Uomini d'onore
Come potete immaginare, in questo videogioco non si devono ripercorrere passo passo le vicende del film che tanto è caro agli appassionati di cinema, ma si va avanti lungo un percorso parallelo il quale molto spesso, però, intreccia e all’occorrenza arriva addirittura a modificare leggermente l’originale susseguirsi degli avvenimenti, riproponendo un altissimo numero di personaggi, luoghi e situazioni visti nella pellicola. L’idea di vedere, o meglio “vivere” molte scene del film da una prospettiva diversa, prendendone parte in prima persona, rappresenta per gli appassionati della saga di Ford Coppola sulla carta un vero e proprio avvenimento, ma come vedremo in seguito, dal punto di vista narrativo la realizzazione non è sempre appassionante. Tutto comincia con un antefatto che ha luogo diversi anni prima l’inizio vero e proprio del gioco, quando alcuni sgherri della famiglia mafiosa dei Barzini uccidono un collaboratore di Don Vito Corleone pestandolo a morte in un vicolo dopo aver fatto saltare in aria la sua panetteria italiana.
Uomini d'onore
Ad assistere alla scena ci sono la moglie e il piccolo Aldo, il figlioletto. La parte giocata comincia quando, passati nove anni, la madre di Aldo approfitta del matrimonio di Connie Corleone (proprio quello della famosa scena del film) per chiedere al Padrino di aiutare suo figlio, invischiato negli affari di una sgangherata banda di delinquenti. Don Vito non nega il favore, e manda a cercare il ragazzo nientemeno che da Luca Brasi, uno dei suoi uomini migliori. Dopo un breve tutorial, l’energumeno recluta Aldo nella famiglia Corleone, dando di fatto inizio alla sua lunga carriera nella malavita organizzata. All’inizio del gioco l’utente può scegliere se vestire i panni di Aldo così come viene proposto da Electronic Arts oppure personalizzarlo a piacimento nel nome e nell’aspetto grazie a “Mobface”, che altro non è se non l’editor dei personaggi già visto nell’ultimo Tiger Woods, sapientemente trasportato e adattato ne “Il Padrino” per permettere la creazione di personaggi italo-americani con i fiocchi.
Struttura di gioco
Ne “Il Padrino” si ha come scopo ultimo quello di arrivare ad essere il boss indiscusso di New York, controllando l’ambiente malavitoso della città e prevalendo su tutte le famiglie (o meglio famigghie) rivali che occupano i cinque territori nei quali è suddivisa la metropoli. Da un apposito menu si potranno monitorare costantemente i progressi fatti, controllare il livello di importanza e il rispetto di cui si gode. E’ inutile negare che il gioco si ispiri moltissimo alla saga GTA, dalla quale mutua in gran parte tutte le caratteristiche fondamentali. Come la fortunata serie della Rockstar Games, Il Padrino vanta una grande area di gioco con zone cittadine densamente popolate di abitanti, ricche di negozi ed infestate dal traffico, possibilità di picchiare chiunque e rubare le auto. Dopo un inizio piuttosto lineare, a causa soprattutto del tutorial, compare l’ormai canonica possibilità di concentrarsi sulle missioni principali che portano avanti la storia oppure dedicarsi alle varie “side-quests”, assegnate da tizi che si incontrano occasionalmente per strada, le quali arricchiscono ulteriormente la movimentata vita del malavitoso. Uno dei punti focali delle missioni secondarie è l’estorsione: con un meccanismo collaudato e mutuato da anni ed anni di criminalità organizzata, EA permette al giocatore di intimidire i negozianti di New York al fine di farsi pagare il famoso “pizzo”.
Struttura di gioco
I metodi per piegare la volontà dei negozianti possono essere diversi, e vanno dal distruggere la mobilia e gli strumenti del negozio allo spaventare i clienti, fino ad azioni più estreme come picchiare o prendere a fucilate il proprietario stesso. Ogni negoziante ha un proprio punto debole fra questi appena elencati, e sta al giocatore scovare di volta in volta il metodo più veloce per ottenere il pagamento del pizzo. Una volta preso il controllo di un negozio, oltre ad avere una somma di denaro periodica assicurata, si apre automaticamente la porta sul retro che permette l’accesso a locali dove viene svolta un’attività clandestina (ad esempio il gioco d’azzardo). Queste attività illegali possono essere completamente “rilevate” utilizzando gli stessi metodi usati per il negozio. Ancora più divertente è sconfiggere definitivamente una delle famiglie mafiose, talvolta una vera e propria impresa che richiede una dose di impegno non indifferente. Le missioni principali sono invece quasi sempre legate a doppio filo alla trama del film, e come accennato in apertura permettono al giocatore di vivere quelle situazioni che tante volte si sono potute solamente guardare passivi davanti alla tv di casa (persino la consegna della testa di cavallo al regista di Hollywood e la protezione del Don durante la degenza in ospedale). Purtroppo a livello di narrazione qualcosa non va, e l’inserimento del giocatore in queste scene così note non viene fatto funzionare come dovrebbe.
Finisce a schifio!
