"Ancora un altro turno". Il mantra che per anni è risuonato nella mente di qualsiasi giocatore di Civilization ha sempre rappresentato il segreto della formula ideata da Sid Meier: non importa se sta iniziando ad albeggiare e già si può udire il primo canto degli uccellini fuori dalla finestra, perché man mano che scorrono i minuti diventa sempre più difficile staccarsi dalla civiltà che si è traghettata attraverso millenni di storia, costruendo le meraviglie del mondo antico e assemblando eserciti medievali, vivendo guerre centennali riscrivendo gli equilibri di potere del pianeta. Fra maratone infinite e schermaglie in multigiocatore, la formula strategica a turni è riuscita a sopravvivere indenne attraverso intere generazioni di videogiochi facendo affidamento sull'infallibile ricetta codificata dagli autori: un terzo di tradizione, un terzo di evoluzione, un terzo di novità assolute.
Questo capitolo, dal canto suo, ha voluto sparigliare le carte in tavola. Certo, continua a poggiare le fondamenta sulla spina dorsale della serie, rifinisce tantissime dinamiche già viste e apprezzate, ma introduce anche una serie di cambiamenti sostanziali che non si limitano a impattare su singole meccaniche, andando invece a metter mano alla struttura stessa della partita, toccando quelle che da molti appassionati sono considerate regole dogmatiche. Lo fa in maniera perfettamente coerente con la visione degli autori, lo fa per affrontare a muso duro alcuni problemi presenti sin dall'alba dei tempi, sta di fatto che per certi versi tenta di reinventare la ruota, e tale natura è già stata in grado di scatenare accese discussioni e indubbiamente ne scatenerà ancora.
Adesso le civiltà cambiano a ogni passaggio di epoca. Non si può iniziare la recensione di Sid Meier's Civilization 7 senza far menzione di quello che al primo sguardo potrebbe sembrare il nodo centrale dell'opera, una dinamica che alla prova dei fatti si rivela solamente un piccolo ingranaggio nel nuovo marchingegno costruito da Firaxis. Ed è un meccanismo, questo, che in seguito alle ore indispensabili per prendere confidenza con la rivoluzione lascia spazio solamente a un pensiero: "Ancora un altro turno".
Tre civiltà, tre epoche, tre partite in una
Nonostante l'attenzione collettiva si sia focalizzata sulle civiltà in evoluzione, il cambiamento più importante portato da Civilization 7 risiede nella nuova struttura della partita basata su tre segmenti quasi totalmente separati, ovvero l'Epoca Antica, l'Epoca delle Esplorazioni e l'Epoca Moderna. Ciascuna epoca, infatti, è caratterizzata dalla presenza di civiltà esclusive, unità ed edifici dedicati, alberi delle tecnologie e dei progressi civici unici, persino una serie di obiettivi da raggiungere che sono strettamente legati a ciascun periodo storico specifico. Nella pratica, il momento dell'ingresso in una nuova epoca corrisponde in tutto e per tutto a un nuovo inizio: bisogna scegliere una nuova civiltà e tutti i partecipanti cominciano alla pari lungo il nuovo albero delle tecnologie, cercando di adattare la propria strategia alle dinamiche centrali di ciascuna fase.
Le implicazioni di tale rivoluzione investono l'intera struttura di Civilization: non è più possibile traghettare la stessa civiltà dall'alba dei tempi fino all'era dell'informazione, non è più consentito prendere il largo con la ricerca e sviluppare la fanteria mentre gli avversari addestrano ancora gli spadaccini, non è più permesso costruire meraviglie che appartengono alle epoche precedenti... in linea generale il fenomeno dello "snowballing" è stato totalmente arginato, ovvero quando una civiltà in vantaggio tecnologico accumula sempre maggiore potere sulle altre, ma la conseguenza più importante sta nel fatto che l'attenzione degli sviluppatori si è concentrata sugli elementi caratterizzanti delle istantanee della storia umana.
