Qualche settimana fa, Ron Gilbert ha pubblicato un post sul suo blog per festeggiare il quarto di secolo di vita di The Secret of Monkey Island. A chi sta leggendo, così come del resto è avvenuto per chi scrive, risulterà forse difficile accettare che sono passati ben venticinque anni dall'arrivo della prima avventura di Guybrush Threepwood sul mercato, visto il modo in cui il personaggio è restato così indissolubilmente marchiato nei nostri cuori a distanza di tanto tempo. La realtà dei fatti ci dice che l'uscita del primo Monkey Island risale al lontano 1990, lo stesso anno in cui si giocavano i mondiali di calcio in Italia e Microsoft presentava Windows 3.0: una vera e propria era tecnologica fa. L'avventura grafica ebbe un successo straordinario, arrivando a un punto che neanche lo stesso Ron Gilbert credeva fosse possibile raggiungere. Ci sembra quindi il minimo fermarci un attimo a festeggiare una ricorrenza così importante, per un gioco che ha rappresentato davvero tantissimo sia per l'industria videoludica, sia a livello più intimo per ogni giocatore che abbia avuto la fortuna di provarlo all'epoca.
Venticinque anni e non sentirli: è Guybrush Threepwood, temibile pirata™!
Combatti come un contadino
Dei tanti insulti letti in Monkey Island, quello che dà il titolo a questo box è sicuramente il più famoso: a esso Guybrush rispondeva con un altrettanto celebre "Molto appropriato. Combatti come una mucca". Ma tornando nelle strade di Mêlée è possibile trovare tante frasi rimaste nella nostra memoria, tra le quali ricordiamo "La gente cade ai miei piedi quando mi vede arrivare - Ancor PRIMA che ti sentano l'alito?", "Non accetterò la tua impertinenza restando seduto! - Le tue emorroidi ti danno di nuovo fastidio, eh?" e "Ho parlato con scimmie più educate di te - Sono contento che tu sia andato alla riunione di famiglia". Per non parlare di "Io sono la gomma, tu la colla".
Per tutta la vita...
La data esatta del compleanno di Monkey Island può essere in realtà individuata in modi diversi, a seconda dei punti di vista. Ron Gilbert fa risalire il compleanno della sua creatura al 2 settembre 1990, giorno in cui furono messi a punto i quattro dischetti della versione 1.1 di Monkey Island, copia master definitiva di quello che sarebbe poi arrivato nelle case dei giocatori di tutto il mondo.
Chi è interessato agli aneddoti può dare un'occhiata al box sotto per capire com'è possibile che Monkey Island sia poi arrivato nei negozi oltre un mese dopo quel 2 settembre, per la precisione il 15 ottobre: anche se sulla data esatta non ci mettiamo la mano sul fuoco a distanza di così tanto tempo, a questo periodo va probabilmente fatto risalire il compleanno "anagrafico" del nostro Guybrush. Tornando a noi, quando qualche tempo fa ci occupavamo dei trent'anni di Amiga, dicevamo che la memoria spesso esagera i ricordi positivi. Forse è così, ma di sicuro ripensare a Monkey Island dà vita a un turbinio di emozioni difficile da controllare, al di là del fatto - non banale - che stiamo parlando di uno dei giochi più belli che siano stati mai realizzati. Di capolavori videoludici ce ne sono stati tanti, ma il modo in cui Monkey Island ha saputo influenzare l'esistenza delle persone, raggiungendone allo stesso tempo così tante, è stato unico. C'è chi deve ringraziare Guybrush per avergli insegnato l'inglese, permettendogli quasi di campare di rendita negli anni scolastici, o chi si è appassionato a tal punto da dare vita a matrimoni a tema e ha chiamato il proprio figlio come il protagonista. C'è perfino chi afferma di continuare a giocarci ogni anno, portando avanti un rito senza fine. Ron Gilbert dichiara di non sapere che cosa abbia reso Monkey Island così importante per molti, ma da giocatori noi crediamo di saperlo. Bastavano pochissimi secondi per farsi conquistare dall'atmosfera: il tempo di vedere la schermata introduttiva, ascoltando la colonna sonora che sarebbe poi diventata anche a distanza di venti e passa anni la suoneria del nostro smartphone. Da lì si passava all'esilarante primo dialogo con la sentinella non vedente, apprezzandone le battute. Queste erano del resto uno degli elementi chiave di Monkey Island, condensato alla perfezione nel leggendario scontro col Maestro di Spada all'interno delle tre prove per diventare pirata. La scherma a colpi d'insulti non solo ridefiniva in modo geniale il concetto di "combattimento" come meglio non si poteva all'interno di un'avventura grafica, ma regalava al pubblico anche una serie di citazioni che ancora oggi vengono ricordate. Come in Loom, anche in Monkey Island non si poteva morire, permettendo così al giocatore di assaporare tutti i dialoghi e visitare tutti gli angoli di ciò che le menti di Ron Gilbert e del suo team avevano messo a punto. Dopo un inizio esplorativo che ci permetteva di conoscere a dovere l'universo del gioco, iniziava l'avventura vera e propria, che vedeva Guybrush impegnato a inseguire il pirata fantasma LeChuck fino alla misteriosa Monkey Island, per salvare l'amata Elaine Marley. Un mix contraddistinto da una straordinaria empatia per l'innamoratissimo protagonista e un alone di mistero su ciò che lo attendeva, senza mai abbandonare un umorismo tagliente e irriverente e un'atmosfera davvero unica.
