del futuro, la struttura era quella dello strategico a turni, per giunta anche particolarmente ostico e impegnativo. Per rimanere sul filo della retorica, si potrebbe vedere questo Front Mission Evolved come una metafora di questi inquieti tempi, dove il mercato videoludico si è allargato, massificato e globalizzato, con Squaresoft che è diventata il gigantesco conglomerato Square Enix impegnato a pubblicare titoli a destra e a manca in tutto il mondo, spaziando in qualsiasi genere possa assicurare un buon ritorno. All'interno di questo panorama, Front Mission è diventato un frenetico sparatutto con visuale in terza persona, oltretutto sviluppato in outsourcing dai californiani Double Helix. Non che l'occidentalizzazione porti necessariamente a risultati negativi, e diverse produzioni degli ultimi anni tra Capcom, Konami e la stessa Square Enix ne hanno dimostrato la validità, ma è certo che uno sconvolgimento strutturale del genere fa facilmente perdere le tracce dello spirito originale. Il risultato di questo esperimento è uno spin-off che trae dal mondo di Front Mission un'ambientazione piuttosto accurata e un minimo sostrato narrativo - sebbene lontano dagli intrecci fanta-politici del passato - ma che manca generalmente di mordente, seppure contenga alcuni elementi di un certo interesse.
Una guerra personale
Front Mission Evolved è probabilmente il capitolo della serie maggiormente spinto nel futuro, andando a posizionare la storia nel lontano anno 2171, 50 anni dopo la conclusione degli eventi narrati in Front Mission 5: Scars of the War. L'umanità ha compiuto enormi passi in avanti sul fronte tecnologico, in particolare per quanto riguarda la conquista dello spazio orbitale, divenuto ormai elemento integrante degli enormi blocchi geo-politici in cui il mondo è suddiviso. Le basi spaziali sono collegate direttamente alla superficie terrestre attraverso altissimi ascensori orbitali che rappresentano una grande forma di ricchezza, pertanto gelosamente custoditi dai rispettivi paesi. La situazione internazionale si caratterizza per una precaria pace ma, come è noto, la "fame di guerra" è qualcosa che difficilmente il genere umano riesce a vincere. Il panorama mondiale dunque precipita in seguito ad un attacco effettuato da forze sconosciute nei confronti del maggiore ascensore orbitale dell'USN (nord America), situato nella New York del futuro. I mech responsabili dell'attacco terroristico appartengono alle truppe OCU (il blocco composto da parte dei territori asiatici), sebbene il governo neghi alcun collegamento con l'iniziativa, dunque l'UCS decide di concentrare alcune forze di confine contro i presunti responsabili, iniziando di fatto una guerra mondiale. All'interno di tutto questo si innesta la storia personale del protagonista, Dylan Ramsey, un tranquillo ingegnere specializzato nella costruzione di wanzer che si trova in mezzo all'attacco di New York a bordo del nuovo mezzo sperimentale della sua compagnia, e decide di lanciarsi a capofitto all'interno della battaglia per salvare suo padre, uno scienziato che evidentemente rappresenta una pedina fondamentale all'interno dell'intero conflitto. Tutto questo viene narrato attraverso i classici filmati in full motion video di ottima fattura e dialoghi inseriti all'interno dell'azione di gioco, oltre ad alcune cutscene ricavate direttamente dal motore grafico di base. Il background è indubbiamente interessante grazie alla buona costruzione derivata dall'universo ormai consolidato del franchise Front Mission, la storia risulta però pesantemente inficiata da dialoghi alquanto piatti e personaggi decisamente stereotipati, dal giovane eroe senza paura ai cattivi spietati, ed è un peccato pensando al potenziale che poteva essere sfruttato partendo da quest'ottima ambientazione.
Una buona variante alla normale azione di gioco è fornita dal comparto multiplayer, che propone le classiche modalità codificate dal genere sparatutto (deathmatch, team deathmatch e varie forme di controllo del territorio a squadre e non) applicate a questo particolare contesto, con i wanzer protagonisti. Non cambia la sostanziale semplicità del sistema di combattimento, ma la possibilità di affrontare avversari umani certamente costituisce un buon incentivo per dedicarsi ogni tanto a questo comparto, il cui interesse è incrementato dalla possibilità di personalizzare il proprio wanzer e sperimentarlo così nel confronto diretto con gli altri.
Fuori e dentro il wanzer
Andata la struttura da strategico a turni, Front Mission Evolved si configura come uno sparatutto in terza persona standard, qualcosa di molto simile alla serie Armored Core, con il wanzer in primo piano visto da dietro da comandare direttamente con lo stick analogico e controlli diretti sulle armi poste su braccio destro, sinistro e relative "spalle", oltre alla possibilità di attivare una momentanea (e ricaricabile) accelerazione grazie ai reattori, la possibilità di saltare e librarsi in aria per qualche secondo e di attivare il sistema EDGE che consente una sorta di stato iper-attivo per il wanzer, anche questo consumabile e ricaricabile. Ci troviamo dunque a guidare il nostro mezzo bipede all'interno di vari scenari, dovendo essenzialmente distruggere tutte le unità nemiche presenti nella zona fino a raggiungere la conclusione dei livelli, quasi sempre combaciante con lo scontro con un boss. L'azione di per sé è divertente nelle prime ore di gioco, anche perché il sistema di controllo risulta piuttosto semplificato e intuitivo a dispetto della complessità del mech, ma il problema che sorge sul medio termine è la ripetitività dell'azione, visto che la struttura dei livelli sopra descritta si applica alla quasi totalità del gioco e non offre particolari divagazioni.
