Dragon Quest è uno di quei nomi che possono voler dire tutto e niente, data la miriade di produzioni differenti che ormai sono incluse in questo universo. Per esempio Infinity Strash: Dragon Quest The Adventure of Dai potrebbe cogliere i lettori alla sprovvista, perché non è chiaro per tutti dove questo gioco vada collocato concettualmente. Presto detto: innanzitutto non è uno dei capitoli principali della serie videoludica, e questo lo si poteva intuire. Però non è neanche l'ultimo arrivato, anzi: si ricollega a una serie di manga e di anime ormai più che ventennali, il primo dei quali ospitato nientemeno che dalla rivista Shonen Jump, assieme a nomi più noti. È arrivato anche in Italia, in momenti storici diversi e con adattamenti ora più ora meno curati.
La recensione di Infinity Strash: Dragon Quest The Adventure of Dai riconfermerà, in effetti, questa sorta di equilibrio precario, tra una storia di per sé niente male e poi una contestualizzazione - in questo caso videoludica - che avrebbe avuto bisogno di ben altra cura. L'idea che ci siamo fatti è che si tratti di un prodotto pensato esclusivamente per una ristretta nicchia di appassionati, i soli che potrebbero perdonare i difetti presenti, bilanciati da spunti che, se approfonditi, avrebbero innescato dinamiche molto interessanti. Ad ogni modo, di questo e di altro parleremo nei prossimi paragrafi, dunque imbracciate la spada e diventate, per qualche minuto, dei veri Eroi.
Trama: contro il demone Hadlar, per salvare il mondo
La trama di Infinity Strash: Dragon Quest The Adventure of Dai ripercorre fedelmente quanto offerto dal manga (quasi) omonimo, The Adventure of Dai, attingendo a piene mani anche dagli episodi del rispettivo anime. Chi segue l'uno e l'altro si ritroverà immediatamente a casa, allo stesso modo di come è stato qualche tempo fa per Dragon Ball Z: Kakarot, in cui i fedelissimi delle avventure cartacee e televisive di Goku erano chiaramente con le lacrime agli occhi per l'emozione. Comunque, anche se non avete mai sentito parlare prima del giovane Dai, Infinity Strash vi permetterà di mettervi a vostro agio in pochissimo tempo, perché racconta davvero tutta, ma proprio tutta la storia (arrivando a coprire quasi la prima metà dell'intero manga).
Lo fa in modo composito, tanto eterogeneo che spesso qualcosa non convince appieno. Vi sono immagini statiche, accompagnate dal testo che "narra" gli eventi illustrati, poi sezioni ricostruite col motore di gioco vero e proprio; si salta un po' di qua e un po' di là, ma soprattutto si opera una selezione. Intere linee narrative, considerate meno importanti, vengono condensate, quando magari avrebbero avuto bisogno di più tempo per caratterizzare meglio personaggi rilevanti. È il caso, ci è parso, della saga di Avan e del ritorno di Hadlar: non si fa neanche in tempo ad affezionarsi al sensei dai capelli rosa e al suo particolarissimo addestramento impartito a Dai e a Popp, che il guerriero ci saluta. Moltissimo spazio viene invece concesso a Crocodine e ai mille scontri tra quest'ultimo e il party composto da Dai, Popp e Maam.
Se il criterio per le scelte di regia resta opinabile fino a un certo punto, meno chiaro è perché Square Enix abbia deciso di fermarsi a metà del manga, forse già immaginando un Infinity Strash: Dragon Quest The Adventure of Dai 2 nel prossimo futuro, o dei DLC di una certa ampiezza. Comunque, la progressione all'interno del titolo è scontata: si procede di capitolo in capitolo, di paragrafo in paragrafo, alternando sequenze narrative in cui non bisogna fare altro che "assistere" agli eventi a combattimenti tra gli eroi principali e i cattivi di turno, di solito mostri al servizio del Re dei Demoni Hadlar. Le esplorazioni, minime, comportano semplicemente lo spostamento dal punto A al punto B, in ambienti ridottissimi.
