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Dragon Age: Inquisition - Voci dal Sottobosco

Parliamo della storia del nuovo Dragon Age, del suo rapporto con gli altri episodi del franchise e dei propositi di BioWare per la next gen

RUBRICA di Christian Colli   —   31/12/2013

Quando si vuol parlare di Dragon Age II, bisogna necessariamente anticipare che ai gusti non si discute, che non esistono più le mezze stagioni e che sopra la panca la capra campa. Non si sa mai chi sia il nostro interlocutore: potrebbe essere un grande fan di quel secondo episodio o un veterano dei RPG targati BioWare che al solo pensiero si sente mancare, diventa pallido come un lenzuolo ed è costretto a reinstallare Dragon Age: Origins per assicurarsi di non trovarsi in una dimensione parallela in cui BioWare ha sviluppato soltanto action game e sparatutto in terza persona. Il secondo capitolo del franchise fantasy con cui la casa di Edmonton è tornata a dire la sua nel campo dei RPG ha spaccato letteralmente in due critica e pubblico proprio perché, al di là della sua qualità vera e propria, si era distanziato un po' troppo da quello che i giocatori si aspettavano dalla BioWare di Baldur's Gate e Neverwinter Nights. Dragon Age II è considerato il grande passo falso di una software house amatissima che negli ultimi anni ha sembrato vivere una crisi di identità e perdere il controllo dei suoi franchise nel campo in cui è sempre stata maestra: la narrazione. Dragon Age: Inquisition si scrolla di dosso il III che lo marchierebbe in quanto sequel, come a dire che ci troviamo di fronte a un nuovo inizio sotto quasi ogni punto di vista. Eppure sembra esserci tanto della vecchia, cara BioWare in quelle attesissime righe di codice...

Riuscirà Inquisition a mettere d'accordo tutti i fan dei videogiochi di ruolo firmati BioWare?

La marcia dell'Inquisitore

Dragon Age II si chiudeva con la ribellione di Kirkwall e l'inizio della guerra tra maghi e templari in ogni angolo di Thedas, eventi approfonditi e discussi anche nel romanzo Dragon Age: Asunder di recente pubblicazione e fondamentali nell'evoluzione dell'universo fantasy concepito da BioWare. "Inquisition si svolge poco tempo dopo Dragon Age: Origins e Dragon Age II perché Varric e Cassandra hanno cominciato a collaborare in un mondo allo sbaraglio", spiega il direttore delle cinematiche Jonathan Perry.

Dragon Age: Inquisition - Voci dal Sottobosco

Non solo è scoppiata la guerra civile, ma si è anche aperta una breccia nel Velo da cui sono scaturiti demoni e altre creature sovrannaturali intenzionate a combinare disastri ovunque. "Molti dei conflitti iniziati in Dragon Age II non si sono ancora risolti e il tempismo di questa nuova crisi è una coincidenza un po' troppo sospetta: l'Inquisizione viene fondata proprio per scoprire la verità". E al centro ci siamo noi, i giocatori, nei pani del protagonista, l'Inquisitore. "L'obiettivo dell'Inquisitore è ripristinare l'ordine", spiega Perry, "e per farlo si dovranno sfruttare le risorse dell'Inquisizione. Progredendo nel gioco, l'Inquisitore acquisirà sempre più potere e prestigio e il giocatore potrà manipolare l'Inquisizione per cambiare il mondo intorno a sé". Non è certo la prima volta che un gioco BioWare ci fa ricoprire un ruolo tanto importante (basti pensare al comandante Shepard) ma si tratta di uno sviluppo che avrebbe un sapore completamente diverso se si raggiungesse per gradi. Ci tornano in mente gli splendidi prologhi di Dragon Age: Origins, diversi per razza e strutturati per calarci nella parte del protagonista da noi creato prima che iniziasse l'avventura vera e propria. Una soluzione fantastica, ma che poi non è stata più ripresa. In Inquisition potrebbe tornare, ci rivela Perry, anche se in una forma un po' diversa. "Il giocatore non comincia nella parte dell'Inquisitore. La storia inizia con l'apertura della breccia nel cielo e mostra come i personaggi e le organizzazioni nel mondo di Dragon Age non siano in grado di reagire a questa invasione e decidano quindi di fondare l'Inquisizione".

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Serve un leader ma Perry non dice, ovviamente, perché la scelta ricada proprio su di noi; spiega invece che il team di sviluppo aveva pensato ai prologhi diversi di Origins, ma che Mike Laidlaw, il lead designer del franchise, ha deciso di renderli una caratteristica peculiare del primo episodio. All'Inquisitore si unirà l'immancabile gruppo di eroi (o quasi) che lo affiancheranno nelle sue peregrinazioni. Quali, però, ancora non si sa. Si parla di Morrigan e Leliana, di Varric e forse di Alastair, ma Perry rivela che non si tratta di una decisione semplice da un punto di vista squisitamente narrativo. Pensateci, quanto può essere strano che un personaggio a cui ci siamo affezionati giocando nei panni di un eroe, incontri e si alle per puro caso con il nuovo protagonista? "Ci sono un sacco di personaggi che vorremmo riprendere, ma il loro ritorno deve avere senso", spiega Perry. "Il fatto che Varric e Cassandra facciano entrambi parte dell'Inquisizione è un bel colpo di scena in netto contrasto con gli interrogatori di Dragon Age II, perciò sarà interessante scoprire come abbiano deciso di perseguire un obiettivo comune". Dunque le forzature sono concesse, ma non devono essere proprio inverosimili, e il protagonista di Dragon Age: Inquisition, per esempio, difficilmente avrebbe a che spartire con un personaggio come Shale. Per gli incontri impossibili e le relazioni insensate ci sono pur sempre le fanfiction!