Percorrendo un livello, non vengono offerte soluzioni alternative all'approccio con il nemico al di là del semplice fuoco a volontà e possibilmente dell'evitare colpi nascondendosi dietro ad elementi dello scenario, con i nostri alleati gestiti dall'IA che si limitano a svolgere i loro compiti senza nessuna possibilità di un'azione concordata. Unici elementi di rottura sono i sensori e gli emblemi sparsi all'interno dei livelli da scoprire e distruggere o raccogliere, ma si tratta di un espediente vecchio e ben poco interessante, così come le sezioni a piedi nelle quali controlliamo direttamente Dylan risultano dei diversivi inconsistenti dal punto di vista ludico, data la piattezza del level design, giustificabili, al limite, solo ai fini narrativi. Passato dunque il primo periodo di esaltazione per l'utilizzo del possente wanzer e per la spettacolarità delle esplosioni e soddisfazione da queste derivante, la noia sopraggiunge abbastanza inesorabile, soprattutto per la mancanza di mordente e di spinta ad andare avanti: la trama non si rivela essere all'altezza del background e il ritmo subisce delle brusche interruzioni durante gli scontri con i boss, spesso lunghi ed estenuanti.
Obiettivi Xbox 360
Relativamente pochi (27) sono gli obiettivi sbloccabili per il totale di 1000 Gamerpoints. La maggior parte sono dedicati alla campagna in singolo, distribuiti tra la progressione per i livelli e la raccolta degli oggetti nascosti, gli altri si raggiungono attraverso le classiche performance da multiplayer.
Metallo lucente
In un gioco con i mech non poteva mancare la componente "costruttiva". Le possibilità di attacco dipendono dalle armi caricate sul wanzer a scelta del giocatore, sebbene le tipologie siano piuttosto costrette durante la campagna in single player, lasciando al multiplayer il peso maggiore della personalizzazione. In sostanza, si tratta di armi a lungo raggio, corto raggio (o contatto), missili e razzi a ricerca tutti disponibili in varie tipologie progressivamente sempre più evolute, agganciabili alle braccia e alle spalle del mezzo. Nell'applicare le armi bisogna però tenere presente che il loro peso non può superare la potenza generata dal motore, cosa che costringe a configurazioni equilibrate quasi sempre corrispondenti ai classici archetipi di unità da mischia, d'attacco a medio raggio o da lunga distanza (cecchino). Dal punto di vista estetico è inoltre possibile modificare ampiamente i colori, la fantasia, le decalcomanie e addirittura il livello di lucentezza metallica di ogni singolo pezzo del mech. I wanzer d'altra parte sono l'elemento di maggior rilievo in tutto il comparto grafico, caratterizzati da animazioni e modelli poligonali di ottima fattura, oltretutto distruttibili in maniera differenziata pezzo per pezzo, ma anche gli scenari riservano alcune soluzioni interessanti.
La scala della mappe è ovviamente estesa, sebbene anche trovandosi all'interno di città, tra strade e palazzi si abbia spesso la netta impressione di avere a che fare più con un modellino di cartapesta che con un luogo pieno di vita vista l'assenza di elementi sensibili di contorno al di là di strade, nemici, palazzi e qualche lampione. In effetti, tranne alcuni particolari punti, molti elementi non sono interattivi e non possono essere distrutti, cosa che aumenta la sensazione di vacuità delle ambientazioni. L'attenzione è tuttavia catturata in gran parte dagli scontri a fuoco e gli effetti in questo senso sono notevoli, tra esplosioni pirotecniche spettacolari, proiettili e missili che vagano in aria e piombano a pioggia sugli obiettivi, fino ad arrivare agli scontri corpo a corpo, momenti che rendono giustizia alla dimensione e alla potenza delle macchine da guerra schierate in campo. La spettacolarità è inoltre ben ravvivata dalle ottime scene in full motion video oltre che dalla colonna sonora di buona fattura.
Conclusioni
Nonostante il titolo, Front Mission Evolved non porta la serie verso nuovi e più avanzati orizzonti: chi amava i vecchi capitoli resterà deluso dallo snaturamento apportato alla struttura della serie, mentre il nuovo pubblico degli sparatutto cercato dal publisher può contare certamente su titoli di maggior rilievo appartenenti al genere. Come spin-off, il gioco si piazza in una zona grigia che lo rende appetibile per l'ambientazione e la cura applicata in certi particolari (la realizzazione delle macchine, soprattutto) ma la vacuità del level design e la semplicità del sistema di combattimento fanno sopraggiungere presto la noia, nonostante il fatto che durante le prime ore di gioco l'impatto sia indubbiamente positivo. Resta comunque un titolo interessante per i veri fanatici dei mech o per chi cerchi uno sparatutto leggero dal gusto vagamente nipponico.
PRO
- Bella ambientazione
- Buona presenza del multiplayer
- Divertente sulle prime
CONTRO
- Level design inconsistente
- Sistema di combattimento semplicistico
- Monotono alla lunga