Il cambio in corsa della civiltà non è altro che un effetto collaterale di questa deviazione: Roma, la Grecia, l'Egitto e le altre culle disponibili durante l'Epoca Antica, con le loro unità distintive e i distretti dedicati, sono destinate a svanire all'alba della nuova era, lasciando solamente tracce del proprio passaggio nelle mani dei popoli che prenderanno il loro posto. Una volta varcati i cancelli dell'Epoca delle Esplorazioni, tocca rimpiazzarle scegliendo fra opzioni che sono determinate dal leader selezionato, dalla coerenza storico-geografica, ma anche dal raggiungimento di condizioni nascoste - come l'ottenimento di una data risorsa o un particolare schema nella fondazione delle città - e la stessa cosa si verifica al sopraggiungere dell'Epoca Moderna. Questa modifica non è assolutamente un vezzo pensato per svecchiare la formula o per inseguire la concorrenza, ma una conseguenza naturale della nuova struttura delle partite.
L'intero sistema, infatti, orbita attorno ai quattro Percorsi Retaggio - culturale, economico, tecnologico e militare - che segnano ciascuna epoca al punto tale da cambiare completamente l'approccio alla pianificazione strategica, evolvendo il Punteggio Epoca di Civilization 6: Rise and Fall fino a ricordare piccole condizioni di vittoria pensate per ogni segmento dell'evoluzione umana. Questi percorsi consistono di una serie di sfide che garantiscono a chiunque riesca a completarle potenti bonus all'alba dell'era successiva, tutte fortemente contestualizzate nel periodo storico di riferimento. Per fare un esempio, il Percorso Retaggio culturale dell'Epoca Antica richiede di costruire un certo numero di meraviglie, mentre nell'Epoca delle Esplorazioni è interamente focalizzato sulla religione, meccanica che si rivela protagonista assoluta di quella fase specifica per poi sparire quasi completamente quando entra in scena l'industrializzazione.
Allo stesso modo, il Percorso Retaggio economico dell'Epoca Antica - "Via della Seta" - richiede di collegare un certo numero di risorse alla propria rete commerciale, mentre nell'Epoca delle Esplorazioni impone di colonizzare continenti lontani per mettere le mani sulle varianti che si nascondono solo oltre l'oceano. Insomma, si tratta di vere e proprie 'missioni principali' ricamate sull'incedere della storia umana che determinano l'agenda di ciascuna civiltà per poi trasformarsi - al sopraggiungere dell'Epoca Moderna - nelle classiche condizioni di vittoria di tipo scientifico, economico, culturale e militare. Dal momento che ogni epoca ha un inizio e una fine ben definiti, raggiungere le pietre miliari nei Percorsi Retaggio è il modo più ortodosso per ottenere vantaggi consistenti all'alba della nuova era, sbloccando bonus pensati per premiare gli strateghi più preparati.
Se abbiamo dedicato così tanta attenzione a questo sistema è perché racchiude l'anima stessa di Civilization 7: l'intera architettura si regge sulla somma dei tre diversi periodi storici e sulle profondissime differenze che li hanno caratterizzati, sacrificando l'organicità tipica della serie in favore di un'interpretazione più concentrata, più controllata, fondata sul desiderio di spingere gli appassionati a portare a termine più partite possibile.
Si tratta di una struttura che fin dal primo sguardo mostra grandi pregi, qualche punto debole, ma anche un paio di imperfezioni: se da una parte non accade più di restare tanto indietro da considerare l'abbandono e le partite online - finalmente - si giocano sempre fino alla fine, dall'altra si perde un pizzico della libertà che in passato portava a scegliere di ignorare eoni di tecnologie per puntare su una dominazione anticipata.
Tuttavia, se abbiamo parlato di imperfezioni, è perché il sistema si rivela a tratti ancora ruvido: per citare un esempio a caso, se durante l'assedio di una città avviene il passaggio all'epoca successiva, la guerra si interrompe in maniera assolutamente anticlimatica e alla fine del turno tutti tornano a casa, amici come prima. Allo stesso modo, dato che il passaggio di epoca avviene in automatico, le tecnologie e i progressi civici posizionati verso la fine dei rispettivi alberi rischiano di vedere poco gioco rispetto alle altre opzioni.
