Non nascondiamo che tornare a parlare così presto di Immortals Fenyx Rising, ad una manciata di settimane dalla recensione del secondo DLC, non ce lo aspettavamo.
Sul finire della scorsa settimana, a tempo record, anche il terzo ed ultimo DLC di Immortals Fenyx Rising ha fatto capolino su PC e console, provando a fare quel che gli altri non erano del tutto riusciti: variare. Scopriamo com'è nella nostra recensione di Immortals Fenyx Rising: Gli Dei Perduti.
Un nuovo campione
Fenyx è ormai una Dea in tutto e per tutto e questo porta con sé oneri e onori. Sedere alla tavola di Zeus e compagni è certamente un privilegio straordinario, ancor più dopo essersi guadagnati questo posto con le proprie capacità. Nonostante gli sforzi per preservare la coesione, diverse altre divinità hanno deciso di abbandonare il re dell'Olimpo e rifugiarsi lontani, sulle isole forgiate dallo stesso Dedalo. Questa azione ha portato il mondo sull'orlo del baratro, con catastrofi naturali e situazioni sotto controllo che stanno decimando gli esseri umani e rovinando l'equilibrio delle cose.
Fenyx vorrebbe intervenire, ma la sua nuova posizione glielo impedisce, costretta com'è a non attaccare altre divinità. Decide così di scegliere un campione umano, qualcuno di ancora fedele, facendo ricadere la scelta sulla povera Ash. Un cambio di prospettiva che ci pone nuovamente nella posizione vissuta da Fenyx stessa all'inizio di questo lungo peregrinare.
Anche i toni restano gli stessi: si torna al piglio scanzonato dell'originale e si abbandonano un po' le tinte seriose del DLC a tema orientale. Purtroppo la narrazione non spicca mai il volo e sono proprio le poche scene di "vita da Pantheon" a regalare tutti i sorrisi e i momenti divertenti della cinque o sei ore necessarie a completare la campagna. Nell'insieme siamo comunque soddisfatti, soprattutto alla luce di un contenuto che punta tutta la sua potenza sul gameplay, trasformando quanto già conoscevamo, ma mantenendo saldi alcuni princìpi.
“Diablo - Immortals”
Alzi la mano chi non ha sorriso al titolo del paragrafo. Tralasciando la nostra ironia spiccata, fa davvero ridere pensare che Ubisoft Québec sia stata così coraggiosa nella sperimentazione da aver stravolto la propria stessa creatura.
Nel corso dei (pochi) mesi dall'arrivo sul mercato della più grossa sorpresa di Ubisoft degli ultimi anni, Immortals Fenyx Rising ha tentato di racchiudere al suo interno tanti diversi cambi di direzione. Probabilmente è proprio la natura stessa di progetto sperimentale ad averlo permesso, ma è questa sua stessa indole a renderlo così interessante ai nostri occhi.
Lì dove il primo DLC metteva da parte la narrazione e il combattimento e spingeva tutto sugli enigmi, il secondo ha invece tentato di replicare la formula originale traslando l'esperienza nella mitologia cinese. Per questa terza iterazione torniamo in Grecia e ai volti già conosciuti, ma mettendo sul piatto un'esperienza totalmente nuova dal punto di vista del gameplay. La classica inquadratura in terza persona lascia spazio a quella dei titoli top down, richiamando a gran voce giochi come Diablo e Path of Exile.
Anche dal punto di vista della progressione e delle meccaniche i cambiamenti non faticano a farsi notare. Restano i capisaldi dei controlli e la base del combattimento, diviso com'è tra attacchi leggeri e pesanti. Sparisce però la stamina nemica e anche alcuni dei vantaggi nell'esplorazione che richiamavano fortemente Zelda: Breath of the Wild. Niente più pozioni per il recupero di vita e stamina, ma solo delle sfere di colore relativo e che vengono rilasciate dai nemici sconfitti.
Sono sempre lì gli enigmi, anche in numero decisamente minore per un DLC che punta platealmente il dito verso lo scontro a cielo aperto. Non è un caso che buona parte dell'avventura sia caratterizzata da ondate di nemici, da picchiare e sconfiggere per farsi strada lungo le missioni e le mappe delle isole.
Proprio nel corso dell'esplorazione si lascia spazio anche a tanti aggiustamenti nella progressione. Aumentano le risorse da poter raccogliere in maniera sostanziale e, tra queste, vi è presente anche quella dedicata al salvataggio dei progressi. Una volta sconfitti si torna infatti all'ultimo salvataggio effettuato, dettaglio non indifferente e che non nascondiamo essere una delle cose che più ci ha fatto storcere il naso.
La mappa è infatti disseminata di una serie di altari che, una volta attivati, permettono di effettuare delle offerte agli dei, così da ricevere in cambio nuovi poteri, potenziamenti e la possibilità stessa di salvare i progressi. All'atto pratico questo si tramuta in un grado di personalizzazione totalmente differente, che viene amplificato ancor di più dalla presenza delle essenze: vere e proprie mod di modifica e buff per le abilità equipaggiate. Queste ultime vanno dall'aumento di valori fino all'aggiunta di perk specifici che modificano l'utilizzo e le funzionalità delle abilità stesse.
È qui che viene fuori tutto il grande estro di Ubisoft Quebéc e di questo contenuto aggiuntivo. La creazione della propria build e l'applicazione delle essenze può essere effettuata su diverse abilità, generando effetti altrettanto particolareggiati.
Quel che secondo noi non funziona all'interno della formula è una sempre presente mancanza di profondità, che spinge pian piano alla ripetitività delle situazioni e che non ha aiutato a scongiurare la più classica delle modalità orda, struttura adottata per dare durata e grado di sfida all'avventura.
Gli Dei Perduti vive quindi questa doppia natura: da una parte la consapevolezza di essere un esperimento divertente e riuscito, quasi un preludio ad un possibile episodio spin off dedicato. Dall'altra però soffre anche della difficoltà di mettere insieme un'esperienza totalizzante, profonda al punto giusto non solo nell'applicazione di qualche variante RPG, ma anche della sua struttura ludica.
Conclusioni
Per la quarta volta in sei mesi siamo portati a premiare Ubisoft Quebéc e il suo pargolo. Immortals Fenyx Rising non era un titolo perfetto, così come non lo sono stati i suoi DLC. A differenza però dell'immobilismo nel quale naviga a fatica questo settore, i ragazzi canadesi (coadiuvati dal team Cheng Du) hanno tentato per ben tre volte di cambiare la propria stessa formula, nell'ambientazione o nella struttura ludica. Se non ne avete ancora abbastanza di Immortals, allora "Gli Dei Perduti" potrebbe ancora fare al caso vostro, diviso com'è tra la sua qualità intrinseca e qualche peccato di ingenuità.
PRO
- Cambio di prospettiva ben riuscito
- Le essenze sono un'ottima trovata
- L'ennesima sperimentazione nel giro di qualche mese...
CONTRO
- ...che non riesce ad approfondire davvero, esattamente come le altre
- Tende a far sentire di più la ripetitività
- I puzzle sono meno ispirati, perché meno centrali nella produzione