Difficile non notare i giochi del team Cococucumber anche in mezzo al florilegio di indie stilosi che invadono il mercato a ritmo regolare: la scelta del particolare voxel porta a un tratto inconfondibile, tanto da averlo reso una sorta di cifra stilistica per le loro produzioni. La recensione di Ravenlok dovrebbe certificare il raggiungimento dell'apice della "trilogia del voxel" ideata dagli sviluppatori e, sotto alcuni aspetti, l'obiettivo è indubbiamente centrato, anche se forse avremmo voluto vedere una maggiore maturità raggiunta anche sul fronte della struttura e del gameplay, oltre che dell'estetica e dell'atmosfera che potrebbero valere da sole il prezzo del biglietto.
L'intenzione del team era propria questa: creare una fiaba interattiva in grado di richiamare Alice nel Paese delle Meraviglie e mischiarla a suggestioni goticheggianti e da teen movie classico, con quelle ispirazioni dagli anni 80 che rappresentano ormai una costante nelle produzioni di Cococucumber, come avevamo apprezzato già nell'anteprima di Ravenlok.
Da questo punto di vista, l'operazione è riuscita in pieno, perché il gioco ci trascina davvero dentro una strana storia costruita secondo i crismi più classici della fiaba, a partire proprio dagli elementi morfologici della teoria di Propp. Per il resto, ci costruisce sopra anche un action adventure di buona fattura per quanto riguarda il misto tra azione ed enigmi, sebbene il tutto risulti piuttosto diluito in missioni secondarie e un livello di sfida tarato un po' troppo verso il basso.
Attraverso lo specchio
La storia si mantiene volutamente semplice, sviluppandosi secondo il canovaccio standard della fiaba: protagonista è Ravenlok, una ragazzina dai capelli corvini che si è appena trasferita in una vecchia casa di famiglia in campagna per volere dei genitori. Non è molto convinta della scelta, cosa che fa trasparire la classica dinamica dell'adolescente che si ritrova sbalzata da un mondo conosciuto a uno tutto da costruire, facendo emergere il suo lato più ribelle e avventuriero. La questione è appena accennata, perché il gioco non indugia più di tanto su dialoghi e introspezioni, limitandosi a mettere in scena scambi che potrebbero arrivare direttamente da un libro illustrato per bambini: si nota però un'allegoria di fondo, con la protagonista che decide di mettere la propria vivacità e voglia di ribellione al servizio di una rivolta nello strano mondo fantastico che trova attraversando il vecchio specchio scoperto nella stalla.
Il riferimento agli scritti di Lewis Carroll è palese ed è un elemento caratteristico di tutto il gioco. Attraverso lo specchio, Ravenlok trova un meraviglioso mondo popolato da strane creature parlanti e dotato di scenografie incredibili, ma sul quale incombe la minaccia di una regina malvagia, che ha soggiogato gli abitanti spezzando la pace e la serenità del luogo.
Tenendo fede a un'antica profezia che parlava di una salvatrice dai capelli neri, la nostra eroina si lancia con entusiasmo nella missione di liberare il mondo dal gioco della regina, ma per farlo deve prima raccogliere tre emblemi con cui aprire il portone del castello, ognuno dei quali collegato a varie missioni concatenate. Il costrutto è elementare, ma è giusto così: la fiaba viene rispettata in pieno nei suoi termini strutturali (situazione iniziale, complicazione, sviluppo e finale), rispecchiando lo schema di Propp e buona parte degli attanti classici. Del resto, gran parte del fascino deriva dalla rappresentazione visiva del mondo di Ravenlok, che riesce pienamente a trasportarci in mondi fantastici e variegati.
Azione e avventura
Anche sul fronte del gameplay, Ravenlok sembra rifarsi a modelli classici senza aggiungere praticamente nulla di inedito, mettendo in scena un action adventure "di maniera" che guarda a Zelda con qualche elemento da action RPG, ma rimanendo sempre molto leggero. Fin troppo leggero, a dire il vero: nonostante la presenza di alcuni spettacolari scontri con vari boss, il gioco non affonda mai il colpo, rimanendo sempre su un livello di difficoltà molto basso. Questo porta a pensare che il pubblico potenzialmente più indicato sia particolarmente giovane, vista anche la modalità narrativa scelta, sebbene si tratti di un prodotto adatto a diverse fasce d'età.