Un “GdR d’azione”… con poca ambizione
Square Enix ha definito Infinity Strash: Dragon Quest The Adventure of Dai un "GdR d'azione" (citiamo testualmente); la definizione è giusta, perché non si fa altro che picchiare nemici, con tantissima dinamicità a schermo, non importa che si trattino di avversari insignificanti e secondari o di boss visivamente ben più grossi. Non manca una minima componente ruolistica, con un set di "carte" da associare a ciascun personaggio (i cosiddetti Bond Memories), ruoli ben definiti (Dai è l'attaccante, Popp il mago, Maam la curatrice di supporto), e minime personalizzazioni (negli attacchi speciali). Il tutto si mantiene però sempre a un livello estremamente superficiale: vi ritroverete, il più delle volte, semplicemente a lanciare un attacco dopo l'altro, attendendo la ricarica di quelli speciali, e poi ancora delle mosse finali - queste sì devastanti - su tutte il celebre Avan Strash di Dai. Va notato che nell'esecuzione dei colpi finali la situazione si fa appagante, vuoi per il breve filmato, vuoi per i danni inflitti al malcapitato.
L'unica componente davvero strategica della produzione consiste nell'apprendere i movimenti dei boss (Hadlar, Crocodine, eccetera), perché questi ultimi possono diventare davvero pericolosi, nonostante il livello di difficoltà di Infinity Strash: Dragon Quest The Adventure of Dai non sia mai davvero proibitivo. Un po' di schivate eseguite con il giusto tempismo, unite alla selezione dei giusti Bond Memories, comunque, permettono di affrontare qualsiasi situazione apparentemente problematica. A proposito dei Bond Memories: si tratta, in tutta onestà, di una delle poche "trovate" intelligenti del prodotto. Fondamentalmente riproducono scene iconiche del manga/anime, e fungono da vero e proprio oggetto collezionabile. Però possono essere equipaggiati per potenziare determinati tratti di personaggi prestabiliti: alcuni insistono sulla magia (e quindi vanno dati a Popp), altri sull'attacco fisico (e qui ovviamente entra in scena Dai), altri ancora, più versatili, giovano all'intero party. Per collezionarli tutti quanti, più che alla modalità storia, dovrete dedicarvi al Temple of Recollection.
Il Temple of Recollection non è altro che un gigantesco dungeon generato proceduralmente: di stanza in stanza si affrontano nemici sempre più forti, incorrendo in avversità casuali ma anche in ricompense notevoli. Ogni cinque stanze si affronta un boss, e dopo ogni boss vi è la possibilità di proseguire o di tornare all'entrata, conservando tutti gli oggetti ottenuti fino a quel momento (materiale per i potenziamenti, oro, e via dicendo). Partita dopo partita, potrete mettere le mani su Bond Memories rarissimi, mentre i doppioni forniscono la valuta per potenziare quelli già in vostro possesso. E questo è quanto: Infinity Strash si risolve nel ripercorrere la storia originale, nel combattere i boss storici, e nell'esplorare il Tempio per sbloccare i collezionabili.
Conclusioni
Infinity Strash: Dragon Quest The Adventure of Dai è un titolo pensato esclusivamente per i cultori del manga/anime The Adventure of Dai. Tutti gli altri, infatti, faranno davvero fatica a perdonare un impianto di gioco molto carente, in cui la narrazione principale (estremamente statica) viene intervallata da livelli in cui bisogna fare fuori un certo numero di nemici, raccogliere collezionabili e poi ricominciare da capo. La meccanica dei Bond Memories è valida, ma è anche l'unica degna di nota; mentre il Temple of Recollection serve a garantire un minimo di interazione per chi ha già concluso la campagna principale o semplicemente vorrebbe anche scendere in campo senza troppi pensieri. Si poteva e doveva fare di più, soprattutto per tributare il giusto onore agli Eroi che devono salvare il mondo da Hadlar. Sarà per la prossima volta.
PRO
- Fedeltà alla storia di riferimento
- Interessante la meccanica dei Bond Memories
- Gradevole l'animazione delle mosse speciali
CONTRO
- Ogni meccanica resta a uno stadio di sviluppo superficiale
- Equilibrio precario tra narrazione (passiva) e combattimenti
- Estremamente ripetitivo