C'è chi dice no!

D'altra parte, è anche vero che BioWare negli ultimi anni ha prestato particolarmente attenzione all'opinione dei suoi fan più accaniti, come ha dimostrato l'incredibile dietrofront sul finale di Mass Effect 3, respinto da gran parte dei giocatori e quindi riveduto, corretto e distribuito in versione estesa qualche mese dopo l'uscita del gioco. Si è molto discusso sul potere consegnato ai consumatori e sul modo in cui questo influenzi l'espressione artistica e la creatività degli sviluppatori.

Dragon Age: Inquisition - Voci dal Sottobosco

Vien da chiedersi se Dragon Age: Inquisition non sia stato concepito con un occhio puntato sui forum e sui fansite, soprattutto per quanto riguarda il cast. "Ai tempi di Dragon Age II, volevamo riportare in scena alcuni personaggi particolarmente amati dai fan in un DLC intitolato Exalted March che, però, alla fine non abbiamo sviluppato", rivela Perry. "In Inquisition torneranno alcuni dei personaggi che volevamo riproporre in Exalted March, ma la scelta è stata affidata agli sceneggiatori ed è possibile che abbiano deciso di esaudire i desideri dei fan". Questo però ci riporta al dilemma di cui parlavamo qualche riga più su: è giusto che i giocatori abbiano questo potere? Proseguendo su questa strada, non si arriverà al punto in cui saranno i fansite a dettare l'evoluzione della storia, per quanto splendida o astrusa possa essere? "Credo che stia allo sviluppatore decidere se dare ascolto o meno ai fan. Alla fine sono gli scrittori a plasmare la trama e i fan prima o poi dovranno capire che, anche se loro avrebbero compiuto scelte diverse, bisogna rispettare la visione di chi l'ha creata", dice Perry. È impossibile compiacere tutti, insomma, soprattutto in RPG come quelli BioWare, ricchi di bivi e scelte che possono cambiare lo svolgersi delle vicende. Non tutti i giocatori sembrano comprendere una verità tanto semplice. Perry si ricorda di aver letto i fan lamentarsi del fatto che le sessanta ore da sogno trascorse con questo o quel gioco siano state rovinate dagli ultimi dieci minuti. "Spesso conta più il viaggio della destinazione, e non è successo soltanto con Mass Effect 3", afferma brutale quanto schietto il direttore. "È difficilissimo concludere tante sottotrame con un finale che soddisfi tutti quanti". Vero, ma il fan potrebbe obiettare che gli scrittori di BioWare siano pagati per riuscirci, e che se tante sottotrame sono difficili da gestire, allora se ne dovrebbero imbastire di meno. Da questo punto di vista, il team di Inquisition sembra aver già imparato una dura lezione. "Adesso siamo molto più attenti al modo in cui vengono percepiti i finali e ci siamo assicurati che ci fosse sempre qualcuno pronto a dirci se stavamo battendo il sentiero giusto", ammette Perry.

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A quanto pare, il team si è riunito moltissime volte per discutere la trama del nuovo Dragon Age; alcuni membri del team l'hanno persino giocato e completato per assicurarsi che la trama fosse sempre coerente, che quello che accadesse avesse sempre senso. Che nulla fosse lasciato al caso, insomma. Le relazioni sentimentali, per esempio, faranno il loro gradito ritorno, e i giocatori dei precedenti Dragon Age - e di Mass Effect, anche - ricorderanno quanto complessi possano diventare gli intrecci tra corteggiamenti e risposte multiple. Chi si aspetta ramificazioni molto più complesse, però, potrebbe restare deluso. "L'Inquisitore non potrà avere una relazione con tutti i personaggi, e alcuni di loro preferiranno un certo tipo di atteggiamento rispetto ad un altro. Non abbiamo ancora deciso quanti seguaci potranno essere corteggiati e come, ma sono state discusse parecchie combinazioni molto interessanti". L'ultima affermazione ci fa un po' paura, ma ci conforta sapere che questa componente è ancora tenuta in alta considerazione dal team di BioWare, e che il giocatore potrà personalizzare fortemente questa parte della sua avventura. Dragon Age: Inquisition, in fondo, è un gioco di ruolo, e in questo genere una narrazione sopra le righe può far perdonare anche qualche scivolone in termini di gameplay. Per scoprire se sia il caso di Inquisition oppure no dovremo attendere parecchi mesi, ma le premesse lasciano ben sperare.