Esperienza Civilization
A fronte di una scelta della civiltà tutt'altro che definitiva, quella del leader si rivela determinante, perché alle sue capacità innate si affiancano diversi alberi delle abilità nei quale spendere punti guadagnati in maniera dinamica al fine di determinare l'agenda dell'impero. Nonostante l'impatto delle novità, l'incipit e lo svolgimento della partita sono rimasti perfettamente ancorati alla tradizione: si comincia controllando il Fondatore destinato a erigere la capitale, si addestrano scout per esplorare le zone circostanti, si iniziano a sviluppare le tecnologie e i progressi civici sui quali gettare i pilastri della propria civiltà, insomma si ha la sensazione di muoversi in perfetta continuità rispetto agli episodi più recenti.
La differenza fondamentale, che si riflette nella maggior parte delle dinamiche inedite, sta nel fatto che Civilization 7 mette l'improvvisazione e la capacità di rispondere agli imprevisti davanti alla pianificazione a lungo termine. Talvolta ci si trova di fronte a piccole scelte narrative legate a ricompense uniche, potrebbe capitare di avviare catene di missioni con effetti molto incisivi, i disastri naturali hanno il potenziale per stravolgere all'improvviso la resa delle caselle, per certi versi l'intero sistema di Crisi che precede la conclusione dell'epoca rappresenta un test per valutare la capacità d'adattamento del giocatore, infine la scelta stessa del Percorso Retaggio da inseguire è tutt'altro che scontata e priva d'ostacoli che sorgono in maniera emergente.
Mouse e tastiera alla mano, Firaxis ha condensato il tradizionale 66% di tradizione ed evoluzione in un'opera che riesce senza dubbio a migliorare ogni singolo elemento degli ultimi tre capitoli della serie. Il funzionamento delle città, per esempio, è stato mutato per accogliere i Paesi, la variante in cui si manifestano i nuovi insediamenti che - in maniera molto simile agli stati fantoccio del quinto capitolo - consente una gestione disgiunta dalla produzione, lasciando ai giocatori la possibilità di specializzarli o di trasformarli in qualsiasi momento in città vere e proprie. Anche la microgestione è stata fortemente revisionata: spariti i lavoratori, la costruzione dei miglioramenti rurali è ora unicamente connessa all'incremento della popolazione, mentre è possibile costruire due edifici in ciascuna casella urbana senza vincoli distrettuali, in totale libertà, rendendo al tempo stesso molto più accessibili e creative la pianificazione e la massimizzazione dei quartieri e delle rese.
La diplomazia è stata completamente riletta alla luce dell'introduzione dell'influenza, nuova risorsa che spalanca un ampio ventaglio di opzioni inedite nella gestione dei rapporti con altre civiltà e potenze indipendenti, stratificando quello che ha sempre rappresentato il maggior tallone d'Achille di Firaxis. Anche l'apparato militare è andato incontro a una forte rilettura grazie alla presenza dei Comandanti: oltre a essere le uniche unità in grado di ottenere esperienza e promozioni, queste alzano l'asticella della fase tattica, migliorando notevolmente gli spostamenti delle armate e aprendo dozzine di opzioni inedite grazie alle diverse abilità attive di cui sono dotati.
A conti fatti, il ciclo di gameplay di Civilization 7 rappresenta una sintesi quasi perfetta delle principali meccaniche introdotte fra il quarto, il quinto e il sesto capitolo della serie, dal momento che tende la mano ai nuovi giocatori riuscendo a mantenere intatta tuta la profondità che ci si aspetterebbe dal brand, aggiungendo diverse spolverate di peperoncino.
Tra eventi narrativi dedicati a ogni singolo leader, fiumi navigabili, nuove interazioni fra caselle e disastri naturali, un rinnovato sistema di risorse che applica bonus alle città a cui sono assegnate, nonché un funzionamento totalmente rinnovato per il sistema delle adiacenze degli edifici, servirebbe un papiro per trattare la totalità dei piccoli interventi che hanno impattato sulle meccaniche già note. All'ombra delle modifiche più vistose gli autori hanno dedicato tantissima attenzione a ogni elemento del gameplay, producendo un risultato che si presenta sin dai primi turni estremamente familiare e al tempo stesso innovativo.
Rivoluzione o evoluzione?
