Disponibile ormai da anni per gli abbonati ad Apple Arcade, l'avventura nordica di Wildboy Studios è finalmente arrivata anche su altre piattaforme. Per inciso, è possibile giocarci su PC, Nintendo Switch e PlayStation 4 (in retrocompatibilità anche su PS5). Sarà valsa la pena di attenderlo? Non proprio, come potrete comprendere leggendo la recensione di Atone: Heart of the Elder Tree, un gioco che brilla in alcuni aspetti, ma si perde completamente in altri.
Stile visivo
Atone: Heart of the Elder Tree inizia chiedendo al giocatore di accordare uno strumento musicale, dopo un dialogo tra quelli che sembrano dei vecchi amici. Da qui si potrebbe immaginare che la musica sarà centrale nell'esperienza di gioco, visto anche il titolo, purtroppo non è esattamente così. Si può affermare che faccia parte dell'esperienza, ma allo stesso tempo appare sottosfruttata, quasi controproducente per i labili equilibri del gioco. Ma cerchiamo di spiegare meglio. Il titolo di Wildboy Studios è un mix di diversi generi: gioco di ruolo con visuale dall'alto, avventura con puzzle e gioco ritmico. Racconta del viaggio di Estra verso il sacro Antico Albero alla ricerca delle cause di un terribile male che sta affliggendo il regno degli uomini. La ragazza ha perso suo padre e il suo intero villaggio a causa di fatti che vengono raccontati nel prologo e su di lei grava il peso della sua stirpe. Sulla sua strada incontrerà amici e nemici, dovrà superare bui labirinti pieni di misteri, antiche rovine e luoghi remoti che da anni non vedevano degli esseri umani. tutti ispirati alla mitologia norrena.
Lo scenario di suo è davvero affascinante grazie ad alcune scelte stilistiche azzeccate. Pur essendo tecnicamente molto semplice, la scelta di disegnare tutto usando solo figure geometriche elementari e oggetti stilizzati, rende il solo girare per gli scenari, divisi in sottomappe (quindi niente mondo aperto) un affare piacevole. Peccato che sia anche la parte migliore del gioco, perché in ultima istanza Atone: Heart of the Elder Tree non sa bene cosa voglia essere e compensa alcuni suoi limiti con delle scelte davvero discutibili. Ad esempio affida a dei documenti estremamente didascalici che si trovano in giro per le mappe il compito di fornire informazioni al giocatore sulla mitologia norrena, centrale nella trama, che finiscono per rompere l'atmosfera invece di esaltarla tanto sembrano essere usciti da un'enciclopedia.
Confusione
Detto questo, il problema principale di Atone, che finisce per compromettere un po' tutta l'esperienza, è che la ricercatezza stilistica non è omogenea, nel senso che lì dove visivamente risulta accattivante e originale, non riesce a fare altrettanto con le meccaniche di gioco, sbagliando anzi diverse cose, pur provando un approccio tutto suo. Partiamo dai combattimenti, che si svolgono tutti contro nemici prefissati e in momenti precisi, risultando quindi fortemente narrativizzati. Gli scontri vengono gestiti come un gioco ritmico, ossia il giocatore deve premere due o quattro tasti (a seconda del livello di difficoltà selezionato) al momento giusto, seguendo il ritmo della musica e i prompt visualizzati a schermo, per caricare i colpi. Semplicemente bisogna cercare di sbagliare il meno possibile se si vuole avere la meglio sull'avversario.
I brani musicali sono davvero belli, c'è da dirlo, ma è il sistema in sé che non funziona come dovrebbe, perché invece di coinvolgere finisce per distrarre a causa della confusione che crea sullo schermo e per il suo essere un distacco netto rispetto alla fase esplorativa.
Insomma non lega molto bene con gli altri sistemi di gioco e non offre delle risposte particolarmente interessanti in fase di esecuzione. Sta lì, spettacolarizza gli scontri trasformandoli in dei piccoli videoclip, ma questo è tutto. È come se fosse un mini gioco a sé stante, che viene attivato alla bisogna e non aggiunge o toglie molto al gameplay nel suo complesso, tanto che eliminando completamente la possibilità di perdere non si percepisce poi una grossa differenza in termini di esperienza. Anzi, quelli che non amano particolarmente i giochi ritmici potrebbero trovarci motivo di sollievo. Detto questo, un sistema di gioco che, staccato dal gameplay non comporta traumi, evidentemente non è organico con il resto, oppure ha degli obiettivi tutti suoi.
Altro problema sono i toni scelti per la narrazione, che sembra non sapere bene ciò che vuole essere. Di fronte ad alcuni dialoghi scritti in modo estremamente colloquiale e ad altri che invece scimmiottano una scrittura più elevata, viene giustamente da chiedersi se chi ha sceneggiato il gioco avesse una linea da seguire o abbia improvvisato, cercando di stemperare i toni lì dove possibile, ma creando così delle situazioni paradossali.
In particolare il rapporto con lo spirito guida che accompagna Estra viene raccontato con i soliti cliché da commedia disneyana, senza andare però mai troppo a fondo e senza una qualità di scrittura tale da spiccare, finendo per essere un grosso vorrei ma non posso. In realtà questa tendenza a vanificare le buone idee si ritrova in tutto il gioco, tra puzzle di difficoltà variabile, che a volte risultano facilissimi e altre difficilissimi, senza alcuna gradualità, tra un'esplorazione che offre rare sorprese ai più coraggiosi e tra un modo di far crescere il personaggio di cui non si sente granché il peso nel corso dell'intera avventura. L'idea finale è quella di un gioco debole in cui alcune caratteristiche sono state implementate per compensazione. Inoltre non riesce a portare avanti i suoi temi come vorrebbe, perdendoseli spesso per strada. Complessivamente non è terrificante e a suo modo si lascia giocare, ma quando parlandone vengono in mente più difetti che pregi evidentemente qualcosa deve essere andato storto.
Conclusioni
Atone: Heart of the Elder Tree è un'opera riuscita a metà, quindi con degli aspetti notevoli, in particolare lo stile grafico, e con altri che lo affossano, come il sistema di combattimento musicale. Non che gli si neghi un giro completo, ma in ultima analisi gli manca la giusta compattezza per diventare un'esperienza importante, castrata anche da una certa mancanza di direzione nella scrittura, che offre dei picchi negativi e positivi assurdamente distanti tra di loro.
PRO
- Visivamente ottimo
- Alcuni puzzle sono davvero ben fatti
CONTRO
- Sistema di combattimento
- Manca di compattezza nei sistemi di gioco
- Scrittura altalenante