Con una visuale in terza persona leggermente rialzata, ci troviamo ad esplorare i meravigliosi paesaggi eliminando senza troppi sforzi vari nemici con l'uso della spada e di alcune tecniche speciali che si conquistano avanzando nel gioco, da gestire rispettandone i classici cooldown associati.
Schivata e scudo completano il quadro del sistema di combattimento, a dire il vero non molto sviluppato ma comunque in grado di offrire qualche momento di soddisfazione soprattutto durante il combattimento contro alcuni boss.
Per il resto, buona parte della meccanica di gioco si basa sulla soluzione di enigmi e il completamento delle numerose quest che si innescano parlando con i personaggi in giro per lo strano regno. Ci sono alcuni puzzle che richiedono un minimo di concentrazione, soprattutto per mettere insieme gli indizi sparsi per i disparati scenari che ci troviamo ad esplorare, ma in linea di massima le missioni si indirizzano soprattutto sui binari delle classiche "missioni di raccolta" che ci vedono andare in giro a recuperare oggetti e portarli ai vari NPC. In linea con la superficialità generale del gameplay, i pochi elementi RPG si limitano a una progressione tra livelli che porta a una semplice logica incrementale delle statistiche, con il livellamento che avviene investendo manualmente i punti esperienza presso un "banco" per il potenziamento della protagonista.
Un meraviglioso mondo in voxel
La maggiore forza di Ravenlok risiede nella sua particolare estetica, che deriva dallo stile grafico in voxel diventato una vera e propria cifra stilistica del team Cococucumber. Non per nulla, il concetto stesso di una "trilogia del voxel" alla base dei tre titoli principali sviluppati dal team (Riverbond, Echo Generation e Ravenlok) ha una caratterizzazione stilistica, che evidentemente risulta avere grande importanza nella progettazione stessa dei giochi. Su questo fronte il gioco raggiunge perfettamente il suo obiettivo, riuscendo a creare un mondo fantastico e meraviglioso che è davvero un piacere esplorare e di cui si vorrebbe continuare a vedere nuove ambientazioni, nei continui e repentini cambi di scenografie e atmosfere a cui siamo sottoposti. Il team ha ottenuto una notevole maestria nella gestione del voxel, che in questo caso viene mischiato a strutture e modelli 3D più complessi in modo da presentare anche forme e superfici più morbide e curate, ma mantenendo comunque la tipica spigolosità di questo tipo di stilizzazione.
L'inquadratura solo parzialmente modificabile riesce comunque a presentare sempre una buona porzione di scenario, contribuendo alla "chiarezza espositiva" che è tipica di tutto il gioco, nella sua semplicità generale. La volontà di rapire il giocatore nelle particolari atmosfere fiabesche risulta evidente anche dalla quantità di volte in cui Ravenlok indugia su punti di osservazione panoramici che consentono di avere visuali di più ampio respiro su questo strano paese delle meraviglie. Per il resto, l'accompagnamento musicale orchestrale fa da giusto corredo al clima generale, sebbene risulti un po' ripetitivo.
Conclusioni
Preso come una fiaba interattiva, nella quale immergersi risvegliando il proprio spirito infantile trasognato, Ravenlok risulta un'esperienza fantastica e di notevole impatto. Come gioco d'azione e avventura avrebbe invece avuto bisogno di una maggiore cura nel bilanciamento e nella progettazione degli enigmi. Al di là di alcuni puzzle un po' più impegnativi, il livello di sfida è tarato nettamente verso il basso, tanto da far pensare che sia un gioco indirizzato soprattutto a un pubblico molto giovane, che in effetti può ritrovarsi facilmente ad adorare questa nuova produzione Cococucumber. Per gli utenti più grandi o più esperti di adventure e combattimenti, Ravenlok offre soprattutto il fascino di un mondo meraviglioso da scoprire, ma che fila via veloce e leggero come una piccola storia breve, senza lasciare un gran segno nelle sue 5 ore di gioco complessive.
PRO
- Un mondo meraviglioso e affascinante
- Sembra veramente di esplorare una fiaba
- Il combattimento sarebbe divertente, se non fosse così facile
CONTRO
- Livello di sfida molto basso tra combattimenti e puzzle
- Breve e con pochi stimoli per nuove partite
- Gran parte delle missioni sono strutturate nello stesso modo