Civilization 7 offre un'esperienza che necessita di essere metabolizzata: all'alba di ciascun capitolo accade di vivere lo shock della separazione dalla formula nota e in questo specifico caso si tratta di uno stacco particolarmente violento, ma tutti i cambiamenti apportati da Firaxis si muovono in maniera perfettamente coerente con il nuovo design, realizzando un flusso di gioco capace di catturare rapidamente gli appassionati degli ultimi tre capitoli, ripristinando in una dozzina di ore la volontà di vivere ancora un altro turno. All'inizio sembra davvero difficile innamorarsi delle novità strutturali, specialmente a scatola chiusa, ma le prime partite riescono a corteggiare con successo anche il pubblico più tradizionalista.
I netti miglioramenti apportati sul fronte visivo, che arrivano a dare il meglio di sé nell'estetica dei distretti cittadini, nelle meraviglie naturali e nei fenomeni atmosferici, si sposano con una colonna sonora che, nel pieno rispetto dell'eredità della serie, sa regalare un gusto straordinario alla formula 4X, fra l'altro beneficiando enormemente della separazione fra le epoche e dunque fra le ispirazioni artistiche. L'unico elemento che non è all'altezza dell'amalgama è la messa in scena dei leader, la cui rappresentazione non riesce nemmeno questa volta ad avvicinarsi ai fasti toccati nel quinto episodio.
Storicamente il lancio di una nuova istanza ha sempre rappresentato il primo mattone di un lungo percorso evolutivo e in questo caso il settimo capitolo non farà di certo eccezione, ma è capitato molto raramente di imbattersi in un'opera che si presentasse tanto completa fin dal primo giorno, forse anche in ragione delle modifiche apportate all'architettura. Il desiderio di tornare alle radici della micro-gestione cittadina e delle interazioni con il resto del mondo si è tradotto in una struttura più accessibile e al tempo stesso più creativa, incontrando l'unico limite negli argini posti dalla separazione della partita in tre fasi alla libertà di sviluppo organica, realizzando un ecosistema coeso nel quale i pregi superano le dissonanze.
Ciò detto, la storia delle serie è sempre stata scritta attraverso l'incedere di diverse ere, un po' come accade nelle partite di Civilization 7: il quinto capitolo e l'espansione Brave New World sono totalmente differenti, lo stesso discorso resta valido per il sesto e Rise and Fall, e indubbiamente anche in questo caso il blocco di minerale grezzo proposto al lancio sarà modellato e cesellato nel corso degli anni, fra l'altro per mezzo del solito sistema di monetizzazione aggressivo. Qualche elemento richiede ancora delle limature, il passaggio fra le epoche potrebbe esser reso decisamente più fluido, il progetto beneficerà in maniera ancor più forte che in passato dell'implementazione di nuove civiltà, ma al momento si presenta già come un'esperienza piena e coerente, al punto tale da riuscire a ribaltare le nostre aspettative.
Conclusioni
Nonostante le pesanti modifiche alla formula che saranno certamente accolte con sospetto dagli appassionati della prima ora, Civilization 7 è un'opera perfettamente coerente con la visione degli autori. Prese singolarmente, novità come le civiltà in trasformazione e la separazione fra le epoche potrebbero risultare stranianti, ma tutte insieme s'incastrano con totale naturalezza nell'evoluzione inseguita da Firaxis, molto più incentrata su istanti precisi della storia umana. Quasi tutte le meccaniche caratterizzanti degli ultimi tre episodi sono state migliorate, ma la cosa più importante è che gli sviluppatori sono riusciti nel difficile compito di tendere la mano ai nuovi arrivati mantenendo intatta la profondità desiderata dai veterani, realizzando un amalgama divertente e stratificato che sembra richiedere giusto piccole limature. In un'epoca nella quale si lamenta la mancanza di coraggio e d'innovazione, la serie ha scelto di spiccare un balzo inaspettato che lascia il fianco scoperto a inevitabili critiche ma mira a preparare il terreno per un futuro ricco di successi, nel quale portare a termine con gusto ogni singola partita.
PRO
- Novità perfettamente coerenti con il gameplay
- Eccellente sintesi fra quarto, quinto e sesto capitolo
- Sistemi migliorati, specialmente diplomazia ed esercito
- Estetica e colonna sonora fra le migliori della serie
- Ancora un altro turno...
CONTRO
- A volte le epoche si concludono in maniera troppo brusca
- Il design dei leader stona un po' con la rappresentazione artistica