I bei tempi di una volta
Quello del 1990 era un mondo ben diverso da quello di oggi, anche per chi faceva videogiochi: stiamo parlando di tempi in cui non bastava premere un bottone per portare all'istante un titolo in tutto il mondo, ma esisteva una lunga procedura che poteva impiegare anche settimane per essere completata, prima di vedere le scatole nei negozi. Particolarmente significativo è un aneddoto legato al modo in cui le copie master venivano mandate in Europa a chi ne produceva le versioni da distribuire nel nostro continente: spesso questo avveniva tramite posta, ma quando c'erano ritardi era impossibile aspettare i tempi delle spedizioni tradizionali. Capitava quindi che i diretti interessati si dovessero recare all'aeroporto per trovare un passeggero di un volo per Londra disposto a consegnare i dischetti al di là dell'Atlantico. Inutile dire che entrare fino al gate senza biglietto e trovare una persona disposta ad accettare da un perfetto sconosciuto uno strano pacchetto prima di salire su un aereo, al giorno d'oggi, sarebbe una cosa impossibile anche solo da pensare. I tempi erano ovviamente diversi anche per noi giocatori: di fronte a un enigma che non si riusciva a risolvere non c'erano soluzioni su Internet: nella migliore delle ipotesi bisognava aspettare l'uscita della propria rivista preferita per trovare la guida. Oppure rivolgersi a un amico, tanto bravo ai nostri occhi per aver superato una determinata area quanto s*****o nel non volerci svelare come.
…e oltre
Guardandolo di nuovo a distanza di così tanti anni, il nostro Guybrush è invecchiato come meglio non poteva. Lo confermano le Special Edition dei primi due capitoli della serie, uscite a cavallo tra 2009 e 2010 con una grafica rinnovata, ma con i contenuti lasciati perfettamente intatti.
Nel mondo videoludico, così come in quello cinematografico o letterario, l'abilità di un capolavoro senza tempo è del resto proprio quella di riuscire ad apparire sempre attuale e mai superato, imponendosi di peso anche nei confronti delle produzioni moderne. Se nel 1990 non eravate ancora nati o avevate di meglio da fare (possibile?) che giocare a Monkey Island, fatevi un favore e correte a vivere quel turbinio di divertimento ed emozioni di cui abbiamo parlato finora. Fu una doppietta micidiale, quella messa a punto con Monkey Island 2, che ci porta a concludere questo articolo con la speranza mai sopita di vedere prima o poi quel Monkey Island 3 di cui Ron Gilbert ogni tanto torna a parlare: realizzarlo sarà maledettamente complicato, visto che finora Disney non ha mostrato l'intenzione di volerne cedere i diritti (c'è chi ha avviato una petizione per provare a convincerla), ma sarebbe un vero e proprio delitto non dare al suo creatore la possibilità di completare la trilogia inizialmente concepita. Noi, nel nostro piccolo, continuiamo a sperare, coltivando il nostro affetto per Guybrush Threepwood giorno dopo giorno e anno dopo anno: lui del resto per noi c'è sempre stato, insieme al suo pollo di gomma con in mezzo una carrucola. Buon compleanno!