Una delle cose che non convincono pienamente de “Il Padrino” è sicuramente il sistema di controllo, che soprattutto in versione PC pare troppo macchinoso e scarsamente intuitivo, rendendo più ripida del dovuto la curva di apprendimento. Migliorano le cose nelle versioni console, ma la sensazione di non trovare il comando giusto al momento giusto è comunque presente, almeno per le prime ore di gioco. Nella versione PC è possibile simulare i controlli analogici di un joypad assegnando le funzioni di attacco al mouse, ma questa pratica si rivela ancora più scomoda e, in certe circostanze, addirittura grottesca (immaginatevi un tizio che per prendere a pugni un gangster virtuale sposta di continuo avanti e indietro il mouse). L’intelligenza artificiale non stupisce ma fa degnamente il suo lavoro, e se ciò non è subito constatabile negli abitanti virtuali di New York, che spesso sono un po’ troppo “assopiti” e non riescono a sfoggiare dialoghi articolati, la musica cambia per i nemici, resi piuttosto reattivi ad ogni tipo di minaccia, moderatamente prudenti negli scontri a fuoco più cruenti e, soprattutto, spietati quando intravedono un cenno di debolezza nel giocatore. Avanzando con il gioco si incontreranno mafiosi veramente duri da uccidere, per i quali sarà necessario aver padroneggiato a dovere il sistema di mira semi-manuale. Le missioni di guida, molto numerose e di grande importanza nella saga GTA, vengono un po’ ridimensionate nel titolo Electronic Arts, e ciò non è necessariamente un male visto che la fisica delle auto fortemente semplificata potrebbe a lungo andare rendere noiosa la guida ai piloti più smaliziati. Il gioco, nel suo complesso, è comunque abbastanza appassionante, divertente e senza dubbio longevo.
Grafica e sonoro
Dal punto di vista grafico Il Padrino non è un gioco da caduta di mascella, anzi. Gli screenshot rilasciati per la versione Xbox 360 avevano un po’ illuso anche i possessori delle altre piattaforme, che si ritrovano invece un titolo dalla grafica non esattamente straordinaria. I personaggi, per lo meno quelli principali, sono ben realizzati e discretamente convincenti, con buone animazioni e un sufficiente set di espressioni facciali. Gli ambienti soddisfano molto meno, e soprattutto gli esterni in città risultano scialbi, monotoni e ripetitivi. Le musiche fanno il loro lavoro, ma escluso il famoso “theme” originale de “Il Padrino”, quelle aggiunte non si distinguono per particolare bellezza. Il doppiaggio italiano sfiora livelli di eccellenza, riproponendo alcuni dei doppiatori che hanno lavorato sul film, in primis quello di Marlon Brando. I più sfegatati fan della saga potrebbero optare per la versione in lingua inglese, che può fregiarsi nientemeno che della partecipazione dello stesso Brando stesso, il quale ha registrato le sessioni di doppiaggio prima della morte, per interpretare di nuovo, dopo 30 anni, Don Vito Corleone. Anche altri attori del film hanno prestato nuovamente la voce ai personaggi digitali, ma putroppo c’è da segnalare la grave pecca data dall’assenza di Al Pacino, che non avendo concesso i diritti alla EA ha obbligato i programmatori a realizzare il personaggio di Michael Corleone in modo anonimo, privo di somiglianza sia a livello visivo che vocale.
Multipiattaforma
Come già anticipato, “Il Padrino” dà il meglio di se nella versione PC, ma è anche vero che facendo le dovute proporzioni è proprio su questa piattaforma che la grafica lascia maggiormente l’amaro in bocca. Fra le due versioni console la migliore è quella Xbox, mentre quella PS2 ha i più evidenti problemi di clipping e texture poco definite.
Il Padrino è senza dubbio un gioco longevo e divertente, che però non riesce a prevalere sui massimi esponenti della sua categoria e scopre il fianco a diverse carenze strutturali. La realizzazione tecnica, la non perfetta narrazione e alcuni piccoli difetti di progettazione non permettono al gioco della Electronic Arts di ottenere un giudizio allineato con la bontà della straordinaria opera alla quale si ispira. Vivamente consigliato a tutti i fan della saga cinematografica, che sono però avvertiti: alcune mancanze potrebbero lasciare una piccola dosa di amaro in bocca.
Pro
- Franchise superlativo
- Buona atmosfera
- Divertente al punto giusto
- Realizzazione tecnica non straordinaria
- Poco originale
- Non completamente all'altezza del nome che porta
E’ cosa nota che nell’industria videoludica i tie-in siano storicamente accompagnati da un alto tasso di scetticismo, e ciò è giustificato dal fatto che spesso e volentieri le software house puntano solamente a sfornare giochi mediocri che possano sfruttare l’immagine dell’opera dalla quale hanno origine. Se poi l’opera in questione è “Il Padrino”, film considerato tra i migliori della storia del cinema, dubbi e aspettative aumentano esponenzialmente. Sarà riuscita Electronic Arts a confezionare un gioco all’altezza del capolavoro di Francis Ford Coppola e Mario Puzo? Andiamo a scoprirlo.